Come osservare la sostenibilità attraverso la lente dell’inclusione e addentrarsi nel mondo della Generazione Zeta? La Generazione Zeta è davvero sensibile ai temi sociali, è aperta alle differenze, è impegnata nel cambiamento ed è contraria a ogni forma di discriminazione, come viene spesso descritta?
Così lontani così vicini
Per rispondere a questo interrogativo UNICEF – da sempre impegnato in interventi di protezione e promozione dell’inclusione sociale di MSNA (minori stranieri non accompagnati), giovani migranti e rifugiati, ma anche nati da famiglie con background migratorio e cresciuti in Italia – si è fatto promotore dell’indagine “Così lontani, così vicini” che ha come sottotitolo: Gli atteggiamenti degli adolescenti nei confronti dei loro pari con background migratorio in Italia[1]”.
La ricerca, realizzata dal consorzio Ipsos e Lattanzio-Kibs[2], è stata presentata per la prima volta a Roma nel dicembre scorso, in occasione della Giornata internazionale del migrante.
Obiettivo di questa indagine, che ha raggiunto un campione diversificato di un migliaio di adolescenti e giovani tra i 15 e i 24 anni residenti in Italia, è l’approfondimento degli atteggiamenti nei confronti di migrazione, discriminazione e razzismo, con particolare attenzione alle percezioni verso i coetanei con background migratorio, per identificare vissuti discriminatori e comprendere come si formano.
Unicef è ora impegnato a diffondere gli esiti di questa ricerca sul territorio nazionale e a promuovere occasioni di ascolto, incontrando platee di giovani e coinvolgendo referenti istituzionali, ricercatori e esperti del mondo della scuola e della comunicazione.
Questo è appena avvenuto, per esempio, a Milano, nell’ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile[3], dove ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado sono stati chiamati a rispondere a alcuni dei più significativi quesiti dell’indagine attraverso la metodologia CAWI (Computer-Assisted Web Interviewing) e a mettere a confronto le proprie risposte con i principali risultati della ricerca.
Le domande che sono state formulate ai partecipanti:
- Su 100 persone che vivono in Italia quante pensi che siano migranti?
- Ti è mai capitato di vivere o assistere a un atto discriminatorio nell’ultimo anno? (insulti, bullismo, violenze, esclusione per via dell’identità)?
- Quanto ti fidi delle notizie che leggi sui social rispetto al fenomeno migratorio?
- Secondo te, come cittadini/e, cosa si potrebbe fare per favorire l’inclusione?
Il fenomeno migratorio: tra percezione e realtà
I risultati raccolti coincidono con ampia approssimazione con gli esiti dell’indagine e li confermano.
Una percezione distorta
In primis la percezione delle dimensioni del fenomeno migratorio è ampiamente distorta rispetto ai dati reali: la presenza di persone migranti sul totale della popolazione residente in Italia è, infatti, sovrastimata da quasi la totalità degli intervistati e un giovane su 4 pensa che le persone migranti in Italia rappresentino addirittura una percentuale superiore al 50% della popolazione, a fronte di una presenza reale dell’8,7% (di cui 11% sul totale MSNA). È come se adolescenti e giovani vedessero la migrazione verso l’Italia attraverso uno specchio deformato e a plasmare la loro opinione al riguardo contribuiscono senza dubbio la rappresentazione mediatica e l’orientamento degli adulti.
Diffidenza nei confronti dei media
Emerge, comunque, una diffidenza nei confronti dei media e dei social media per la qualità di informazioni relative al tema migrazione, espressa da circa il 60% del campione degli intervistati. La fiducia sulla capacità dei mezzi di informazione di trattare questo tema appare limitata e riflette un certo scetticismo rispetto all’accuratezza della rappresentazione del fenomeno. Le principali critiche mosse consistono nell’esagerazione dei toni negativi rispetto alla realtà dei fatti che vengono utilizzati nelle descrizioni di situazioni che hanno per protagoniste persone migranti, e nella tendenza nell’ambito della narrazione dei fatti di cronaca a accentuare quando l’autore è una persona migrante.
Stereotipi difficili da sradicare
Persistono alcuni stereotipi difficili da sradicare, come il fatto che la disponibilità a lavorare per paghe più basse vada a incidere di conseguenza sulla riduzione degli stipendi degli italiani e renda per questi ultimi più difficile la ricerca di lavoro; oppure è opinione diffusa che la maggior parte dei crimini nel nostro Paese sia commessa da persone migranti, soprattutto a danno delle donne.
I giovani intervistati hanno messo in evidenza anche diverse azioni concrete da intraprendere sui social media per migliorare il clima di inclusione online, a partire dalla segnalazione e denuncia dei discorsi d’odio, discriminazione e pregiudizio e dalla promozione di campagne di sensibilizzazione, anche a cura di influencer, e di community dove italiani e migranti possano conoscersi.
Impatto del fenomeno migratorio
L’impatto del fenomeno migratorio sul sistema Paese è giudicato con un ampio margine di indecisione: positivo dal 25% del campione, negativo dal 29%, né positivo né negativo dal 41%. Il dato si ridimensiona se contestualizzato e si registra che oltre l’80% è d’accordo almeno con una delle affermazioni seguenti: in generale i migranti si sforzano di integrarsi nella società italiana; l’immigrazione è un fatto positivo per la cultura italiana, perché rende l’Italia un posto più accogliente per viverci; le nazionali sportive italiane hanno beneficiato dell’arrivo di atleti di origine straniera.
