“Una pace disarmata e disarmanteâ€: è con queste parole che Papa Leone XIV si è presentato alla folla dei fedeli, che trepidanti aspettavano in Piazza San Pietro il nuovo Papa, appena eletto. La frase è stata pronunciata da Papa Leone XIV nel suo primo discorso pubblico dopo l’elezione, l’8 maggio 2025, dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro.
Non è solo un gioco di parole. È una visione radicale, quasi scandalosa, in un mondo che misura la sicurezza in missili e alleanze militari. È l’idea che la vera forza non stia nella minaccia, ma nella rinuncia. Che la pace più duratura non si imponga, ma si offra.
- Disarmata: una pace che non si fonda sulla forza militare, che rifiuta la logica del riarmo e della deterrenza;
- Disarmante: una pace che sorprende e conquista per la sua forza morale, per la sua umiltà e autenticità . È una pace che scioglie le ostilità e abbatte le barriere, proprio perché non minaccia.
Queste parole non evocano una pace ingenua, ma una pace coraggiosa: quella che osa spogliarsi delle armi, delle paure, dei calcoli strategici. Una pace che non solo rifiuta la violenza, ma che disarma anche l’animo di chi la incontra. In un tempo in cui la guerra sembra tornata a essere linguaggio della politica, questa frase ci sfida: è possibile costruire una pace che non sia solo assenza di guerra, ma presenza attiva di giustizia, ascolto e umanità ?
La “Pace†nelle Nuove Indicazioni Nazionali 2025
La parola “pace†compare 7 volte nel testo completo delle Nuove Indicazioni per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione 2025.
Il concetto di pace è inserito in un quadro più ampio di educazione alla cittadinanza, convivenza civile, dialogo interculturale e valori costituzionali:
- per esempio, nell’Educazione civica la pace è presentata come valore fondante della convivenza democratica, insieme a diritti umani, solidarietà e rispetto delle differenze;
- analogamente nella Scuola dell’infanzia si parla di promuovere atteggiamenti di cura, rispetto e collaborazione, in un’ottica di cultura della pace;
- infine, nel Primo ciclo d’istruzione viene sottolineata l’importanza di sviluppare competenze relazionali e sociali che favoriscano la risoluzione non violenta dei conflitti.
In sintesi, la pace non è solo un concetto astratto, ma un obiettivo educativo trasversale, che attraversa discipline e gradi scolastici, in linea con i principi della Costituzione italiana. In maniera più specifica la parola “pace†la ritroviamo nei seguenti punti:
- nella Premessa culturale generale troviamo scritto che “La scuola è chiamata a promuovere una cultura della pace, del dialogo e della responsabilità condivisaâ€;
- nel Profilo dello studente si legge che “Lo studente è educato a riconoscere il valore della pace come fondamento della convivenza democraticaâ€;
- nell’Educazione civica (trasversale) troviamo che “L’educazione civica promuove il rispetto dei diritti umani, la legalità , la pace e la solidarietà â€;
- nel Campo di esperienza “Il sé e l’altro†(Scuola dell’infanzia) leggiamo che “Attraverso il gioco e la relazione, i bambini apprendono il valore della collaborazione, della pace e del rispetto reciprocoâ€;
- nell’Educazione alla cittadinanza (Primo ciclo) è scritto che “La cittadinanza attiva si fonda su valori quali la libertà , la giustizia, la pace e la partecipazioneâ€;
- nella disciplina Storia (Primo ciclo) si legge che “Lo studio della storia aiuta a comprendere i conflitti e i percorsi di costruzione della pace tra i popoliâ€;
- nella Conclusione del documento troviamo che “Le Indicazioni si pongono l’obiettivo di formare cittadini consapevoli, capaci di contribuire alla costruzione di una società fondata sulla pace e sul rispettoâ€.
Possiamo, quindi, osservare che la parola “pace†è sempre inserita in contesti di educazione alla cittadinanza, convivenza democratica e sviluppo del pensiero critico; non è mai usata in modo decorativo, ma come valore fondante del progetto educativo.
E nelle precedenti Indicazioni Nazionali?
