Come avviare i bambini alla scrittura

Risultati delle ultime indagini dell’Associazione Italiana Disgrafia (AID)

Il 12 aprile 2025, a Faenza (RA) sono stati presentati dalla Prof.ssa Alessandra Venturelli, Presidente dell’Associazione Italiana Disgrafie e dal Prof. Furio Camillo, docente di “Business Statistics†presso l’Università degli Studi di Bologna, i risultati dell’ultima ricerca effettuata sui prerequisiti della scrittura nel passaggio tra Scuola dell’infanzia e Scuola primaria a cui hanno partecipato all’inizio dell’anno scolastico 2024/2025 n. 1370 alunni di classi prime di Scuola primaria delle seguenti province: Emilia-Romagna (Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Reggio-Emilia, Ravenna); Toscana (Firenze); Liguria (Genova); Veneto (Padova, Venezia); Lombardia (Brescia, Monza/Brianza, Varese); Lazio (Roma).

I risultati di una recente indagine

Pur sapendo che i dati non sono rappresentativi di tutto il territorio nazionale, comunque si ritengono molto significativi soprattutto del Centro Nord. Le prove condotte sono state le seguenti:

  • grafiche, disegno di una casa e di una persona con matite (per capire le competenze grafo-motorie sulla base del percorso scolastico precedente dell’alunno);
  • copia di figure e di forme geometriche a matita (per vedere se c’erano i prerequisiti sia spaziali, di forma ma anche a livello motorio per poter imparare a scrivere in stampato);
  • copia di parole in stampato maiuscolo a matita (per vedere se i bambini sanno copiare parole ma se sanno anche saltare gli spazi in maniera corretta).

Contestualmente sono state osservate, e fotografate, le prese, le impugnature della matita dei bambini coinvolti.

Quello che emerge è un quadro un po’ preoccupante sui livelli di preparazione alla scrittura dei nostri bambini nel passaggio dalla Scuola dell’Infanzia alla Primaria. La cosa che salta subito all’occhio è come i bimbi impugnano la matita. C’è una piccola percentuale, l’1,6%, che la tiene ancora come la terrebbe a due anni. Ma la vera sorpresa è che ben il 63% la impugna in modo “non convenzionale o disfunzionaleâ€. Questo significa che alla Scuola dell’Infanzia qualcosa non ha funzionato, e purtroppo, cambiare queste abitudini dopo non è facile. Inoltre, pare che i bambini facciano fatica anche a gestire gli spazi sul foglio: il 44% disegna le lettere di altezze irregolari, la stessa percentuale presenta un tratto impreciso ed incerto, soprattutto quando si tratta di copiare le figure. Anche disegnare una persona o una casa rivela alcune lacune: c’è un 69% di bambini che non conosce bene lo schema corporeo e un 80% che non lo disegna completo.

Il 94/% dei bambini non usa le “direzioni funzionali†nel “colorareâ€, che in genere è una azione assai diffusa ed attrattiva. Questa disfunzionalità sembrerebbe influire poi sulla qualità della scrittura.

Il modello elaborato dal Prof. Furio Camillo

Il Prof. Furio Camillo, assistito dall’Istituto di ricerche e analisi di mercato “Sylla†di Bologna, è riuscito, lavorando su una grandissima quantità di dati articolati su 27 tipi di indicatori, ad elaborare un modello di screening e di trattamento dei dati in grado di mettere in relazione la corretta presa della matita (intermedia o matura) con l’insieme delle informazioni a disposizione sul singolo bambino: tutti gli indicatori di performance parziale grafo-motoria. Ha ipotizzato un modello per capire come sistematizzare tutte le informazioni e dare loro un ordine di priorità. Partendo dall’idea che questi bambini debbano comunque impugnare per bene la matita, il Professore Furio Camillo ha cercato di vedere quali potevano essere gli indicatori di micro-competenza grafo-motoria e capire come essi interagiscono: la spazialità, la forma, la motricità, la spazialità legata alle parole, il disegno di una persona e di una casa e la colorazione. Sono 27 le variabili rilevate sui 1370 bambini di ckasse prima di scuola primaria coinvolti nell’indagine.

