Education at a Glance 2025

Un aggiornamento sullo stato dell’istruzione

L’OCSE, dopo aver analizzato i dati dei sistemi educativi dei 38 Paesi membri[1] e di altre economie partner, procede annualmente alla pubblicazione del rapporto “Education at a Glance”.

Contribuiscono alla stesura del corposo report tutti i Paesi membri e partner tramite invio delle proprie informazioni relative alle classificazioni dei livelli di istruzione (ISCED), alle definizioni dei cicli scolastici, ai criteri per calcolare la spesa pubblica e privata e ai tassi di iscrizione e completamento. Tramite controlli incrociati, l’Ocse ne verifica la qualità e il rispetto rigoroso degli standard.

Presentazione del Report

La prima pubblicazione di “Education at a Glance” risale al 1992, settembre è solitamente il mese di restituzione. Gli eventi organizzati per la sua presentazione e lancio, a cui prendono parte i ministri dell’istruzione e i rappresentanti dell’OCSE, sono luoghi privilegiati per rendere pubblici i dati aggiornati su struttura, finanziamenti, accesso e performance dei sistemi educativi a livello globale. Ogni annualità ha un focus particolare, nel 2024 fu l’equità, quest’anno la focalizzazione è incentrata sull’istruzione terziaria e sulle competenze degli adulti.

“Education at a Glance 2025” ha anche un valore aggiunto: i ministeri dell’istruzione, le agenzie statistiche nazionali, gli esperti internazionali e i team OCSE hanno collaborato per uniformare metodologie e definizioni, affinché i dati divenissero veramente confrontabili.

Nel corrente anno, l’evento di lancio ufficiale ha avuto luogo, come abbiamo già detto, il 9 settembre con una presentazione virtuale durante la quale sono stati resi disponibili sia il rapporto completo sia l’analisi dei dati[2]. In quella sede, l’aggiornata fotografia dell’istruzione mondiale è stata condivisa con governi, ricercatori, operatori del settore, giornalisti e cittadini al fine di generare riflessioni avanzate sull’istruzione e orientare le decisioni necessarie a promuovere un miglioramento nel prossimo futuro.

Articolazione del Report

L’indice del Report si articola nelle seguenti sezioni principali (Parti), ognuna suddivisa in capitoli (Indicatori). PIAAC: Focus sulla competenza degli adulti (Literacy and Numeracy).

  1. Parte A: The output of educational institutions and the impact of learning (Risultati delle istituzioni educative e impatto dell’apprendimento). Esempio: Livello di istruzione degli adulti, transizione scuola-lavoro, vantaggi retributivi.
  2. Parte B: Access to education, participation and progression (Accesso, partecipazione e progressione nell’istruzione) – Focus principale sull’istruzione terziaria in questa edizione. Esempio: Iscrizioni, partecipazione all’istruzione terziaria, tassi di completamento.
  3. Parte C: Financial resources invested in education (Risorse finanziarie investite nell’istruzione). Esempio: Spesa per studente, investimenti pubblici e privati.
  4. Parte D: Teachers, the learning environment and the organisation of schools (Insegnanti, ambiente di apprendimento e organizzazione scolastica). Esempio: Retribuzione degli insegnanti, orario di lezione, dimensione delle classi.

Investimenti italiani: Agenda Nord, Agenda Sud, Riforma 4+2

L’evento virtuale di lancio ha visto la partecipazione del Segretario generale dell’ OCSE, Mathias Cormann, e del Ministro dell’Istruzione e del Merito italiano, Giuseppe Valditara.

Quest’ultimo ha illustrato come gli investimenti e le misure di Agenda Sud, rivolti a giovani a rischio di abbandono scolastico e a giovani che hanno già abbadonato la scuola, abbiano restituito positivi risultati con conseguente riduzione della percentuale degli ELET (Early Leavers from Education and Training).

Validi sono risultati anche gli interventi di Agenda Nord rivolti agli alunni di quelle scuole del I e del II ciclo che nelle prove Invalsi avevano evidenziato maggiore fragilità negli apprendimenti.

