Si sono da poco concluse le prove scritte dell’Esame di Maturità 2025, e tra breve anche i colloqui orali sanciranno la fine di un cammino lungo cinque anni. È un momento di transizione, carico di emozioni e consapevolezze nuove. Guardando indietro, vale la pena soffermarsi su alcuni nodi tematici che hanno attraversato le tracce proposte: interrogativi che non riguardano solo la preparazione scolastica, ma toccano più in profondità il nostro modo di vivere, di pensare, di stare nel mondo.
Le prove di italiano hanno posto al centro dell’attenzione il ruolo dell’individuo nella società contemporanea: tra memoria, giustizia, rispetto, comunicazione e senso civico. In perfetta consonanza, la versione di latino assegnata al liceo classico – un brano del Laelius de amicitia di Cicerone – ha riportato al cuore del discorso una parola semplice ma essenziale: amicizia, intesa non come affinità passeggera, ma come fondamento etico e umano del vivere comune.
Le tracce della prima prova
Le tracce della prima prova di italiano della Maturità 2025 hanno offerto spunti davvero interessanti e variegati. Ecco una panoramica:
Tipologia A – Analisi del testo:
- Una poesia di Pier Paolo Pasolini, tratta da Dal diario (“Appendice 1”), mai proposta prima alla maturità.
- Un brano da Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, incentrato sulla visita di Angelica alla famiglia dei Salina.
Tipologia B – Testo argomentativo:
- Un estratto da Gli anni Trenta. Il decennio che sconvolse il mondo di Piers Brendon.
- Un testo di Riccardo Maccioni sul significato della parola “rispetto”.
- Un brano di Telmo Pievani sull’epoca dell’“Antropocene” e la cultura della celebrità.
- Un testo di Anna Meldolesi e Chiara Lalli sull’indignazione nei social media: “Ma serve a qualcosa?”.
Tipologia C – Tema di attualità:
- Un messaggio del giudice Paolo Borsellino, “I giovani, la mia speranza”, che invita a riflettere sul ruolo delle nuove generazioni nella lotta per la legalità.
Quale messaggio possiamo cogliere
C’è indubbiamente un filo conduttore che si può intravedere tra tutte queste tracce: è l’invito a riflettere sul rapporto tra individuo e società, tra identità personale e responsabilità collettiva.
- Pasolini e Tomasi di Lampedusa ci offrono spunti per esplorare l’interiorità, i sentimenti, le tensioni tra il vecchio e il nuovo, tra desiderio personale e destino storico;
- i testi argomentativi trattano di rispetto, memoria storica, influenza dei media, ambiente, social media—tutti temi che interrogano il nostro ruolo nel mondo e le scelte che facciamo ogni giorno;
- la traccia su Borsellino, in particolare, chiama in causa le nuove generazioni, sollecitandole a farsi protagoniste del cambiamento, attraverso impegno civile e consapevolezza.
In sintesi, il messaggio sotteso è: come si può essere cittadini consapevoli, pensanti, attivi, in un mondo complesso e in continua trasformazione? È un filo invisibile, ma potente.
Collegare poi, le tracce della prima prova con la versione di latino su De Amicitia di Cicerone permette di costruire un discorso profondo e coerente sul valore delle relazioni autentiche nella società.
Un filo conduttore
Nel brano scelto per la seconda prova del liceo classico, Cicerone afferma che l’amicizia nasce dalla natura, non dall’interesse, ed è fondata su verità, spontaneità e benevolenza: “In amicitia autem nihil fictum est, nihil simulatum… quidquid est, id est verum et voluntarium”. Questo concetto si lega perfettamente al filo conduttore che avevamo individuato nella prima prova: il rapporto tra individuo e società, tra autenticità e responsabilità.
- Il rispetto (traccia B2) e la verità nei rapporti sono due facce della stessa medaglia: senza sincerità, non c’è rispetto reale.
- La riflessione sull’Antropocene e la cultura della celebrità (traccia B3) può essere letta come un contrasto tra relazioni autentiche e relazioni costruite per immagine, proprio come Cicerone distingue tra vera amicizia e simulatio amicitiae.
