Formazione Scuola-Lavoro e disabilità

Piano” Emergo”: un’esperienza ponte di Milano

La transizione scuola-lavoro non è una semplice fase del percorso di vita e rappresenta, di fatto, il primo, vero banco di prova dell’efficacia di un sistema educativo e della sua capacità di garantire equità e inclusione. Per gli studenti e le studentesse con disabilità, questo momento è un bivio decisivo tra un futuro di cittadinanza e un percorso ad ostacoli che può tendere, in alcuni casi, anche verso l’esclusione sociale. È proprio in questo snodo delicato che si inserisce l’iniziativa della Città metropolitana di Milano e dell’Ufficio scolastico territoriale: un modello innovativo, sviluppato all’interno del Piano Emergo, che trasforma i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO ora Formazione Scuola-Lavoro) da obbligo normativo a strumento di crescita. Questa riflessione esplora l’architettura, i risultati e le prospettive di un approccio che sta costruendo futuri concreti, dimostrando come un intervento pubblico mirato possa generare valore per il singolo e l’intera comunità[1].

Contesto: oltre l’obbligo scolastico e diritto-dovere all’apprendimento

I percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento sono uno strumento normativo strategico, pensato per avvicinare tutti gli studenti al mondo professionale sperimentando metodologie attive funzionali al profilo e ai contesti interni (scuola) ed esterni (ente/azienda ospitante). Per gli studenti con disabilità, questi percorsi assumono un valore aggiunto: non sono solo un’esperienza formativa, ma un ponte essenziale verso l’autonomia, l’identità adulta e l’inclusione sociale. Questo ponte, però, è spesso denso di ostacoli specifici che rischiano di comprometterne l’efficacia.

La fase di sperimentazione iniziale del modello ha fatto emergere con chiarezza queste criticità sistemiche, offrendo una diagnosi precisa delle sfide da affrontare:

  • riluttanza diffusa. Una forte cautela ha caratterizzato inizialmente l’atteggiamento di scuole, famiglie e imprese. Le famiglie esprimevano preoccupazione per esperienze potenzialmente negative, mentre le aziende mostravano resistenze, spesso dovute a mancanza di risorse e competenze per garantire un accompagnamento personalizzato;
  • debolezza delle reti territoriali. Le scuole hanno faticato a creare connessioni solide e stabili con il tessuto produttivo locale, limitando di fatto il numero e la qualità delle opportunità di stage disponibili;
  • assenza di una riflessione strutturata. Mancava una fase di restituzione e riflessione post-percorso, un momento fondamentale per aiutare i giovani a elaborare l’esperienza vissuta e a orientarsi consapevolmente verso il proprio futuro professionale.

Queste non erano semplici difficoltà operative, ma sintomi di una frammentazione sistemica che la Città metropolitana ha deciso di affrontare non con un intervento tampone, ma con una riprogettazione strutturale del servizio. Attraverso il Piano Emergo si è scelto di intervenire attivamente per trasformare un obbligo scolastico in un’opportunità di crescita autentica. Questa scelta ha dato vita ad una soluzione specifica e innovativa che si regge su una modellizzazione replicabile ed esportabile.

Modellizzazione: un “approccio sartoriale” basato sulla dote

La modellizzazione progettata per i PCTO non è un semplice servizio di collocamento per stage, ma un’architettura complessa e innovativa che costruisce un vero e proprio ecosistema di supporto attorno allo studente. Il suo valore risiede nella capacità di personalizzare il percorso, attivando una rete di attori che collaborano per un obiettivo comune. Il pilastro di questo approccio è il sistema dotale, un meccanismo che ridefinisce il concetto di finanziamento: la “dote” non è un assegno, ma l’attivazione di un gruppo di specialisti e un budget di servizi su misura, garantendo che ogni euro sia speso per costruire un percorso personalizzato e non per alimentare la burocrazia.