Se, per esempio, un bambino è bravo nella spazialità verticale in quali altre abilità riesce altrettanto bene? Esiste una connessione? E se esiste, qual è il sistema delle connessioni?

Con un approccio puramente data-driven, ossia senza ipotesi a priori ma usando i dati e considerando tutte le possibili interazioni, il ricercatore si è preoccupato di elaborare un modello assolutamente statistico. Un bambino sa prendere bene la matita oppure no? Quali sono le variabili che ne condizionano la riuscita? Ci si è soffermati sull’insuccesso evidenziandone gli indicatori.

Il modello di score[1] mette in relazione la NON corretta presa della matita (intermedia o matura) con l’insieme delle informazioni a disposizione sul singolo bambino (tutti gli indicatori di performance parziale). Trasformando il tutto in una funzione di score (punteggio da 0 a 1000), nel campione messo in atto dal Professore Furio Camillo, se si superano i 496 punti significa che si è al di là della soglia del 50% di non adottare una presa corretta della matita, ossia di essere in una situazione di rischio disgrafico. La Professoressa Alessandra Venturelli precisa che ad oggi, su base di ricerca, non è detto che una presa disfunzionale per forza induca a scrivere in modo inadeguato, tuttavia ci sono molti bambini disgrafici che hanno una presa disfunzionale.

Se si lavora quindi sul processo, incoraggiando a una presa corretta, aumentano le probabilità di ottenere un buon prodotto grafico e si evitano, contestualmente, i dolori alla mano per un eccessivo affaticamento. Per questo è necessario puntare sulle basi: disegno, tracciati di pregrafismo, colorazione (ma il lavoro deve essere fatto prima di arrivare alla Scuola primaria) e cercare di creare una coerenza di approcci didattici, di metodologie tra Scuola dell’Infanzia e Scuola primaria anche per facilitare i bambini che sono in difficoltà. Va inoltre ricordato che la presa dello strumento grafico non è mai disgiunta dalla postura.

Le evidenze della seconda indagine A.I.D.

La Professoressa Alessandra Venturelli, durante la presentazione dei risultati della ricerca, porta a conoscenza anche gli interessanti esiti della seconda indagine A.I.D. che ha coinvolto, nel periodo settembre/novembre 2024, 1042 docenti della Scuola dell’infanzia.

In questa seconda indagine è stato chiesto agli insegnanti come affrontano il problema della “presaâ€. I risultati sono interessanti.:

  • il 44% degli insegnanti pensa che la presa corretta sia quella “a pugnoâ€;
  • solo il 10% ha dato una risposta corretta (la presa a pinza);
  • l’11% non insegna come tenere la matita;
  • il 22% non si preoccupa della postura.

Sembra quasi che questi aspetti siano solo facoltativi. Si preferisce far copiare con strumenti a scelta e usare matite colorate per la pre-scrittura. La colorazione spesso viene fatta prima a disegno libero e poi, magari, usando forme geometriche.

Ma chi sono questi insegnanti che hanno dato tali risposte? Spesso sono docenti giovani, con pochi anni di insegnamento, e il problema della scrittura in corsivo non costituisce per loro una priorità. Questo fa ipotizzare che alla base ci sia un problema di formazione. Infatti, il 43% degli insegnanti intervistati ha risposto in maniera non corretta anche alla domanda relativa alla presa delle forbici, pur dichiarando di occuparsi del problema. Il rischio che si corre, quindi, è quello di trasmettere un “saper fare†che parte da presupposti non corretti.

Un altro aspetto interessante è che alla Scuola dell’infanzia si preferiscono i materiali morbidi, come la sabbia (82%), anziché i materiali duri, come la creta e il pongo. la Presidente dell’Associazione Italiana Disgrafie, alla luce dei risultati dell’indagine e al fine di far riflettere sui necessari prerequisiti, ha auspicato una maggiore attenzione alla motricità fine e grafo-motoria attraverso:

  • un insegnamento graduale delle prese corrette degli strumenti d’uso comune;
  • un uso di tecniche efficaci di colorazione;
  • un insegnamento dello schema corporeo e dei riferimenti spaziali nei disegni;
  • un insegnamento graduale e strutturato di pre-scrittura e di copia di lettere.

