Era di tutta evidenza che non ci fossero altre ragioni per ritardare ancora il rinnovo del CCNL 2022/2024, scaduto da quasi un anno. Non c’era soprattutto nessuna convenienza, per le tante persone coinvolte, a vedere scorrere altro tempo prima di incassare il saldo dei benefici previsti dal contratto, e non soltanto le anticipazioni nel frattempo percepite.
Il tempo e le scelte
Il quadro delle risorse disponibili era già ampiamente definito, dopo che quelle stanziate dalle leggi di bilancio erano state integrate con altri fondi messi a disposizione del negoziato. Un sindacato serio sa quando vi sono margini di miglioramento realmente praticabili e quando invece conviene chiudere un negoziato, nella convinzione che abbia prodotto i migliori esiti possibili. Uso l’aggettivo “migliori†adottando non il metro del desiderio (che per sua natura è sempre difficilmente saziabile) ma quello di una realistica valutazione delle scelte che è possibile e conveniente compiere, magari confrontandole con gli effetti che avrebbero potuto produrre scelte diverse.
Nel caso in questione, è persino imbarazzante dover spiegare che la non firma del contratto non avrebbe dato a lavoratrici e lavoratori alcun beneficio, nemmeno quello che, con molta faciloneria, viene sprezzantemente definito “un’elemosina†(se anziché erogate fossero trattenute, verrebbero definite “una rapinaâ€). Dovrebbe pur dire qualcosa se tutti i sindacati più rappresentativi, meno uno, hanno scelto di firmare l’intesa sul rinnovo: con identità , sensibilità , storie e stili diversi, ma capaci di agire in unità quando si presenta la possibilità di conseguire un risultato utile per lavoratrici e lavoratori.
Una questione che si trascina da decenni
Gli aumenti previsti dal contratto risolvono definitivamente una “questione salariale†che esiste in termini generali e in modo specifico nel settore scuola, di cui è noto il divario rispetto agli altri Paesi ma anche ad altri settori della Pubblica amministrazione? Sicuramente no, e per quanto ci riguarda non abbiamo mai concesso nulla a trionfalismi del tutto fuori luogo: ma altrettanto sicuramente si è compiuto, verso una questione che si trascina da decenni, un passo importante, che può diventare molto significativo se a questo rinnovo si aggiungerà in tempi brevi (non in quelli ai quali purtroppo siamo stati fin qui quasi sempre costretti), un altro rinnovo, quello del triennio 2025/2027. Firmando per la prima volta un contratto nel triennio a cui fa riferimento, e non dopo.
Cifre chiare, nessuna illusione
La CISL Scuola rivendica anche in occasione di questo rinnovo contrattuale una coerenza di comportamenti unita a trasparenza e onestà intellettuale: abbiamo sempre esposto in termini corretti i valori economici in gioco, l’entità delle cifre, le modalità di erogazione che, come in tutti i contratti, hanno visto corrispondere anticipi e importi a saldo nel momento della chiusura definitiva. Rimando su questo alle tabelle pubblicate sul nostro sito che illustrano in dettaglio, caso per caso, l’entità dei benefici che questo rinnovo consente finalmente di ottenere in via definitiva[1].
Chi volesse fare un confronto con tutti i precedenti rinnovi, si renderebbe facilmente conto che le cifre non differiscono più di tanto, in assoluto e in percentuale, con quelle su cui si è firmato l’accordo del 5 novembre. Senz’altro non in misura tale da rendere comprensibile e giustificabile, sul piano sindacale, una mancata firma.
Né vale molto invocare, come motivazione per non aver firmato, la perdita del potere di acquisto determinata dal picco inflattivo registrato nel biennio 2022-2023, al quale verrebbe posto soltanto “un parziale rimedioâ€. Per quanto parziale, infatti, sempre di rimedio si tratta. Né si è mai visto, quando la pioggia si fa più forte, che si possa ottenere miglior riparo rifiutandosi di aprire l’ombrello.
Parlare addirittura di “salasso†che con questo rinnovo verrebbe applicato agli stipendi del personale scolastico è affermazione priva di senso, oltreché di riscontro con i numeri: fanno peggio soltanto i cultori dell’insulto sistematico, che lo eleggono a propria modalità di pensiero oggi, come del resto in occasione di tutti i precedenti contratti, gratificandoci di ogni sorta di epiteto e per i quali, francamente, il fastidio ha da tempo ceduto il passo a un meritato disinteresse.
Rinnovo utile, ma serve di più
A scanso di equivoci, e riprendendo quanto già accennato: considero questo rinnovo come un passo utile, importante e necessario verso una rivalutazione più forte dei trattamenti economici di tutto il personale della scuola, che resta l’obiettivo cui fare riferimento nell’orientare una strategia sindacale credibile, senza concedere niente a massimalismi irrealistici, inconcludenti e forse anche un po’ strumentali.
Ottenere in un solo colpo l’equiparazione con gli stipendi europei, come sarebbe nel desiderio di tutti, richiederebbe una quantità di risorse che finora mai nessun governo e nessuna maggioranza si sono resi disponibili a investire.
Un caso storico: il contratto del 1988
Vi fu in un passato abbastanza lontano un contratto che vide destinare al personale della scuola una mole di risorse straordinaria, quello del 1988. Talmente straordinaria da indurre un sindacato a non firmarlo, per tre ragioni: perché quella spesa avrebbe messo a rischio la tenuta economico finanziaria del Paese, perché quel contratto premiava troppo l’anzianità e troppo poco il merito, perché all’aumento retributivo non corrispondeva un miglioramento della qualità del servizio. Una posizione che non era quella della CISL (tacciata allora di essere corporativa), firmataria di quell’accordo, ma che non esito ad apprezzare come seria e dignitosa. Ma erano altri tempi.
Dialogo e risultati
In quello che viviamo continua il nostro impegno a rappresentare nel miglior modo pensabile il personale della scuola, svolgendo al meglio delle nostre possibilità il ruolo che ci spetta nelle sedi in cui come sindacato esercitiamo le nostre prerogative, che sono anzitutto quelle contrattuali.
Convinti delle nostre idee, ma attenti alle ragioni degli altri, aperti al confronto con tutti senza presunzione, ma anche senza alcuna subalternità . È in questo modo che abbiamo trovato l’intesa con tante altre sigle, quasi tutte, per rinnovare finalmente il contratto 2022/2024. Convinti di avere fatto la scelta giusta al momento giusto per le lavoratrici e per i lavoratori della scuola.
[1] Vedi: “Contratto istruzione e ricerca, firmato il rinnovo per il 2022/2024, impegno ad avviare subito il negoziato per il triennio 2025/2027â€.

