La scuola è salute!

Un appello sul valore delle scuole aperte

Il rischio di una nuova chiusura generalizzata della scuola

Ciò che sta succedendo a bambini e ragazzi in questo finale di 2020 ha dell’inverosimile. Già segnati da mesi costretti in casa senza la scuola (la scuola in presenza!), senza gli amici (se non attraverso i videoschermi), senza lo sport e le abituali attività ricreative, stanno correndo il grave rischio di vedere replicata questa situazione. Per alcuni, purtroppo, è già in atto.

Le voci che arrivano da Roma sembrano sempre più orientate a una nuova chiusura delle scuole. Una chiusura che non potrà essere senza conseguenze che appaiono ancora, di nuovo, costantemente ignorate. Una chiusura che avrà, inevitabilmente, effetti sul loro stato mentale, sulla loro possibilità di una crescita adeguata, sui danni che la mancanza della scuola può creare sul loro sviluppo. È questo che vogliamo per coloro che rappresentano il nostro futuro? Una generazione in balìa del vuoto e del nulla? E tutto perché ancora c’è chi è convinto che siano loro i portatori del virus? Le scuole sono invece uno dei luoghi più sicuri e controllati, con indici di contagio bassissimi.

Un appello all’opinione pubblica

In tutto questo bailamme, c’è chi si schiera dalla loro parte e cerca di dar voce a chi voce non ce l’ha, o comunque fatica a farla ascoltare. Insieme ad altri specialisti di chiara fama e riconosciuti nell’ambito educativo – Giancarlo Cerini, Roberto Farné, Ivo Lizzola, Raffaele Mantegazza, Anna Oliverio Ferraris, Bruno Tognolini e Silvia Vegetti Finzi – ho promosso, nei giorni scorsi, il Manifesto[1] “La scuola è salute!” proprio contro la chiusura delle scuole. Abbiamo lanciato un appello alle Istituzioni e all’opinione pubblica per sottolineare il ruolo indispensabile della scuola come comunità di apprendimento, luogo di incontro e crescita per bambini e ragazzi, ribadendo la necessità di mantenere aperte le scuole.

La scuola è imprescindibile dalla presenza fisica perché la scuola è – e deve essere – presenza fisica. Come si può parlare di scuola pensando di poter eliminare tutto ciò che è quello scambio reciproco che porta apprendimento? Un monitor non può sostituire la relazione, l’osmosi che si viene a creare in un’aula dove 15-20 studenti – anche inconsapevolmente – prendono dagli altri e a loro volta danno, in un ciclo infinito.

Se a bambini e ragazzi si toglie la scuola la strada inevitabile è quella fatta di ore e ore di videoschermi. Non è una strada, è una deriva. Che spesso i genitori di oggi non sanno gestire perché in difficoltà nel mettere regole chiare e inequivocabili.

Il “surrogato” della didattica a distanza

La scuola non può essere ridotta alla didattica a distanza. Non è più scuola, ne è uno scarno surrogato che crea squilibri sociali e non permette alle fasce più deboli di accedere a un diritto sacrosanto di ogni individuo: l’apprendimento. Con la chiusura delle scuole si imbocca una discesa pericolosa: ritrovarsi con un’intera generazione socialmente isolata e a rischio depressivo.

Se questa primavera i danni ci sono stati – anche se ignorati o fatti passare in sordina, ma non da chi si occupa di educazione -, una seconda chiusura delle scuole, se non addirittura una nuova chiusura totale, potrà solo crearne di nuovi ed esacerbare quelli già esistenti. Per rimediare a un danno, rischiamo davvero di crearne un altro e più grave. A meno che non si voglia, magari fra qualche mese o qualche anno, ritrovarsi a discutere dell’aumento esponenziale dei casi di depressione tra i giovani adulti e altri disturbi.

Non si può assistere in silenzio a questa situazione. È necessario agire e sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica affinché prendano atto del rischio che tutti, non solo le nuove generazioni, stiamo correndo: ci stiamo privando del nostro futuro.



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[1] http://www.vita.it/it/article/2020/11/06/la-scuola-e-salute-otto-specialisti-lanciano-il-manifesto-contro-la-ch/157268/