Disegno di legge sulla plusdotazione

Inclusione scolastica per gli studenti APC

Nel panorama educativo italiano, il 2025 segna un momento importante per gli studenti ad alto potenziale cognitivo (in sigla: APC).  Il 7 ottobre scorso è stato approvato in Senato, in prima lettura, il disegno di legge n. 180 sulle “Disposizioni in favore degli alunni e degli studenti ad alto potenziale cognitivo e delega al Governo per il riconoscimento dei medesimi“. Un provvedimento atteso da anni, che mira a colmare un vuoto normativo e culturale nel riconoscimento e nella valorizzazione di questa tipologia di studenti. Il testo, ora all’esame della Camera dei Deputati, introduce alcune misure innovative, tra cui un piano triennale sperimentale di formazione per i docenti, destinato a rivoluzionare l’approccio pedagogico nelle scuole italiane.

Il lungo cammino della legge sulla plusdotazione

Per anni, la plusdotazione è rimasta ai margini del dibattito educativo italiano. Mentre si parlava di inclusione, di bisogni educativi speciali, di personalizzazione della didattica, gli studenti ad alto potenziale cognitivo – i cosiddetti plusdotati – continuavano a rimanere invisibili. Troppo brillanti per essere considerati “in difficoltà”, troppo diversi per essere compresi davvero. La disamina è ripresa nel 2023, quando alcune forze parlamentari hanno raccolto le istanze di famiglie, associazioni e centri di ricerca che da anni chiedevano una normativa specifica, a cui si stava lavorando dal 2022. Dopo un lungo lavoro preparatorio, il disegno di legge è stato presentato al Senato nel febbraio 2024. Il testo è stato assegnato alla 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica e beni culturali), che ha avviato l’esame preliminare nella primavera del 2024. Tra marzo e maggio 2024, la Commissione ha organizzato una serie di audizioni con esperti del settore: psicologi, neuropsichiatri infantili, pedagogisti, insegnanti, dirigenti scolastici e rappresentanti delle famiglie. Le testimonianze hanno evidenziato l’urgenza di un intervento normativo e la necessità di un approccio integrato.

Nel corso dell’esame sono stati presentati 26 emendamenti, molti dei quali approvati. Le modifiche hanno rafforzato il testo, introducendo elementi fondamentali come:

  • il piano triennale di formazione per i docenti;
  • l’istituzione del referente APC in ogni scuola;
  • l’integrazione della plusdotazione nei percorsi universitari di area educativa e psicologica.

Il testo è stato approvato in Commissione a fine maggio 2025 e ha ottenuto il via libera dell’Aula del Senato il 26 giugno 2025, con un ampio consenso trasversale. Un momento storico, che ha segnato il primo riconoscimento formale della plusdotazione nel nostro ordinamento scolastico. Dopo l’approvazione in testo unificato del Senato, il disegno di legge è stato trasmesso alla Camera dei Deputati. Si attende la calendarizzazione per la discussione in Aula, prevista per l’autunno 2025. Se la Camera approverà il testo senza modifiche, la legge sarà promulgata e pubblicata in Gazzetta Ufficiale. In caso contrario, il disegno di legge tornerà al Senato per l’approvazione definitiva.

Riconoscere il talento, costruire il futuro

Una volta approvata, la legge prevede una delega al Governo per l’adozione dei decreti legislativi attuativi entro dodici mesi dalla sua entrata in vigore. Questi decreti dovranno:

  • definire le modalitĂ  di identificazione degli studenti plusdotati;
  • stabilire i criteri per la formazione dei docenti;
  • regolare il funzionamento del Comitato tecnico-scientifico;
  • determinare le risorse economiche e le modalitĂ  di monitoraggio.

L’iter della legge sulla plusdotazione non è solo un percorso legislativo, è il segnale di un cambiamento culturale. Questa legge dice una cosa semplice ma di fondamentale importanza: anche i bambini plusdotati hanno diritto a essere riconosciuti, compresi e accompagnati.

La plusdotazione è considerata una condizione neurodivergente e le stime internazionali indicano che riguarda una percentuale della popolazione scolastica che è generalmente compresa tra il 2% e il 5%, a seconda dei criteri utilizzati per la definizione. Si manifesta con un quoziente intellettivo significativamente superiore alla media e coinvolge aspetti emotivi, relazionali, creativi e motivazionali. In Italia, la mancanza di una normativa specifica ha spesso relegato questi studenti ai margini del sistema, con conseguenze negative sul piano dell’apprendimento e del benessere psicologico.

Il disegno di legge n. 180 rappresenta il primo tentativo organico di riconoscere e tutelare questi studenti, allineandosi alle raccomandazioni del Consiglio d’Europa del 1994 e alle buone pratiche già adottate in altri paesi.

Piano triennale di formazione: struttura e obiettivi

L’inclusione scolastica nel nostro paese ha fatto grandi passi avanti, ma con un tassello mancante, proprio quello degli studenti plusdotati: ragazzi e ragazze che apprendono in modo fulmineo, che pongono domande complesse, che si annoiano in contesti troppo rigidi e che, paradossalmente, rischiano di essere invisibili.