Che cosa succede quando i bambini arrivano alla scuola primaria?

Sono state analizzate le risposte di n. 1236 docenti della Scuola primaria. Molti dati tendono quasi a sovrapporsi a quelli della Scuola dell’Infanzia:

  • il 15% non insegna la presa della matita;
  • il 23% non insegna la postura corretta per scrivere.

In realtà, alla Primaria queste abilità dovrebbero essere ormai consolidate. Ma così non è. Lo conferma una precedente ricerca, realizzata in provincia di Ferrara, da cui emerge che più del 90% degli alunni di classe prima e seconda presenta posture scorrette.

Un altro dato interessante è il risultato dell’ordine di presentazione dei 4 caratteri di scrittura:

  • un gruppo virtuoso (28%) insegna nell’ordine: stampato maiuscolo, corsivo minuscolo e corsivo maiuscolo (evitando la scrittura in stampato minuscolo);
  • un secondo gruppo(il 16%) insegna i 4 caratteri di scrittura in maniera simultanea;
  • un terzo gruppo(il 39%) presenta i 4 caratteri in sequenza: stampato maiuscolo, stampato minuscolo, corsivo minuscolo e corsivo maiuscolo.

Sembra prevalere nella Scuola primaria un approccio spontaneistico nella didattica grafo-motoria, che conduce a scelte diverse.

Molti usano il quadernone A4, ignorando le difficoltà posturali e spaziali proprie in questa fase di sviluppo. Si scrive prevalentemente al banco con uso soprattutto della matita (39%). Il 55% propone (insieme 16% + in sequenza 39%) i 4 caratteri di scrittura, malgrado le Indicazioni del Ministero nelle Linee Guida per DSA (allegati a DM 12 luglio 2011) sottolineino i rischi dell’insegnamento dei 4 caratteri di scrittura, per i bambini con maggiore difficoltà grafo-motorie e spaziali.

Una maggiore formazione sui problemi della motricità fine e grafo-motoria

Per prevenire le difficoltà grafo-motorie e limitare il crescente aumento di BES e di DSA, che dal 2010 al 2021 sono aumentati del 500% e sono in costante ampliamento, la Professoressa Venturelli si augura che si realizzi sia per i docenti della Scuola dell’Infanzia sia per i docenti di Scuola Primaria una maggiore formazione sulla motricità fine e grafo-motoria perché la didattica dovrebbe tener conto dell’importanza del gesto grafico. Occorre, inoltre, limitare la consuetudine (di non pochi docenti) di presentare simultaneamente i quattro caratteri. Si tratta quindi di creare un’effettiva continuità didattica tra Infanzia e Primaria condividendo tra insegnanti le tecniche più efficaci. È importante l’insegnamento dello schema corporeo e dei riferimenti spaziali perché hanno influenza diretta sul pregrafismo e, a catena, sullo stampato maiuscolo e sul corsivo: tutto è collegato, il bambino viene a scuola con tutto il suo corpo. Il passaggio alla Scuola primaria dovrebbe essere accompagnato da prove oggettive, tenere conto dei livelli effettivi di partenza, promuovere una didattica di pedagogia inclusiva, ma soprattutto da stimoli adeguati e personalizzati. Si parla anche di didattica strutturata per livelli e non per età, a partire dall’inizio della Scuola dell’infanzia, essendo questo ordine di scuola la pietra miliare per i successivi apprendimenti.

Sono tutti strumenti per prevenire le difficoltà e aiutare davvero i nostri bambini a imparare a scrivere senza fatica e con piacere.


[1] Le lettere che compongono l’acronimo del modello «Score» stanno per «Sintomi, Cause, Obiettivi, Risorse, Effetti», cioè gli elementi essenziali che devono essere rilevati e analizzati per raccogliere le informazioni necessarie ad affrontare un problema.