Nel 2024, secondo l’INAIL, le vittime sul lavoro in Italia sono state 1.090, con un aumento di 49 decessi rispetto all’anno precedente. Sono numeri che non dovrebbero lasciare indifferenti, ma che purtroppo indicano una falla sistemica. Questi dati sconvolgenti non riflettono solo un problema organizzativo o normativo, ma una vera e propria emergenza culturale in cui la sicurezza non viene considerata una priorità .
Anche se sono essenziali norme efficaci e ispezioni continue, la vera sfida, tuttavia, risiede nell’educare le nuove generazioni a una mentalità proattiva e responsabile. È qui che entrano in gioco l’educazione civica e i PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento). Tali percorsi educativi, se progettati con un focus sulla sicurezza, possono trasformare la formazione in un’opportunità per costruire una cultura del rispetto e della prevenzione.
Una svolta culturale per la scuola italiana
La scuola italiana sta compiendo ora un passo decisivo verso un tipo di formazione che non guarda solo ai voti o ai contenuti curricolari, ma che vuole preparare i giovani ad acquisire una cittadinanza consapevole e responsabile. Con l’introduzione della Legge 17 febbraio 2025, n. 21, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 4 marzo 2025, le basi della sicurezza nei luoghi di lavoro entrano ufficialmente nei programmi di educazione civica delle scuole di ogni ordine e grado. Un cambiamento che assume una doppia valenza:
- incrementare la cultura della prevenzione e della responsabilità collettiva;
- consolidare l’intreccio tra sapere scolastico e competenze utili nella vita reale, soprattutto nei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO).
Questi due aspetti non devono essere considerati come un semplice aggiustamento degli indirizzi nazionali, ma una loro ricollocazione importante nel panorama pedagogico. La sicurezza, infatti, smette di essere un contenuto specialistico riservato alle professioni tecniche, e diventa un valore civico universale, insegnato in classe come il rispetto delle regole, la sostenibilità o i diritti umani. Il contesto scolastico diventa così il primo ambiente in cui seminare comportamenti virtuosi, educare alla tutela della salute e responsabilizzare le giovani generazioni sui rischi quotidiani. Il sapere tecnico si congiunge all’etica, alla conoscenza alle azioni, e la scuola assume il ruolo di incubatrice della cultura della prevenzione.
Perché insegnare la sicurezza fin dai banchi di scuola?
Le indagini condotte da INAIL e dal Ministero del lavoro mettono in luce una realtà preoccupante: ogni anno migliaia di giovani entrano nel mondo del lavoro privi di una formazione adeguata sui rischi professionali. Questa mancanza produce comportamenti superficiali, situazioni pericolose e, nei casi più gravi, vere e proprie morti bianche. Intervenire precocemente significa non solo proteggere futuri lavoratori, ma anche formare cittadini informati, capaci di riconoscere i propri diritti, di rispettare le procedure e di agire con consapevolezza.
Insegnare la sicurezza nelle scuole, quindi, serve a:
- promuovere la legalità e il rispetto delle norme;
- far comprendere i rischi e le misure di prevenzione.
- riconoscere doveri del datore di lavoro e diritti del lavoratore;
- sviluppare competenze utili in qualsiasi ambito professionale;
- contrastare gli incidenti sul lavoro con l’informazione.
Cosa prevede la legge 21/2025?
La legge introduce moduli specifici di educazione alla sicurezza all’interno dell’insegnamento dell’educazione civica, obbligatori a partire dall’anno scolastico 2025-2026. I contenuti sono diversificati e proporzionati all’età degli studenti, ma coprono in modo trasversale aspetti fondamentali:
- conoscenza della normativa generale, come il Decreto legislativo 81/2008;
- identificazione dei ruoli in ambito lavorativo (RSPP, RLS, medico competente, datore di lavoro);
- familiarità con le misure di protezione individuale e collettiva;
- lettura della segnaletica di sicurezza e conoscenza delle procedure di emergenza;
- importanza della formazione continua.
Il Ministero dell’istruzione e del merito, inoltre, prevede la distribuzione di materiali didattici multimediali, laboratori interattivi e collaborazioni con esperti del settore, facilitando così la preparazione dei docenti e la partecipazione attiva degli studenti.
PCTO: ponte tra scuola e realtÃ
In parallelo, i PCTO rafforzano il legame tra formazione teorica e esperienza pratica. Nati dalla trasformazione dell’alternanza scuola-lavoro (ASL), sono stati ridenominati come PCTO dalla Legge 145/2018, che ne ha ridefinito finalità e durata.
La normativa che regola i PCTO è ampia:
- il Decreto legislativo 77/2005 ha introdotto per la prima volta l’alternanza scuola-lavoro come metodologia didattica;
- la Legge 107/2015, nota come “Buona Scuola”, l’ha resa obbligatoria nel triennio delle scuole superiori;
- il Decreto legislativo 62/2017 (articolo 13, comma c) ha stabilito che il completamento delle attività di alternanza scuola-lavoro (successivamente PCTO) è requisito per essere ammessi all’Esame di Stato;
- la già citata Legge 145/2018 ha ridefinito questi percorsi come esperienze formative basate su competenze trasversali e di orientamento;
- il Decreto Ministeriale 774/2019 ha fornito le linee guida per una corretta progettazione e valutazione dei percorsi;
- infine, il Decreto Legge 48/2023, convertito nella Legge 85/2023, ha rafforzato la componente della sicurezza all’interno dei progetti, estendendo la tutela sanitaria agli studenti.
