I cellulari a scuola

Tra divieti, educazione digitale e cittadinanza consapevole

Con la Circolare del 16 luglio 2025 n. 3392, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha esteso il divieto d’uso dei telefoni cellulari anche alle scuole secondarie di secondo grado, alimentando un dibattito che da anni attraversa il mondo della scuola. L’uso dei dispositivi mobili in ambito scolastico, infatti, non è più solo una questione di regole, ma tocca in profondità i temi dell’educazione civica, della cittadinanza digitale e della formazione degli studenti alla vita sociale e democratica.

Un divieto che ha radici educative

Il nuovo provvedimento si innesta in un contesto normativo già tracciato dalla Circolare Ministeriale n. 5274, 11 luglio 2024, con cui veniva vietato in modo assoluto l’uso dei cellulari nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, anche a fini didattici, salvo deroghe specifiche per alunni con PEI o PDP. Alla base vi sono numerose evidenze scientifiche, tra cui il Rapporto OCSE PISA 2022, che segnala una forte correlazione tra l’uso di dispositivi digitali non regolamentato e la diminuzione dei livelli di attenzione, concentrazione e rendimento scolastico.

Non si tratta, però, di una battaglia contro la tecnologia. Il vero cuore della questione è educativo. L’obiettivo non è impedire ai giovani l’accesso ai dispositivi, bensì educarli a farne un uso critico, responsabile e consapevole. In questa direzione si muovono anche le Nuove Linee guida per l’Educazione Civica, che includono la cittadinanza digitale tra le competenze trasversali da sviluppare nel corso della carriera scolastica di ogni studente.

Educazione digitale: rischi, potenzialità e cultura del rispetto

L’educazione digitale non si esaurisce nell’insegnamento dell’uso tecnico degli strumenti digitali. Essa comporta la formazione di una coscienza etica dell’ambiente digitale, la comprensione dei rischi a cui si può essere esposti – come cyberbullismo, violazione della privacy, dipendenza da social media – ma anche la valorizzazione delle potenzialità positive offerte da Internet e dalle tecnologie, tra cui l’accesso all’informazione, la partecipazione democratica e l’apprendimento personalizzato.

In questo senso, il divieto dei cellulari non è un rifiuto della tecnologia, ma una tappa necessaria per promuovere uno spazio educativo protetto, che stimoli nei giovani la capacità di scegliere quando, come e perché utilizzarli.

L’uso eccessivo dei cellulari può avere effetti psicologici significativi, soprattutto nei giovani. Tra i più comuni si riscontrano ansia, irritabilità e difficoltà di concentrazione, spesso legati alla dipendenza da notifiche e alla costante connessione digitale. Alcuni studi hanno evidenziato una correlazione tra l’uso intensivo dello smartphone e un calo delle prestazioni cognitive, come la memoria di lavoro e la capacità di riflessione critica. Inoltre, fenomeni come la nomofobia (paura di restare senza telefono) e la fomo (paura di essere tagliati fuori) alimentano un senso di insicurezza e isolamento sociale. Nei casi più gravi, l’abuso del cellulare può contribuire allo sviluppo di disturbi del sonno, depressione e comportamenti impulsivi, compromettendo il benessere emotivo e relazionale dell’individuo.

Cittadinanza digitale: una responsabilità collettiva

Il concetto di cittadinanza digitale trova fondamento nel Codice dell’Amministrazione Digitale (D.lgs. 82/2005) e nella Carta della cittadinanza digitale (Legge n. 124/2015), che riconoscono ai cittadini il diritto di accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione online, di comunicare tramite PEC, effettuare pagamenti digitali e partecipare ai procedimenti amministrativi.

Nel contesto scolastico, ciò si traduce in una vera e propria responsabilità educativa: formare cittadini digitali consapevoli che sappiano utilizzare le tecnologie in maniera etica e partecipativa. In tal senso, il quadro europeo DigComp 2.2 definisce cinque aree fondamentali: alfabetizzazione digitale, comunicazione e collaborazione, creazione di contenuti digitali, sicurezza digitale, problem solving. Le scuole sono chiamate a rendere operative queste competenze nei regolamenti interni, nei progetti educativi e nei Patti di corresponsabilità, coinvolgendo le famiglie e tutto il personale scolastico in un’alleanza educativa che guarda al futuro.

DigiComp 2.2: la base europea per le competenze digitali

Il riferimento fondamentale per la definizione delle competenze digitali dei cittadini è il Quadro DigComp 2.0, sviluppato dalla Commissione Europea. Il Quadro con lo scopo di promuovere un uso consapevole, critico e creativo delle tecnologie, individua cinque aree chiave: alfabetizzazione digitale, comunicazione e collaborazione, creazione di contenuti digitali, sicurezza e problem solving. Ogni area è articolata in livelli di padronanza che vanno da base a avanzato. Per le scuole, DigComp 2.0 costituisce una bussola per la progettazione di percorsi educativi coerenti con le sfide del mondo digitale, stimolando lo sviluppo di abilità trasversali che non si limitano all’ambito tecnologico, ma che incidono profondamente sulla formazione del pensiero critico e della cittadinanza attiva. Il suo aggiornamento, DigComp 2.2, arricchisce ulteriormente il framework includendo temi come l’intelligenza artificiale, la sostenibilità digitale e la disinformazione online.

