La nota del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) n. 36591 del 25 luglio 2025 rappresenta un importante passo avanti nel panorama della formazione docenti in Italia. Con l’oggetto “Formazione docenti a.s. 2025/2026 – Azioni formative sull’inclusione”, il documento segna un chiaro intento del Ministero, quello di rafforzare la cultura dell’inclusione non solo tra i docenti specializzati per le attivitĂ di sostegno didattico, ma in modo capillare all’interno di tutto il corpo docente. Questa iniziativa si inserisce in un contesto piĂą ampio di sviluppo professionale del personale scolastico, che vede nella formazione un elemento strategico per migliorare la qualitĂ del sistema educativo. Le risorse finanziarie, pari a 852.000 euro, ripartite tra le Scuole Polo per la formazione, sono destinate a percorsi formativi specifici che mirano a coinvolgere tutti gli insegnanti, sottolineando come l’inclusione sia una responsabilitĂ condivisa e non un compito esclusivo di pochi.
Piano Formativo sull’Inclusione: obiettivi e contenuti
Il primo punto della nota definisce il cuore dell’iniziativa. Qui viene bene esplicitato l’obiettivo principale: promuovere una cultura diffusa dell’inclusione, dell’equitĂ , dell’accessibilitĂ e del benessere all’interno delle scuole. A tal fine, il Ministero ha stanziato fondi specifici, ripartiti tra le Scuole Polo per la formazione su base regionale in proporzione al numero di docenti di sostegno in organico. Questo approccio garantisce una copertura uniforme su tutto il territorio nazionale, permettendo di raggiungere il maggior numero possibile di insegnanti. I percorsi formativi, della durata minima di 20 ore e da svolgersi nei mesi di settembre e ottobre 2025, sono strutturati su quattro ambiti tematici principali, pensati per offrire una visione completa e operativa dell’inclusione.
Didattica universale e personalizzazione: oltre il sostegno
Il primo ambito tematico si concentra su “Didattica universale e personalizzazione degli apprendimenti”. Questo punto è fondamentale perchĂ© sposta l’attenzione dalla mera gestione della disabilitĂ a un approccio che considera i bisogni formativi di tutti gli alunni. L’inclusione non è piĂą vista come un’azione riparatrice, ma come un principio pedagogico che deve guidare la progettazione didattica di ogni docente. La nota sottolinea l’importanza delle strategie inclusive rivolte a tutti gli studenti, e non solo a coloro che sono portatori di fragilitĂ . Un esempio pratico è l’utilizzo del PEI informatizzato, strumento che, secondo il D.I. n. 153 del 1° agosto 2023, diventa un elemento centrale per la personalizzazione dei percorsi formativi. La formazione su questo strumento, che potrĂ essere compilato tramite le funzionalitĂ disponibili su SIDI, mira a rendere i docenti curricolari parte attiva e consapevole del processo di stesura e attuazione del Piano Educativo Individualizzato, superando la tradizionale visione che lo considerava unicamente di competenza del docente di sostegno.
Gestione della classe eterogenea: un ambiente accogliente per tutti
Il secondo ambito, “Gestione della sezione/classe eterogenea e promozione di ambienti di apprendimento equi e partecipativi”, affronta una delle sfide piĂą attuali della scuola italiana. Le classi di oggi sono, per loro stessa natura, eterogenee, con studenti che provengono da contesti culturali e sociali diversi, che possiedono stili di apprendimento differenti e che presentano un’ampia gamma di bisogni. La formazione su questo tema è cruciale per fornire ai docenti strumenti e strategie per creare un ambiente in cui ogni studente si senta valorizzato e partecipe. Ciò significa imparare a gestire la complessitĂ , favorire la cooperazione tra pari e utilizzare metodologie didattiche che tengano conto delle differenze individuali. L’obiettivo è valorizzare le diversitĂ , trasformandole in una risorsa per l’apprendimento collettivo, evitando l’omologazione.
Inclusione socio-relazionale: il ruolo del benessere
Il terzo punto, “Inclusione socio-relazionale: costruzione di comunitĂ educanti, attenzione al benessere scolastico, prevenzione del disagio”, amplia la prospettiva dell’inclusione oltre l’ambito puramente didattico. L’apprendimento non può prescindere dal benessere emotivo e sociale degli studenti. La nota sottolinea la necessitĂ di creare una comunitĂ educante, in cui tutti i membri – docenti, studenti, personale scolastico e famiglie – collaborino attivamente. Questo approccio è fondamentale per prevenire il disagio e il bullismo, per costruire relazioni positive e per far sì che la scuola sia un luogo sicuro e accogliente per tutti. I docenti, in questo contesto, devono essere formati non solo a gestire i contenuti disciplinari, ma anche a riconoscere i segnali di disagio e a promuovere dinamiche di classe positive e inclusive.
