Giovani italiani nel mondo

Rapporto della fondazione Migrantes

L’11 novembre 2025 è stato presentato a Roma il XX Rapporto “Italiani nel Mondo†(RIM)[1], curato dalla fondazione Migrantes. La prima pubblicazione risale al 2006; da allora il Rapporto viene redatto ogni anno. In questo lasso di tempo, la ricerca si è arricchita di informazioni, dati e analisi di notevole interesse. Si tratta di un resoconto molto dettagliato con tavole statistiche che mostrano, con dovizia di particolari, l’evoluzione dell’emigrazione giovanile italiana negli ultimi vent’anni.

Lo stato dell’arte

Dal 2006, anno della prima edizione, al 2024 il numero degli espatri di nostri connazionali verso paesi europei e d’oltremare è costantemente cresciuto. Le partenze nel 2006 hanno interessato 46.308 persone; nel 2024 il numero degli espatri è salito a 155.732. Dunque, il fenomeno è più che triplicato!

Complessivamente nell’ultimo ventennio sono partiti dall’Italia 1,6 milioni di giovani a fronte di 826.000 rimpatri, con un saldo negativo di oltre 817.000 cittadini italiani che hanno scelto di risiedere stabilmente all’estero. In questo lasso di tempo, si sottolinea nel Rapporto che “il flusso di cittadini italiani verso l’estero si è progressivamente ringiovanito, fino a concentrarsi nella fascia di età 25-34 anni. È questo oggi il cuore della mobilità in uscita ed è proprio in questa classe anagrafica che si completano i cicli di formazione avanzata e si compiono le prime scelte professionaliâ€.

In genere, la scelta di costruire il proprio progetto di vita all’estero è vista come una opportunità di crescita personale e culturale. Fa parte di un percorso generazionale che coinvolge i giovani europei sempre più proiettati su uno spazio globale, supportato dalle reti digitali ormai totalmente interiorizzate. Apparentemente, questo non ha nulla di eccezionale, ma non per l’Italia!

Il paradosso italiano

Infatti, scrive Alessandro Rosina, professore di demografia alla Cattolica di Milano[2], che il nostro paese, in Europa, presenta la peggiore combinazione possibile: bassa presenza di giovani unita ad alta percentuale di Neet, ovvero under 35 che non studiano e non lavorano. Solo la Romania, in ambito UE, fa peggio di noi.

In Italia, secondo di dati Eurostat riferiti al 2024, i Neet sono il 15,2% dei giovani nella fascia 15-29 anni, contro l’11% della media dell’Unione. Però nella classe 25-29, il dato sale al 21.5% (1 su 5). Rimane attorno a questo livello anche nella fascia 30-34.

Gli stessi livelli occupazionali, tendenzialmente in crescita, interessano prevalentemente i “lavoratori senior, che sono rimasti in servizio per effetto della legge Fornero e delle opzioni ridotte per l’uscita anticipata†(Pogliotti, 2025)[3].

Non solo espatri. C’è anche l’emigrazione dal Sud al Nord

Dal 2006 al 1° gennaio 2025 risultano iscritti all’Anagrafe per gli italiani all’estero (Aire) 6,4 milioni di connazionali: 1 italiano su 9, più degli abitanti dell’intera Campania!

Si tratta di cittadini che hanno abbandonato l’Italia scegliendo in maggioranza altri paesi europei. In primis, hanno scelto il Regno Unito in cui si registra quasi la metà delle partenze (46,4%), poi Germania e Svizzera; fuori dall’Europa, il Nord America e l’Australia sono le mete d’oltremare più “gettonateâ€. Le regioni italiane dalle quali si emigra di più sono la Lombardia, il Nord Est e le aree del Mezzogiorno.