La dote si configura come un pacchetto integrato di servizi mirati a garantire il successo del percorso, dalla preparazione all’accompagnamento post-esperienza:

  • accoglienza e progettazione con colloqui specialistici per definire il percorso in stretta collaborazione con lo studente, la famiglia e i servizi territoriali;
  • orientamento e bilancio delle competenze all’interno di attività per definire un progetto personalizzato che valorizzi le attitudini, le aspirazioni e il potenziale del giovane;
  • supporto pratico e messa in rete che dallo scouting dell’azienda ideale passa al tutoraggio costante durante lo stage, includendo l’affiancamento nel tragitto casa-lavoro per promuovere l’autonomia;
  • attestazione delle competenze acquisite(caratteristica qualificante del modello) con valutazione finale delle capacità relazionali, cognitive e professionali maturate, formalizzando i progressi compiuti;
  • costruzione di una rete di sostegno post-scolastica mirata allo sviluppo di una rete di supporto che possa accompagnare il giovane anche dopo la conclusione del percorso scolastico, assicurando continuità al progetto di vita.

All’interno di questo sistema, sono state definite due tipologie principali di dote, pensate per coprire l’intero arco della transizione:

  • dote PCTO, finalizzata a realizzare l’esperienza di stage vera e propria e tutte le azioni propedeutiche necessarie, come l’orientamento e la ricerca dell’azienda ospitante;
  • dote accompagnamento al lavoro, rivolta specificamente agli studenti dell’ultimo anno per agevolare il passaggio verso i servizi per il lavoro. Include azioni concrete come il supporto all’iscrizione al collocamento mirato (previsto dalla Legge n. 68 del 1999) e alla ricerca attiva di un impiego.

A conferire stabilità e solidità all’intero impianto è il Protocollo d’intesa siglato tra la Città metropolitana di Milano e l’Ufficio Scolastico territoriale rinnovato la scorsa primavera (2025). Questo accordo istituzionale è la cornice che garantisce una collaborazione strutturata e continuativa, creando un “circuito virtuoso” tra scuole, enti, imprese e famiglie. Ma come viene vissuto questo modello da chi lo anima ogni giorno sul campo?

Voci dal campo: formazione Scuola-Lavoro vista da scuole ed enti attuatori

Per comprendere a fondo l’efficacia del modello, è fondamentale ascoltare le voci di chi lo vive e lo ha vissuto quotidianamente. Un’indagine approfondita – curata da Città metropolitana che ha coinvolto il personale docente attraverso una survey e gli enti attuatori tramite un World Café – presentata a maggio 2025, offre una visione completa del progetto agito, rivelando percezioni, dinamiche e criticità operative.

È significativo notare come il primo successo del modello sia di natura culturale: scuole ed enti convergono nel non considerare i percorsi un mero adempimento burocratico. Solo il 14% dei docenti li percepisce come un “obbligo scolastico”. La stragrande maggioranza, invece, li identifica come un’opportunità di crescita fondamentale per gli studenti con disabilità, in particolare per: riflettere sul proprio progetto di vita (88%); acquisire autonomia personale (71%); conoscere da vicino il mondo del lavoro (64%).

Dalla norma alla strategia

Questa visione condivisa è il primo indicatore del successo del modello: trasformare un requisito normativo in uno strumento percepito come utile e strategico. La collaborazione tra scuole ed enti attuatori si basa principalmente sulla fiducia. Il 68% delle scuole sceglie i propri partner sulla base di collaborazioni pregresse, seguite dalla coerenza dei percorsi proposti con le esigenze degli studenti (65%). Tuttavia, proprio su questo punto emerge una criticità sollevata dagli enti: i tempi spesso ristretti degli avvisi pubblici rendono difficile avviare una vera co-progettazione che coinvolga fin dall’inizio tutti gli attori chiave (scuola, famiglia, studente). Questa dinamica rivela una tensione critica: la collaborazione si fonda sulla fiducia pregressa, ma le tempistiche amministrative ne minano la qualità, rischiando di trasformare un’alleanza strategica in un rapporto puramente esecutivo.

Normalizzazione dell’esperienza

Un dato estremamente positivo riguarda le modalità di svolgimento: nell’80,5% dei casi, il percorso di PCTO per lo studente con disabilità si svolge in concomitanza con quello del resto della classe. Questo non è un dettaglio logistico, ma un elemento di forte valore inclusivo. Gli enti attuatori, infatti, sottolineano come questa simultaneità sia un fattore da incentivare, poiché rafforza il senso di appartenenza e normalizza l’esperienza, integrando pienamente lo studente nel percorso del gruppo-classe.

