Busta numero uno, due o tre?

Il colloquio orale all’esame di Stato della secondaria di secondo grado

Il colloquio è l’ultima, in ordine temporale, delle prove utili alla commissione dell’esame di Stato per completare il quadro valutativo del conseguimento da parte del candidato del profilo educativo, culturale e professionale dello specifico indirizzo di studi[1].

I diplomi, o meglio le qualifiche, sono infatti il risultato formale di un processo di valutazione e convalida, acquisito quando l’autorità competente stabilisce che i risultati dell’apprendimento di una persona corrispondono a standard definiti. Detti risultati possono essere conseguiti mediante una serie di percorsi in contesti formali, non formali o informali, in un contesto nazionale o internazionale. Le informazioni sui risultati dell’apprendimento dovrebbero essere facilmente accessibili e trasparenti[2].

Il riferimento all’EQF (European Qualification Framework)

Il diploma di scuola secondaria di secondo grado, livello IV dell’European Qualification Framework (EQF), viene così descritto nel Quadro Nazionale delle Qualifiche[3], dopo la referenziazione all’EQF delle qualifiche rilasciate in Italia, negli otto livelli previsti dal Sistema Nazionale di certificazione delle competenze:

Liv.ConoscenzeAbilitàResponsabilità e autonomia
IVPadroneggiare un’ampia gamma di conoscenze, integrate dal punto di vista della dimensione fattuale e/o concettuale, approfondite in alcune aree.Capacità interpretativa.Utilizzare anche attraverso adattamenti, riformulazioni e rielaborazioni una gamma di saperi, metodi, prassi e protocolli, materiali e strumenti, per risolvere problemi, attivando un set di abilità cognitive, relazionali, sociali e di attivazione necessarie per superare difficoltà crescenti.Tipicamente: problem solving, cooperazione e multitaskingProvvedere al conseguimento degli obiettivi, coordinando e integrando le attività e i risultati anche di altri, partecipando al processo decisionale e attuativo, in un contesto di norma prevedibile, soggetto a cambiamenti imprevisti.

I presupposti del processo valutativo

Vediamo allora quali documenti e quali dati conoscitivi apprezzabili sono già a disposizione della commissione prima del colloquio, per poter assegnare a questa tipologia di prova la funzione di un supplemento di indagine utile a sostenere una valutazione congrua per prove di competenza.

La storia dello studente nella logica dell’apprendimento permanente

Il curriculum dello studente

  • La conoscenza del curricolo dello studente, in particolare dei suoi crediti formativi, può colmare il deficit di osservazione sistematica, oggettivamente necessaria in questi casi;
  • la documentazione e la certificazione delle attività in alternanza scuola-lavoro (ora Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) possono evidenziare caratteristiche dello studente non valorizzate nel curricolo formale e integrare le sue competenze disciplinari con quelle sociali e relazionali.

Il Documento del Consiglio di classe (15 maggio)

  • La parte relativa alla formulazione progettuale delle competenze disciplinari aiuta a rendere credibili le scelte tematiche e documentarie utili al colloquio;
  • la presenza o meno di sviluppi modulari e pluridisciplinari di Unità di apprendimento orienta a comprendere se lo studente ha familiarità con un approccio argomentativo per problemi e non solo per contenuti;
  • la taratura delle griglie di valutazione, con la declinazione degli indicatori nazionali dei Quadri di competenza in appositi descrittori, dà conto della comparabilità con quelle normalmente utilizzate e note agli studenti, senza eccedere in segmentazioni analitiche.

Le prove standardizzate Invalsi

  • Gli esiti delle prove, messi a disposizione nel curricolo dello studente con funzione orientativa, aiutano a comprendere la funzione complementare svolta dalla duplice valutazione, interna ed esterna, voluta dal D.lgs. n. 62/2017;
  • il grado 13 delle prove computer based di italiano, matematica e inglese, pur tarate soprattutto per restituire dati utili alla valutazione di sistema, offre informazioni importanti su come i risultati di apprendimento siano riconducibili alla padronanza dei nuclei fondamentali delle discipline;
  • l’utilizzo del QCER per la lingua inglese e dei Quadri di Riferimento, esplicitati dall’INVALSI nei sei livelli descrittivi per italiano e matematica, garantisce una valutazione criterion-referenced come indicato dallo stesso D.lgs. n. 62/2017 (art. 1, comma 2): La valutazione è coerente con l’offerta formativa delle istituzioni scolastiche, con la personalizzazione dei percorsi e con le Indicazioni Nazionali per il curricolo e le Linee guida.

