In un contesto europeo attraversato da fragilità democratiche e nuove sfide educative, il Consiglio d’Europa promuove la costruzione dello Spazio Europeo per l’Educazione alla Cittadinanza Democratica, un’iniziativa che mira a definire principi comuni e pratiche condivise per formare cittadini consapevoli e partecipi. Il percorso, avviato con la conferenza di Bečići (Budva, Montenegro, ottobre 2025), parte dai dieci principi guida dell’educazione democratica elaborati dal Consiglio d’Europa, offrendo spunti operativi per la loro traduzione nei contesti scolastici dei diversi Paesi europei.
Un progetto forte contro le derive democratiche
In una fase in cui cresce la distanza dei giovani dalla sfera pubblica, la scuola è chiamata a rilanciare un ruolo centrale: non più solo “trasmettitore” di sapere, ma laboratorio vivo di cittadinanza. In questo quadro nasce il progetto dello Spazio Europeo per l’Educazione alla Cittadinanza, promosso dal Consiglio d’Europa e sostenuto dai ministri dell’Istruzione dei 46 Paesi membri, con l’obiettivo di costruire entro il 2027 un quadro comune condiviso per l’educazione civica in Europa.
L’iniziativa del Consiglio d’Europa va in risposta a una crisi che si fa ogni giorno più acuta: il disincanto politico, la sfiducia nelle istituzioni e la distanza degli studenti dai meccanismi della partecipazione. Lo Spazio Europeo punta a trasformare questi dati in una risposta educativa: pensiero critico, empatia, partecipazione attiva e responsabilità collettiva diventano il cuore della proposta formativa.
Il progetto si fonda su un metodo partecipato: non un semplice protocollo da applicare, ma un processo di co-creazione. Ministeri, accademici, docenti, studenti, genitori e attori della società civile lavorano insieme per definire principi condivisi, modelli operativi e modalità di valutazione, nella consapevolezza che la cittadinanza democratica non è un’astrazione, ma si costruisce passo dopo passo, nelle scuole e fuori.
Uno snodo importante: la conferenza di Budva
Un momento cruciale di questo percorso è stata la conferenza “Towards a European Space for Citizenship Education”, che si è tenuta il 13-14 ottobre 2025 a Bečići (Montenegro). All’incontro hanno preso parte 46 delegazioni europee, insieme a esperti e a rappresentanti del mondo scolastico.
Per l’Italia ha partecipato – in veste di esperta – Pinella Giuffrida, dirigente dell’Istituto “Elio Vittorini” di Siracusa. Il suo contributo ha testimoniato quanto le esperienze locali possano dialogare con le istanze europee: portare il punto di vista della scuola italiana insieme a quello di una scuola siciliana all’avanguardia in un contesto paneuropeo ha significato valorizzare pratiche e saperi concreti.
Temi centrali dibattuti sono stati:
- la codificazione dei principi fondamentali dell’educazione alla cittadinanza;
- la garanzia di qualitĂ e cooperazione tra Paesi;
- la sperimentazione in contesti reali, con docenti e studenti, di modelli inclusivi ed efficaci.
Una tavola rotonda tra docenti e studenti ha restituito una fotografia appassionata – e anche problematica – delle scuole europee: desiderio di protagonismo e richieste concrete dal basso, ma anche ostacoli organizzativi, risorse scarse e disallineamenti tra le dimensioni nazionale ed europea dell’educazione civica.
Dieci principi per un’educazione alla democrazia
A Budva sono stati analizzati e discussi dagli esperti i “10 Principles for Education for Democratic Citizenship”, documento che rappresenta il cuore concettuale dello Spazio Europeo. Propongono un quadro coerente e operativo per tradurre i valori democratici in pratiche educative concrete.
- Il primo principio ribadisce che democrazia, diritti umani e stato di diritto sono valori irrinunciabili e devono orientare ogni esperienza educativa.
- Il secondo afferma il diritto universale e permanente all’educazione alla cittadinanza, indipendentemente da età , status giuridico o provenienza.
- Il terzo e il quarto richiamano l’importanza di un’attenzione costante ai contesti e alle differenze, sottolineando che la cittadinanza si costruisce riconoscendo le pluralità culturali, sociali e di genere. L’educazione democratica deve dunque essere sensibile alla diversità e promuovere equità e inclusione.
- Il quinto principio chiarisce le finalità dell’educazione civica: accrescere la consapevolezza dei diritti e dei doveri, sviluppare capacità critiche e favorire la partecipazione attiva alla vita collettiva.
