La riapertura delle scuole superiori

Seicentomila studenti tornano in classe in Lombardia

Un derby perenne

È domenica pomeriggio e io, dirigente scolastica di un Istituto Superiore di Milano, sto cercando di riorganizzare per l’ennesima volta un possibile e auspicato rientro a scuola delle studentesse e degli studenti, naturalmente in sicurezza e con l’auspicio che duri più di qualche settimana come è accaduto all’inizio dell’anno scolastico.

Vorrei uscire da quello che, come spesso accade nel nostro Paese, è diventato un derby: scuola in presenza contro didattica a distanza, “la scuola è sicura ma i trasporti”, scuola chiusa VS negozi (anche se la chiusura di tutto ciò che è cultura fa un po’ pensare!), ecc. Come se potesse esistere una riposta univoca, unica e certa e non invece la necessità di introdurre un discorso articolato, che consideri i contesti, le relazioni tra le responsabilità e le competenze istituzionali, in un rapporto che ha dimostrato in questo contesto una inadeguatezza formale e sostanziale.

Tra DPCM, Ordinanze, Indicazioni e controindicazioni, in mezzoil destino delle persone

Tutto ciò peraltro in assenza di dati che confermino questa o quella posizione. So che accostare la parola dati alla Lombardia in questo fine settimana potrebbe sembrare una provocazione, un ossimoro. Ma ciò che è avvenuto tra Ministero e Regione Lombardia in questo fine settimana in fa emergere in tutta la sua drammaticità le responsabilità sulle conseguenze che raccolta e trasmissione dei dati, non solo quelli dalla Regione all’ISS, hanno sulla vita delle persone, sulle attività lavorative e commerciali, oltre che sulla ripresa delle attività in presenza nella scuola secondaria di secondo grado e nelle seconde e terze classi della scuola media.

Questo fine settimana surreale si aggiunge a una successione ormai quasi difficilmente ricostruibile di DPCM e Ordinanze con indicazioni e controindicazioni che non hanno certo aiutato a capire quali potessero essere i modi migliori per gestire una situazione che è certamente di emergenza ma che, dopo un anno, dovrebbe poter contare su dati certi e decisioni utili a contrastare le difficoltà, che certamente non possono essere annullate. Anzi peggiorano in questo continuo rimpallo e prese di posizioni, che non ha riguardato solo il rapporto politico-istituzionale tra il Governo e la Regione Lombardia, ma certamente qui le conseguenze hanno determinato una situazione ancora più controversa. Basti pensare alla decisione del Presidente Fontana di non riaprire le scuole al 50% nonostante gli esiti dei Tavoli di coordinamento. Nelle diverse province, infatti, i Tavoli di coordinamento presso le Prefetture avevano prodotto documenti che, a partire dai diversi contesti territoriali, dalla situazione dei trasporti, dalla collocazione delle scuole, indicavano modalità precise per il rientro al 50% degli studenti.

Un App dedicata per monitorare i tragitti

A Milano, nei mesi scorsi, gli incontri coordinati da Città Metropolitana avevano portato a definire interventi mirati sui trasporti anche per agevolare quelle zone della città dove si collocano centri scolastici con più istituti ai quali affluiscono migliaia di studenti, anche con la collaborazione del Politecnico di Milano che ha analizzato i flussi orari, oltre alla creazione di una App dedicata agli studenti per rilevare in modo ancora più preciso i tragitti casa/scuola/casa e i mezzi utilizzati.

Quindi durante le vacanze di Natale sembrava tutto deciso: prima per il 7 gennaio, poi il rinvio del Governo a lunedì 11 gennaio. Richieste di monitoraggi, di inserimento dati, di modifica degli orari, nuovi rigidi ingressi scaglionati con anche inevitabili ricadute sul monte ore, di ulteriori divisioni delle classi per rientrare in modo preciso nei numeri previsti (con tanto di richiamo del Prefetto ai dirigenti scolastici!).

Turnazione, presenza e distanza, orari da rifare

Ancora un sacco di lavoro dei dirigenti scolastici con i propri staff di collaboratori. Ma il giorno prima ecco il rinvio della Regione, in una settimana smentita dal TAR, ma nel frattempo siamo di nuovo zona rossa, che però doveva essere arancione perché i dati non erano corretti! 

Forse da domani ci siamo! Sarà possibile rientrare, anche se venerdì pomeriggio il Prefetto di Milano preannunciava che, in attesa di un nuovo incontro di coordinamento del Tavolo, le modalità avrebbero dovuto essere le stesse previste a gennaio, cioè il 50% degli studenti, di cui il 40% con ingresso alle ore 8 e il restante 10% alle ore 9.30. In considerazione dei tempi ristretti le scuole potranno organizzare il rientro anche nei giorni successivi della prossima settimana. Non si tratta solo di decidere chi entra prima, chi entra dopo, con quali turni di presenza e a distanza, in molti casi è necessario rifare gli orari, ridistribuirli nelle giornate della settimana per coprire tutte le discipline, rispettare il monte ore tra didattica in presenza e a distanza, mantenendo le altre misure organizzative per la sicurezza a partire dalla divisione delle classi numerose per garantire il distanziamento e quindi dalla diminuzione del tempo degli spazi orari per coprire tutti i gruppi classe. Tutto ciò in un continuo altalenarsi di indicazioni contraddittorie e interferenze nelle decisioni politiche e amministrative. 

E alle scuole tutte le responsabilità

Un sistema di relazioni tra le competenze statali e regionali che, in questa situazione di emergenza, ha messo in luce una grave inadeguatezza, ricorrendo all’autonomia scolastica per scaricare le proprie mancate decisioni e nel contempo invadendo gli spazi organizzativi e gestionali della didattica.  Ad esempio provando a definire in modo chiaro i vincoli e lasciando poi alle scuole le decisioni su come far frequentare gli studenti, considerato che non ci sono solo i licei.

Siamo in emergenza certo, ma anche l’emergenza può essere gestita, soprattutto a quasi un anno dall’inizio di questo periodo assurdo! E, per citare Miozzo, forse in questo momento dovrebbe essere dedicato meno tempo ai dibattiti.