Nel settembre 2024, durante il Summit sul Futuro delle Nazioni Unite a New York, la comunità internazionale ha compiuto un passo significativo approvando – al termine di un lungo processo negoziale – il “Patto sul Futuro”, la “Dichiarazione sulle future generazioni” e il “Global Digital Compact[1]”. Tre strumenti complementari che mirano a rafforzare la capacità dei sistemi globali di far fronte alle grandi trasformazioni del nostro tempo.
Un ampio accordo internazionale
Il Patto sul Futuro è l’accordo internazionale più ampio degli ultimi anni: delinea 56 azioni strategiche per permettere alle istituzioni globali di rispondere a un mondo profondamente diverso da quello in cui sono nate. I temi toccati sono quelli che attraversano oggi anche le nostre scuole: pace e sicurezza, sviluppo sostenibile, cambiamento climatico, cooperazione digitale, diritti umani, parità di genere, ruolo delle giovani generazioni e trasformazione della governance globale.
Una novità di particolare rilievo riguarda l’Allegato II, la Dichiarazione sulle future generazioni [2, pag. 57]. Per la prima volta, i Paesi si impegnano a introdurre misure concrete affinché i bisogni dei giovani siano realmente considerati nei processi decisionali. Non solo tutela, dunque, ma partecipazione attiva, con l’obiettivo di aprire spazi significativi per la voce delle nuove generazioni nelle decisioni globali.
La Dichiarazione, articolata in 32 punti, prende avvio da premesse che chiamano ciascun Paese a una responsabilità ampia: “(…) consapevoli che le generazioni future includono tutte le generazioni che non esistono ancora e che erediteranno questo pianeta” e “osservando che molti sistemi giuridici nazionali, così come alcune culture e religioni, mirano a tutelare i bisogni e gli interessi delle generazioni future e a promuovere solidarietà, giustizia ed equità intergenerazionali”.
L’Italia non solo è firmataria del Patto e dei suoi allegati[2], ma si distingue perché la tutela degli interessi delle future generazioni è già iscritta nella Costituzione, a seguito della riforma degli articoli 9 e 41 del 2022. È un elemento che conferisce al nostro Paese un ruolo particolare in questo nuovo scenario globale.
L’Italia e le future generazioni
Il 22 febbraio 2022 è entrata in vigore una riforma costituzionale di portata storica: per la prima volta sono stati modificati alcuni principi fondamentali della Costituzione, gli articoli 9 e 41, introducendo esplicitamente la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi “anche nell’interesse delle future generazioni”[3].
L’articolo 9 rafforza il legame tra cultura, ricerca e tutela del patrimonio naturale e storico del Paese; l’articolo 41 chiarisce che la libertà dell’iniziativa economica non può mai svolgersi a danno della salute, dell’ambiente, della sicurezza e della dignità umana. Una scelta netta, che riconosce il futuro come responsabilità condivisa e indica alle istituzioni – e quindi anche alla scuola – una direzione precisa: lo sviluppo deve essere sempre orientato al bene comune e alle generazioni che verranno.
Questa innovazione, purtroppo, è passata quasi inosservata nell’opinione pubblica nel 2022, oscurata dalle tragiche notizie sull’invasione dell’Ucraina. Eppure oggi, a quasi quattro anni dalla riforma, ne cogliamo gli effetti culturali e politici, grazie anche all’impegno costante di realtà come ASviS – di cui è parte l’INDIRE – nello stimolare il dibattito pubblico, specialmente tra i giovani, per una partecipazione attiva nella costruzione del futuro desiderabile.
Un esempio significativo è il dibattito “La Costituzione è cambiata: come cambiare l’Italia?”[4], organizzato nel terzo anniversario della riforma: un confronto vivace tra giovani, esperti e rappresentanti delle istituzioni. Tra gli interventi più incisivi, quello del presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato, che ha lanciato ai giovani un appello destinato anche al mondo della scuola: “Ora che quel diritto c’è, tocca a voi difenderlo. Una Greta non basta. Ce ne vogliono tante, ce ne vogliono tanti. Allora vi chiedo: voi, cosa pensate di poter fare?”.
Parole che risuonano fortemente nel settore educativo: perché è proprio nella scuola che può nascere la consapevolezza civica necessaria per trasformare un principio costituzionale in una pratica collettiva e quotidiana.
Valutazione di impatto generazionale
In attuazione della riforma costituzionale, il 29 ottobre scorso (2025) la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente la legge che introduce la Valutazione di impatto generazionale (VIG) delle nuove norme[5]. Si tratta di un passaggio decisivo: il testo stabilisce infatti che “le leggi della Repubblica promuovono l’equità intergenerazionale, anche nell’interesse delle generazioni future” e richiede ai legislatori di valutare preventivamente gli effetti sociali e ambientali delle scelte politiche.