Nel testo ufficiale del 2012, la parola “pace†non compare esplicitamente, forse perché le guerre allora non erano così vicine e quelle lontane non avevano un impatto diretto sulle nostre vite. Tuttavia, i concetti ad essa collegati – come convivenza civile, solidarietà , rispetto delle differenze, educazione alla cittadinanza – sono ampiamente trattati. Il documento promuove la formazione di cittadini consapevoli e responsabili, il dialogo interculturale e la coesione sociale, l’educazione ai diritti umani e alla legalità . La pace, quindi, è implicita nei valori educativi veicolati dalle Indicazioni 2012 anche se non nominata direttamente.
Nelle Indicazioni Nazionali 2007 (era il periodo della guerra in Afghanistan e della lotta ai talebani dove l’Italia ha partecipato attivamente alla missione ISAF della Nato con perdite di vite umane), invece, la parola “pace†è esplicitamente presente in più punti, soprattutto in relazione all’Educazione allo sviluppo sostenibile, al Dialogo interculturale ed alla Cultura della nonviolenza. Inoltre, qui, si fa riferimento a iniziative come la Giornata Nazionale della Pace a Scuola e al Decennio Internazionale per una Cultura di Pace e Nonviolenza per i Bambini del Mondo, promosso dall’ONU.
La pace nelle Linee guida sull’educazione civica
Le nuove linee guida sull’educazione civica, pubblicate il 7 settembre 2024 con il Decreto Ministeriale n. 183 ed entrate in vigore dall’anno scolastico 2024/2025, sostituiscono integralmente le Linee guida adottate con decreto ministeriale 22 giugno 2020, n. 35, firmato dalla ministra Azzolina.
Nel documento ministeriale più recente, la parola “pace†è assente. Il testo si concentra su Costituzione e diritti fondamentali, Educazione alla legalità , alla cittadinanza, alla sostenibilità , Responsabilità individuale, libertà , solidarietà .
La questione della pace nelle nuove linee guida di educazione civica è diventata un tema piuttosto controverso, in quanto non includono esplicitamente l’educazione alla pace come nucleo tematico centrale: nel documento, il concetto di pace è implicito, ma non viene mai nominato direttamente.
I punti chiave della visione ministeriale
Con riferimento al tema della pace, di seguito, si elencano i punti chiave che vengono valorizzati nei documenti attuali, in particolare in quelli relativi all’educazione civica:
- Centralità della Patria: il concetto di “Patria” è stato fortemente valorizzato, con l’obiettivo di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità nazionale. Questo ha suscitato critiche da parte di chi ritiene che la pace e la solidarietà internazionale siano state trascurate.
- Costituzione e valori civici: le linee guida si concentrano sulla conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni europee, ma non approfondiscono articoli come l’articolo 11, che ripudia la guerra e promuove la pace tra le nazioni.
- Educazione alla cittadinanza globale: sebbene sia menzionata in altri documenti internazionali come la nuova Raccomandazione UNESCO del 2023, che promuove una visione olistica della pace come processo attivo e quotidiano, questa prospettiva non è stata integrata nel testo ministeriale italiano.
Una vexata quaestio
L’assenza della parola “pace†nelle linee guida sull’educazione civica è interpretata da diverse prospettive. Di seguito diamo ragguaglio di alcune ipotesi che sono emerse dal dibattito pubblico e accademico.
- Un cambio di paradigma valoriale: le nuove linee guida sembrano privilegiare concetti come “difesa”, “identità nazionale” e “Patria”. Questo potrebbe indicare uno spostamento verso una visione più incentrata sulla sicurezza nazionale e sul senso di appartenenza, rispetto a una prospettiva di cittadinanza globale e pacifista.
- Strategia politica e narrativa istituzionale: alcuni analisti ritengono che l’omissione della parola “pace†sia legata a una scelta linguistica intenzionale, volta a evitare connotazioni che possano apparire ideologiche o divisive. Altri parlano di una forma di “normalizzazione” della retorica nazionale, in un contesto internazionale sempre più polarizzato.