Obiettivi e struttura dei PCTO
I PCTO sono molto di più di semplici “stage” o tirocini. Sebbene l’obiettivo comune sia quello di avvicinare gli studenti al mondo del lavoro, le due esperienze si differenziano per la loro filosofia, struttura e finalità .
Uno stage in genere si concentra principalmente sull’apprendimento di competenze tecniche e specifiche di un settore. Lo studente impara a svolgere un compito, a usare un certo strumento o a partecipare a una determinata mansione all’interno di un’azienda. È un’esperienza che, pur essendo preziosa, spesso ha un taglio pratico e circoscritto.
I PCTO, invece, hanno un orizzonte molto più ampio. Non puntano solo a far acquisire abilità professionali, ma anche a:
- sviluppare competenze trasversali come problem solving, capacità comunicativa, lavoro in team;
- favorire l’orientamento scolastico e professionale aiutando i giovani a scoprire le proprie inclinazioni;
- integrare teoria e pratica, grazie a esperienze svolte presso aziende, enti pubblici, laboratori o simulazioni d’impresa.
Parliamo, quindi, di lavoro di squadra, di risoluzione dei problemi, di autonomia, di comunicazione efficace, di gestione del tempo.
La durata dei percorsi varia in base all’indirizzo scolastico frequentato. Nei Licei, il minimo previsto è di 90 ore nel triennio; negli Istituti tecnici si sale a 150 ore e negli Istituti professionali si raggiungono le 210 ore. Un tempo sufficiente per vivere esperienze significative, confrontarsi con realtà operative e maturare competenze utili per il futuro.
I PCTO non finiscono, però, con le esperienze vissute, ma devono essere oggetto di riflessione personale, elaborazione e valutazione. Non a caso, all’esame di Stato, gli studenti sono invitati a presentare un approfondimento sulla propria esperienza, devono dimostrare non solo capacità operative, ma consapevolezza civica e spirito critico. Questo conferma la centralità del percorso nella formazione globale della persona.
Sicurezza e responsabilità nei PCTO
Uno degli aspetti più importanti, anche alla luce della nuova legge, è la tutela degli studenti impegnati nei PCTO. Questi vengono equiparati ai lavoratori in termini di sicurezza, pertanto le aziende ospitanti sono obbligate ad aggiornare il proprio DVR (Documento di valutazione dei rischi), nominare un tutor aziendale che segua lo studente, lo istruisca e faccia da supervisore, fornire i DPI (Dispositivi di protezione individuale), laddove necessari, come guanti, occhiali, caschi garantendo ambienti adeguati e protetti.
Le scuole, dal canto loro, devono formare gli studenti sulla salute e sicurezza sul lavoro, offrendo strumenti teorici e pratici per agire in modo consapevole e responsabile. Si tratta di una formazione che abitui gli studenti a riconoscere i pericoli e i rischi presenti nei luoghi di lavoro, ad adottare, conseguentemente, comportamenti responsabili e preventivi utilizzando con correttezza i DPI e le attrezzature e sapere cosa fare in caso di emergenza.
Educazione civica: un insegnamento che unisce
L’inserimento della sicurezza sul lavoro all’interno dell’educazione civica, come prevede la legge 17 febbraio 2025, n. 21, non è una scelta casuale, ma è un passo importate per promuovere la cultura della consapevolezza. Si tratta di un insegnamento multidisciplinare e trasversale, che abbraccia la dimensione giuridica, scientifica ed etica. La sicurezza non è solo un insieme di norme tecniche, ma un valore che riguarda il modo di vivere, lavorare, rispettare sé stessi e gli altri. Lo studente deve essere stimolato a riflettere sui comportamenti virtuosi, a riconoscere i rischi nella vita quotidiana, a comprendere l’importanza della prevenzione e della responsabilità collettiva. L’educazione civica diventa così lo spazio in cui convergono le conoscenze scolastiche e la formazione del carattere.
Per rendere efficace questa innovazione didattica, il Ministero intende promuovere una serie di azioni concrete: laboratori scolastici, incontri con professionisti, simulazioni di emergenza, concorsi tematici, collaborazioni con enti locali e imprese.
Dunque, la scuola non deve essere percepita come un ambiente chiuso, ma un centro educativo connesso al territorio, capace di costruire una rete di prevenzione e partecipazione, come un laboratorio di cittadinanza, dove si impara facendo, discutendo e collaborando, superando il modello classico della lezione frontale.
In sintesi
La Legge 21/2025 rappresenta una svolta culturale per la scuola italiana. Affrontare la sicurezza sul lavoro in aula significa fare prevenzione in anticipo, costruire una nuova mentalità , valorizzare comportamenti responsabili. È una scommessa educativa che guarda al futuro, cioè alla costruzione di una società fondata sulla dignità del lavoro e sulla tutela della vita.
I PCTO, all’interno di questo scenario, si confermano come strumenti di crescita e di orientamento. Nel dialogo tra educazione civica, prevenzione e competenze trasversali, si delinea l’immagine di uno studente nuovo: consapevole, preparato, cittadino attivo e lavoratore informato.