Riforma del voto di condotta a scuola

Servirà a migliorare il comportamento degli studenti?

Sul sito del Ministero dell’istruzione e del merito, in data 30 luglio 2025, è comparsa la notizia che il Consiglio dei ministri ha “approvato in via definitiva i regolamenti che riformano il voto di condotta e la disciplina della valutazione degli studenti della scuola secondaria, dopo i pareri favorevoli espressi dal Consiglio di Stato. Le misure saranno pienamente operative a partire dall’anno scolastico 2025/2026, segnando un punto fermo nella costruzione di una scuola fondata sulla responsabilità e sul merito”[1].

Per il Ministro questa decisione, peraltro già annunciata all’inizio dell’anno scolastico 2024-2025 e applicata negli Esami di Stato del secondo ciclo di istruzione, assume rilevanza per restituire centralità alla persona e per far crescere persone responsabili e consapevoli. Si ribadisce che la scelta va nella direzione di restituire autorevolezza e valore alla scuola.

Il valore della scuola

La questione del valore della scuola è un annoso tema sul quale studiosi delle scienze dell’educazione, opinionisti, politici, giornalisti, cittadini, genitori, alunni e lo stesso personale scolastico si interrogano spesso. Le posizioni nel tempo sono state molto diverse, inizialmente la scuola, dallo stesso significato della parola scholè[2], riportava ad un modello in cui trascorrere il tempo libero per attività intellettuali come la filosofia e la scienza; successivamente il termine è stato utilizzato per indicare un luogo di studio e di apprendimento di conoscenze.

Ma anche il concetto di scuola come luogo di studio ha subito diverse evoluzioni, in ragione dei cambiamenti sociali e storici; si può dire che da veicolo di alfabetizzazione della popolazione, dopo la seconda guerra mondiale, è diventata luogo di emancipazione sociale negli anni Settanta. Oggi parliamo di ambiente di apprendimenti significativi per tutti, ivi compresi studenti con disagi o difficoltà, e di luoghi di costruzione di competenze con uno spirito inclusivo.

Ma oramai stiamo vivendo talmente tanti e significativi cambiamenti, ci dobbiamo che ci dobbiamo chiedere come si può ulteriormente qualificare la scuola che sia al passo con i tempi. Dobbiamo sicuramente considerare la scuola come luogo di apprendimenti allargati poiché non riguardano solo le conoscenze tradizionali ma anche quelle emergenti collegate alla società che muta, alle scoperte scientifiche e ai nuovi linguaggi dell’intelligenza artificiale.

In questo quadro il comportamento resta un aspetto correlato importante perché se manca l’autocontrollo e la pacatezza, risulta difficile apprendere pienamente, elaborare le conoscenze e crescere dal punto di vista culturale.

Il valore del comportamento

Ma cosa intendiamo per comportamento? Ci possiamo riferire dalla voce “condotta” che ritroviamo nella enciclopedia Treccani[3], cioè al ‘contegno’ di un alunno a scuola. Ne deriva che il voto di comportamento implica la valutazione, da parte dell’insegnante, di come lo studente si mostra nella vita di relazione.

Nei sistemi scolastici democratici questa dimensione è particolarmente sfidante perché collegata all’educabilità delle persone, nel rispetto dei concetti di responsabilità e autonomia.

Cosa si intende per condotta? Sempre dal dizionario Treccani si ritrova questo significato: “modo di comportarsi nella vita, contegno, costume: c. morale, c. civile; uomo di buona, cattiva, riprovevole, pessima c.; c. frivola, scandalosa; tenere, seguire una c., ecc.”.

Dagli anni Settanta ad oggi si sono succedute diverse scelte sul peso del comportamento nell’insieme del percorso scolastico. Fino alla fine del secondo millennio si è scelto di non utilizzare questo indicatore per incidere sul profitto, quindi nella promozione o bocciatura del percorso scolastico, e neanche nella media dei voti delle discipline, ad eccezione di gravi comportamenti che potevano far deliberare dai Consigli di Istituto[4] la non ammissione allo scrutinio finale e quindi la bocciatura.

In ogni caso, imparare a comportarsi nel rispetto delle persone, delle cose e degli ambienti è da sempre una mission della scuola, tanto che alcune famiglie cercano scuole severe confidando che tali scuole possano regolare le azioni dei figli e riuscire laddove la stessa famiglia ha fallito, delegando le proprie funzioni genitoriali.