La VIG sarà integrata all’interno dell’Analisi di impatto della regolamentazione (AIR), già obbligatoria, e il Governo avrà sei mesi di tempo per adottare i decreti attuativi. La legge istituisce inoltre presso la Presidenza del Consiglio un Osservatorio per l’impatto generazionale, con funzioni di monitoraggio, analisi e proposta di strumenti per rendere effettiva questa nuova prospettiva di valutazione. Non solo: l’AIR dovrà includere anche la valutazione dell’impatto di genere delle nuove norme, rafforzando ulteriormente un approccio legislativo orientato all’equità e alla responsabilità verso il futuro.
Ecosistema Futuro
Per dare concreto sostegno all’impegno assunto dall’Italia con il Patto sul Futuro e con la Dichiarazione sulle future generazioni, ASviS ha avviato Ecosistema Futuro[6], un progetto che riunisce numerosi partner istituzionali, culturali e scientifici. L’obiettivo è ambizioso: portare “i futuri e il pensiero a lungo termine al centro del dibattito pubblico” attraverso iniziative di divulgazione, percorsi educativi, attività di ricerca e spazi di partecipazione aperti a tutta la cittadinanza.
Il lancio ufficiale dell’iniziativa è avvenuto con Future Day 2025. Mettere il futuro al centro del dibattito pubblico, politico e culturale, tenutosi a Venezia lo scorso maggio[7]. Una giornata intensa, in cui i giovani sono stati – ancora una volta – i veri protagonisti: si sono alternati sul palco raccontando in prima persona come immaginano e costruiscono il futuro che desiderano. Testimonianze fresche, coraggiose, che meritano di essere viste e riviste anche insieme agli studenti, perché mostrano in modo concreto cosa significhi prendere parola e agire per il proprio futuro.
Dalla voce dei giovani: un’idea di scuola “del futuro”
Tra i panelist di Future Day 2025, spicca l’intervento di Eugenio Russo, diciannovenne e fondatore di Conthackto[8]. Nel suo breve spitch, parla direttamente alla scuola, interrogandola e invitandola a cambiare prospettiva. “Forse l’ho già detto, ho 19 anni e sono uscito da poco da scuola…”.
Un messaggio semplice ma potente, che invita chi lavora nell’educazione ad ascoltare con attenzione lo sguardo di chi quel futuro lo sta già abitando[9].
Educazione e cultura
All’interno di Ecosistema Futuro, l’asse dedicato all’Educazione e Culturaconcentra il proprio lavoro sulla capacità di esplorare i futuri possibili, la cosiddetta futures literacy, una competenza sempre più riconosciuta come essenziale nella società contemporanea.
Eppure, secondo il recente studio comparativo internazionale di Eurydice riferito all’a.s. 2023/2024[10], la futures literacy – pur essendo una delle 12 competenze del GreenComp[11], il quadro europeo per la sostenibilità introdotto nel 2022 – risulta tra quelle meno esplicitamente presenti nei curricoli e nei sistemi educativi dei 39 Paesi coinvolti.
Per contribuire a colmare questo divario, il 2 dicembre – in occasione della Giornata mondiale dei futuri promossa dall’UNESCO – si è svolto a Roma l’evento Un patto sul futuro, anche nell’interesse delle future generazioni[12], organizzato da ASviS con numerosi partner dell’ecosistema. Un appuntamento dedicato a diffondere questa nuova alfabetizzazione e a rafforzare l’idea che il futuro non è un destino da subire, ma un campo che si costruisce quotidianamente.
Barometro sul futuro: cosa pensano gli italiani (e cosa interessa alla scuola)
Durante l’evento è stata presentata la ricerca nazionale Barometro sul futuro[13], che fotografa un rapporto complesso con il domani: “pensiamo al futuro, ma non troppo”.
Otto persone su dieci dichiarano di pensarci, ma solo la metà lo fa con regolarità. I giovani tra i 20 e i 39 anni mostrano maggiore attenzione, mentre i 16-19enni appaiono più ancorati al presente, un dato che chi lavora nella scuola non può ignorare.
Emergono inoltre sentimenti contrastanti: prevale un pessimismo sul futuro del Paese, ma cresce l’ottimismo verso il proprio futuro personale nei prossimi dieci anni. E molti, soprattutto giovani, percepiscono una società più orientata al presente individuale che al futuro comune. Significativo anche il tema della responsabilità: per il 42% delle persone – percentuale che sale al 53% tra i 16-19enni e al 46% tra i 20-39enni – “il futuro è aperto, totalmente costruito dalle nostre scelte quotidiane”. Una convinzione che la scuola ha il compito di coltivare e rafforzare.
Due domande che interrogano direttamente la scuola
1. È utile introdurre una “educazione ai futuri” nelle scuole e nelle università?Il consenso è ampio e trasversale: il 75% degli intervistati risponde sì.
Favorevoli:
- 69% dei 16-19enni
- 73% dei 20-39enni
- 73% dei 40-59enni
- 81% degli over 60
Un segnale forte: la società italiana sente il bisogno di strumenti educativi per immaginare e costruire il domani.