Chi lavora nella scuola sa che riconoscere un bambino plusdotato non è semplice. Non basta un test di intelligenza, né una pagella piena di dieci. Spesso questi studenti manifestano comportamenti inattesi: si distraggono, si isolano, si ribellano. Oppure si adattano, nascondendo le proprie capacità per non sentirsi “diversi”. Senza una formazione adeguata, è facile che vengano scambiati per alunni problematici o anche di passare inosservati.

Uno degli elementi più innovativi del disegno di legge è il piano triennale sperimentale di formazione, rivolto a docenti e dirigenti scolastici. La formazione, articolata su tre anni, sarà volontaria per le scuole, ma obbligatoria per i referenti APC e per il personale coinvolto nei Piani Didattici Personalizzati (PDP).

Nel primo anno, il piano prevede una formazione teorica e pratica, con moduli dedicati all’identificazione degli studenti plusdotati, alla personalizzazione della didattica, alla gestione del disagio emotivo e relazionale e all’adozione di strategie di arricchimento e accelerazione. Si parlerà quindi di aspetti emotivi e relazionali, perché i bambini plusdotati sono spesso anche molto sensibili. I docenti saranno formati su come collaborare con le famiglie e con gli specialisti esterni, con gli psicologi e i neuropsichiatri.

Nel secondo e terzo anno, la formazione si concentrerà sull’applicazione in classe delle competenze acquisite, con attività di monitoraggio, tutoraggio e supervisione. Le scuole potranno attivare laboratori didattici, gruppi di studio tra pari, percorsi di mentoring e progetti di ricerca-azione.

Regia della formazione ed enti coinvolti

Il piano di formazione sarà coordinato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), in collaborazione con il Ministero della Salute. La regia sarà affidata a un Comitato tecnico-scientifico, composto da esperti in ambito educativo, psicologico e neuropsichiatrico di entrambi i ministeri, con il compito di definire i criteri, le modalità e i contenuti dei percorsi formativi.

Saranno coinvolti anche enti universitari e centri di ricerca, come il LabTalento dell’Università di Pavia, che da anni si occupa di plusdotazione e ha già formato centinaia di insegnanti in tutta Italia. Le scuole polo per la formazione, già attive in molte regioni, potranno essere individuate come sedi per l’erogazione dei corsi e dei laboratori. Avranno un ruolo operativo: ospiteranno i corsi, coordineranno le attività, faciliteranno il dialogo tra docenti e formatori. Ogni istituto scolastico potrà aderire volontariamente al piano, ma dovrà individuare un referente APC, che seguirà un percorso obbligatorio.

Gli USR saranno il ponte tra il livello nazionale e quello locale. Dovranno monitorare l’attuazione del piano, supportare le scuole, raccogliere dati e segnalazioni. Saranno chiamati a promuovere la partecipazione, a garantire l’equità territoriale, a valorizzare le esperienze virtuose.

I dirigenti tecnici vigileranno sulla qualitĂ  della formazione, verificando che le strategie didattiche siano applicate correttamente, e promuovendo il miglioramento continuo.

Il piano triennale di formazione vuole essere un’opportunità per ripensare la scuola, per renderla sempre più equa. Gli insegnanti saranno al centro di questo cambiamento: con la loro competenza, la loro sensibilità, la loro voglia di mettersi in gioco.

Alcune criticitĂ 

Il disegno di legge ha suscitato reazioni contrastanti nel mondo scolastico. Da un lato, molte associazioni di genitori e insegnanti hanno accolto con favore il riconoscimento ufficiale della plusdotazione, considerandolo un passo avanti verso una scuola più inclusiva e attenta alle diversità. Dall’altro, alcuni sindacati e dirigenti scolastici hanno espresso perplessità sulla fattibilità del piano di formazione, soprattutto in assenza di risorse e di una chiara strategia di implementazione.

Va rilevato che, nonostante l’impianto innovativo, il disegno di legge presenta, di fatto, alcune criticità. In primo luogo, non sono ancora state definite le risorse economiche necessarie per l’attuazione del piano di formazione. Senza un adeguato finanziamento, il rischio è che la formazione resti limitata a pochi corsi pilota, senza una reale diffusione su scala nazionale.

In secondo luogo, il testo non specifica le modalità operative per la selezione dei referenti APC, né i criteri per l’individuazione delle scuole polo. Anche il monitoraggio degli effetti della formazione è affidato genericamente al Comitato tecnico-scientifico, senza indicazioni precise su strumenti e tempi.

Infine, la delega al Governo per l’adozione dei decreti legislativi attuativi lascia aperti molti interrogativi sulla tempistica e sull’effettiva volontà politica di dare seguito al provvedimento.

Una sfida culturale prima che normativa

Il disegno di legge sulla plusdotazione rappresenta, comunque, una sfida culturale prima ancora che normativa. Riconoscere e valorizzare gli studenti ad alto potenziale significa ripensare l’intero impianto educativo, superando la logica dell’omologazione e promuovendo una didattica sempre più personalizzata, flessibile e inclusiva.

Il piano di formazione dei docenti è il cuore pulsante di questa trasformazione. Solo insegnanti consapevoli, preparati e motivati potranno cogliere le potenzialità degli studenti plusdotati e accompagnarli in un percorso di crescita armoniosa, sul piano cognitivo, emotivo e relazionale.

Perché la scuola del futuro non sarà quella che insegna a tutti le stesse cose, ma quella che sa riconoscere e coltivare le unicità di ciascuno.