- Il sesto riguarda il curricolo, che deve integrare conoscenze, competenze e valori, unendo la dimensione teorica alla pratica quotidiana della democrazia.
- Particolarmente innovativo è il settimo principio, dedicato alla coerenza: le istituzioni educative devono incarnare i valori che insegnano, offrendo agli studenti esperienze autentiche di partecipazione, trasparenza e responsabilità condivisa.
- L’ottavo e il nono principio riguardano la pluralità dei contesti e la disponibilità di risorse. L’educazione alla cittadinanza deve estendersi oltre la scuola, coinvolgendo università , enti locali, organizzazioni civiche, associazioni giovanili e piattaforme digitali, con adeguato sostegno formativo e professionale per educatori e dirigenti.
- Infine, il decimo principio pone l’accento sulla cooperazione e la partecipazione democratica di tutti gli attori: istituzioni, docenti, famiglie, studenti, organizzazioni sociali e imprese. Solo un approccio condiviso e trasparente può dare solidità a una cultura democratica capace di rinnovarsi.
Questi principi non costituiscono un decalogo normativo, ma un orizzonte di senso per le politiche educative di ciascun Paese europeo e per la vita scolastica quotidiana. Essi invitano le scuole a farsi “comunità democratiche di apprendimento”, dove la partecipazione è esercizio quotidiano e non slogan.
Verso la “scuola della cittadinanza”
Lo Spazio Europeo non è pensato come un documento da “appendere al muro”: vuole diventare un ambito vivo di dialogo e sperimentazione, un ecosistema condiviso dove la cittadinanza democratica si pratica in tutte le dimensioni dell’agire educativo — formale, non formale e informale.
Il modello auspicato è una rete europea di scuole che assumano non solo il sapere civico come disciplina, ma la democrazia come esperienza quotidiana. In altre parole: non studiare la cittadinanza, ma viverla.
La conferenza di Budva si è chiusa simbolicamente con una visita al centro storico di Cattaro (Kotor), ricordando un concetto semplice e potente: l’Europa è fatta di storia, di memoria condivisa, di spazi culturali. E la scuola ha il compito – e la possibilità – di essere anche ponte, non solo sacrestia di saperi.
In tempi in cui le sfide globali (guerre, disuguaglianze, tensioni sociali) mettono a dura prova le democrazie, promuovere l’educazione civica non è un ornamento: è un’azione politica. Per questo è indispensabile che le scuole italiane, e in particolare quelle con pratiche innovative, si facciano parte attiva in questo percorso.
Il contributo dell’Italia
Nel corso dei diversi workshop, la dirigente Pinella Giuffrida ha richiamato l’attenzione sul ruolo strategico delle scuole italiane, che da tempo sperimentano modelli di educazione civica integrata, come previsto dalle Linee guida nazionali del 2020. L’esperienza italiana, ha sottolineato, “dimostra che l’educazione alla cittadinanza non è solo un compito didattico, ma un modo di essere comunità educante, fondata sulla partecipazione e sulla responsabilità collettiva”.
Il documento elaborato in Montenegro sarà oggetto di una consultazione pubblica fino a marzo 2026, per poi essere presentato al Consiglio d’Europa nella sua versione definitiva entro la fine dell’anno. Si tratta di un passaggio decisivo verso la creazione di uno Spazio Europeo condiviso per l’educazione civica, in cui le scuole, i docenti e gli studenti potranno riconoscersi come cittadini europei attivi, consapevoli e solidali.
Linee di azione
Nel corso dei lavori sono stati anche offerti suggerimenti operativi dagli esperti per adattare il progetto europeo al contesto nazionale o locale. Queste sono alcune linee d’azione suggerite:
- laboratori democratici interni – commissioni di studenti, forum di confronto, co-progettazione di regole collegiali;
- percorsi interdisciplinari – educazione civica integrata con storia, scienze, lingue e arte, per promuovere “connessioni civiche”;
- progetti europei reali – gemellaggi, piattaforme digitali di cittadinanza condivisa, attività con partner civici (associazioni, ONG, enti locali);
- formazione docente permanente – comunità di pratica che condividano esperienze e criticità ;
- valutazione partecipata – non solo verifiche individuali, ma autovalutazioni collettive e restituzioni pubbliche alla comunità scolastica.
Lo Spazio Europeo per l’Educazione alla Cittadinanza rappresenta così una sfida e un’opportunità : riconoscere la scuola come presidio di democrazia, luogo in cui il futuro dell’Europa prende forma ogni giorno.



