Ascolto attivo: una competenza silenziosa

La chiave del benessere sociale e della crescita personale

Era il 1995 quando Daniel Goleman, già insegnante di psicologia a Harvard e collaboratore scientifico del “New York Times”, con il suo bestseller dal titolo “Intelligenza emotivaâ€, la indicò come fattore cruciale per l’esistenza e spostò lo sguardo oltre il quoziente intellettivo e le competenze tecniche, verso le emozioni che orientano le scelte e le relazioni. Questo passaggio ha certamente rivoluzionato il modo in cui pensare all’intelligenza umana.

Cinque anni prima, nel 1990, gli studiosi Salovey e Mayer l’avevano definita come capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, utilizzandola per guidare pensiero ed azioni. Goleman riprese questo concetto, arricchendolo attraverso l’analisi di altre caratteristiche che nella vita possiamo apprendere, allenare, sviluppare e perfezionare, come:

  • la capacità di autoconsapevolezza e padronanza;
  • la capacità di riconoscere e gestire in modo strategico le proprie emozioni;
  • la motivazione intrinseca, cioè sapere di utilizzare le emozioni per motivarsi;
  • l’empatia nel riconoscere le emozioni altrui;
  • l’abilità nel gestire relazioni sociali in modo efficace.

Intelligenza emotiva

Il libro dello psicologo americano ha avuto, grazie alle sue capacità divulgative, un impatto notevole sul grande pubblico e ha stimolato anche nel mondo della formazione l’attenzione alla necessità di insegnare precocemente ai bambini quello che potremmo definire l’alfabeto emozionale, le capacità fondamentali del cuore.

Il tema è quanto mai attuale nel momento che stiamo vivendo, in cui i minori si stanno avviando all’età adulta con gravi carenze relative all’autocontrollo, alla capacità di gestire le proprie emozioni, di fronteggiare quelle negative, di esercitare capacità interpersonali essenziali.

Nei 30 anni che si sono susseguiti dopo la prima pubblicazione, sono stati pubblicati da Goleman, e tradotti in decine di lingue, molti saggi che hanno riproposto e sviluppato le tematiche nei primi volumi[1]. Nel saggio “Intelligenza sociale ed emotiva. Nell’educazione e nel lavoroâ€[2] Goleman dialoga con alcuni dei maggiori esperti nel campo della psicologia, dell’educazione e della scienza, allargando i confini del suo pensiero a diversi ambiti del sapere e fornendo al lettore interessanti spunti di riflessione.

Intelligenza sensibile

Carlo Rinaldi[3], in un recente saggio, introduce l’aggettivo “sensibile†per qualificare questa forma di intelligenza. Egli la vede come una evoluzione naturale dell’intuizione di Goleman, un passo che trascende l’empatia e raggiunge un livello più profondo di comprensione sensoriale. Detto in altri termini non si tratta soltanto di comprendere ciò che l’altro prova a livello emotivo, ma di ascoltare anche i segnali più sottili e corporei: un movimento, un’espressione impercettibile, un tono di voce che tradisce qualcosa di non detto. La curiosità – dalla radice latina che richiama il concetto di cura, cioè il desiderio di dedicare tempo e attenzione a chi ci sta intorno – alimenta la voglia di allargare lo sguardo e la cornice e, al contempo, il desiderio di stare ad ascoltare le persone.

Attraverso i dialoghi con uomini e donne del mondo della cultura e dell’imprenditoria, Rinaldi estrapola le idee portanti che lo portano a definire l’intelligenza “sensibileâ€, focalizzandosi in particolare sul concetto di risonanza, intesa come una connessione emotiva e di senso che si genera quando le persone si aprono all’altro, facendo “spazio” all’incontro e all’ascolto.

Le connessioni autentiche

Se sappiamo predisporci a un ascolto autentico, prendendoci il tempo necessario per comprendere l’altro, mettendoci impegno e dedizione, riusciamo a nutrire le nostre relazioni, a entrare in un circolo virtuoso in cui il dare e il ricevere si intrecciano.

Ubaldo Cortono, monaco camaldolese e professore di teologia, identifica nel contatto umano la forza motrice centrale della società e sostiene che creare connessioni autentiche, al di là delle etichette che si fondano sul pregiudizio, sia un atto di generosità, un investimento di emozioni.

L’ascolto è il senso che richiede maggiore fatica e energia – chiosa Alessandro Lucchini, linguista e ricercatore sulla comunicazione[4]. Per ascoltare bene è necessario avvicinarsi, bisogna rischiare appunto di sentire un cattivo odore (…), bisogna cioè sporcarsi di umanità. Essere capaci di entrare in relazione con l’altro – aggiunge Mariarosaria Taddeo, vicedirettrice del Digital Ethics Lab dell’Università di Oxford – permette anche di riconoscerci nell’altro e di avvertire nella fragilità altrui quella stessa che ci appartiene e che costituisce il legame che ci unisce agli altri[5].

La risonanza

Per Mario Calabresi, giornalista e scrittore, “risonanza†è ascoltare. Se ascolti e hai pazienza vengono sempre fuori sorprese bellissime. Nei suoi libri Franco Arminio[6] sostiene che nella nostra giornata e nella nostra vita, dobbiamo tenere una quota di non previsto e non organizzato. Una quota di apertura verso l’esterno e l’imprevedibile. Se con la logica si cerca di costruire sulla base di certezze, è la sensibilità che ci consente di accogliere il mistero e la bellezza, che arriva senza avvertimento. Bisogna entrare nella prospettiva di allenare la competenza a saper accogliere il caso, non calcolarlo per cercare di prevederlo, ma semplicemente accoglierlo.

Per Enrico Melozzi, violoncellista, la risonanza è fatta di energia e frequenza di vibrazioni che può farsi via via più larga, capace di cogliere anche i non detti di una comunicazione e di distinguere se un “sì†è sincero, oppure maschera semplicemente l’incapacità di dire “noâ€.

Carlo Rinaldi qualifica pertanto “l’intelligenza sensibile†come un percorso articolato in tre momenti: frequenza, energia e connessioni.

La comunicazione efficace non è fatta soltanto da un uso sapiente delle parole, ma anche – e soprattutto – dalla capacità di ascolto, che consente di accogliere l’altro, di creare un clima di fiducia reciproca, di mettersi in frequenza e di aprirsi all’energia generativa, cioè promuovere il passaggio dall’ego all’eco: un movimento in cui il nostro sé smette di occupare tutto lo spazio, lasciando che l’energia dell’altro possa espandersi, risuonare, crescere[7]. Questo processo richiede la capacità di lasciarsi mettere alla prova dagli imprevisti, di uscire dalla nostra zona di confort, di prenderci il rischio di passare attraverso momenti di disagio – perché le relazioni sono complicate – e di saper fare i conti anche con gli attriti e le collisioni inevitabili.

Imparare a ascoltare

Anche l’ascolto si impara, è un’abilità che può essere coltivata, sviluppata e affinata con successivi apprendimenti esperienziali e facendo proprio un metodo[8].

Può essere definito un vero ascoltatore chi sceglie di porsi come soggetto attivo nell’ascolto, disposto ad un atteggiamento di accoglienza del proprio interlocutore e ad un lavoro mentale faticoso, di concentrazione, di attenzione e di competente osservazione: “saper concentrare la nostra attenzione su come l’altro percepisce sé stesso in relazione al suo mondo saper restituire senso, contesto, intenzionalità, progettualità, memoriaâ€[9].

L’ascolto autentico e partecipato — inteso come un’attenzione reciproca non acriticamente collusiva (che non si limita ad assecondare o dare ragione) — è il presupposto fondamentale per avviare e sostenere qualsiasi relazione di aiuto, di incontro o contatto: “la forma più potente di ascolto è naturalmente l’empatia, ossia la capacità di percepire davvero i sentimenti che si celano dietro alle paroleâ€[10].

È una questione di impegno e fatica

Ascoltare è dunque una funzione complessa che richiede impegno, fatica, sforzo di decentrarsi da sé stessi per entrare nel mondo dell’interlocutore. Non è solo un semplice atto di ricezione, ma è anche una vera e propria scelta di interesse da parte dell’ascoltatore. Quando chi ascolta manifesta curiosità sincera e attenzione per l’interlocutore, innesca un meccanismo virtuoso che crea un ambiente comunicativo sereno, fiducioso e costruttivo. L’ascolto autentico valorizza l’interlocutore ed è quello che dà all’altro la certezza di essere riconosciuto, stimato e libero di esprimersi.

Ascoltare è anche fonte di ben-essere che si genera dall’impegno di favorire lo “star bene†di altre persone, che, per ragioni più diverse, si trovino in situazioni problematiche, di disagio o di conflitto, o che semplicemente ricerchino un interlocutore per un bisogno di relazione. Attraverso l’ascolto si crea un’alleanza comunicativa, un accoppiamento comunicativo[11].

Gli esperti di negoziazione parlano di “ascolto attivoâ€, attribuendo al concetto, da un lato, il significato più ovvio, cioè quello di far percepire all’interlocutore che lo si sta ascoltando davvero, dall’altro, un’attitudine più profonda che comprende due funzioni diverse:

  • far percepire il messaggio dell’altro in modo genuino e completo;
  • garantire che l’elaborazione di quanto viene ascoltato sia libera da schemi prefabbricati, preconcetti, valutazioni e giudizi immediati.

Questa modalità di ascolto – che è una modalità sofisticata di interazione – ha a che fare con la capacità di mettere in silenzio l’ego, la sua invadenza, la sua rumorosità[12]. Lasciarsi dominare dall’ego nelle proprie transazioni interpretative concorre, infatti, a incrementare e inasprire i conflitti. Ma, alla verità e alle soluzioni migliori – e all’altro – ci si accosta per prove ed errori, con un avvicinamento graduale,imparando a riconoscere la validità anche dei punti di vista diversi dal nostro. Il compromesso è un concetto fondamentale della democrazia e, più in generale, della vita. Nel vocabolario di Amos Oz[13] il compromesso non è mancanza di integrità, di dirittura morale e di onestà, ma è sinonimo di vita, perché dove c’è vita, ci sono compromessi ostensibili, nutriti dalla convinzione che nelle opinioni di ogni avversario ci sia sempre qualcosa di giusto, da accettare e includere[14].

A prescindere dall’esito, l’ascolto mette nelle condizioni di accogliere, raccogliere, di mettersi in frequenza. Non è solo affare delle nostre orecchie…  è anche lettura e comprensione. “Sono fermamente convinto che si possa ascoltare un voltoâ€[15].


[1] Goleman D., Intelligenza emotiva, Rizzoli, 1996; Lavorare con l’intelligenza emotiva, Rizzoli, 1998.

[2] Goleman D., Intelligenza sociale ed emotiva. Nell’educazione e nel lavoro, Erickson, 2023. Raccoglie dialoghi e contributi non solo di Goleman ma di altri studiosi come Daniel J. Siegel, Richard Davidson, Howard Gardner e riflette su come l’intelligenza emotiva e sociale si possa applicare in diversi ambiti.

[3] Rinaldi C. (2024), Intelligenza sensibile. Costruire relazioni per generare energia, Egea. L’Autore è ingegnere informatico al Politecnico di Milano, diplomato in pianoforte, dirige un coro gospel e fa volontariato in Africa. Opera in realtà tecnologiche innovative in Italia e all’estero.

[4] Cfr. di Lucchini, A. e Carmassi, P. (2015), Tecniche ed esercizi per ascoltare e per parlare in pubblico, Centopagine -Palestra della scrittura.

[5] Cfr. su YouTube: “Parlo con un’esperta di Etica dell’IAâ€.

[6] Franco Mario Arminio è un poeta, scrittore e regista italiano, nato a Bisaccia, in Irpinia (provincia di Avellino) nel 1960, dove tuttora vive. È noto per essersi autodefinito “paesologo”, una figura che lui stesso descrive come «una via di mezzo tra l’etnologia e la poesia», o «studioso di quei particolari organismi che sono i paesi».

[7] Cfr. Rinaldi C., (2024), Intelligenza sensibile: Il ruolo della sensitività nel guidare le nostre scelte, Egea.

[8] Novara D. (1997), L’ascolto si impara. Domande legittime per una pedagogia dell’ascolto, Torino, Edizioni Gruppo Abele. Mucchielli R. (1988), Apprendere il counseling. Manuale di autoformazione al colloquio di aiuto, Trento, Erickson.

[9] Pietropolli Charmet G., (1996) Adolescente e psicologo, Milano, Franco Angeli, 1996.

[10] Goleman D. (1996), Intelligenza emotiva, Milano, Rizzoli.

[11] Maggiolini A. (1997) Counseling a scuola, Milano, Franco Angeli, 1997 Demetrio D., Op. cit.

[12]  Carofiglio G. (2020), Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose, Milano, Feltrinelli.

[13] Oz Amos, (2004), Contro il fanatismo, Feltrinelli. Amos Oz (1939-2018) è stato un noto scrittore, saggista e giornalista israeliano, considerato una delle voci più importanti della letteratura mondiale e la “coscienza critica” di Israele, sostenitore della “soluzione dei due Stati” per il conflitto israelo-palestinese.

[14] Carofiglio G. con Rosatelli J. (2018), Con i piedi nel fango. Conversazioni su politica e verità, Torino, Edizioni Gruppo Abele.

[15] Rinaldi C., Op. cit.