Bisogno di un dialogo interculturale più profondo
È alto il dato relativo alla conoscenza e al contatto diretto con persone di altri Paesi: circa 7 giovani su 10 conoscono almeno una persona proveniente da un altro Paese europeo, 6 su 10 almeno una proveniente dall’Africa, e per circa un intervistato su due sono state strette relazioni d’amicizia. L’85% degli adolescenti e giovani in Italia considera le occasioni di scambio e interculturalità come arricchenti per la capacità di rendere più vicine persone diverse tra loro. Questo atteggiamento positivo verso il contatto con altre culture mostra un potenziale significativo per la promozione della coesione sociale e dei rapporti interculturali, anche se esistono ancora barriere che impediscono un’inclusione sociale piena e evidenziano il bisogno di un dialogo interculturale più profondo. “Quando le persone si ascoltano e si capiscono, possono costruire ponti invece di muri” – ha sottolineato una giovane nata in Italia da mamma cubana e papà italiano. “Non si tratta solo di numeri, ma di storie reali, di scambi che ci arricchiscono e ci insegnano a essere più consapevoli della nostra umanità. (…) La mia doppia identità mi ha arricchita. Mi ha insegnato a vedere il mondo con occhi diversi, a riconoscere la bellezza nella diversità e a capire che la mia storia è fatta proprio da questi intrecci culturali. E credo che questo sia il bello: unire ciò che sembra diverso e scoprire quante cose in comune ci sono, anche quando non sembra di appartenere a un solo posto”.
Percezioni e vissuti di discriminazione
Il dato centrale dell’indagine riguarda, però, l’altro lato della diversità, ovvero le percezioni e i vissuti di discriminazione. Le persone straniere, indipendentemente dal colore della pelle, vengono percepite come una delle categorie più svantaggiate in Italia, insieme ai poveri e agli appartenenti alla comunità LGBTQ+; un quarto del campione identifica le persone non bianche, anche italiane, come una categoria penalizzata, mentre chi non possiede la cittadinanza italiana, pur essendo nato o cresciuto in Italia, è considerato svantaggiato da circa un quinto dei giovani intervistati.
Quasi due terzi del campione percepisce che le persone straniere siano frequentemente soggette a atti discriminatori, un dato che scende al 52% quando si tratta di coetanei/e stranieri, suggerendo una distinzione tra quanto osservato in generale nella società e ciò che viene percepito più vicino alla realtà giovanile.
L’esperienza diretta o indiretta della discriminazione risulta estremamente comune tra i giovani intervistati; solo il 7% di loro dichiara, infatti, di non aver mai vissuto direttamente, né assistito nell’ultimo anno a episodi discriminatori. Tra i rispondenti con background migratorio, il vissuto di discriminazione ha riguardato fattori come lo stesso essere persona migrante o figlia di immigrati, l’aspetto fisico e il colore della pelle, l’etnia e l’accento linguistico, l’appartenenza a famiglia con basso reddito, la religione.
Un giovane ha puntualizzato: “Chi cede a un approccio razzista, non considera le persone come individui, ma solo come parti indistinte di un gruppo, ritenuto meno degno del proprio. Ad esso vengono attribuite determinate caratteristiche, solitamente non veritiere, allo scopo di sottolineare la superiorità del proprio gruppo di appartenenza”.
Storie di resilienza
Non mancano storie di resilienza, coraggio e determinazione: dare voce direttamente a adolescenti e giovani, soprattutto quelli con background migratorio, consente di perseguire l’obiettivo di restituire la complessità e le diverse angolazioni ai temi trattati, garantendo al contempo un’informazione più corretta e rispettosa delle diversità culturali.
Le evidenze raccolte – utili per sviluppare politiche e programmi efficaci a favore dell’inclusione e della coesione sociale – sono state sintetizzate nel titolo di questo rapporto “Così lontani, così vicini”, che se da un lato suggerisce che la Generazione Zeta è ancora lontana dall’essere realmente “senza confini” e che permangono numerosi pregiudizi, consci e inconsci, che continuano a influenzarne gli atteggiamenti, dall’altro le esperienze di contatti, scambi e interculturalità sono leve positive per superare il senso di isolamento e esclusione e costruire le basi per una società più coesa.
[1] Cfr “Rapporto Unicef 2024: “Così lontani, così vicini”.
[2] l consorzio Ipsos e Lattanzio-Kibs hanno realizzato una collaborazione strategica tra due realtà: Lattanzio KIBS fornisce consulenza strategica specializzata nel settore pubblico, mentre Ipsos è un’azienda globale di ricerche di mercato e opinione pubblica. Insieme, offrono un’ampia gamma di servizi, combinando la conoscenza approfondita del settore pubblico di Lattanzio KIBS con la capacità di analisi e ricerca di Ipsos.
[3] Cfr “La sostenibilità ci riguarda da vicino: #moltodavicino”