- Deriva tecnicistica dell’educazione civica: c’è chi denuncia una riduzione dell’educazione civica a un insieme di norme e procedure, dove i valori fondanti – come la pace, la giustizia e la solidarietà – vengono marginalizzati a favore di una didattica più “neutrale”.
- Mancanza di pressione civica e sociale: a differenza di altri ambiti dell’educazione, l’inclusione della pace richiede un forte impegno della società civile. Se le associazioni, gli insegnanti e i cittadini non la pongono come priorità , rischia di essere trascurata dai decisori politici.
Educare alla pace e alla cittadinanza glocale
Oltre ai documenti che abbiamo già analizzato, è utile ricordare che esiste un ulteriore contributo molto ricco e dettagliato, intitolato “Educare alla pace e alla cittadinanza glocaleâ€, frutto del lavoro di oltre 160 docenti italiani, elaborato tra il 2015 e il 2017. In questo testo, la parola “pace†è centrale ericorrente: “La pace si insegna e si imparaâ€; “La scuola come luogo di paceâ€; “Elementi di una didattica di paceâ€; “Progettare percorsi di paceâ€. Questo documento si basa su esperienze concrete di scuole italiane, con riferimenti all’Agenda 2030, all’UNESCO e al Consiglio d’Europa.
Integrare la parola “pace†nei curricoli attuali non significa solo nominarla, ma renderla viva e operativa nelle pratiche educative quotidiane.
La pace può essere un filo conduttore in tutte le discipline, non solo nelle specifiche ore di educazione civica.
- Italiano: analisi di testi che parlano di pace, conflitto, empatia (es. “Il piccolo principeâ€, “Lettera a una professoressaâ€, articoli dell’ONU);
- Storia: studio dei trattati di pace, delle Costituzioni, delle biografie di pacifisti (es. Gandhi, Martin Luther King);
- Scienze: temi come la cooperazione tra popoli nella gestione delle risorse e dei cambiamenti climatici;
- Arte/Musica: analisi di opere che promuovono la nonviolenza (es. Picasso, canzoni pacifiste);
- Lingue straniere: vocabolario della pace, progetti di scambio culturale.
Una lezione che giunge dal passato
Eppure, potremmo imparare dal passato: siamo nel V sec. A.C., la città di Atene è in guerra con Sparta. La città di Melo, alleata di Atene, si ritira ed invoca la pace. I melii invocano il diritto alla neutralità e all’autonomia ma gli ateniesi ribadiscono che non possono mostrare cedimenti e debolezze. I melii ritengono nobile difendere la loro libertà , ma gli ateniesi li invitano alla prudenza e ad arrendersi. Vincerà il più forte. L’aggressore darà una punizione esemplare: uccisione di tutti gli uomini di Melo, deportati come schiavi donne e bambini e distruzione della città .
Il campo di azione si sposta a Mitilene, sull’isola di Lesbo. Anche qui c’è stata una rivolta contro Atene, da Atene parte una nave per Mitilene a portare il verdetto: distruzione. Ma al mattino Atene si risveglia: qualcuno vacilla, ha dubbi sulla decisione presa la sera prima. Si rivota e vince questa volta la clemenza. Lo sterminio è scongiurato.
A raccontarci, col solito slancio emotivo e la narrazione affabulatrice, è Alessandro Baricco, che nel suo spettacolo teatrale, “Tucidide. Atene contro Meloâ€, porta in scena uno dei dialoghi più celebri e drammatici della storia antica: quello tra gli ambasciatori di Atene e gli abitanti dell’isola di Melo, tratto dalla “Guerra del Peloponneso” di Tucidide.
Il dialogo mette in luce la brutalità della logica del più forte, dove giustizia e diritto vengono sacrificati sull’altare della strategia e della forza. Nella parte finale dello spettacolo, Baricco recupera un altro episodio tratto da Tucidide: la discussione ad Atene sulla sorte di Mitilene, dove alla fine si decide di risparmiare la popolazione. Un barlume di umanità in un mondo dominato dalla violenza. Siamo ancora in tempo a correggere, siamo ancora capaci di dubbi.