Legge annuale di semplificazione

Alleggerimento normativo: oltre i testi unici

In vigore dal 29 novembre, la Legge n. 167 del 10 novembre 2025 (che ha convertito un Disegno di Legge noto come A.C.2393/S.1192) segna un punto di svolta nella produzione e nell’organizzazione della normativa italiana. Formalmente intitolata “Disposizioni per la semplificazione, la razionalizzazione e il riassetto della normativa settoriale”, non si tratta di un semplice atto legislativo, ma l’espressione di una pressante necessità sistemica: superare l’insostenibile frammentazione legislativa che per decenni ha caratterizzato il sistema educativo nazionale. Il settore della scuola, dell’università e della ricerca è stato, forse più di ogni altro, vittima di questa proliferazione incontrollata di leggi, decreti, circolari e note dettate spesso dall’urgenza o dall’adeguamento a direttive internazionali. Questa modalità di produzione legislativa ha portato ad un corpus normativo monumentale: la mancanza di un meccanismo automatico di ‘pulizia’ normativa ha ingenerato un onere burocratico e interpretativo non indifferente per le istituzioni scolastiche, costrette a districarsi tra riferimenti incrociati e disposizioni di dubbia vigenza che ingenerano confusione e, spesso, contenzioso. Ebbene, la Legge n. 167/2025 affronta questa sfida attraverso lo strumento più potente e organico a disposizione: la delega legislativa al Governo. Partendo dalla consapevolezza che l’efficienza amministrativa e la qualità dell’insegnamento sono direttamente proporzionali alla chiarezza del quadro normativo, l’obiettivo dichiarato è quello di rendere il sistema più chiaro, razionale ed efficiente ripristinando la certezza del diritto e facilitando l’operato quotidiano di dirigenti, docenti, personale ATA e organi di governo dell’istruzione.

Unificazione e razionalizzazione delle discipline legislative

I principi e i criteri direttivi che guidano l’azione del Governo, esplicitati nei Capi I e II della Legge 167/2025, costituiscono il mandato vincolante con cui il Parlamento ha conferito al Governo l’adozione dei Decreti legislativi. I punti-chiave possono essere sintetizzati in tre importanti ambiti di intervento.

Testo unico per la scuola

Il primo, e forse più ambizioso, criterio direttivo è l’unificazione e razionalizzazione delle discipline legislative di livello primario nell’intento di creare uno o più Testi Unici per il settore dell’istruzione e della formazione. Il TU non è una semplice raccolta di regole, ma uno strumento teso ad operare una vera e propria riorganizzazione sistematica e organica del corpus normativo: raccogliendo in un unico atto le disposizioni sparse su una determinata materia, elimina ripetizioni, armonizza le diverse fonti e semplifica drasticamente la consultazione per tutti gli operatori del diritto e della scuola.

Alleggerimento normativo

Il secondo assunto di base attiene alla fondamentale operazione di ‘pulizia’ normativa del sistema. A tal proposito viene espressamente delegata l’abrogazione esplicita delle disposizioni superate, obsolete o tacitamente annullate (in contrasto con norme successive) e l’individuazionedelle norme di principio (es. obbligo scolastico, libertà di insegnamento, autonomia scolastica) che, per la loro natura costituzionale o ordinamentale, non possono essere modificate dalla normativa secondaria (regolamenti ministeriali, decreti attuativi): un passaggio vitale per rimuovere la legislazione che appesantisce le banche dati normative e operare una distinzione tra le disposizioni-cardine e la normativa secondaria, tesa a rafforzare la stabilità del sistema.

Elevati standard di qualità

Il terzo fondamento decisionale mira a garantire che le nuove disposizioni, una volta adottati i Testi Unici, aderiscano a standard di elevata qualità. Le nuove norme devono inserirsi in modo logico e non contraddittorio all’interno dei Testi Unici di riferimento e dell’ordinamento giuridico generale. Ogni legge deve specificare in modo inequivocabile gli scopi che intende raggiungere. Per avere la garanzia del mantenimento di tali obiettivi vengono utilizzati strumenti come l’Analisi dell’impatto della regolamentazione (AIR) e la Verifica dell’impatto della regolamentazione (VIR) proprio al fine di stimare gli effetti attesi e misurare i risultati effettivi della norma.

Verso un’armonizzazione normativa

Il vero legame operativo della Legge 167/2025 con il mondo della scuola e dell’istruzione è contenuto nell’art. 15, che conferisce una specifica e dettagliata delega al Governo per adottare, entro termini definiti, uno o più decreti legislativi volti alla semplificazione, al riordino e al riassetto delle disposizioni legislative relative alle materie di competenza del Ministero dell’Istruzione e del Merito. La delega non interviene direttamente con nuove norme sul funzionamento della scuola, ma mira a rendere il quadro normativo più fluido e aderente alle esigenze di una Pubblica Amministrazione efficiente ed equa. Gli ambiti di applicazione più significativi riguardano il Personale docente, educativo e ATA ivi compreso il loro trattamento giuridico in relazione alle diverse tipologie di contratti e rapporti di lavoro (art. 15, punto b). È prevista, inoltre, una riforma della disciplina relativa alle loro funzioni e ruoli, da attuarsi coerentemente con la normativa generale in materia di pubblico impiego.

