Migliorare la qualità della formazione in servizio

La collaborazione con le università, con le associazioni professionali e con altri enti di formazione

Come coinvolgere i soggetti esterni nel Piano di Formazione (DM 797/2016)

Il presente intervento intende individuare e analizzare sinteticamente alcune criticità emerse nel corso del primo anno di realizzazione del Piano Nazionale Formazione Docenti, in relazione all’obiettivo di promuovere e favorire la progettazione e la gestione delle iniziative formative anche in collaborazione con le università, le associazioni professionali e con altri enti di formazione.

Tale obiettivo operativo – costantemente auspicato e sollecitato nelle diverse note di accompagnamento al Piano nazionale, quale condizione per la piena realizzazione di un sistema territoriale di elevata qualità ed efficienza, finalizzato alla formazione iniziale e in servizio del personale docente – non si è in alcun modo realizzato nel corso del primo anno di attività, almeno per quanto sia noto. Le cause sono da imputare a fattori in parte contingenti (il tempo limitato per la progettazione e gestione delle attività formative nel primo anno), in parte più strutturali (la rigidità di un modello di gestione amministrativa di tutte le fasi dell’intero processo, con particolare riferimento all’individuazione dei fornitori e ai limiti dei compensi).

I riferimenti normativi essenziali

Nota Miur 2915 del 15/09/16 – Prime indicazioni per la progettazione delle attività di formazione destinate al personale scolastico:

“È punto qualificante della progettazione il coinvolgimento di associazioni disciplinari e professionali, università e soggetti che a vario titolo erogano formazione e che siano promotori di didattiche innovative e partecipate, se coerente con il piano delle scuole e delle reti”.

Nota Miur 3373 del 01/12/16 – Piano per la formazione docenti – Trasmissione D.M. 797 del 19 ottobre 2016:

“… gli staff regionali coordinano la progettazione delle attività delle scuole polo della regione, tenendo conto del contesto territoriale, dei possibili raccordi con università, enti di formazione e di ricerca, anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro, comitati scientifici, nuclei di progettazione, ecc.”

D.M. 797 del 19 ottobre 2016 – Piano per la Formazione dei Docenti 2016-2019:

“La ricchezza del rapporto e dello scambio di competenze e ruoli che le università costruiscono con le scuole nella elaborazione dei cur­ricoli di studio e di tirocinio per la specializzazione e l’insegnamento, divengono quindi spazi reali di evo­luzione del sapere professionale di entrambe e terreno per la costruzio­ne di alleanze formative valide, non solo per la definizione dei contenuti della formazione iniziale, ma anche nella prospettiva della formazione continua”. (pag. 11 cap. 2.7: In coerenza con la formazione iniziale)

“Come approccio comune a tutte le priorità della formazione, andranno valorizzate scuole e gruppi di insegnanti, nonché associazioni disciplinari e professionali, università e soggetti che a vario titolo erogano formazione e che siano promotori di didattiche innovative e partecipate”. (pag. 25 cap. 4: Le priorità del prossimo triennio)

“L’amministrazione scolastica territoriale, in primis gli Uffici Scolastici Regionali, nel rispetto delle direttive e delle azioni dirette poste in essere dal Ministero, cura l’accompagnamento delle attività territoriali ed in particolare si occupa di: […] – Promuovere il sistema della formazione del personale docente attraverso la valorizzazione delle risorse accademiche e professionali attive nel territorio, anche mediante la stipula di specifici accordi finalizzati a facilitare e ottimizzare l’incontro di domanda e offerta qualificata di formazione.” (pag. 59 cap. 5.2: Cosa fanno le articolazioni territoriali del Miur)

“Questo è il senso dell’apertura del sistema alle strutture universitarie, alle istituzioni scientifiche come gli enti pubblici di ricerca, all’as­sociazionismo professionale e disciplinare. In particolare, con le Uni­versità saranno studiate le possibili connessioni con i modelli di formazione iniziale; sarà valutato l’impatto e il fall-out delle azioni di tirocinio nelle scuole; saranno promosse azioni specialistiche (come master e corsi di alta professionalità); saranno diffuse esperienze di ricerca didattica condivisa e laboratori scuola-università”. (pag. 63 cap. 5.4: Il ruolo della ricerca)

“In un’ottica di sussidiarietà orizzontale, l’area vasta dell’associazionismo professionale (di carattere generale e disciplinare), il mondo delle agenzie formative, i centri di ricerca, gli enti locali e il mondo imprenditoriale (si pensi all’area dell’editoria e del digi­tale) possono arricchire e qualificare l’ambiente di apprendimento professionale per i docenti” (pag. 63 Cap. 5.5: Il ruolo degli enti accreditati/qualificati)

Nota Miur 9684 del 06/03/17 – Documento di lavoro per lo sviluppo del piano di formazione docenti 2016-2019 – Questioni operative – Allegato:

3.5 – La scelta dei formatori e le forme di partenariato con altri soggetti

È opportuno effettuare procedure pubbliche per la selezione dei formatori da impegnare nelle attività formative. Potranno così essere formulati elenchi di formatori con carattere pluriennale, anche a livello di ambito, sulla base della comparazione dei curricula e della valutazione di esperienze pregresse, con l’indicazione degli ambiti tematici di interesse e delle disponibilità (tempo e territorio). Gli elenchi consentono ai direttori dei corsi di procedere con trasparenza all’individuazione motivata dei formatori in grado di gestire nei modi più adeguati l’attività formativa. Gli elenchi devono essere pubblici e comprensivi dei curricula dei formatori.” […]

  • I formatori, delle diverse tipologie (esperti, tutor, ecc.) e gli Enti accreditati e/o qualificati

Si suggerisce che ogni scuola polo capofila della formazione predisponga avvisi pubblici per raccogliere le disponibilità di esperti-formatori per iniziative da sviluppare nei progetti di territorio. Gli avvisi dovrebbero privilegiare le competenze e le expertise convalidate in esperienze sul campo, piuttosto che i soli titoli accademici.

Analoghi avvisi o manifestazioni di interesse possono essere rivolte ad associazioni o enti accreditati per lo sviluppo in partenariato di iniziative di formazione, da formalizzare anche con convenzioni. Anche nel rapporto con Università o altri organismi di per sé accreditati è opportuno acquisire manifestazioni di interesse a mettere a disposizione il loro know how. Anche Enti Locali e Aziende sanitarie possono essere coinvolti mediante appositi accordi e convenzioni, su aspetti specifici di contenuti rientranti nelle competenze di legge”.

L’esperienza delle scuole-polo per la formazione[1]

Nel corso del primo anno di attività è risultata generalizzata l’adozione del modello operativo suggerito dall’Allegato alla Nota Miur 9684 del 06/03/17, ovvero l’effettuazione di “procedure pubbliche per la selezione dei formatori”. In sostanza lo schema procedurale adottato dalle “scuola-polo per la formazione” è risultato il seguente, sia pure con strumenti e modalità operative diversificati:

  1. Rilevazione, quasi ovunque on-line, dei bisogni/priorità formative sia delle scuole, sia dei singoli docenti. Quelli delle scuole, rilevati principalmente tramite i dirigenti scolastici, hanno raccolto i dati essenziali dei RAV (priorità di miglioramento e obiettivi di processo) e le aree dei Piani di Formazione di maggior interesse. Anche i singoli docenti hanno potuto manifestare il loro interesse indicando quali tra le nove aree del PN ritenessero prioritarie.
  2. Predisposizione di un catalogo di iniziative/moduli formativi (titoli) corrispondenti ai bisogni e alle priorità formative rilevate dalle scuole e dai docenti. Per ogni modulo sono stati sinteticamente individuati obiettivi, contenuti, competenze in uscita e ordini di scuola coinvolti.
  3. Avviso/bando pubblico per l’individuazione dei formatori per ciascun titolo di corso/modulo formativo presente nel catalogo, con la definizione di una specifica graduatoria per ciascun titolo/modulo formativo, spesso a sua volta suddivisa in graduatoria di formatori/docenti interni alla rete e graduatoria di formatori/esperti esterni (docenti di altre reti, professionisti, ricercatori e docenti universitari). Le graduatorie, stilate sulla base di un punteggio attribuito in base ai criteri del bando/avviso, hanno visto in gran parte prevalere docenti interni alle scuole della rete o di altre reti, anche perché i punteggi previsti nei bandi intendevano valorizzare l’esperienza dei formatori svolta nel contesto scolastico. Assai pochi sono risultati i liberi professionisti e altri esperti; sporadici o nulli i docenti/ricercatori universitari.
  4. Avviso/bando per l’individuazione dei tutor d’aula, appartenenti alla scuola sede del corso, con il compito di curare la logistica del corso e assistere il docente in aula.

Le criticità emergenti nell’attuazione del Piano

La realizzazione degli avvisi/bandi per l’individuazione dei formatori ha evidenziato diverse criticità:

  1. la difficile gestione di una pratica complessa in tempi assai ristretti;
  2. una qualità dei formatori (in termini di efficacia in aula) non sempre garantita, soprattutto nel caso dei docenti interni;
  3. la totale assenza di “fornitori” non individuali, di enti organizzati e qualificati (enti, associazioni professionali, università, …).

In generale, anche in conseguenza della procedura amministrativa adottata, è risultata debole la fase di progettazione di ciascuno specifico percorso formativo, in gran parte limitata all’individuazione del solo titolo del corso e della sua struttura organizzativa essenziale; progettazione alla quale non hanno in alcun modo partecipato i formatori individuati attraverso il bando, in quanto precedente a tale individuazione.

Tale procedura amministrativa, peraltro corrispondente a quella sollecitata dall’Allegato alla Nota Miur 9684 del 06/03/17[2], sembra non essere sempre in grado di garantire gli adeguati standard di qualità dei soggetti e dell’offerta di formazione, più volte richiamati dalla  normativa già ricordata e, più in generale, dal nuovo sistema di accreditamento adottato dal Miur con la Direttiva n. 170/2016.

Non risulta, almeno in questa prima fase e in modo diffuso, che sia stata praticata da alcuna scuola-polo la procedura ugualmente prevista dall’Allegato, laddove suggerisce di rivolgere la procedura dell’Avviso pubblico/manifestazione di interesse anche “ad associazioni o enti accreditati per lo sviluppo in partenariato di iniziative di formazione, da formalizzare anche con convenzioni”; e, più avanti, “anche nel rapporto con Università o altri organismi di per sé accreditati è opportuno acquisire manifestazioni di interesse a mettere a disposizione il loro know how. Anche Enti Locali e Aziende sanitarie possono essere coinvolti mediante appositi accordi e convenzioni, su aspetti specifici di contenuti rientranti nelle competenze di legge”.

Appare evidente che la partecipazione di enti di formazione (università, associazioni ecc.) al processo di formazione dei docenti, sia in termini di progettazione delle azioni formative sia in termini di realizzazione, potrebbe contribuire ad innalzare il livello della “qualità” degli interventi formativi, e ad ampliare il ventaglio delle proposte.

Gli strumenti giuridici e amministrativi per la gestione della formazione

Avviso pubblico, manifestazione di interesse, accordi, convenzioni, associazioni temporanee di scopo… È evidente come sia necessario fare chiarezza sugli strumenti giuridici e amministrativi, propri dell’attività negoziale delle scuole autonome in relazione alle procedure di acquisizione di beni e servizi, più opportuni ed efficaci in funzione dell’acquisizione dello specifico servizio “attività formativa”, che, per caratteristiche proprie, pur essendo ovviamente anch’esso sottoposto ai principi generali di corretta gestione amministrativa (prevalentemente l’imparzialità più che l’economicità), dovrebbe poter contare su procedure specifiche, finalizzate a valorizzare esclusivamente la qualità e l’efficacia (elementi non sempre facilmente ponderabili) dei processi/servizi formativi.

In particolare appare necessario approfondire l’analisi delle nuove procedure negoziali per l’individuazione dei contraenti (Nuovo codice appalti, Regolamento modifica DM 44/01), anche al fine di valorizzare tutte le forme di semplificazione dell’attività negoziale specifiche del settore scolastico (es. affidamento diretto entro la somma di € 2.000 [€ 10.000 da bozza nuovo DM 44, art. 47] o altro limite più alto stabilito dal C.d.I., con solo obbligo di motivazione).

È auspicabile che tale azione di approfondimento degli strumenti giuridici e amministrativi più utili ed opportuni, finalizzata a rendere più efficace e flessibile la gestione delle procedure di individuazione dei soggetti organizzati e non solo individuali (enti, associazioni professionali, accademie, …) interessati, disponibili e qualificati alla co-progettazione e alla realizzazione di percorsi formativi di qualità, sia realizzata a livello centrale e diffusa attraverso l’aggiornamento delle Note operative già pubblicate negli ultimi mesi.

A livello regionale, vista anche la richiesta di supporto manifestata dalle istituzioni scolastiche, ed in particolare dalle scuole-polo, per l’individuazione di procedure in grado di semplificare gli aspetti amministrativi, coniugando efficacia e qualità della formazione, potrebbe risultare utile la messa a disposizione di strumenti e  modelli standardizzati, che renderebbero omogenee, oltre che efficaci e flessibili, le modalità di gestione delle procedure di individuazione dei soggetti formatori (in particolare enti, associazioni ecc.) da parte dei diversi ambiti.

Promuovere il coinvolgimento di università, enti accreditati, associazioni qualificate

Appare, al contrario, assai opportuno dare corso localmente – a livello regionale e su sollecitazione diretta dello staff operante presso ogni USR – a quanto previsto dal Piano Nazionale per la Formazione dei Docenti quale compito specifico dei livelli di governance regionali, finalizzato a promuovere localmente il “sistema” di formazione dei docenti attraverso la “valorizzazione delle risorse accademiche e professionali attive nel territorio, anche mediante la stipula di specifici accordi finalizzati a facilitare e ottimizzare l’incontro di domanda e offerta qualificata di formazione”.

In tale prospettiva è ipotizzabile puntare, in tempi medio-brevi, alla formalizzazione di uno specifico “Accordo quadro” a livello regionale che definisca, partendo da una precisa analisi dei bisogni, il contributo che ciascuno dei soggetti coinvolti è interessato e disponibile a fornire per la progressiva strutturazione di tale “sistema regionale”, nonché le potenzialità formative offerte da ciascuno dei partner (anche per una più efficace gestione del bonus docente).

I soggetti utilmente coinvolgibili sono:

  • le Università presenti sul territorio regionale (risulta che ogni università abbia già individuato un delegato alla formazione dei docenti);
  • le associazioni professionali (ADI, AIMC, ANDIS, APEF, CIDI, DIESSE, DISAL, FNISM, Legambiente, MCE, UCIIM, IRASE, IRSEF-IRFED, Proteo Fare Sapere, AIF, ANISN, …) operanti nel territorio regionale e storicamente attive per la formazione dei docenti;
  • gli enti e i soggetti accreditati ai sensi della Direttiva 170/2016.

Una prima proposta operativa in tal senso, già presentata e in corso di discussione nell’ambito dello staff regionale di supporto dell’USR Lombardia, punta alla promozione di una “giornata di studio e riflessione” – entro la fine del 2017 – con il coinvolgimento di tutti i soggetti sopra indicati, nonché dei dirigenti delle scuole-polo per la formazione, e con la proposta di discussione e approvazione di un documento comune che potrebbe costituire la base per l’Accordo quadro di cui sopra.

[1] Ci si riferisce principalmente a quanto è stato possibile verificare monitorando la progressione della attività dei poli formativi in provincia di Pavia e, in particolare, negli ambiti 30 (DS Panzarasa) e 31 (DS Canevari), ma anche a quanto raccolto in altri contesti territoriali in ambito regionale.

[2] Curiosamente il paragrafo 3.5 dell’Allegato, pur essendo intitolato “La scelta dei formatori e le forme di partenariato con altri soggetti”, non riporta alcuna indicazione operativa in merito a dette “forme di partenariato”.