La storia, fondamento dell’educazione

Il curricolo della Repubblica: una proposta formativa in progress

La storia consente ad ognuno di noi di conoscere la ricchezza dell’esperienza umana. In quanto tale, può essere considerata un’estensione della comprensione della vita, sia nelle manifestazioni individuali che collettive, sia negli slanci solidali che nelle azioni tremendamente feroci.

Citando Marc Bloch (Apologia della storia o mestiere di storico)[1], alla domanda di un figlio “Papà, a che serve la storia?”, possiamo rispondere che la storia è una delle dimensioni più importanti dell’educazione. In particolare, aiuta a farci uscire da un presente che rischia di soffocarci e, soprattutto, ci educa a ripudiare la guerra in cui, come ci ha insegnato il drammaturgo Eschilo nel V secolo a.c., la prima vittima è la verità. Le guerre, infatti, (lo avvertiamo quotidianamente) sono il terreno della menzogna, della falsità, della propaganda. Basti pensare alla guerra americana in Iraq: le prove delle armi di distruzione di massa (motivo scatenante dell’attacco degli USA) non sono mai state trovate!

L’ammonimento del grande poeta greco ha 2.500 anni, ma è ancora attualissimo. 

Comprendere il presente conoscendo il passato

Con Marc Bloch, affermiamo che l’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato. Ma è pur vero che non si è in grado di comprendere il passato se non si conosce il presente… La storia insegna all’umanità intera da dove viene, quello che è e lascia intravvedere dove va. (Bloch, 2009). Chi vuole limitarsi al presente e solo a ciò che accade ora, non sarà in grado di comprendere in pieno “l’attuale”.

Dunque, il compito della storia è quello di sostenerci nella comprensione delle nostre radici e acquisire la consapevolezza che, per costruire un progetto di vita, occorre prendere coscienza che veniamo da lontano. Il passato non è solo un insieme di date e di nomi da memorizzare, ma un serbatoio di esperienze, successi e fallimenti. Studiando la storia, possiamo capire come si sono evolute le società, le culture, le economie e i sistemi politici. Questo ci permette di riconoscere i processi che hanno portato alla situazione attuale e di evitare (forse) di ripetere gli errori.

Conoscere il Novecento

Marcello Flores D’Arcais, storico italiano, noto studioso di genocidi, ha definito il Novecento il “secolo-mondo”[2]. In effetti nel XX secolo sono avvenuti sconvolgimenti che hanno cambiato la storia dell’intero pianeta. Tali cambiamenti, in positivo e in negativo, continuano a pesare enormemente sulle vicende attuali.

La bozza delle Indicazioni del 2025 riserva l’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado alla storia del Novecento. Anche se tale scelta sembrerebbe fare intendere che la storia del Novecento non dovrebbe interessare gli alunni della scuola primaria, è, tuttavia, un passo avanti poter contare su un intero anno per conoscere il “secolo breve”.  

Forse la storia non è magistra vitae, come Cicerone ci ha voluto fare intendere (De Oratore): molto spesso gli eventi sono il prodotto di una complessa relazione di fattori unici, ma sicuramente ripropone con una certa ricorsività immagini che, specificatamente, il Novecento ha scolpito nei cammini che ancora oggi percorriamo. Se non si possiede la memoria significa consegnare ad intere generazioni un presente “afono” e un futuro ancora più incerto di quanto non sia già.

Conoscere il Novecento solo a quattordici anni?

Come dicevamo, gli alunni della classe terza della scuola secondaria di primo grado potranno contare su un intero anno per conoscere le vicende storiche del Novecento, superando il limite della seconda guerra mondiale (quando va bene!) come termine ad quem del “programma” di storia” dell’ultimo anno. Si tratta certamente di una condizione necessaria, ma non sufficiente.

La conoscenza del passato recente richiede, infatti, un ripensamento radicale dell’attuale curricolo di storia che presuppone il diretto coinvolgimento anche dei bambini della scuola della primaria (e perché no, dell’infanzia!), soprattutto per rimuovere precocemente la comunicazione semplificata dei social media, che veicolano rappresentazioni fittizie, di parte e spesso intenzionalmente menzognere. Anche gli alunni più piccoli devono iniziare presto a comprendere che tutto ciò che li circonda (la democrazia, i diritti, la tecnologia, l’economia, i confini dei paesi, il concetto di pace e di guerra) è stato modellato dagli eventi del XX secolo.

La storia del Novecento, con le sue contraddizioni, offre un terreno fertile per sviluppare il pensiero critico. Attraverso l’uso di fonti diverse (foto, oggetti, filmati, testimonianze) anche i bambini della scuola primaria possono imparare a non dare nulla per scontato, a porre domande e a confrontare punti di vista diversi. La costruzione del pensiero storico può avvenire fin dalla più tenera età partendo dalle tracce e lavorando sulla storia locale.