Il ministro ha proseguito il proprio intervento citando la riforma del percorso tecnico-professionale “4+2” che mira a collegare le scuole secondarie con gli ITS e il mondo produttivo ed ha concluso annunciando le prossime azioni: “campus innovativi”, “docenti dal mondo delle imprese”, “apprendistato di primo e terzo livello” e “implementazione dell’internazionaizzazione”, sostenendo azioni di scambio fra scuole e relazioni fra aziende italiane e straniere.

Un alto livello di istruzione, ma…

Il Rapporto del 2025, oltre ad analizzare tutti i livelli di istruzione e a fornire dati sul consegimento degli obiettivi, delle iscrizioni, degli aspetti finanziari e dell’organizzazione dei sistemi educativi, si concentra, in particolar modo, sull’istruzione terziaria.

Il livello di istruzione risulta abbastanza elevato, ma sono ancora presenti, nei Paesi dell’OCSE, disuguaglianze nelle opportunità:

  • il 48% dei giovani adulti possiede un titolo di studio terziario, tuttavia la crescita del conseguimento di istruzione terziaria ha subito un rallentamento dal 2021;
  • nel periodo fra il 2000 e 2021, il tasso medio di istruzione terziaria è aumentata di circa un punto percentuale all’anno; dal 2021 invece il tasso è sceso allo 0,3 punti percentuali;
  • per molti giovani, il contesto svantaggiato di provenienza limita ancora il raggiungimento del livello di istruzione terziaria;
  • solo il 26% dei giovani adulti i cui due genitori non hanno completato il percorso di istruzione secondaria raggiungono un’istruzione terziaria; la percentuale arriva al 70% se i giovani adulti hanno almeno un genitore con istruzione terziaria.

Inoltre, nonostante l’aumento dei tassi di istruzione terziaria, le competenze alfabetiche e numeriche degli adulti nella maggior parte dei Paesi OCSE risultano, tra il 2012 e il 2023, stagnanti o in calo. Va rilevato comunque che alcune nazioni come Danimarca, Inghilterra e la Comuità fiamminga del Belgio hanno compiuto progressi notevoli migliorando i livelli.

Istruzione terziaria ed equità sociale

Il titolo di studio è un fattore ineludibile che influenza le opportunità lavorative e la mobilità sociale. Sebbene il possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore possa offrire una solida protezione contro la disoccupazione e facilitare l’accesso a un impiego stabile, è un dato di fatto che per le professioni altamente qualificate e con le migliori retribuzioni è ormai essenziale un titolo di studio terziario (laurea o equivalenti).

In un contesto caratterizzato da una diffusa carenza di competenze in numerosi settori l’espansione dell’istruzione terziaria è fondamentale. Un aumento del numero di laureati e di diplomati di ITS Academy andrebbe a incrementare il bacino di lavoratori qualificati a disposizione, fornendo un impulso positivo alla competitività e alla produttività del mercato del lavoro. Vi è, comunque, come è stato accennato, un enorme divario tra il tasso di conseguimento della laurea tra i giovani adulti (25-34 anni) in base al livello di istruzione dei genitori: 70% contro il 26%. Nonostante, quindi, i progressi complessivi nell’innalzamento dei titoli di studio, la relazione tra origine sociale e successo formativo rimane fortissima in molti paesi, ostacolando l’equità di accesso e la mobilità sociale.

È fondamentale spezzare il legame tra il background socioeconomico familiare e i risultati scolastici (il cosiddetto “ascensore sociale bloccato”). Ciò richiede politiche che eliminino le barriere economiche e sociali all’istruzione superiore, garantendo che il successo accademico e l’accesso ai percorsi formativi più avanzati dipendano dal merito individuale e non dalla condizione economica o sociale di partenza. Favorire l’equità nell’accesso all’istruzione terziaria è, pertanto, una strategia chiave per promuovere una società più giusta e con maggiori opportunità per tutti.

Migliorare i tassi di completamento dell’istruzione terziaria

L’accesso equo all’istruzione terziaria dovrebbe avere il suo naturale completamento nel conseguimento del titolo. Tuttavia accade di frequente che chi accede al percorso di istruzione terziaria non lo concluda e fra coloro che giungono al conseguimento del titolo non tutti riescono a completare il percorso di studi entro la durata prevista dal programma; molti sono coloro che necessitano di anni aggiuntivi.