Negli ultimi dieci anni, stiamo assistendo anche a massicci spostamenti dal Sud verso il Centro Nord del Paese, con un saldo negativo tra emigrati e rientri di oltre 500.000 persone. La maggior parte dei trasferimenti dal Mezzogiorno al Centro-Nord coinvolge i cittadini più giovani. Nel Rapporto si legge che “nel periodo 2014-2024, in quasi la metà dei casi (48,5%), lo spostamento ha riguardato giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni. Rilevante anche la quota di individui tra i 35 e i 49 anni, pari al 21,8%, mentre la percentuale di cittadini al di sotto dei 20 anni che, verosimilmente, nella maggior parte dei casi, si sposta con la famiglia, è pari al 13,4%â€.

Il “salasso†che interessa le regioni del Sud costituisce un fenomeno dalle conseguenze preoccupanti, sia da un punto di vista demografico sia sociale ed economico. Le partenze, infatti, erodono la componente più attiva della popolazione e il Mezzogiorno, oltre a perdere potenziali lavoratori, sperimenta anche l’emigrazione di giovani in possesso di risorse qualificate.

Le difformità del fenomeno

Dunque, l’emigrazione non è distribuita in modo uniforme, ma si concentra, come già sottolineato, in precise aree del Paese. “(…) Questi luoghi, svuotati lentamente ma inesorabilmente delle loro energie vitali, soffrono di un duplice processo: lo spopolamento fisico e l’impoverimento umano. Le comunità locali si riducono, l’età media aumenta, i servizi scompaiono, le scuole chiudono, l’economia collassaâ€. Si diffonde così inevitabilmente un senso collettivo di marginalizzazione e di abbandono.

Il Rapporto aiuta a capire che non c’è una sola Italia, ma molte Italie che si muovono a velocità diverse. Il questo senso, si afferma che il Rapporto Italiani nel mondo 2025 “è anche un atlante dell’ingiustizia spaziale,che documenta come l’Italia abbia faticato a garantire pari opportunità nei suoi territori. E lo fa portando alla luce la geografia delle partenze: nomi di comuni, regioni, quartieri, spesso esclusi dal discorso pubblico nazionaleâ€.

Non solo laureati

Fuga dei cervelli è un’espressione entrata nel lessico dei titoli dei mass media, dei discorsi politici e di valutazioni sociologiche. La parola fuga però non descrive solo un particolare fenomeno migratorio. Questa espressione, infatti, non è riconducibile solo a spostamenti di giovani brillanti. Fuga evoca soprattutto il senso della perdita, dello strappo, della ferita. Le uscite, infatti, non riguardano solo giovani laureati, ma anche diplomati. Anzi, secondo quanto si afferma nel Rapporto, questi ultimi prevalgono sui primi.

Le ragioni di una scelta così radicale risiedono soprattutto nel fatto che i nostri giovani trovano nei nuovi paesi d’arrivo condizioni di dignità e di attenzione, totalmente assenti nelle zone che lasciano. Dentro questa cornice, si sottolinea nel Rapporto, “l’Italia appare come un Paese da cui si deve ancora fuggire, ma che, allo stesso tempo, è in grado di formare eccellenze riconosciute a livello internazionale. (…) Oggi, invece, le istituzioni italiane appaiono culturalmente e anagraficamente distanti dalle nuove generazioniâ€.

Molte ombre

L’Italia è oggi l’unica realtà che cresce all’estero, confermando che si tratta di una realtà ripiegata su sé stessa, dove fragilità sociali ed economiche, divari territoriali, squilibri demografici, difficoltà occupazionali… sono molto più presenti rispetto ad altre nazioni.

Ma a lasciare l’Italia non sono solo connazionali ma anche i cosiddetti nuovi italiani. Infatti, una parte di migranti stranieri considera il nostro Paese come una tappa provvisoria in attesa di andare altrove. Allora, la vera sfida consiste non solo nell’arrestare questo flusso di persone che fuggono, ma nel “chiederci come rendere l’Italia un luogo attrattivo in cui le persone possano scegliere di restare e progettare il proprio futuro. Diventa urgente diventare Paese accogliente, ripensando il proprio modello di sviluppo e orientandolo a generare nuove energie demografiche, sociali ed economicheâ€.

