Sistemi di educazione e cura per la prima infanzia (ECEC): cooperazione a livello europeo

La qualità professionale del personale dei servizi educativi 0-6

Come migliorare la professionalità del personale che opera nel settore dell’educazione ed istruzione dalla nascita fino a sei anni)? Quali sono le competenze professionali ritenute irrinunciabili? Quali misure adottare per attrarre e mantenere personale motivato e altamente qualificato?

Queste sono solo alcune delle domande sulle quali si è interrogato “ET2020 Working Group on Early Childood Education and Care- ECEC” della Commissione europea riunitosi a Milano dal 21 al 24 ottobre scorso per un Peer learning activity (PLA), cioè per un’attività di apprendimento tra pari che periodicamente viene ospitata in uno Stato membro dell’Unione europea per approfondire uno specifico aspetto dell’educazione e cura nella prima infanzia. Il PLA di Milano, dal titolo “ECEC staff: raising the attractiveness of the profession; supporting further professionalisation”, ha permesso ai diversi rappresentanti degli Stati europei e delle maggiori organizzazioni europee (come Eurochild, ETUCE, EPSU, ISSA ecc.) di confrontarsi e approfondire molti aspetti legati alla professionalità del personale che opera con i bambini più piccoli: educatori, docenti, coordinatori pedagogici, dirigenti e leader.

Questioni non di poco conto se si considera che la ricerca internazionale ha evidenziato una correlazione positiva tra personale maggiormente qualificato, servizi di qualità e migliori risultati nello sviluppo globale dei bambini. A tutto il personale sono quindi richiesti alti livelli di conoscenze, abilità e competenze metodologiche, relazionali e comunicative, nonché approfondite conoscenze pedagogiche sullo sviluppo infantile. Tutto questo comporta una particolare attenzione nella formazione iniziale, in ingresso e nello sviluppo professionale continuo di tutti coloro che operano nel settore ECEC.

Perché un gruppo di lavoro europeo sui sistemi di qualità della prima infanzia (ECEC)

L’ET2020 Working Group on Early Childood Education and Care è uno dei sette gruppi di lavoro costituiti dalla Commissione Europea per sostenere gli Stati membri, attraverso il metodo di coordinamento aperto, nell’affrontare, secondo le priorità comuni concordate a livello europeo, le principali sfide riguardanti i rispettivi sistemi nazionali di istruzione e formazione. Nello specifico, il Gruppo di lavoro sull’ECEC svolge un ruolo chiave nello sviluppo delle politiche europee sulla prima infanzia e nel sostegno agli Stati membri nell’attuazione della Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea relativa ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia , approvata il 22 maggio 2019.

Il Gruppo di lavoro, costituito nel 2018, sta lavorando su due tematiche nell’ambito del settore della prima infanzia: l’inclusione di tutti i bambini dei sistemi educativi e la professionalizzazione del personale. Nell’ambito di tale tematiche il Gruppo lavora all’individuazione di buone pratiche, alla condivisione di idee e proposte per rafforzare la cooperazione europea e per supportare lo sviluppo delle politiche nazionali. A conclusione del suo lavoro nel giugno del 2020, il Working group on ECEC produrrà degli strumenti che potranno offrire utili orientamenti ai decisori politici nazionali, regionali, locali nonché ai diversi stakeholder coinvolti.

Quality framework: un profilo europeo per gli educatori

L’attuale Gruppo di lavoro sull’ECEC basa le proprie riflessioni sui risultati raggiunti dal precedente Gruppo di lavoro (2012-2014) che ha sviluppato il Quadro europeo di qualità per i sistemi di educazione e cura per la prima infanzia: The European quality framework on ECEC, adottato con la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 22 maggio 2019. Esso descrive un sistema in grado di fornire servizi alla prima infanzia di qualità per tutti i bambini e costituisce per gli Stati membri uno strumento di governance basato su un approccio europeo all’avanguardia. Il Quality framework comprende dieci dichiarazioni di qualità che sono strutturate in cinque aree: accesso, personale, curriculum, monitoraggio e valutazione, governance e finanziamenti. L’area riguardante la professionalizzazione del personale è considerata strategica per creare una professione attraente, sostenibile e competente.

Secondo il Quality framework il supporto alla professionalità del personale passa attraverso:

  • la definizione di un elevato status in termini di alti standard professionali, sviluppi di carriera, migliori condizioni di lavoro;
  • la qualificazione iniziale e sviluppo professionale continuo che tenga conto del benessere dei bambini e del loro sviluppo globale;
  • il riconoscimento del tempo necessario alla riflessione, alla progettazione, ai rapporti con le famiglie e alla collaborazione con altri professionisti e colleghi;
  • un’adeguata formazione per rispondere ai bisogni individuali dei bambini, con particolare attenzione ai bambini con bisogni educativi speciali, disabili, stranieri o provenienti da contesti svantaggiati.

Un confronto collaborativo per le professionalità ECEC

Il PLA sul tema della professionalizzazione del personale nel settore ECEC è stato ospitato dal Comune di Milano che ha presentato la propria lunga esperienza nella gestione integrata dei servizi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia, basata su Linee guida pedagogiche per i servizi 0-6 anni e sullo sviluppo professionale continuo del personale. L’approccio milanese è stato inquadrato all’interno della recente avvio del Sistema integrato dalla nascita sino a 6 anni, introdotto dal Dlgs 65/2017 e ispirato al Quality framework on ECEC. La peculiarità del sistema italiano, con le sue particolarità nella gestione dei servizi (comunali, privati e statali) e con una governance multilivello alquanto complessa, ha fornito l’occasione per discutere dell’importanza della formazione iniziale, in ingresso e dello sviluppo professionale continuo del personale.

Sono stati presi in considerazione, comunque, tutte le tre figure professionali che in ambito europeo sono considerate all’interno del settore ECEC: educatori/docenti (secondo le diverse denominazioni date da ciascun sistema nazionale), leaders, assistenti. Interessante il dibattito sviluppato intorno a quest’ultima figura professionale in cui contorni non sono sempre ben delineati poiché non è prevista in tutti i sistemi educativi nazionali o è prevista con competenze sensibilmente diverse.

Le competenze chiave per le figure professionali ECEC

Partendo dalla prima domanda “quali sono le competenze chiave che un professionista ECEC dovrebbe possedere?” sono state delineate una serie di competenze chiave, per ciascuna delle tre figure professionali, che riguardano sei aree:

  • Conoscenze e competenze pedagogiche e metodologiche
  • Pratiche nei contesti educativi
  • Relazioni con i bambini
  • Relazioni con le famiglie e con il territorio
  • Cooperazione con i colleghi
  • Sviluppo professionale

La “mappatura” delle competenze chiave sarà oggetto di ulteriori discussioni da parte del gruppo e verrà pubblicata nella sua versione definitiva nella primavera del 2020 affinché venga successivamente disseminata a livello degli Stati membri.

Le conclusioni interlocutorie del Peer learning activity

Il PLA ha confermato la necessità di definire delle core competences per coloro che lavorano nel settore ECEC, cioè un set minimo di competenze imprescindibili e coerenti con un approccio educativo che pone al centro il bambino. Pertanto un’adeguata formazione iniziale e continua dovrebbe essere considerata una priorità politica anche da declinare a diversi livelli di governance (nazionale, regionale e locale) coinvolgendo gli stakeholders, il territorio e le famiglie. In particolare è stata sottolineata l’importanza di garantire una forte connessione tra i programmi di formazione in ingresso e in servizio e le pratiche pedagogiche quotidiane, anche favorendo attività di ricerca e di riflessione. La formazione in servizio, intesa come sviluppo professionale continuo, richiede forti investimenti ma soprattutto deve essere collocata all’interno di una strategia nazionale e monitorata in relazione alle ricadute prodotte in termini di qualità del sistema.

Alcune specificità italiane: la formazione (non obbligatoria) e il RAV infanzia

Interessante è stato il dibattito scaturito in merito all’obbligatorietà della formazione che ha diviso i diversi partecipanti. Infatti, se da un lato, è necessario che un sistema di qualità richieda personale altamente qualificato, dall’altro l’obbligatorietà potrebbe essere controproducente. Lo sviluppo professionale continuo dovrebbe essere un diritto per il personale e un obbligo per i soggetti tenuto ad erogare la formazione.

Infine, la presentazione della sperimentazione del RAV infanzia ha suscitato una serie di domande e approfondimenti sul sistema di valutazione delle scuole in Italia, accolto dai partecipanti come uno modalità per monitorare la qualità del servizio educativo e per individuare le politiche per il miglioramento del sistema. Un ruolo fondamentale è riconosciuto, inoltre, al dirigente/leader della singola struttura che deve essere pienamente coinvolto nel processo di valutazione e miglioramento del servizio.

In generale, il Gruppo ha concordato sul fatto che il focus sulla qualità dei servizi deve rimanere centrale nelle agende politiche riguardanti lo sviluppo professionale del personale. Ciò richiede che i processi siano trasparenti, compresi e applicati in modo coerente e regolare. In questo senso risulta importante un sistema di monitoraggio e valutazione della qualità dei servizi, le cui risultanze dovrebbero essere disponibili alle famiglie.