Le cause che determinano l’allungamento del periodo di studio o che ne provocano l’interruzione del percorso richiedono certamente attenzione ed analisi approfondite.

Non di meno le competenze comunque acquisite all’interno di un percorso di studi interrotto dovrebbero essere capitalizzate in ambito lavorativo e dovrebbero servire ai giovani per dimostrare le proprie capacità ai datori di lavoro.

Risorse finanziarie investite nell’istruzione

Una parte del Report si occupa della quantità e della ripartizione degli investimenti nei sistemi educativi. I governi dei Paesi OCSE spendono in media 15.022 dollari per ogni studente dalla scuola primaria al sistema terziario. Gli Stati Uniti si distinguono per il livello di investimento complessivo più elevato, con una spesa totale per studente pari a circa 20.387 dollari, significativamente superiore alla media OCSE.

Nei Paesi OCSE, la spesa totale per tutte le istituzioni educative (dalla primaria al sistema terziario) rappresenta in media il 4,7% del Prodotto Interno Lordo (PIL). L’investimento nell’istruzione terziaria costituisce una parte importante di questa percentuale.

La spesa per studente è influenzata dai livelli di reddito nazionale e dalle scelte governative. L’Italia è tra i paesi con l’investimento più basso nel settore terziario (solo l’1,4% del suo PIL). Questo la colloca penultima nella graduatoria (al pari con l’Ungheria e con il Messico che investe ancora meno), evidenziando un notevole gap di competitività rispetto alle altre principali economie europee (dove l’investimento è significativamente più alto).

L’istruzione primaria, secondaria e post-secondaria non terziaria è finanziata, in genere, dai governi, mentre a livello terziario anche da fonti private che svolgono un ruolo molto rilevante.

A tutto il settore dell’istruzione, l’Italia destina una quota inferiore all’8% della spesa pubblica totale contro una media OCSE che si aggira intorno all’11%, confermando una tendenza di un sotto-investimento sistemico rispetto agli standard internazionali.

Oltre le credenziali formali: la sfida del divario di competenze

Fra il 2012 e il 2023 il livello di istruzione si è innalzato, tuttavia esso non procede di pari passo con la padronanza delle competenze di alfabetizzazione e, più specificamente, di calcolo: nella maggior parte dei Paesi OCSE le competenze degli adulti risultano stagnanti e/o, nel tempo, risultano diminuite. Una parte significativa della popolazione adulta presenta livelli bassi: riesce a comprendere al massimo testi brevi su argomenti familiari (non supera il Livello 1).

Questa problematica è diffusa fra coloro che non hanno conseguito il diploma secondario superiore (61%), ma è presente, sebbene in percentuele inferiore (13%), anche fra coloro che hanno conseguito il titolo terziario.

Ciò pone in evidenza che ampliare le opportunità educative non è sufficiente. I sistemi educativi devono garantire che gli studenti sviluppino le competenze necessarie per crescere e migliorare.

Soprattutto l‘istruzione terziaria deve mantenere standard rigorosi senza rinunciare all’ampliamento dell’accesso: i sistemi di istuzione terziaria devono cercare di adattarsi sempre di più ad una platea diversificata di studenti, offrendo percorsi educativi anche in base ad aspettative professionali differenti. Ciò implica l’offerta di un’ampia gamma di opportunità, comprese quelle a carattere pratico, ma che permettono di affrontare e risolvere problemi difficili.

La crisi dei docenti

La storica carenza dei docenti si manifesta non solo come una difficoltà reale a coprire tutte le cattedre, in parte attutita negli ultimi tempi, ma come una sfida a reclutare e trattenere in servizio il personale più qualificato.

Va rilevato, però, che, nei Paesi OCSE quasi il 7% degli insegnanti della scuola secondaria non possiede tutte le credenziali richieste. Il dato evidenzia il compromesso che i sistemi educativi sono costretti ad accettare per garantire la copertura del servizio, condizionando potenzialmente la qualità dell’istruzione offerta. L’impiego di personale non pienamente qualificato può portare a una diminuzione della qualità dell’insegnamento, soprattutto in materie specialistiche (es. STEM) o in scuole situate in contesti socio-economici più svantaggiati: sono queste le prime a non riuscire a trattenere gli insegnanti più esperti e qualificati. Ciò esacerba le disuguaglianze educative.