- Il messaggio di Borsellino ai giovani (traccia C) richiama l’idea che la società si costruisce su legami forti, sinceri, capaci di resistere alla corruzione e all’indifferenza—esattamente come l’amicizia ciceroniana, intesa come un vincolo morale che eleva l’uomo.
La prova di latino
Ritorniamo sul brano scelto per la seconda prova di latino alla Maturità 2025: è tratto dal Laelius de amicitia di Cicerone, un dialogo filosofico scritto nel 44 a.C., poco prima della sua morte. Il passo proposto agli studenti è uno dei più significativi dell’opera, e ruota attorno a un’idea centrale: l’amicizia autentica nasce dalla natura, non dall’interesse.
Cicerone afferma che l’amicizia non nasce da un bisogno, ma da un’inclinazione spontanea dell’animo, da un “senso dell’amare” che è connaturato all’essere umano. Questo è evidente anche negli animali, che mostrano affetto verso i propri cuccioli. Tra le tappe più significative del ragionamento troviamo la netta contrapposizione tra amicizia vera e amicizia “opportunistica”; infatti, ciò che distingue l’amicizia vera è la sincerità dei sentimenti: “In amicitia autem nihil fictum est, nihil simulatum” — nell’amicizia vera non c’è nulla di finto o simulato. È un legame libero, sincero, volontario. Questo contrasta con i rapporti fondati sull’utile, che possono essere mantenuti solo per convenienza.
Virtù come fondamento del legame
L’amicizia nasce quando riconosciamo nell’altro un “lume di probità e virtù”. È la stima morale che ci attrae, non il tornaconto. Questo rende l’amicizia un vincolo etico, non solo affettivo.
È allora che riconosciamo “quasi lumen aliquod probitatis et virtutis”, un bagliore di virtù che ci attrae irresistibilmente. Infine, conclude che non esiste nulla di più amabile della virtù stessa, la quale è così potente da farci sentire affetto persino verso chi non conosciamo, semplicemente perché ne percepiamo il valore morale.
Il brano è anche un piccolo gioiello di retorica ciceroniana: con un lessico raffinato, figure retoriche efficaci e scelte sintattiche antitetiche, costruisce un’immagine dell’amicizia come valore morale assoluto, fondato sulla virtù, la sincerità e la naturale affinità d’animo. Termini come amor, benevolentia, verum, voluntarium, virtus, probitas creano un campo semantico che eleva l’amicizia a valore etico universale. I periodi sono ampi, articolati, con frequente uso di subordinate relative e comparative (magis… quam, potius… quam), che riflettono la complessità del pensiero filosofico.
In sintesi, Cicerone costruisce un discorso che è insieme razionale e coinvolgente, filosofico e profondamente umano.
L’amicizia: un valore perenne
La letteratura, sin dai suoi primordi, ci offre esempi mirabili ed emblematici sul concetto di amicizia con spunti profondi sulla natura di questo legame umano, basti pensare al mondo classico greco e al mirabile esempio offerto da Achille e Patroclo. La loro amicizia è emblema di solidarietà. La furia di Achille, dopo la morte di Patroclo, trasforma l’eroe invincibile in un uomo lacerato. Ma anche Virgilio ci offre uno splendido esempio di amicizia nel libro IX dell’Eneide, attraverso Eurialo e Niso. I due sono dei guerrieri troiani, compagni di Enea, che sfidano il campo nemico, pur di avvisare Enea, ma vengono uccisi. La loro morte è narrata con toni lirici e struggenti: il corpo di Eurialo viene paragonato a un fiore reciso, immagine che sottolinea la sua giovinezza spezzata. Virgilio li presenta come modelli di pietas, fedeltà e amore fraterno, incarnando i valori più alti della cultura romana.
Anche Dante si è cimentato a descrivere il nobile sentimento dell’amicizia con il sonetto “Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io”, un testo che rappresenta un raro esempio di poesia dedicata all’amicizia nel contesto del Dolce Stil Novo. Nel sonetto, Dante immagina sé stesso insieme ai suoi due amici poeti, Guido Cavalcanti e Lapo Gianni, rapiti da un incantesimo e trasportati su una barchetta magica che naviga secondo il loro desiderio, senza ostacoli di fortuna o tempo avverso. A bordo, vorrebbero anche le loro amate (monna Vanna, monna Lagia e una donna misteriosa), per vivere insieme in armonia, parlando sempre d’amore. È un raro momento in cui Dante si mostra intimo, leggero e affettuoso, lontano dalle tensioni morali e teologiche della Commedia.