Pur essendo unfenomeno circolare (si va, si ritorna, si riparte…), da questa circolarità, però, l’Italia risulta di fatto esclusa (o quasi).

Qualche luce

La mobilità giovanile qualificata, sia essa per studio o per lavoro, diventerà un fenomeno tendenzialmente destinato a crescere. Non stiamo parlando sempre di una emigrazione definitiva. O meglio, non c’è, si legge nel Rapporto, “un progetto migratorio definito in partenzaâ€. Gli espatri sono legati spesso alle opportunità che si presentano in quel momento; per questo, tale mobilità “può cambiare repentinamente, trasformarsi in un ritorno e in una nuova partenzaâ€.

Studiare e/o lavorare all’estero in strutture di ricerca avanzata costituisce un’indubbia condizione di vantaggio, a patto però che buona parte dei giovani che espatriano possa rientrare.  Quella che oggi, per l’Italia, è un’ipotesi residuale deve trasformarsi in una dimensione strutturale di rimpatri virtuosi.

Oltre alle agevolazioni fiscali che le norme già prevedono, occorrono investimenti finalizzati a sostenere politiche familiari e condizioni di welfare di lungo periodo, in grado di valorizzare i rientri di un capitale culturale che rappresenta un valore aggiunto per il Paese.

Nel Rapporto “Italiani nel Mondo†2025 vengono indicati esempi che vanno in questa direzione, in particolare nella rigenerazione di territori abbandonati. A questo proposito, si cita il progetto di Castel del Giudice in Molise, finanziato con i fondi del PNRR incentrato su tre assi: welfare, comunità energetica e attrattività. L’obiettivo è trasformare un territorio abbandonato di un’area interna in un modello di sviluppo sostenibile. Castel del Giudice, con poco più di 300 abitanti, è diventato un laboratorio sperimentale per la rinascita e lo sviluppo delle aree interne dell’Appennino. Fortunatamente un certo numero di rientri va in questa direzione.

In sintesi

Dicevamo che, all’interno dello spazio europeo, gli spostamenti di giovani italiani verso altri paesi sono e saranno sempre più una tendenza destinata a crescere, a meno che non si adottino politiche in grado di invertire percorsi migratori spesso unidirezionali. Questo, si sottolinea nel Rapporto, “è il cuore del problemaâ€. Si tratta di valorizzare un capitale culturale che sviluppa una nuova idea di “Italia fuori dell’Italiaâ€, alla luce delle buone prassi che si incontrano negli altri paesi europei. “La comunità dei cittadini e delle cittadine italiane che risiedono all’estero, si legge, non è altro da noi: è sempre parte costitutiva, vivace e attiva, dell’unica e sola Italiaâ€.

Si tratta di connazionali che vivono la dimensione del diversamente presenti, verso i quali occorre sviluppare la percezione di cittadini “non persi per sempreâ€, ma di risorse da intercettare.

Per essere riconosciuta, questa nuova dimensione deve spingere tutti ad aprire nuovi orizzonti e ad avere lungimiranza politica. Anche chi espatria può rappresentare un’occasione irrinunciabile per “garantire e garantirsi un’Italia generativaâ€, purché questo obiettivo sia oggetto di interventi mirati e adeguatamente programmati.


[1] Rapporto Italiani nel mondo 2025, 20 anni di mobilità italiana: non “fuga†né “cervelliâ€, ma talenti che scelgono.

[2] Rosina A.,Giovani ai margini. Una risorsa sprecata, Affari e Finanza, inserto del quotidiano la Repubblica, 1° dicembre 2025.

[3] Pogliotti G., Occupazione al 62,7% con i senza lavoro che scendono al 6%, Il Sole 24 Ore del 3 dicembre 2025.