Ma c’è anche la difficoltà del reclutamento che è influenzata da diversi fattori: forte turnover, abbandono della professione (anche per via delle condizioni di lavoro poco attrattive), stipendi inadeguati, uso prolungato di contratti a termine, mancanza di progressione di carriera.

Indagine PIAAC

Il rapporto comprende anche una sezione costruita su dati PIAAC (Programme for the International Assessement of Adut Competences) che misura le competenze di persone adulte (16-65 anni) in literacy, numeracy e probem solving adattivo. Queste competenze sono essenziali per orientarsi nei contesti sociali, avere successo nel mercato del lavoro, impegnarsi nell’istruzione e nella formazione, per partecipare pienamente alla vita civile. L’indagine, condotta su campioni rappresentativi e tramite prove cognitive su tablet e questionari, fornisce dati utili per comprendere il divario di competenze e l’uso delle abilità nella società.

Mettendo a confronto i risultati dell’indagine sulle competenze degli adulti, raccolti nel 1° ciclo (2012-2015) e nel 2° ciclo (2023, si nota la permanenza o addirittua l’aumento, nei vari paesi, dei divari di competenza, in particolare a livello socioeconomico e generazionale.

È pur vero che alcuni paesi hanno compiuto progressi nel migliorare le prestazioni complessive o nel ridurre le disparità, ma è altrettanto vero che altri invece mostrano segni di ristagno o di crescente disuguaglianza. Ciò è influenzato dalla qualità dei sistemi di istruzione e formazione, dalle strutture del mercato del lavoro e dall’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Infine viene sottolineata l’urgenza di garantire che tutti gli individui, indipendentemente da età, background o circostanze, abbiano l’opportunità di sviluppare e mantenere le competenze necessarie per adattarsi, partecipare e prosperare in un mondo in rapido cambiamento.

Ambiente di apprendimento e organizzazione delle scuole

In una parte del Report si fornisce una panoramica comparativa internazionale delle risorse umane e materiali delle scuole, con indicatori su orari, stipendi, dimensione delle classi e composizione del corpo docente.

Gli studenti nei Paesi Ocse ricevono in media 7.604 ore di istruzioe obbligatoria durante il percorso primario e seondario inferiore. La media OCSE annuale per la scuola primaria è di 804 ore, per la scuola secondaria di primo grado è di 909 ore; il sistema italiano, invece, eroga annualmente alla scuola primaria 917 ore e alla secondaria di primo grado 990 ore. Anche se gli studenti italiani ricevono un numero di ore di istruzione obbligatoria superiore alla media OCSE, ciò non ha permesso finora di superare i problemi delle disuguaglianze e neanche dell’attrattività verso una professione che continua ad essere considerata come un “ripiego” anche per via delle basse retribuzioni.

La retribuzione, infatti, continua ad essere il principale fattore critico per l’attrattività e la permanenza: Tra il 2015 e il 2024, nella maggior parte dei Paesi OCSE, gli stipendi degli insegnanti sono aumentati, sia per i neoassunti sia per quelli con 15 anni di esperienza, ma solitamente a un ritmo diverso. Per esempio sono aumentati maggiormente per i docenti impegnati in livelli di istruzione superiore. In particolare, dal 2015 gli stipendi medi effettivi degli insegnanti della scuola primaria sono aumentati del 14,6% in media nei Paesi OCSE, l’Italia ha registrato invece una diminuzione del 4,4% nel 2024 (dati 2015-2024). Gli stipendi degli insegnanti in Italia sono tra i più bassi d’Europa e si posizionano notevolmente al di sotto della media OCSE.

In particolare, nei Paesi OCSE, gli stipendi degli insegnanti di scuola primaria e secondaria con 15 anni di esperienza, nel periodo 2015-2024, sono aumentati del 4-6%. Gli stipendi di ingresso, nello stesso periodo, sono aumentati del 14/17%.