Il senso dell’esperienza umana
Questi esempi dimostrano che, in ogni epoca e in ogni forma, l’amicizia vera è un vincolo morale che supera il tempo e le convenienze, capace di dare senso all’esistenza individuale e di costruire comunità più forti e umane.
Riprendendo le parole di Cicerone, si potrebbe dire che l’amicizia autentica non è solo un dono, l’amicizia autentica — quella di cui parla Cicerone e che la letteratura celebra da secoli — è ciò che dà senso all’esperienza umana. Non è solo un rifugio, ma una palestra in cui si impara il rispetto, il coraggio, la fiducia.
Nelle relazioni vere non si indossa una maschera: si è accolti così come si è, con le proprie virtù e fragilità.
Attualità del messaggio
il messaggio di Cicerone è sorprendentemente attuale. Rileggendo Cicerone oggi, in un’epoca di connessioni istantanee ma spesso superficiali, sembra quasi di sentire una voce antica che ci invita alla cura delle relazioni: a scegliere con attenzione, a coltivare con pazienza, a credere nella bellezza della verità. E forse, in mezzo al rumore del mondo, questo è ancora il dono più raro e prezioso che possiamo ricevere e offrire. Si lavora o si studia online, si vive spesso in un mondo fatto solo di connessioni, solo l’amicizia può rappresentare un argine a tutto questo. L’amicizia resta uno dei pochi legami capaci di umanizzare la vita di ognuno. È uno specchio in cui vediamo riflesso non solo l’altro, ma anche la parte migliore di noi stessi e forse, tra tutte le connessioni che possiamo avere, l’amicizia ci ricorda che essere in relazione è più importante che essere connessi.
Uno dei compiti più urgenti e belli dell’educazione
L’amicizia non è solo un sentimento spontaneo: è anche un linguaggio, un comportamento, una scelta quotidiana che può essere esplorata, discussa, messa in scena. E la scuola, se lo vuole, può diventare un laboratorio dove si impara a riconoscerla, coltivarla e viverla in modo consapevole.
Leggere testi come il De Amicitia di Cicerone, oppure storie moderne di legami forti, aiuta i ragazzi a pensare e a immedesimarsi. Le storie fanno da specchio, e nei personaggi si scopre qualcosa di sé.
Gli interventi didattici possono essere molteplici:
- con discussioni guidate: partendo da domande tipo “che cos’è per te un vero amico?” o “l’amicizia può nascere tra persone molto diverse?”, si aprono dialoghi profondi, anche tra chi solitamente non parla;
- attraverso il teatro e la scrittura creativa: mettendo in scena amicizie autentiche o conflittuali si possono esplorare emozioni e situazioni, stimolando empatia;
- attraverso la costituzione di gruppi autentici: non i soliti lavori divisi a caso, ma occasioni pensate per far emergere il rispetto, l’ascolto, il sostegno reciproco.
Infine, resta fondamentale l’esempio degli adulti: insegnanti che mostrano collaborazione, solidarietà e rispetto tra loro (e verso gli studenti) insegnano molto più di mille definizioni.
Un valore da coltivare, oggi più che mai
Insegnare l’amicizia non significa “spiegarla” con delle regole, ma aiutare a viverla, riconoscerla, nutrirla.
In un’epoca in cui i legami si consumano con un clic, la lezione di Cicerone appare più viva che mai: l’amicizia vera non è un’ombra digitale, ma una presenza costante, una scelta morale. È nei gesti gratuiti, nella fiducia reciproca, nella libertà di essere sé stessi che essa si manifesta. La scuola non deve limitarsi a spiegarla nei testi: può insegnarla ogni giorno, con l’ascolto, il dialogo, il rispetto.
Forse, come ci ricorda Cicerone, non c’è niente di più umano che trovare nell’altro un riflesso del nostro bene più autentico.