Le prove scritte

Gli studenti (e gli insegnanti) affrontano le due prove scritte forti di due simulazioni nazionali e della conoscenza dei criteri di valutazione delle prove stesse.

Le tipologie di prova sono state sperimentate in modo adeguato e presumibilmente inserite come buona pratica di insegnamento-apprendimento.  

Le due prove scritte dell’esame riformato sono state affinate in congruenza con i profili di uscita e possono far identificare i risultati di apprendimento come competenze (padronanza di contenuti, quadri concettuali, metodo di ragionamento…) in almeno tre discipline[4].

Con la valutazione delle due prove scritte, quindi, la commissione ha accertato le conoscenze, le abilità e le competenze attese dal profilo dello studente … nello specifico indirizzo, a partire dalla padronanza della lingua italiana … nonché le capacità logico-linguistiche e critiche del candidato[5].

Quale compito specifico si può affidare al colloquio?

Riprendiamo l’art. 17 del D.lgs. n. 62/2017, al comma 9“Il colloquio ha la finalità di accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale della studentessa o dello studente. A tal fine la commissione, tenendo conto anche di quanto previsto dall’articolo 1, comma 30, della legge 13 luglio 18 2015, n. 107 (cioè del curriculum dello studente), propone al candidato di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti, problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale anche utilizzando la lingua straniera”.

La prima sintesi possibile

Il colloquio:

  • assicura la centralità dello studente e della sua storia scolastica;
  • evidenzia come fondamentali la capacità di auto-valutarsi e orientarsi in situazioni inedite;
  • può meglio rilevare le competenze come competenze chiave di cittadinanza e focalizzare la competenza trasformativa delle conoscenze-abilità in reale autonomia e responsabilità decisionale;
  • è l’unico momento dell’esame in cui i comportamenti dello studente, pur contestualizzati in un dominio disciplinare e/o pluridisciplinare, sono resi osservabili in un contesto sociale e di relazioni.

Cosa sai fare e cosa vuoi fare con quello che sai?

Potrebbe essere questa la domanda sottesa, alla base del colloquio degli esami di Stato del secondo ciclo.

Le fonti di una proposta articolata

Al colloquio potrebbe essere riservato come oggetto privilegiato della valutazione ciò che nelle definizioni di competenza chiave, presenti sia nella Raccomandazione del Consiglio 22 maggio 2018 sia nel OECD Learning Framework 2030 (documenti quasi coevi), è identificato come competenze trasversali e come qualità personali.

Raccomandazione 2018OECD Learning Framework 2030
Le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, l’occupabilità, l’inclusione sociale, uno stile di vita sostenibile, una vita fruttuosa in società pacifiche, una gestione della vita attenta alla salute e la cittadinanza attiva. Esse si sviluppano in una prospettiva di apprendimento permanente, dalla prima infanzia a tutta la vita adulta, mediante l’apprendimento formale, non formale e informale in tutti i contesti, compresi la famiglia, la scuola, il luogo di lavoro, il vicinato e altre comunitàLe competenze abilitano le persone a contribuire ad un futuro inclusivo e sostenibile, imparando a darsi obiettivi chiari e propositivi, a lavorare con gli altri con prospettive diverse, trovare opportunità non sfruttate e identificare più soluzioni a grandi problemi
Il quadro di riferimento delinea otto tipi di competenze chiave:1. competenza alfabetica funzionale,2. competenza multilinguistica,3. competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria,4. competenza digitale,5. competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare,6. competenza in materia di cittadinanza,7. competenza imprenditoriale,8. competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturaleLe competenze sono raggruppabili in Competenze di base; Competenze trasversali; Qualità personali.
Le competenze di base:- alfabetizzazione linguistica- competenza matematica- competenza scientifica- competenza digitale- alfabetizzazione finanziaria- cultura sociale e civica
Le competenze trasversali:- pensiero critico e problem solving- creatività- comunicazione- collaborazione
Le qualità personali:- Curiosità- Spirito di iniziativa- Determinazione- Adattabilità- Leadership- Consapevolezza sociale e culturale

L’avvio e lo sviluppo del colloquio

Riprendere le due definizioni è utile per due motivi: orientano la commissione su cosa valutare e su quali temi e problemi utilizzare in via privilegiata non solo per l’avvio del colloquio (e quindi sui documenti utilizzabili), ma per tutto lo sviluppo argomentativo pluridisciplinare.