Di solito, gli stipendi effettivi dei dirigenti scolastici sono più alti di quelli dei lavoratori con istruzione terziaria.

In sintesi

Durantel’evento virtuale di lancio del 9 settembre, il Segretario Generale dell’OCSE, Mathias Cormann, ha ricordato l’importanza dell’istruzione terziaria, essenziale per sviluppare competenze in settori come la sanità, l’ingegneria e l’intelligenza artificiale.

Ha messo in evidenza le criticità che ancora persistono e che devono essere attentamente monitorate ed analizzite:

  • il background familiare continua ancora ad influenzare fortemente l’accesso all’istruzione terziaria;
  • maggiori qualifiche non corrispondono necessariamente ad un più alto livello di competenze;
  • c’è un un disallineamento fra istruzione terziaria ed esigenze del mercato del lavoro.

Il Segretario Generale ha concluso con un richiamo alle politiche, ponendo l’accento sulla necessità di migliorare la qualità dei sistemi terziari, rafforzare l’orientamento, sviluppare percorsi alternativi e puntare su formazione continua e micro-qualifiche.

Tab. 1 – Stati membri. L’Italia fa parte dei 20 paesi fondatori iniziali

Attualmente l’OCSE conta 38 stati partecipanti: Austria, Australia, Belgio, Canada, Cile, Colombia, Corea, Costa Rica, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Turchia e Ungheria.

Al momento l’OCSE ha avviato i negoziati finalizzati all’adesione di 8 paesi candidati: Argentina, Brasile, Bulgaria, Croazia, Perù, Romania, Indonesia e Tailandia. Inoltre, a settembre 2022, il Consiglio OCSE ha riconosciuto lo status di “prospective member” all’Ucraina, dando avvio a un “initial accession dialogue” con il Paese.

Il processo di adesione è stato invece formalmente chiuso, a seguito dell’aggressione all’Ucraina, per la Federazione Russa, dopo l’avvio nel 2007 e la sospensione nel 2014.

Nella sua attività di proiezione esterna, mirata a favorire la convergenza delle politiche, la promozione di standard ed il consenso internazionale attorno alle migliori pratiche condivise dalla membership, l’Organizzazione parigina ha rafforzato le relazioni con alcuni paesi terzi (cosiddetti “key partner”) quali Brasile e Indonesia (ora candidati all’adesione), Cina, India e Sud Africa. L’OCSE mantiene, inoltre, stretti contatti con numerosi paesi non membri, economie in via di sviluppo e in transizione, che possono partecipare a vario titolo ai lavori dei Comitati o a determinati programmi dell’Organizzazione istituiti a livello nazionale e regionale, nonché con altre Organizzazioni e consessi internazionali (tra cui G7, G20, APEC, ASEAN a cui l’OCSE fornisce un fondamentale contributo di analisi, come è avvenuto in occasione della presidenza italiana 2021 del G20 e di quella 2024 del G7).

Tab. 2 – La struttura e gli obiettivi

La struttura

L’OCSE, che ha sede a Parigi, si avvale di un Segretariato che ne porta avanti l’attività ed è articolato in direzioni e divisioni che sostengono il lavoro di circa 300 Comitati, sotto-Comitati, Gruppi di lavoro e Gruppi di esperti, ai quali prendono parte i delegati delle amministrazioni e degli enti dei paesi membri.

Il Segretariato è guidato dal Segretario Generale, carica che dal 1° giugno 2021 è ricoperta dall’australiano Mathias Cormann, subentrato al messicano Angel Gurria – da quindici anni alla guida dell’Organizzazione.

Il Segretario Generale è coadiuvato dai vice Segretari Generali. L’italiana Prof. Fabrizia Lapecorella ha assunto l’incarico di vice Segretario Generale da aprile 2023.

Gli obiettivi

La missione dell’OCSE è la promozione, a livello globale, di politiche che migliorino il benessere economico e sociale dei cittadini[3].


[1] Education at a Glance 2025, OECD Indicators. Vedi anche: tab 1 e Tab. 2.

[2] Lancio di Education at a glance 2025, 9 settembre 2025. WEB TV dell’OCSE.

[3] Vedi OCSE, Ministero degli affari esteri e cooperazione internazionale.