2. Quali competenze servono di più per prepararsi al futuro? Le priorità indicate sono chiare:
- Gestire innovazione tecnologica, IA e interazioni uomo-macchina – 56% (63% tra i 16-19enni)
- Comprendere e anticipare i grandi cambiamenti del nostro tempo – 45%
- Cooperare per costruire soluzioni condivise – 43%
- Interpretare criticamente le informazioni dei media – 43%
- Essere cittadini consapevoli – 42% (52% tra gli over 60)
- Competere per realizzarsi individualmente – 20%
Un quadro che indica con nettezza la direzione: pensiero critico, collaborazione, visione sistemica e alfabetizzazione digitale avanzata devono essere priorità educative stabili.
Competenze di futuro
Tra gli output più rilevanti per il mondo dell’educazione dalla giornata del 2 dicembre, spicca il future paper Promuovere l’alfabetizzazione ai futuri. Verso una società pronta al futuro[14], presentato durante l’evento del 2 dicembre di Ecosistema Futuro. Il documento chiarisce che “alfabetizzare ai futuri” significa imparare a esplorare scenari diversi per compiere oggi scelte più consapevoli, evitando di rimanere prigionieri dell’inerzia del presente.
Come ricorda Roberto Poli, uno dei maggiori studiosi italiani di future studies e autore del paper, l’obiettivo della Futures Literacy non è “prevedere o conoscere il futuro”, ma permettere a persone, organizzazioni e comunità di distinguere tra diversi futuri possibili, di immaginare alternative e di utilizzare il futuro come risorsa di speranza e orientamento.
Il paper descrive metodologie come i FutLabs, già sperimentate nelle scuole italiane, che aiutano studenti e studentesse a sviluppare pensiero critico, visione sistemica, creatività e capacità di immaginare mondi nuovi. In questi percorsi, bambini e ragazzi diventano protagonisti attivi nella costruzione dei futuri possibili, non semplici osservatori.
Il testo invita anche docenti e dirigenti a formarsi su queste competenze, per guidare scuole capaci di anticipare i bisogni emergenti dei territori e di orientare consapevolmente innovazione, sostenibilità e partecipazione. In definitiva, l’alfabetizzazione ai futuri viene proposta come una leva culturale e pedagogica strategica: uno strumento per preparare il Paese alle sfide dei prossimi decenni e restituire alle nuove generazioni la possibilità – e la libertà – di immaginare e desiderare mondi migliori.
Il futuro e la scuola
Il futuro non è un tema nuovo per la scuola. La scuola è da sempre il luogo in cui il futuro prende forma: ogni lezione, ogni relazione educativa, ogni scelta didattica contribuisce a plasmare il mondo che verrà. Per questo, parlare oggi di competenze di futuro non significa aggiungere un ulteriore compito a un’istituzione già carica di responsabilità, ma riconoscere e valorizzare ciò che la scuola fa da sempre — ma farlo con una nuova consapevolezza e con nuovi strumenti, metodi e tecniche.
I recenti avanzamenti normativi e culturali del nostro Paese, insieme alle molte esperienze didattiche e di ricerca già in corso nell’ambito dei “future studies” ci offrono l’opportunità di rafforzare, più esplicitamente, il movimento educativo e culturale che:
- rende visibile ciò che la scuola già fa, riconoscendo le forme in cui ogni giorno sviluppa competenze di futuro: immaginazione, creatività, progettualità, pensiero critico, responsabilità, agentività, ecc.;
- trasforma paura e incertezza in fiducia nell’azione, accompagnando i giovani a vedere sé stessi come agenti capaci di incidere sul domani;
- sviluppa intenzionalmente competenze chiave, oggi ritenute indispensabili per abitare un mondo complesso — tra cui l’uso di tecniche e metodi dei future studies, come proposto dal Future paper[15];
- orienta la trasformazione della scuola attraverso una governance che sappia guardare avanti, anticipare bisogni, costruire visioni condivise.
In questo senso, la scuola non è chiamata a “fare di più”, ma a fare meglio ciò che già le appartiene profondamente: coltivare futuro, dare forma al possibile, allenare alla speranza.
[1] Patto sul futuro (traduzione italiana) e Pact for the Future (in inglese).
[2] L’intervento dell’Italia al Summit sul Futuro.
[3] Dossier 18 gennaio 2022. Modifiche agli articoli 9 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente.
[5] Camera dei deputati. Documentazione parlamentare. Semplificazione normativa
[6] ASviS. Ecosistema futuro
[7] Future Day. Mettere il futuro al centro del dibattito pubblico, politico e culturale.
[8] Conthckto. Al fianco delle nuove Generazioni.
[9] L’intervento di Eugenio Russo è disponibile a partire dal minuto 1:37 del video di Future Day 2025: “Future day 2025. Mettere il futuro al centro del dibattito pubblico, politico e culturale”.
[10] Cfr. Pettenati m.c., Competenze per insegnare la sostenibilità, in Scuola7-412 del 6 giugno 2025.
[11] European Commision. GreenComp. Il quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità.
[12] Notizie dal mondo ASviS. Evento sui futuri possibili.
[13] Indagine Piepoli. Barometro sul futuro.
[14] Pietrabissa R., Poli R, Ecosistema futuro. Promuovere l’alfabetizzazione ai futuri
[15] Ivi.