Va ricordato in merito che la necessità di riformulare in maniera efficace un testo unico per la scuola è stata avvertita già dalla legge Bassanini (legge 15 marzo 1997, n. 59), a pochi anni di distanza dall’emanazione del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, cioè del primo Testo unico dopo i Decreti delegati del 1994 e, successivamente, dalla legge 107/2015 nei commi 180 e 181. Vanno anche menzionati gli impegni dei diversi governi che si sono succeduti nel tempo esplicitati attraverso gli atti di indirizzo al Parlamento. Per esempio va ricordato quello del 4 Maggio 2021 del Ministro Bianchi (Governo Draghi) in cui si metteva in evidenza l’urgenza di riunificare e armonizzare la normativa in uno o più Testi unici per garantire chiarezza e certezza del diritto, proprio a causa della dispersione e dell’eccessiva stratificazione delle norme scolastiche.

Organi collegiali: snellezza e partecipazione

Anche la vita democratica degli organi di governo delle istituzioni scolastiche viene sottoposta a revisione. Al punto e) dell’art. 15 si parla degli Organi Collegiali (Consigli di Classe, Collegio Docenti, Consiglio di Istituto) attualmente ancora disciplinati dal DPR 31 maggio 1974, n. 416 e dai successivi decreti delegati del 1974, che li istituirono in un contesto politico, sociale e giuridico completamente diverso da quello attuale. Nacquero, infatti, come espressione di una spinta democratica e partecipativa post-sessantottina. Il loro scopo principale era democratizzare la gestione della scuola, coinvolgendo studenti, famiglie e personale esterno al corpo docente. Il modello del 1974 non è più pienamente compatibile dopo la riforma dell’autonomia scolastica (L. 59/1997) e dopo l’attribuzione della dirigenza ai capi di istituto (D.lgs. 59/1998). Nel corso degli anni, diversi Governi hanno tentato di riformare gli Organi Collegiali, ma senza successo, per le diverse implicazioni sindacali, politiche, ma anche sociali.

La delega contenuta nell’Articolo 15 della Legge 167/2025 si colloca come esigenza volta anche a superare un latente conflitto tra il potere gestionale del Dirigente Scolastico (che risponde dei risultati e gestisce le risorse) e il potere deliberante del Consiglio di Istituto (che è chiamato a votare un bilancio gestito dal DS). L’obiettivo è quello trasformare il Consiglio di Istituto da organo con potere quasi “esecutivo” (modello anni ’70) a un vero e proprio organo di indirizzo strategico e di controllo di legittimità (modello più adeguato ai tempi attuali). Si tratta quindi di semplificare le procedure, ridefinire il funzionamento e alleggerire la mole documentale richiesta. La riforma deve rendere gli Organi Collegiali anche pienamente compatibili con le norme sull’Amministrazione Digitale (CAD), prevedendo modalità di convocazione, svolgimento e verbalizzazione delle adunanze.

Diritto allo studio e inclusione scolastica

La delega include anche una revisione orientata a finalità formative e sociali: il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, deve essere garantito mediante la riorganizzazione delle disposizioni legislative che lo sostengono (art. 16). Ciò investe direttamente i servizi e gli interventi essenziali per l’inclusione scolastica e sociale (trasporto, mensa, assistenza specialistica). La semplificazione in questo settore è fondamentale per garantire che le risorse e i servizi raggiungano gli studenti che ne hanno diritto con la massima efficacia e tempestività, superando le disparità territoriali che spesso ne limitano l’applicazione. Particolare attenzione è posta, inoltre, alla normativa sull’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, con disturbi specifici di apprendimento (DSA) e con bisogni educativi speciali (BES). L’obiettivo è armonizzare le diverse leggi intervenute negli anni per creare un percorso di supporto integrato, chiaro e meno vessatorio per le famiglie.

Visione strategica per Università e Ricerca

La Legge n. 167/2025 non si limita alla scuola, ma estende il suo raggio d’azione anche al sistema dell’Alta Formazione, della Ricerca e dell’Università, dedicandovi l’art. 20 che rivolgendosi, appunto, alla formazione superiore e alla ricerca, è animato da una forte vocazione strategica: trasformare il sistema accademico italiano in un polo di attrazione per talenti e studiosi di alto profilo provenienti dall’estero, in modo da renderlo più competitivo a livello internazionale.

Il punto b) di questa sezione della delega è rivolto al riordino delle norme per il reclutamento dei ricercatori e dei docenti universitari, comprese le procedure di valutazione dei prodotti della ricerca. Del funzionamento degli enti pubblici di ricerca si occupa ilpunto h), mentrela promozione dell’internazionalizzazione del corpo docente e degli studenti è affidata al punto c). L’art. 20 si concentra in modo specifico sul miglioramento delle procedure di chiamata diretta dall’estero di studiosi stabilmente impegnati in attività di ricerca o insegnamento presso istituti universitari o di ricerca esteri: l’intento è snellire la burocrazia e rendere più rapido e conveniente il reclutamento di eccellenze internazionali.