CorresponsabilitĂ educativa: la sfida della collaborazione
L’ultimo ambito, “Lavoro collegiale e corresponsabilitĂ educativa”, è forse quello che piĂą di tutti enfatizza la svolta culturale auspicata dal Ministero. Il documento riconosce esplicitamente l’importanza del raccordo tra docenti curricolari e di sostegno e ribadisce il principio di corresponsabilitĂ educativa. L’inclusione efficace non può essere il risultato dell’impegno di un singolo insegnante, ma deve scaturire da un lavoro di squadra coordinato e consapevole. La formazione si propone di fornire strumenti per migliorare la collaborazione, per condividere strategie, per pianificare percorsi didattici congiunti e per superare la tradizionale separazione dei ruoli. In questo senso, tutti i docenti, sia quelli di sostegno che quelli curricolari, sono chiamati a sentirsi pienamente titolari della sezione o della classe e a condividere la responsabilitĂ del successo formativo di ogni studente.
La criticitĂ della concentrazione temporale: dal “fare” al “sapere”
La nota ministeriale, concentrando tutti i percorsi formativi nei mesi di settembre e ottobre, corre però il rischio di compromettere l’efficacia degli stessi intenti ispiratori. La concentrazione temporale in un periodo giĂ di per sĂ© estremamente denso di impegni per i docenti non fa immaginare un percorso basato sulla piena consapevolezza e disponibilitĂ . L’inizio dell’anno scolastico è il momento in cui si pianificano le attivitĂ educative e didattiche, si accolgono gli alunni, si consolidano le relazioni di classe e si gestiscono le prime emergenze. In questo contesto, un corso di formazione di 20 ore, per quanto importante, rischia di essere percepito come un adempimento burocratico anzichĂ© come un’opportunitĂ di crescita professionale.
Il pericolo, in altre parole, è che si attivino percorsi di dubbia efficacia e che le ore di formazione diventino, come molto spesso accade, semplici passaggi informativi. La fretta, la stanchezza e la mancanza di tempo possono impedire ai docenti di interiorizzare i concetti, di sperimentare le strategie proposte e di riflettere criticamente sulle proprie pratiche. Un’azione formativa che mira a un cambiamento culturale così profondo, come l’inclusione, non può risolversi in un arco di tempo così breve. Le competenze inclusive non si acquisiscono con la sola teoria, ma richiedono tempi distesi, sperimentazioni continue e un costante confronto con la realtĂ della classe.
Verso un modello di formazione integrato e continuo
Per superare queste criticitĂ e massimizzare l’impatto della formazione, sarebbe auspicabile un modello di sviluppo professionale piĂą articolato e diluito nel tempo. Un percorso ideale dovrebbe essere caratterizzato da un’integrazione di diverse metodologie e dalla sua distribuzione lungo l’intero anno scolastico.
- AttivitĂ frontale e teorica: una prima fase, magari proprio all’inizio dell’anno, potrebbe essere dedicata alla presentazione dei concetti chiave, come la didattica universale, il PEI informatizzato e la gestione della classe eterogenea. L’obiettivo sarebbe quello di fornire un quadro teorico solido e condiviso.
- Laboratori formativi sul campo: la vera innovazione si realizzerebbe attraverso la creazione di laboratori pratici, in cui i docenti possano sperimentare attivamente le strategie inclusive. Questi laboratori dovrebbero essere integrati nella routine scolastica, permettendo agli insegnanti di applicare immediatamente quanto appreso e di confrontarsi con i colleghi sulle sfide e i successi riscontrati.
- Visiting a scuole innovative: un ulteriore arricchimento sarebbe rappresentato dal visiting a istituti scolastici che hanno giĂ sviluppato pratiche innovative e di successo nel campo dell’inclusione. Osservare “dal vivo” come altre scuole hanno superato le difficoltĂ e hanno trasformato i propri ambienti di apprendimento sarebbe un’esperienza formativa di grande valore, capace di stimolare il cambiamento e di fornire modelli concreti da replicare.
In conclusione, la nota MIM 36951/2025 è un’ottima base di partenza, ma la sua efficacia dipenderĂ molto da come le scuole Polo sapranno tradurre le indicazioni ministeriali in percorsi formativi realmente capaci di generare un cambiamento duraturo. La sfida è quella di superare la logica dell’adempimento e costruire una formazione che sia un vero e proprio investimento sulle competenze di tutti i docenti, diluita nel tempo e ricca di esperienze pratiche.