Risultati concreti

Al di là delle dinamiche operative, il vero valore di un progetto si misura dai suoi risultati concreti. L’impatto di questo modello sulla vita degli studenti e sul sistema che li circonda è la prova più tangibile della sua efficacia. Il successo è misurabile attraverso l’evidenza di un triplice ritorno sull’investimento: per l’individuo, per il sistema scolastico e per l’intera comunità. L’impatto va oltre i numeri, trasformando le traiettorie di vita e rafforzando la capacità del territorio di includere e valorizzare ogni talento.

I giovani sono i primi destinatari e i principali beneficiari. Le evidenze raccolte mostrano un miglioramento significativo su più fronti:

  • rafforzamento delle competenze trasversali. L’87,5% dei docenti conferma che i PCTO hanno contribuito in modo sostanziale allo sviluppo di capacità cruciali come l’autonomia, l’autostima, il senso di responsabilità e la gestione delle relazioni, fondamento per una vita adulta indipendente;
  • miglioramento delle competenze curriculari. Il 73% dei docenti ritiene che i percorsi abbiano avuto un impatto positivo anche sulle competenze legate al percorso di studio. L’esperienza pratica riattiva la motivazione e permette di applicare le conoscenze teoriche, con effetti positivi sul rendimento scolastico;
  • costruzione del progetto di vita. Per il 71% dei docenti, i PCTO sono stati uno strumento utile per la costruzione o la revisione del progetto di vita post-scolastico, sebbene questo dato, a fronte di un’aspettativa iniziale dell’88%, indichi margini di miglioramento per rendere l’esperienza ancora più trasformativa;
  • connessione con il mondo del lavoro. Uno dei contributi più rilevanti è stato l’avvicinamento al Collocamento mirato e alla Legge n. 68 del 12 maggio 1999. Questo strumento, spesso sconosciuto, è diventato accessibile, creando un ponte concreto verso l’inserimento lavorativo.

Effetto positivo a cascata

I benefici si estendono ben oltre i singoli studenti, generando un effetto positivo a cascata. Il 68,3% dei docenti ha riscontrato ulteriori vantaggi per l’intero ecosistema: per le famiglie, il modello offre un supporto concreto nella costruzione del futuro dei figli, riducendo quel senso di solitudine che spesso accompagna il percorso post-scolastico e trasformando la reticenza iniziale in partecipazione attiva; per le scuole, il sistema permette di offrire percorsi personalizzati al di fuori del contesto scolastico, arricchendo l’offerta formativa, fornendo un’importante occasione di formazione per i docenti e rafforzando le reti territoriali.

Il successo del modello è confermato anche dalla sua crescita costante nel tempo. I dati aggregati del periodo 2017-2023 testimoniano un investimento crescente e un coinvolgimento sempre più ampio.

Crescita del modello: periodo 2017-2023

IndicatoreDati
Finanziamenti TotaliStanziati complessivamente 3.601.380,34 euro.
Progetti FinanziatiPassati da 3 nella prima edizione a 10 nelle ultime.
Scuole CoinvolteUn totale di 79 istituti nel periodo di riferimento.
Studenti CoinvoltiAttivate 518 doti PCTO (oltre ai 60 della prima sperimentazione).
Enti OspitantiCoinvolti 240 enti (aziende, cooperative, etc.).

Sfide che permangono

Questi risultati straordinari, tuttavia, non nascondono le sfide che ancora persistono. Un’analisi onesta degli ostacoli è il presupposto indispensabile per un miglioramento continuo.

Per rendere questo modello sempre più efficace e replicabile, è importante analizzare le barriere che ancora ne limitano il potenziale. L’indagine ha messo in luce non solo le difficoltà oggettive, ma anche come queste vengano percepite in modo diverso dai principali attori, rivelando un intreccio di problemi sistemici e relazionali. Le difficoltà percepite evidenziano una divergenza di prospettive che è essa stessa un’area su cui lavorare.

Dal punto di vista delle scuole,i docenti tendono ad attribuire le principali difficoltà a fattori esterni. Le criticità più sentite riguardano gli enti attuatori (mancanza di percorsi per tutte le tipologie di disabilità, 35%; risposte lente, 30%) e il sistema più ampio (carico di lavoro eccessivo, 22,5%; scarso interesse delle aziende, 22,5%).

Gli enti attuatori, al contrario, individuano le criticità maggiori all’interno delle scuole. Segnalano un generale senso di “affaticamento” che porta ad una delega del percorso, difficoltà di coordinamento interno e una tendenza a percepire gli enti come meri “esecutori”.

Questa divergenza di prospettive non indica una semplice ricerca di colpevoli, ma una frammentazione sistemica. Scuole ed enti operano in “silos” culturali e operativi, una condizione che solo una regia pubblica forte, come evidenziato nel modello, può superare.

Al di là delle diverse attribuzioni di responsabilità, emergono con forza alcune barriere su cui entrambi i gruppi concordano, a dimostrazione del fatto che si tratta di problemi di sistema che richiedono soluzioni integrate: la cautela delle famiglie indicata dal 30% delle scuole come uno dei principali ostacoli alla partecipazione da affrontare con un lavoro sinergico;il limitato interesse delle aziende,punto dolente riconosciuto da entrambe le parti, che frena la sostenibilità e la scalabilità del modello; il nodo risorse, riconducibile al poco tempo a disposizione delle scuole per la co-progettazione e l’assenza di un riconoscimento formale per il lavoro svolto dai docenti sono criticità condivise che impattano sulla qualità dei percorsi.

La piena consapevolezza di queste sfide è il primo, fondamentale passo per delineare le strategie di miglioramento e tracciare le direzioni future del progetto.

Lezioni apprese

L’esperienza della Città metropolitana di Milano e dell’Ufficio scolastico non rappresenta un punto di arrivo, ma un laboratorio in continua evoluzione. Le lezioni apprese offrono una guida preziosa non solo per migliorare il modello esistente, ma anche per ispirare pratiche simili in altri contesti. Guardare al futuro significa distillare i fattori di successo e tracciare le traiettorie per rendere questo approccio ancora più solido e diffuso.

Dalle riflessioni emerge che la riuscita e la replicabilità del modello si fondano su tre pilastri interconnessi:

  • la co-progettazione e l’alleanza perché il successo non dipende da un singolo attore, ma dalla capacità di costruire una solida relazione di fiducia e collaborazione tra scuola, ente attuatore, famiglia e azienda fin dalle primissime fasi;
  • la personalizzazione reale in quanto l’efficacia del percorso risiede nella sua capacità di essere “cucito” sui desideri e le potenzialità del singolo con elementi di flessibilità, di tutela del benessere dello studente, di inclusione e di individualizzazione;
  • una regia pubblica forte, sintesi di un coordinamento strategico, come quello esercitato dalla Città metropolitana, cruciale per unire tutti gli attori, facilitare il dialogo, monitorare i risultati e integrare nel sistema anche i servizi sanitari e le associazioni di categoria.

Orizzonti futuri

I prossimi passi sono fondamentali anche per estendere il modello ad altre realtà, passando da più livelli e piani. Bisogna promuovere incentivi e percorsi di formazione strutturati per i docenti, riconoscendone il ruolo chiave; è necessario creare tavoli di lavoro stabili tra scuole, enti, aziende e servizi, per passare da una logica di progetto a una logica di sistema; è fondamentale valorizzare la Formazione scuola-lavoro all’interno del sistema della Legge n. 68 del 12 marzo 1999, ad esempio riconoscendola come credito formativo nel “collocamento mirato”.

Il modello in atto nella realtà milanese non è una soluzione miracolosa, ma una metodologia rigorosa che dimostra come l’investimento pubblico, quando funge da regia intelligente e non da mero erogatore, possa attivare le energie del territorio. La lezione più importante è che l’inclusione non si delega, ma si co-progetta anche coerentemente con l’idea dei percorsi di formazione scuola-lavoro che rappresentano metodologie curricolari progettate dal Consiglio di classe all’interno di un percorso articolato e vario. Replicare questo successo non significa copiare il modello, ma adottarne i principi fondanti: regia pubblica, personalizzazione agita, un’alleanza strategica tra tutti gli attori. Questa esperienza è la prova che investire sulla persona è l’unico modo per costruire pezzi di futuro in cui nessuno viene lasciato indietro.


[1] Vedi esiti dell’evento di presentazione della modellizzazione di questo processo avvenuto il 16 ottobre a Milano presso la sala del Consiglio di Palazzo Isimbardi, Dalla sperimentazione alla replicabilità. Il modello inclusivo di Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento della Città metropolitana di Milano.