Tabella di marcia della semplificazione

La Legge 167/2025, all’articolo 15, stabilisce un calendario rigido per l’attuazione della delega in materia di istruzione, garantendo che il processo di semplificazione e riordino della normativa scolastica non subisca ritardi indefiniti. L’intero processo si articola in due fasi consecutive, per una durata complessiva di trenta mesi dall’entrata in vigore della Legge.

  1. Prima Fase (18 Mesi): il Governo dispone di diciotto mesi per adottare i decreti legislativi che contengono le riforme più strutturali e complesse. Questo include l’emanazione dei Testi Unici sulla normativa scolastica, il riassetto delle disposizioni relative al personale e la riforma degli organi collegiali. Considerando l’entrata in vigore della Legge a fine 2025, questa prima scadenza è fissata approssimativamente entro maggio 2027.
  2. Seconda Fase (12 Mesi): a seguito dell’adozione dei primi atti, sono concessi ulteriori dodici mesi al Governo per emanare eventuali decreti legislativi correttivi e integrativi. Questa fase è fondamentale per affinare la normativa, tenendo conto sia delle criticità pratiche emerse dalla sua prima applicazione, sia delle osservazioni e delle indicazioni fornite dalle competenti Commissioni parlamentari.

Nuovi obiettivi di semplificazione

La semplificazione amministrativa in ambito scolastico è un tema, come abbiamo già anticipato, che ha radici storiche profonde nel nostro ordinamento, con interventi significativi che risalgono a diversi decenni fa. Un esempio classico è il Testo Unico del 1994, che all’epoca fu promulgato per raccogliere, coordinare e riordinare tutte le disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione. Tra gli adempimenti burocratici interni regolati dalla recente legge, merita di essere evidenziata la gestione ordinaria delle istituzioni scolastiche:

  • la verbalizzazione degli atti di organi collegiali con una riduzione della loro quantità e complessità;
  • la gestione del personale attraverso una semplificazione delle procedure relative a ferie, permessi, assenze e contratti a tempo determinato;
  • l’alleggerimento delle procedure di acquisto di beni e servizi, spesso soggetti a norme complesse di contabilità pubblica; la razionalizzazione della trasmissione di dati e statistiche al Ministero e ad altri enti.

Ma sarebbe auspicabile tentare di alleggerire anche il carico amministrativo sui docenti: lo snellimento della documentazione richiesta per la programmazione didattica annuale e le relazioni finali; la semplificazione delle procedure di valutazione degli studenti e la compilazione delle certificazioni delle competenze; l’abbreviazione delle modalità in caso di reclami o contenziosi.

Verso un sistema educativo semplice e competitivo

  • La Legge 10 novembre 2025, n. 167, ha un duplice scopo: semplificare subito alcune materie specifiche (attraverso le deleghe che abbiamo visto, come quella sull’istruzione); istituire un meccanismo permanente per la semplificazione, introducendo l’obbligo per il Governo di presentare al Parlamento, entro il 30 giugno di ogni anno, un nuovo Disegno di Legge Annuale di Semplificazione.
  • Il concetto della “Legge annuale di semplificazione” è la chiave di volta per un approccio strutturale e non episodico alla riforma della normativa. Non si tratta più di un evento legislativo una tantum, ma dell’istituzione di un meccanismo di manutenzione normativa periodica attraverso un ciclo legislativo obbligatorio e ricorrente che dovrebbe funzionare seguendo alcune tappe.
  • Raccolta continua: gli Uffici legislativi, le amministrazioni, gli organi consultivi e i cittadini (attraverso meccanismi digitali) segnalano in modo continuativo le norme obsolete, contraddittorie o gli adempimenti burocratici inutili.
  • Preparazione: il Governo, tramite la Presidenza del Consiglio (Dipartimento per la Funzione Pubblica), elabora le proposte di abrogazione, modifica o riordino.
  • Approvazione annuale: entro il 30 giugno di ogni anno, il Governo è obbligato a presentare al Parlamento un Disegno di Legge (DDL) annuale di semplificazione.
  • Azione: il Parlamento approva il DDL, che contiene disposizioni dirette di abrogazione/modifica e nuove deleghe al Governo per il riordino di specifici settori individuati come prioritari per quell’anno.

Nonostante l’eccellenza del concetto alla base di questo processo, ci possono essere rischi concreti che potrebbero minare l’efficacia del sistema. Per esempio Il DDL annuale potrebbe essere usato come “contenitore” per inserire normative eterogenee e urgenti, snaturandone lo scopo originario di semplificazione. La necessità di approvare il DDL entro una scadenza fissa (30 giugno) può portare a una legislazione frettolosa. Il Parlamento, vincolato da interessi politici o dalla scarsità di tempo, potrebbe procrastinare l’approvazione del DDL o limitarne il campo d’azione.

In sintesi, la Legge annuale di semplificazione è un’architettura normativa estremamente promettente, ma la sua efficacia non è automatica; dipenderà dalla disciplina politica del Governo e del Parlamento nel mantenere fede al suo scopo primario e nel resistere alla tentazione di usarla in modo opportunistico.