Orientamento nella transizione scuola-università

Riflessioni pedagogiche sui nuovi percorsi

Come ormai è ben noto, dopo la tragedia della pandemia da Covid-19, l’Europa si è dotata di un grande programma di rilancio dell’economia e dello sviluppo complessivo dei paesi dell’eurozona, denominato Next Generation EU; poi tradotto nelle diverse nazioni in molteplici Piani nazionali di ripresa e di resilienza, progettati a seconda dei bisogni percepiti e delle capacità prospettiche di visione verso il futuro. In Italia molti finanziamenti sono stati attribuiti alla scuola e all’università, tra cui quello ingente dedicato alla riforma 1.4. ‘’Riforma del sistema di orientamento’’, in carico al Ministero dell’istruzione e del Merito, e quello dedicato all’investimento 1.6 ‘’Orientamento attivo nella transizione scuola-università’’. Nel caso della riforma del sistema di orientamento, sono state emanate le Linee guida per l’orientamento dal Ministro dell’istruzione e del merito con decreto n. 328 del 22 dicembre 2022[1], che prevedono molteplici novità interessanti, tra cui la istituzione della figura del tutor e di quella dell’orientatore, così come l’obbligo di partecipazione per ogni studente della scuola secondaria ad almeno 30 ore di orientamento per anno, nei primi anni anche extracurricolari e nel triennio curricolari.

I cinque obiettivi dei percorsi di orientamento

Con il Decreto 934 del 3 agosto 2022[2] da parte del Ministero dell’Università e della ricerca si è dato avvio a tutte le procedure e attività connesse alla messa a terra e all’implementazione dei percorsi formativi per l’orientamento, secondo i cinque obiettivi previsti dal decreto stesso:

  1. conoscere il contesto della formazione superiore e del suo valore in una società della conoscenza, informarsi sulle diverse proposte formative quali opportunità per la crescita personale e la realizzazione di società sostenibili e inclusive;
  2. fare esperienza di didattica disciplinare attiva, partecipativa e laboratoriale, orientata dalla metodologia di apprendimento del metodo scientifico;
  3. auto-valutare, verificare e consolidare le proprie conoscenze per ridurre il divario tra quelle possedute e quelle richieste per il percorso di studio di interesse;
  4. consolidare competenze riflessive e trasversali per la costruzione del progetto di sviluppo formativo e professionale;
  5. conoscere i settori del lavoro, gli sbocchi occupazionali possibili nonché i lavori futuri sostenibili e inclusivi e il collegamento fra questi e le conoscenze e competenze acquisite.

Tali percorsi formativi hanno la durata di 15 ore e sono rivolti agli studenti e alle studentesse del triennio della scuola secondaria superiore, che possono usufruirne per un’unica volta e vengono rendicontati collegandoli al codice fiscale di ogni studente partecipante.

Un rapporto sempre più efficace tra scuola e università

Le scuole e gli insegnanti vengono coinvolti in prima linea, in quanto devono essere stipulate convenzioni fra università e scuole, individuati referenti e indicati dalle scuole gli studenti interessati alle diverse proposte formative. Mentre nel primo anno scolastico e accademico 2022-2023 si è osservata molta incertezza e fatica nel trovare le forme di collaborazione reciproca fra le due articolazioni del sistema nazionale di istruzione e formazione – scuola e università – anche perché era tutto nuovo sia per gli insegnanti delle scuole superiori sia per i docenti universitari, man mano si stanno trovando forme di collaborazione, con soddisfazione reciproca e spesso entusiasmo nella scoperta delle risorse di entrambe le istituzioni.