Le principali novità del DigComp 2.2 sono:

  • focus sull’Intelligenza Artificiale: competenze per interagire in modo consapevole con sistemi IA;
  • lavoro a distanza: abilità per collaborare efficacemente in ambienti digitali;
  • accessibilità digitale: progettazione inclusiva per tutti gli utenti;
  • etica e sostenibilità: attenzione all’impatto ambientale e sociale delle tecnologie.

Educazione civica e cittadinanza digitale: formare cittadini del presente

L’educazione civica, reintrodotta in modo strutturale nei curricoli scolastici a partire dal 2020, si propone di sviluppare nei giovani una solida coscienza civica e democratica. All’interno di questo percorso, la cittadinanza digitale ricopre un ruolo centrale, in quanto riflette le trasformazioni della società contemporanea e l’importanza crescente delle competenze digitali nella vita quotidiana. Secondo le Linee guida ministeriali, la cittadinanza digitale riguarda non solo l’uso sicuro e responsabile della rete, ma anche il rispetto delle regole del vivere civile online, la tutela dei diritti e la promozione dei doveri nella sfera digitale. L’educazione civica, quindi, non si limita alla conoscenza della Costituzione o delle istituzioni, ma si espande al mondo digitale, favorendo lo sviluppo del pensiero critico, del rispetto reciproco e della partecipazione attiva anche attraverso le tecnologie.

Il ruolo del PNRR: investimenti per una scuola più digitale

L’innovazione tecnologica nella scuola italiana ha ricevuto uno straordinario impulso grazie agli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il Ministero ha stanziato:

  • 450 milioni di euro per la formazione digitale dei docenti;
  • 600 milioni di euro per il rafforzamento delle competenze STEM degli studenti;
  • 2,1 miliardi di euro per il Piano Scuola 4.0, dedicato alla trasformazione degli spazi scolastici in ambienti innovativi e digitalizzati.

Questi interventi hanno prodotto effetti tangibili: la dotazione di dispositivi digitali è cresciuta rapidamente, passando da 1 ogni 6 studenti nel 2021/2022 a 1 ogni 2 studenti nel 2025/2026. Tale evoluzione ha reso possibile una didattica più inclusiva, interattiva e personalizzata, pur mantenendo il rigore e la disciplina necessari all’interno dell’ambiente scolastico[1].

Scuola Futura: la formazione continua dei professionisti dell’educazione

La piattaforma Scuola Futura è diventata il fulcro della formazione continua del personale scolastico. Oggi conta oltre 800.000 utenti attivi tra docenti, dirigenti scolastici e personale educativo, proponendo percorsi formativi certificati, webinar, materiali didattici innovativi e una vasta gamma di buone pratiche.

La piattaforma risponde a un’esigenza fondamentale: non c’è trasformazione digitale senza formazione culturale e professionale. Perché i docenti possano accompagnare gli studenti nell’esplorazione consapevole del mondo digitale, devono essi stessi essere formati, aggiornati e supportati.

Divieto e consapevolezza: costruire un equilibrio sostenibile

Il dibattito sull’uso dei cellulari, dunque, a scuola non può essere ridotto a una contrapposizione tra apocalittici e integrati. Occorre riconoscere che un divieto fine a sé stesso non basta. È invece fondamentale costruire un ambiente educativo dove la tecnologia sia compresa, contestualizzata, regolata e valorizzata.

In particolare, nei cicli scolastici inferiori, il divieto rappresenta una misura protettiva, finalizzata a tutelare lo sviluppo cognitivo e relazionale degli alunni. Quando gli studenti crescono, è opportuno affiancare al divieto momenti di riflessione, attività laboratoriali e percorsi di educazione civica che consentano di interiorizzare il valore dell’autoregolazione.

Per concludere: la sfida educativa della contemporaneità

Il futuro della scuola italiana passa attraverso un’alleanza tra educazione, tecnologia e cittadinanza. Vietare i cellulari non significa rifiutare il presente, ma governarlo con responsabilità pedagogica. La vera sfida non è proibire, ma insegnare a scegliere: scegliere quando è il momento di spegnere il cellulare, scegliere come navigare online in sicurezza, scegliere come contribuire a rendere la società più informata e democratica.

Grazie a un quadro normativo aggiornato, agli investimenti del PNRR e all’impegno delle istituzioni scolastiche, l’Italia ha oggi gli strumenti per affrontare questa sfida. Tocca a studenti, insegnanti e famiglie trasformare il divieto in un’opportunità educativa, affinché ogni aula sia uno spazio di crescita, anche digitale.


[1] fonte MIM facciamo chiarezza articolo del 28 luglio 2025 “Cellulari a scuola, il MIM risponde all’articolo de “La Stampa†del 27 giugno 2025.