Per un curricolo della Repubblica

In particolare, dal 1943 al 1948 l’Italia ha conosciuto uno dei momenti più straordinari e importanti dopo la proclamazione dello Stato unitario nel lontano 1861, che ha segnato l’ingresso del nostro Paese nella contemporaneità.

La lotta di liberazione, il superamento della dittatura fascista, la reinvenzione di un nuovo assetto istituzionale, la nascita dei partiti politici, il voto alle donne, la fame della gente, le città ridotte a cumuli di macerie, le emigrazioni di massa… costituiscono una fase della storia del popolo italiano caratterizzata da fermenti e da un desiderio di partecipazione che in precedenza non si erano mai visti.

In coincidenza con la ricorrenza dell’ottantesimo anniversario degli anni 1945-1948, in ogni scuola i docenti potranno progettare e realizzare moduli didattici, possibilmente multidisciplinari, in cui approfondire specifiche tematiche di quel periodo cruciale. 

Il curricolo della Repubblica può coincidere inoltre con un percorso formativo per insegnanti della durata del quadriennio 2025-2028, recuperando in tal modo un deficit di conoscenza che molti insegnanti scontano, non avendo avuto a scuola la possibilità di studiare gli sconvolgimenti di quella fase della storia italiana.

Un esempio pratico di curricolo della Repubblica

Le attività in classe con gli alunni potranno essere organizzate con modalità tradizionali (lezioni dei docenti e/o di figure esperte), ma soprattutto con attività laboratoriali.

Partendo dalla ricorrenza dei principali fatti dal 1945 in poi, un’ipotesi di lavoro potrebbe essere sviluppato nella seguente modalità.

Il curricolo della Repubblica

AnnoNuclei tematiciLaboratori
1945Il 25 aprile L’Italia delle macerie I bambini salvati dalla fame …L’Olocausto …
1956Il referendum del 2 giugno Le donne dell’assemblea costituente L’organizzazione dei lavori …La figura femminile nella letteratura del Novecento …
1947Verso il testo definitivo della Carta costituzionale Alcune parole chiave La promulgazione del testo …Approfondimento delle parole-chiave della Costituzione …
1948L’entrata in vigore della Costituzione Le elezioni del 18 aprile Il primo presidente della Repubblica …Il sistema elettorale …

Si tratta naturalmente di tematiche indicative, che però possono contribuire ad affrontare con sistematicità le carenze conoscitive manifestate da molti studenti.

Le attività di laboratorio verteranno sulla ricerca e sviluppo di situazioni-problema, sull’esame di specifici temi (ad esempio, dalle leggi razziali del 1938 all’Olocausto), sull’approfondimento delle parole-chiave della Costituzione, su personaggi ed episodi della storia locale.

Si potranno impiegare molteplici strategie didattiche, dal focus group, al case study, al lavoro di coppia, di piccolo gruppo, all’apprendimento cooperativo… nell’ottica di una didattica costruttiva per problemi e progetti.

Alunni e insegnanti potranno dare vita anche ad attività di Service Learning, in cui si impara ad apprendere e servire insieme.

Un appuntamento ad agosto

Sull’ipotesi del curricolo della Repubblica, un gruppo di insegnanti dell’AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici) dell’Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte terrà una Summer school dal 25 al 28 agosto a Marola, sull’Appennino Reggiano. Il tema è Sguardi che costruiscono il futuro. La scuola della persona nel solco della Costituzione. L’obiettivo è quello di gettare le fondamenta di un curricolo della storia del Novecento per l’intera scuola di base. Si tratta di una proposta formativa in progress che si concluderà nel 2028.

Alcuni riferimenti bibliografici

Bloch M. (2009), Apologia della storia o mestiere di storico, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino.

Flores D’Arcais M. (2002), Il secolo-mondo. Storia del Novecento, due volumi, Il Mulino, Bologna.

Hobsbawm E.J. (1991), Il secolo breve, Milano, Rizzoli.

Rondanini L., Per un curricolo del Novecento, Scuola 7, n. 418 del 16 febbraio 2025, Tecnodid.

.


[1] Apologie pour l’histoire ou Métier d’historien è un saggio di Marc Bloch, redatto tra la fine del 1940 e i primi mesi del 1943. Rimasto incompiuto, fu pubblicato postumo nel 1949 per iniziativa di Lucien Febvre, suo amico e compagno di studi, il quale però nella composizione non tenne conto delle parti mancanti.

[2] M. Flores D’Arcais, Il secolo-mondo. Storia del Novecento, Il Mulino, 2005.