Non a caso rientrano nel colloquio sia le esperienze (e le competenze maturate) nei Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, sia i percorsi svolti in tema di Cittadinanza e Costituzione, che non sono appendici separate, ma entrano a pieno titolo nei grandi temi della sostenibilità economica, sociale, ambientale e nel macro-tema dell’evoluzione della democrazia e della pace, visti nell’ottica della globalizzazione.

Si potrebbe anche inferire che sia proprio la Storia a prendersi una bella rivincita in questa prova, perché capace di aiutare il candidato ad analizzare e argomentare, attraverso i più classici quadri di civiltà, un’idea di futuro inclusivo e sostenibile, in cui l’occupabilità e il benessere personali siano il volano.

E si potrebbe inferire che sia il candidato stesso a scegliere con quali discipline e quali contenuti a lui/lei più congeniali quel tema/problema possa essere affrontato criticamente, per offrirsi poi ad un colloquio su tutte le discipline studiate.

Come istruire le buste

Leggiamo testualmente in una faq[6]: “Cosa troveranno gli studenti nelle buste? Ci saranno materiali che forniranno uno spunto per l’avvio del colloquio. Un testo poetico o in prosa, un quadro, una fotografia, un’immagine tratta da libri, un articolo di giornale, una tabella con dati da commentare, un grafico, uno spunto progettuale, una situazione problematica da affrontare: sono tutti esempi di ciò che le commissioni potranno scegliere per introdurre un percorso integrato e trasversale che permetta di affrontare lo specifico contenuto delle discipline”.

In attesa che il Ministero attivi la formazione specifica e le simulazioni anche per il colloquio orale, un ruolo fondamentale sarà svolto dalla capacità dei Consigli di classe di fornire riferimenti tematici (e documentali) nel Documento da istruire entro il 15 maggio.

I riferimenti tematici/problematici sono dunque vere e proprie ancore concettuali, tanto più utilizzabili dalla commissione quanto più inserite in ambiti problematici reali ed attuali, e non come contenuti di un qualsivoglia libro di testo.

I rischi da evitare

Il rischio maggiore potrebbe essere individuato nella riproposizione al contrario dei limiti generalmente osservati fino allo scorso anno nei colloqui d’esame.

In passato: dopo l’incipit della tesina, spesso forzosamente pluridisciplinare, allo studente venivano proposte domande specifiche di contenuto disciplinare e/o di ragionamento non necessariamente collegate o integrate tra loro. Risultato: la frammentazione.

In prospettiva: dopo l’incipit della busta, lo sviluppo argomentativo rischia di essere superficiale o acritico, consentendo allo studente di evitare un confronto specifico sui necessari contenuti disciplinari. Risultato: la banalizzazione.

La commissione, nel gestire la centralità dello studente, non può perdere di vista che le capacità di problem solving e di comunicazione dell’allievo non avrebbero oggetto, materia su cui lavorare senza le conoscenze.

[1] Cfr. art. 17, comma 9, decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 62.

[2] Allegato I, Raccomandazione del Consiglio sul Quadro Europeo delle Qualifiche, Bruxelles, 22 maggio 2017.

[3] Decreto Interministeriale 8 gennaio 2018: Istituzione del Quadro nazionale delle qualificazioni rilasciate nell’ambito del Sistema nazionale di certificazione delle competenze di cui al decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13.

[4] Cfr. decreto ministeriale 26 novembre 2018, n. 769.

[5] Cfr. artt. 16 e 17 O.M. 11 marzo 2019, Istruzioni e modalità organizzative per lo svolgimento dell’esame di Stato conclusivo dei corsi di studio istruzione secondaria di secondo grado – anno scolastico 2018/2019.

[6] http://www.istruzione.it/esame_di_stato/faq_sc_2018-19.shtml