Per lo più, da parte delle varie sedi universitarie, sono state predisposte, attraverso gli Uffici/Settori Orientamento e l’indirizzo politico-culturale dei Delegati rettorali all’orientamento, dei “cataloghi” di proposte formative, a partire dalle competenze già presenti nei diversi atenei: alcuni più generalisti altri più orientati sulle aree scientifico-tecnologiche o su quelle socio-umanistiche. Si sta, quindi, incrementando un vero rapporto tra i due mondi con una progressiva conoscenza reciproca dei bisogni, ma anche dei desideri e delle aspettative. Tale processo, evidenziando le rispettive criticità e gli “scarti” nelle rappresentazioni reciproche, permette di definire meglio le problematiche e di cominciare a dipanarle.

Commissione Orientamento della CRUI

Sicuramente c’è stata una nuova e importante attenzione al tema dell’orientamento, che d’improvviso ha assunto una centralità nel discorso pubblico mai ottenuta precedentemente.

È stata reistituita, già dal 2022, la Commissione Orientamento all’interno della CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – che ha raccolto i Delegati all’Orientamento di tutte le Università italiane. Essa si è poi costituita in sotto-gruppi di lavoro che hanno lavorato moltissimo e in modo collegiale per individuare le forme migliori per la implementazione concreta di quanto previsto dal Decreto 934/MUR sull’orientamento nella transizione scuola-università. La Commissione ha costantemente monitorato l’andamento del processo di realizzazione delle attività di orientamento PNRR, rilevando anche via via le eventuali criticità emerse nelle diverse sedi e discutendo su come affrontarle, grazie anche all’apprendimento reciproco dovuto al dialogo costante fra Delegati, che hanno operato come una vera Comunità di pratica.

Dal “matching” all’“adaptability”

Un tema su cui si è molto dibattuto è stato quello connesso alle possibili concezioni di orientamento da utilizzare, ai modelli e agli approcci cui fare riferimento nella predisposizione della realizzazione delle proposte di orientamento alle scuole. Il dibattito sull’orientamento negli ultimi tempi si è molto evoluto[3], collegato oggi all’Agenda ONU 2030 per la sostenibilità, ai suoi diversi obiettivi. Importante, per esempio, è:

  • assicurare un’educazione di qualità per tutti e tutte;
  • realizzare la giustizia sociale anche attraverso l’educazione e la formazione;
  • intervenire con azioni educative e di orientamento per superare il gender gap;
  • contrastare attivamente gli stereotipi di genere nelle scelte formative e in quelle professionali.

Tali prospettive puntano ad oltrepassare il modello cosiddetto del ‘matching’ fra individuo e richieste del mondo del lavoro, in cui l’obiettivo è il giusto collocamento nel mercato del lavoro[4]. In tal caso si procede a individuare supposte caratteristiche fisse degli individui (le attitudini o i tratti di personalità) per costruire poi dei profili, da associare a specifici contesti, secondo un approccio omologante[5].

In questa fase storica di velocissimo cambiamento globale, l’approccio del ‘matching’ continua a considerare i contesti e il mercato del lavoro come se fossero statici e lineari, dimostrandosi quindi del tutto inadatti ai processi trasformativi della contemporaneità: basti pensare alla rivoluzione appena iniziata prodotta dall’intelligenza artificiale, con tutte le sue enormi implicazioni e conseguenze per il mondo del lavoro e delle professioni.

Esistono altri approcci più recenti, che valorizzano soprattutto il ruolo del contesto nella formazione delle possibili dimensioni della personalità di ogni soggetto, e che evidenziano con forza come superare il condizionamento dei contesti di nascita e di appartenenza nell’ideazione del proprio progetto personale, formativo e professionale.

Occorre, innanzitutto, conoscere tali approcci, comprenderli e cercare di esserne parte in modo attivo, partecipativo e nella prospettiva della cosiddetta ‘adaptability’, cioè di un approccio che punta a costruire attivamente delle strategie per definire il proprio progetto personale e professionale a partire dalla analisi lucida del contesto e delle condizioni di partenza.

Scambio negoziale tra scuole e università nelle scelte formative

È evidente, da queste premesse concettuali, che i percorsi formativi di orientamento possono essere proposti o richiesti, nello scambio negoziale fra scuola e università, ispirandosi più all’uno o più all’altro di questi approcci, poi, peraltro, spesso in compresenza con diversi altri tipi di modelli di orientamento. Le scelte formative effettuate da scuole, insegnanti, università convoglieranno un certo modello di società, di sviluppo, di successo, di essere uomo o donna, di lavoro, di professione o un altro. Non c’è possibilità di neutralità: inevitabilmente siamo esseri situati in contesti, culture, società, gruppi e sottogruppi sociali ed economici che ci condizionano e che noi a nostra volta contribuiamo a condizionare con le nostre scelte, strategie, comportamenti, prospettive etiche e prese di posizioni culturali e sociali, in un circolo ricorsivo costante.

Dall’investimento alla realizzazione di un nuovo orientamento

L’esperienza in corso dal 2022 della realizzazione del PNRR orientamento ex DM 934/2022 sta davvero contribuendo a costruire negli atenei una nuova sensibilità verso la declinazione delle discipline in ottica orientativa e non fine a sé stesse. Certo, si è agli inizi ed è necessario che questo movimento venga supportato sia dalle scuole sia all’interno delle università sia, anche, dalle istituzioni coinvolte. Si potrebbero aprire degli scenari innovativi e anche inediti di scambio tra docenti delle scuole e docenti delle università sulle competenze disciplinari e su quelle trasversali, così pure (come passaggio ulteriore) sulla verticalizzazione dei curricoli. Per esempio si potrebbero inserire, in modo integrato e orientante, i moduli formativi PNRR evitando di giustapporli alle attività educative ordinarie. Inoltre, si possono creare le condizioni per crescere insieme nella co-progettazione didattica e pedagogica dei percorsi formativi.  Si possono aiutare i docenti universitari a calarsi maggiormente nei concreti bisogni formativi e riflessivi di crescita dei ragazzi e delle ragazze, così pure tenere conto delle specificità della fase adolescenziale e delle importanti ricadute sull’apprendimento. In ogni caso, è fondamentale che insegnanti, docenti, istituzioni e, in generale, il mondo degli adulti e delle famiglie possano comprendere profondamente che l’approccio ai saperi, all’orientamento, allo sviluppo dei talenti, delle capacità, abilità e competenze deve essere pensato dentro a una concezione globale di crescita dei nostri giovani[6]. Bisogna andare oltre il dilagante modello tecnicistico e frammentato dell’erogazione dei saperi; quel modello che non tocca i cuori e le menti vive di nessuno degli attori formativi, coinvolti nell’esperienza dell’accompagnamento delle nuove generazioni.


[1] Decreto ministeriale di adozione delle Linee guida per l’orientamento.

[2] Criteri di riparto delle risorse e modalità di attuazione dei progetti relativi a “Orientamento attivo nella transizione scuola-università” nell’ambito del PNRR (M4.C1-24).

[3] Savickas, Mark & Nota, Laura & Rossier, Jérôme & Dauwalder, JeanPierre & Duarte, Maria & Guichard, Jean & Soresi, Salvatore & Esbroeck, Raoul & van Vianen, Annelies. (2009). Life designing: A paradigm for career construction in the 21st century. Journal of Vocational Behavior. 75. 239-250. 10.1016/j.jvb.2009.04.004.

[4] Ginevra, MC, Annovazzi, C, Camussi, E, Santilli, S, Di Maggio, I (2018). Breadth of vocational interests: The role of career adaptability and future orientation. The Career Development Quarterly, 66(3), pp. 233-245.

[5] Riva, M. (2023). Apprendimento e orientamento permanente. Supporto per l’emancipazione o per l’adattamento sociale? ARTICOLO 33, 2023(1), 22-28.

[6] Riva, M. (2022). Orientare i giovani. Una responsabilità educativa e pedagogica per costruire traiettorie formative sostenibili. EDUCATION SCIENCES & SOCIETY, 15(1), 31-44.