Quando si parla di “scolarizzazione” si fa soprattutto riferimento alla capacità di autocontrollo, di gestione delle relazioni, di capacità di ascolto e di non prevaricazione, di contenimento delle reazioni emotive, aggressive, oppositive, di capacità di gestire ansia e situazioni difficili.

Va anche ricordato che buoni insegnanti e buoni insegnamenti contribuiscono a generare comportamenti di crescita nelle competenze sociali e civiche.

La regolazione dei comportamenti e la valutazione

Il comportamento degli alunni a scuola è regolato da norme e aspettative che mirano a creare un ambiente di apprendimento positivo e rispettoso. Gli studenti sono tenuti a frequentare regolarmente le lezioni, partecipare attivamente, rispettare gli insegnanti e i compagni, mantenere pulito e ordinato l’ambiente scolastico. Nei patti di corresponsabilità scuola-famiglia e nei regolamenti di disciplina si rintracciano diritti e doveri che fungono da criteri di riferimento anche per l’irrogazione di eventuali sanzioni disciplinari. Se ne indicano alcuni come esemplificazione:

Tra i doveri:

  • frequenza regolare e impegno nello studio;
  • rispetto delle persone, delle regole e del patrimonio della scuola;
  • partecipazione attiva alla vita scolastica;
  • cura dell’ambiente scolastico e del materiale;
  • rispetto degli orari e delle scadenze.

Tra i diritti:

  • diritto all’istruzione e alla formazione;
  • diritto di essere ascoltati e di esprimere le proprie opinioni;
  • diritto a un ambiente scolastico sicuro e accogliente;
  • diritto alla valutazione del comportamento e alla trasparenza delle sanzioni.

Il comportamento degli alunni viene valutato in base a indicatori quali il rispetto delle regole, la partecipazione, l’autonomia, la responsabilità e la cooperazione. Oggi il voto in condotta è un elemento importante della valutazione complessiva e può influire sulla promozione e sull’ammissione agli esami. Le sanzioni disciplinari sono proporzionate alla gravità dell’infrazione e mirano alla riparazione del danno.

I provvedimenti legislativi nei primi decenni del nuovo millennio

La fine degli anni Novanta e l’introduzione dell’autonomia scolastica hanno generato una produzione di norme atte a regolamentare anche le condotte degli alunni, particolarmente nella secondaria di primo e secondo grado, con l’obiettivo di porre le basi per un’attenzione educativa alla dimensione non solo cognitiva della popolazione scolastica.

Il riferimento più recente è il Regolamento recante lo statuto degli studenti e delle studentesse nella scuola secondaria, contenuto nel D.P.R. n. 249/1998, aggiornato poi con il D.P.R. n. 235/2007. La tipizzazione delle condotte e delle sanzioni, nonché la definizione degli aspetti procedurali è rimessa ai regolamenti di istituto, che provvedono a definirle nel rispetto dei principi generali e alla luce dei doveri imposti agli studenti dal D.P.R. suddetto. Con questi provvedimenti le scuole hanno iniziato, quindi, a rivedere i regolamenti interni. Nel decennio successivo (dal 2009 al 2019), si sono introdotte una serie di norme per meglio supportare il contenimento di comportamenti inadeguati e di contrasto anche al bullismo e cyberbullismo[5].  

Le sanzioni tipiche vengono configurate dalle scuole nelle seguenti tipologie:

  1. allontanamento dalla comunità scolastica per un periodo non superiore a 15 giorni;
  2. allontanamento per un periodo superiore a 15 giorni;
  3. allontanamento dalla comunità scolastica con esclusione dallo scrutinio finale;
  4. non ammissione all’esame di stato conclusivo;
  5. allontanamento fino al termine dell’anno scolastico.

Allo studente è sempre offerta la possibilità di convertirle in attività a favore della comunità scolastica[6].

Ogni Istituzione scolastica può prevedere forme alternative alle sanzioni per convertirle alla finalità educativa di cui la comunità si fa portatrice, come attività di volontariato nell’ambito della comunità scolastica, attività di segreteria, pulizia dei locali della scuola, attività di ricerca, riordino di cataloghi e di archivi presenti nelle scuole, frequenza di specifici corsi di formazione su tematiche di  rilevanza sociale o culturale, produzione di elaborati (composizioni scritte o artistiche) che inducano lo studente ad uno sforzo di riflessione e di rielaborazione critica di episodi verificatisi nella scuola.

Le novità di oggi

I mutamenti del contesto sociale, l’aumento di casi di violenza da parte della popolazione giovanile, una aumentata preoccupazione sociale sull’adozione di comportamenti poco rispettosi delle persone e dei contesti, hanno generato la necessità di intervenire in forma rinnovata su questo ambito. Con la legge n. 70 del 30 maggio 2024[7] si è tornati ad occuparsi di fenomeni del bullismo e cyberbullismo con azioni di carattere preventivo e con una strategia di attenzione e tutela nei confronti dei minori, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti. Si sono inasprite le sanzioni per questi atti chiamando in causa anche i genitori (se trattasi di alunni di età inferiore ai 14 anni).

La successiva legge n. 150 del 1° ottobre 2024 ha come obiettivo quello di rafforzare l’autorevolezza del personale scolastico e di responsabilizzare gli studenti, ponendo l’accento sul valore del rispetto e della cittadinanza attiva.

La legge introduce, quindi, diverse novità. Il comportamento sarà valutato lungo l’intero anno scolastico e terrà conto di eventuali episodi segnalati come non adeguati, se a carico dei singoli. Sarà promosso chi otterrà nel comportamento un punteggio superiore a 6; chi invece avrà attribuito il 6 dovrà impegnarsi perché il giudizio resterà sospeso e, prima dell’inizio delle lezioni del nuovo anno, dovrà produrre un elaborato su tematiche di cittadinanza attiva collegate alle ragioni che hanno determinato questa valutazione di fine anno. Anche coloro che saranno oggetto di misure di sospensione non saranno allontanati da scuola ma dovranno produrre elaborati critici volti a riflettere sulle condotte messe in atto e attività concrete di cittadinanza solidale per sospensioni superiori ai due giorni. Si dà, quindi, rilevanza alla necessità di stimolare la riflessione sulle azioni compiute.

Gli alunni, per i quali viene deliberato un voto inferiore a 6 nel comportamento, non saranno ammessi alla classe successiva o all’esame di Stato. Questo voto può essere attribuito per comportamenti gravi e reiterati durante l’anno scolastico[8].

Occorre anche ricordare che, nella scuola di secondo grado, solo gli studenti con un voto pari o superiore a 9 nel comportamento possono ricevere il punteggio massimo nel credito scolastico, influenzando così il voto finale del diploma di maturità.

I due ultimi commi, il 4 e il 5, dell’articolo 1 prevedono, con l’emanazione dei regolamenti finalizzati alla revisione complessiva della disciplina in materia di valutazione del comportamento, di: “ripristinare la cultura del rispetto, di affermare l’autorevolezza dei docenti delle istituzioni scolastiche secondarie di primo e secondo grado del sistema nazionale di istruzione e formazione, di rimettere al centro il principio della responsabilità e di restituire piena serenità al contesto lavorativo degli insegnanti e del personale scolastico, nonché al percorso formativo delle studentesse e degli studenti”.

Il nuovo anno scolastico sarà quindi oggetto di applicazione di queste novità, sarà importante coglierne la ricaduta in termini di miglioramento delle condotte della popolazione scolastica, evitando di soffocare talenti o inibire le potenzialità di alunni e alunne, talvolta più irrequieti, ma non per questo meno capaci.


[1] Riforma del voto di condotta, via libera definitivo del Consiglio dei Ministri. Valditara: “Costruiamo una scuola autorevole. Fondamentali, merito, rispetto e centralità della persona”.

[2] Cfr. Treccani voce Scuola https://www.treccani.it/enciclopedia/scuola_(Dizionario-di-Storia)/

[3] Cfr. Treccani voce Condotta: https://www.treccani.it/vocabolario/condotta/

[4] Regolamento recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, DPR 24 giugno 1998, n. 249, come modificato con DPR 21 novembre 2007, n. 235.

[5] Legge 71/2017, Legge 29 maggio 2017, n. 71 – Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo. Art. 5, Informativa alle famiglie, sanzioni in ambito scolastico e progetti di sostegno e di recupero. Altri provvedimenti: D.M. 16 gennaio 2009, n. 5. Criteri e modalità applicative della valutazione del comportamento; Legge 20 agosto 2019, n. 9. Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica. Articolo 7: Scuola e famiglia.

[6] D.P.R. 249/1998, integrato dal D.P.R. 235/2007, art. 4 comma 5.

[7] pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 30 maggio 2024, descritta come “Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo”.

[8] La Legge n. 150 del 1° ottobre 2024 (modifica in parte il D.lgs. 62/2017). Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati.