Next generation Italia: i traguardi da raggiungere

Uno sguardo comparativo tra progressi e criticità[1]

Da ET 2020 a Next Generation Italia

Da alcuni anni assistiamo alla diffusione di informazioni e statistiche[2] che permettono di confrontare il funzionamento dei sistemi scolastici e formativi internazionali e di verificare la posizione dei diversi Paesi rispetto a standard predefiniti[3]. Nel nostro continente la Commissione Europea li ha adottati fin dall’anno 2000 nel contesto della strategia di Lisbona, rinnovandoli per il 2010 e individuando per il 2020 sei rinnovati benchmark o indicatori chiave, all’interno del nuovo Quadro strategico per l’Istruzione e la formazione (ET 2020).

Li elenchiamo perché rappresentano un riferimento per alcune delle Riforme delineate nel Next Generation Italia (NGItalia) e perché ci permettono di evidenziare punti di forza e di debolezza presenti nella missione 4 “Istruzione e Ricerca” del PNRR[4]:

  • almeno il 94,8% dei bambini dai quattro ai sei anni dovrebbe partecipare all’istruzione preelementare;
  • la quota di abbandoni precoci dall’istruzione e formazione dovrebbe essere inferiore al 10,2%;
  • la quota dei 15enni con modeste prestazioni in lettura, matematica e scienze anch’essa inferiore al 22,9%;
  • almeno il 40,3% delle persone tra 30 e 34 anni dovrebbe avere un titolo a livello terziario (Università o ITS);
  • una media di almeno il 10,8% di adulti (25-64 anni) dovrebbe partecipare alla formazione permanente;
  • almeno l’80,9% tra i diplomati da 20 a 34 anni, a tre anni dal diploma, dovrebbe essere occupato.

Esaminiamo adesso il livello di raggiungimento di alcuni dei suddetti traguardi da parte dell’Italia, integrandoli con altri e associando le opzioni che il NGItalia individua per ciascun obiettivo, al fine di avere un quadro rappresentativo della efficacia o della fragilità degli interventi prefigurati.

L’istruzione preelementare

Per la Scuola dell’Infanzia l’Italia raggiunge e supera il traguardo con il 94,9% di bambini che la frequentano. Ancora critica invece la situazione nella fascia 0-3 con un’offerta di asili nido in media al 24,7% (obiettivo UE del 33%), con divari territoriali consistenti (in Sicilia e in Campania c’è un posto in asilo nido per meno del 10% dei bambini, in Umbria al 41,1%- fonte: OpenPolis su dati Istat 2017)[5].

Il NGItalia prevede un potenziamento di questo servizio con un investimento di 3,60 mld, pari all’80% del fabbisogno (pag.126). La sfida di un “servizio universale” per i “nidi” risulta però abbastanza complessa in quanto occorre:

  • costruire nuove strutture;
  • assumere altro personale;
  • affrontare il nodo di un servizio pubblico (legge 1044/1971, ma anche la legge 285/1997, cd legge Turco) gestito quasi a metà tra pubblico (Comuni) e privato-sociale (Enti religiosi, Cooperative…), ma con una copertura del pubblico per nulla omogenea sul territorio nazionale;
  • dare risposte a quell’ampia fetta di popolazione femminile disoccupata/inoccupata[6], che, alle condizioni date, opta per un servizio “al proprio domicilio”, inibendo ai figli un’esperienza basilare;
  • fissare standard qualitativi sempre più elevati (nella didattica e per il personale) e vigilare perché siano rispettati. E di questa complessità dovrà tener conto il progetto esecutivo che l’UE si attende dall’Italia.

Gli abbandoni precoci[7]

Gli abbandoni precoci rappresentano forse la più grave “patologia” del nostro sistema scolastico[8]. Con radici lontane nel tempo (con la CM 257/1994 il MPI attiva le prime misure di contrasto alla dispersione) e con le loro cause esogene (disagi socio-ambientali) ed endogeni (inadeguati processi di insegnamento, valutativi e di orientamento) rivelano l’insostenibilità di un servizio formativo concausa di iniquità e disagi psicologici[9].

Da un’analisi longitudinale (Invalsi 2019) dei risultati ottenuti dagli studenti della Secondaria di 2° grado – quelli che nel 2014 hanno sostenuto l’esame di Stato di terza media e nel 2019 hanno fatto l’esame di Maturità – è emerso che 1 alunno su 5 non è riuscito a concludere il percorso di studi in regola, perché ha ripetuto uno o più anni, o addirittura ha abbandonato la scuola prima del tempo, senza più farvi rientro.

Ancora peggiore è la situazione per gli studenti stranieri, 18-24 anni, con un tasso di abbandono del 32,5% (media UE, 22,2%).

Il progetto esecutivo del PNRR dovrà necessariamente incidere su queste cause da tempo note ed intervenire con azioni integrate di più soggetti (scuola, servizi territoriali, mondo delle imprese, Terzo Settore…).

Le prestazioni in lettura, matematica e scienze

Sono ancora distanti dallo standard europeo (benchmark di insufficienza inferiore al 15%). Infatti in lettura i risultati insufficienti superano il 21% (media UE, 19,7%), in matematica il 23,3% (media UE, 22,2%), in Scienze il 23,2% (media UE, 20,6%)[10]. Maggiori carenze accumulano i cd. gruppi sottorappresentati, come le persone con disabilità, i migranti o gli studenti con vulnerabilità ambientali. Ad esempio, la differenza media nella performance di lettura tra studenti con o senza background migratorio è di 43 punti a favore degli studenti autoctoni. In generale l’Italia raggiunge esiti leggermente al di sotto della media OCSE in Lettura e Scienze, mentre in Matematica si mantiene stabile. Stessa stabilità nella graduatoria tra le tipologie di Scuola, con i Licei in testa e i Professionali in coda e tra le macro Regioni, con il centro nord che distanzia il centro sud.

La IeFP ottiene esiti lusinghieri. I ragazzi superano le ragazze in matematica e scienze, le ragazze primeggiano in Lettura.

Ma al di là delle classifiche (l’Italia è al 29° gradino su una scala di 37 Paesi OCSE), questi risultati impongono un progetto esecutivo di alto profilo, che traduca l’obiettivo “Migliorare i risultati e i rendimenti del sistema scolastico”, le evidenze (alle pagine 118-119) i fondi delle tabelle (alle pagine. 123 e 126) del PNRR, in un Piano di riforme afferente la formazione continua dei docenti, gli ambienti di apprendimento, il sistema di valutazione, pena il consolidamento di una scuola a più velocità, con disuguaglianze diffuse[11].

La Formazione permanente

L’8,1% della popolazione 25-64 anni italiana partecipa ad iniziative di apprendimento permanente, contro il 10,8% a livello UE (ET EU 2020). Anche i dati del PIAAC-Ocse, 2013-2016 evidenziano un peggioramento nelle competenze di Literacy e Numeracy per gli adulti (pag. 118 PNRR).

È stato quindi adottato un Piano nuove competenze[12] allo scopo di fronteggiare i problemi di riqualificazione culturale e professionale che interessano un’ampia platea di occupati e disoccupati. Il Piano intende migliorare il coordinamento tra i diversi attori (CFP, CPIA, ITS, Università, imprese) coinvolti nei processi di lifelong learning, reskilling, e upskilling[13].

L’Italia, ad esempio, si posiziona al 25º posto fra i 27 Stati dell’UE secondo l’Indice DESI di digitalizzazione (solo il 22% possiede competenze digitali avanzate, vs una media UE del 33,3%).

L’investimento di 3 mld (Tab. pag. 147) si muove in questa direzione, ma il progetto esecutivo dovrebbe anche farsi carico, interagendo con i soggetti già attivi (Terzo Settore, Associazioni, Enti vari…), dei problemi di analfabetismo di ritorno e funzionale[14] che interessano il 47% degli italiani, incapaci di “decifrare” i messaggi della complessa realtà sociale di oggi.

È di questi giorni una lettera aperta a Istituzioni e politica da parte di Indire, Cedefop e Inapp, nella quale si sollecita il Governo a promuovere un Sistema nazionale integrato per l’apprendimento permanente nell’ambito del PNRR, per realizzare “… entro il 2025 l’obiettivo europeo del 50% di adulti che partecipano ad attività formative almeno una volta ogni 12 mesi”[15].

Diplomati e livelli occupazionali

Il tasso di occupazione dei neodiplomati in relazione al livello di istruzione raggiunto (età compresa tra 20-34 anni, a tre anni dal diploma) è significativamente sotto la media europea, 58,7% vs 80,9%)[16]. Secondo Almadiploma e Almalaurea, Rapporto 2020, le cause sono molteplici:

  1. il disallineamento tra scuola e mercato del lavoro (mismatch nei titoli ma anche nelle competenze)[17];
  2. una transizione scuola-lavoro “ballerina” e in fondo non affidabile per le imprese (ne sono testimonianza le recenti vicende dell’ASL e dei PCTO);
  3. accessi “forzati” all’Università e successivi abbandoni (media 14,8% fino al 22,2% dei diplomati ai Professionali) in presenza di retribuzioni iniziali “da fame”.

Da alcuni anni una strada intrapresa dal MI è quella di potenziare i percorsi biennali di ITS post diploma, che offrono numerosi sbocchi occupazionali, ma gli iscritti sono ancora pochi, ca. 15.000 nell’a.s. 2019-2020. Rispetto a questi scenari un progetto esecutivo che, a partire dagli obiettivi enunciati nel PNRR sul rafforzamento dell’istruzione professionalizzante e ITS e dalla dote finanziaria di 2,25 mld[18] voglia valorizzare la formazione terziaria non universitaria, può avere delle chance a due condizioni:

  • se incentiva azioni formative diffuse rivolte ai docenti, già dalla Secondaria di 1° grado, per contrastare l’idea che la filiera professionale è una realtà di serie B;
  • se sostiene le Secondarie di 2° grado nella realizzazione di percorsi orientativi strutturali dedicati.

Orientamento scolastico e professionale

L’obiettivo esplicitato nel PNRR è quello di potenziare tale ambito formativo, introducendo moduli di orientamento per 30 ore annue, nelle classi IV e V della Secondaria di 2° grado e realizzando una piattaforma digitale per l’offerta formativa terziaria universitaria e ITS. Lo scopo è anche quello di avvicinare le ragazze alle discipline STEM e al digitale, con un investimento di 0,25 mln (PNRR, pagine 122 e 129). Tale opzione, è vero, affronta uno dei problemi segnalati dall’UE (ET 2020) riferito alla fragilità del nostro sistema di istruzione terziaria (nel 2019 i laureati tra i 30 e i 34 anni si sono attestati intorno al 27,6 %, ben al di sotto della media UE, 40,3%), ma deve misurarsi con i seguenti altri punti di debolezza:

  1. modelli epratiche di orientamento, nel 1° e nel 2° ciclo, che ancora “indugiano” tra il marketing e il profiling[19], senza tener conto degli aggiornati indirizzi della ricerca scientifica[20];
  2. mancanza di un corso di laurea in scienze dell’orientamento;
  3. persistenza di un sistema “duale”[21] nostrano, per cui i “dotati” accedono ai Licei e in parte ai Tecnici, i “mediocri” sono “destinati” agli Istituti Professionali e ai CFP (Cfr. i dati delle iscrizioni alla Secondaria di 2° grado, a.s. 2021-2022, che registrano un incremento degli iscritti ai Licei e un decremento nei Professionali);
  4. fallimenti formativi che tra le loro cause annoverano anche inadeguati processi di orientamento. A questo quadro problematico il progetto esecutivo dovrà necessariamente fare riferimento, pena l’inefficacia del suo impatto sul dispositivo analizzato.

Data la complessità di questa “Missione”, auspichiamo che gli esperti incaricati della sua governance operino una selezione delle priorità e una rimodulazione delle risorse[22].


[1] La missione 4 “Istruzione e ricerca” del Next Generation ITALIA (NGItalia) alla prova dei benchmark europei Cfr.https://ec.europa.eu/education/policy/strategic-framework/et-monitor_it. Anno di riferimento dei dati: 2019.

[2] I dati provengono dall’Ocse e dagli organismi della Commissione Europea, Eurostat, Eurydice e Cedefop.

[3] Il sistematico confronto statistico dovrebbe costituire un forte elemento di incentivazione per tutti i Governi, ai fini di un miglioramento delle loro politiche educative e del perseguimento degli obiettivi indicati.

[4] PNRR è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, elaborato dal Governo italiano, di cui al momento è consultabile la bozza del 12 gennaio. Cfr. nei numeri 217 e 218 di Scuola 7 nostri articoli dedicati.

[5] Cfr. Il pregevole Report dell’Istat, Nidi e servizi educativi per l’infanzia, giugno 2020, con dati riferiti all’a.s. 2017-2018 e il Quaderno di Eurydice Italia, Cifre chiave sull’educazione e cura della prima infanzia in Europa-ECEC, giugno 2019.

[6] Nel secondo trimestre 2020 l’emergenza sanitaria ha cancellato quasi l’80% dell’occupazione femminile creata tra il 2008 e il 2019 e, in tale contesto, il Centro-sud ha perso 171.000 posti di lavoro (Rapporto Svimez, 2020).

[7] Per quantificarli si ricorre all’indicatore ELET che misura la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno completato al massimo la Scuola Secondaria di 1°. Per dati e analisi cfr. valori.it/in-italia-e-allarme-istruzione.

[8] Ne abbiamo parlato nei numeri 217 e 218 di Scuola 7 e nella Rivista RIS, Maggioli n. 4/2020.

[9] Il fenomeno seppur in diminuzione, è sempre preoccupante: la media è del 14,5%, con tassi fino al 16,7% nel Sud e nelle Isole (media UE del 10%). Il costo è di 55 mld di €. Cfr. INVALSIopen, art. ed editoriali 2019-2020, Tuttoscuola, 2019.

[10] Quadro strategico europeo ET 2020, con dati 2018, ricavati dalle rilevazioni OCSE-PISA. Cfr. Rapporto OCSE-PISA (in italiano) su www.oecd.org/pisa/publications/PISA2018_CN_ITA_IT.pdf e analisi di T. Pedrizzi, ADI rivista online, 2019.

[11] L’Invalsi da gennaio 2020 sta intervenendo in cinque Regioni meridionali a sostegno di contesti a forte criticità.

[12] PNRR, Missione “Inclusione e Coesione”, pagg. 145, 147, 148.

[13] Reskilling indica lo sviluppo di abilità differenti per far sì che una persona possa ricoprire un ruolo diverso; Upskilling indica lo sviluppo di competenze aggiuntive che aiutano a rendere una persona più qualificata nel suo ruolo attuale.

[14] Cfr. studi di T. De Mauro.

[15] Cfr. NLSole24ore-scuola, C. Tucci, In Italia il 20% degli adulti europei con un basso livello di istruzione, 27 gennaio 2021

[16] Cfr. anche Istat, Livelli di istruzione e ritorni occupazionali, luglio 2019.

[17] Cfr. analisi in NL Sole24ore-scuola, A. Magnani, Perché i giovani fanno fatica a trovare lavoro in Italia,23.1.2019.

[18] Cfr. Tab. pag.124 e schede pag. 129.

[19] Marketing= la scuola blandisce l’utenza con le sue offerte; Profiling= formare l’uomo giusto per il posto giusto.

[20] Cfr. i paradigmi proposti dalla SIO, Società Italiana di Orientamento, gli studi di Soresi, Nota, Savickas, Appadurai…): www.sio-online.it, www.asvis.it , www.larios.psy.unipd.it, www.roars.it , www.treelle.org.

[21] In Germania il sistema duale prevede invece indirizzi professionali e lauree dedicate di alta qualificazione.

[22] Per un approfondimento segnaliamo: