Quando l’orientamento può essere a rischio

Tra informazione, marketing e pubblicità ingannevole

Come è noto, grazie al PNRR, le iniziative di orientamento, e soprattutto quelle di tipo informativo, stanno inondando le nostre scuole, ovunque troviamo ‘fiere dell’orientamento’. Per questo è necessario che ci sia da parte di tutti molta consapevolezza di ciò che viene offerto, anche se lo status di coloro che organizzano incontri ed eventi sembra eccellente. Prima di accompagnare le nostre scolaresche a visionare le tante offerte, è bene prepararle con accuratezza per non rischiare di trasformare una iniziativa educativa, in una semplice e piacevole ‘gita’ scolastica.

Bisogna che gli studenti imparino a riconoscere se si tratta di un’operazione di pura facciata, di natura pubblicitaria, se si è in presenza di un marketing, pur compatibile con i valori educativi, ma pur sempre di tipo commerciale, o se si è in presenza di proposte fondate sul piano scientifico e utili a far riflettere sui futuri possibili.

Orientamento e significato del lavoro

L’orientamento, soprattutto quello che si ispira alla giustizia sociale, sollecita a ragionare attorno al significato del lavoro, alla sua dignità e a combattere quello indecente che sfrutta il lavoro minorile e fa poco per prevenire incidenti e morti. Già solo nei primi due mesi dell’anno in corso, 101 sono state le vittime del lavoro, 10 in più rispetto al primo bimestre del 2024, con un incremento del +11%,che diventa +16% se si considerano anche gli incidenti mortali in itinere, per un totale di 138 decessi.

Parlando ai nostri studenti del loro futuro, dove collochiamo la dimensione puramente economica? Esercitiamo una funzione responsabile e generativa per la società e per la vita delle persone, per la loro ricerca di senso, per le loro aspirazioni e progetti?

Le scuole chiamate a ricoprire questo importantissimo ruolo dovrebbero avere la consapevolezza se, nel fare orientamento, gli Istituti di formazione e le Università si limitano a promuovere semplicemente i loro prodotti o invece cercano di non perdere mai di vista l’etica, la sostenibilità, il benessere degli studenti, tutto ciò che serve per il futuro delle persone e della società.

Orientamento e informazione

Pur non dimenticando che l’orientamento dovrebbe sempre stimolare e incrementare il pensiero critico, controfattuale e prospettico, si ha anche bisogno di un orientamento informativo, nel senso che: “si può fare marketing rimanendo brave persone”, citando Giuseppe Morici, un grande esperto di marketing[1]. Ciò avviene se, oltre a dare informazioni, si vuole aiutare i giovani nella ricerca di significati che potranno alimentare i progetti per i loro futuri desiderabili e, al contempo, aiutarli a capire meglio le tante offerte che promuovono i mercati, compresi quelli della formazione e del lavoro.

Sicuramente, bisogna diffidare di quel tipo di strutture interessate soprattutto ad attrarre ‘clienti’ proponendo orientamento alla Parsons[2]. Quello, cioè, che, in ossequio al binomio domanda-offerta, indica ‘l’uomo giusto al posto giusto’ senza chiarire quando un posto, un lavoro, una domanda può essere considerata giusta e dignitosa.

Sono tanti i professionisti e le agenzie che dicono di ‘offrire’ orientamento, ma molto raramente, come segnalano Pezzalis e Nota (2025)[3], si tratta di orientamento formativo, in sintonia con i valori della giustizia sociale e della lotta ad ogni forma di discriminazione. A volte neanche l’orientamento meramente informativo, come viene realizzato negli Atenei, può essere considerato sufficientemente trasparente.

Si può promuovere un “brand”, ma con serietà

Non si intende, tuttavia, demonizzare tout court ogni forma di marketing o mettere all’indice tutti coloro che svolgono tale professione. Anzi, chi ha qualcosa da dire o da insegnare, chi ha una visione da promuovere, chi ha scoperto qualcosa di utile ha l’obbligo morale e politico di farlo conoscere. In senso ovviamente lato e metaforico, potremmo dire che anche Gesù Cristo, Maometto e tanti filosofi e predicatori hanno avuto una straordinaria capacità di comunicare e diffondere i loro “brand”.

Sarebbe, tuttavia, importante che in un programma di orientamento, anche informativo, si ricordasse sempre agli studenti che, prima di pensare alle discipline di studio, bisogna valutare i rischi e imparare a gestire ansie e preoccupazioni; sarebbe altresì importante dare vita a dibattiti e lavori di gruppo a partire dai diversi campi del sapere (filosofia, matematica, urbanistica, medicina…). Potrebbe essere questa una strategia vincente per guardare con maggiore consapevolezza i problemi che appaiono più difficili e complessi. Pensiamo, per esempio, alla competizione eccessiva e ai conflitti, ai problemi di sostenibilità, a quei 17 obiettivi che l’ONU, da tempo, ha indicato alle nazioni di tutto il pianeta. Potremmo così pensare di realizzare progetti e programmi di orientamento trans-disciplinari[4] che si caratterizzano proprio per la presenza di linguaggi diversi come quelli dell’economia, della sociologia, delle scienze ambientali…  La pluralità degli approcci aiuta gli studenti a sviluppare visioni delle possibili e future carriere e ad immaginare scenari attrattivi.

Ci sono, per fortuna, orientatori seri ed efficaci che aiutano i giovani anche a guardarsi dalle pubblicità ingannevoli.

Un primo step orientativo

Il primo step orientativo dovrebbe consentire agli studenti di individuare e precisare i temi di cui, in un prossimo futuro, vorrebbero occuparsi. Molto spesso l’interesse per un ambito deriva dall’analisi delle preoccupazioni e dall’individuazione delle aspirazioni che nutrono. Come Guichard ricorda[5], chi fa orientamento dovrebbe occuparsi e preoccuparsi di più di quello sgomento e di quell’inquietudine sempre più presenti e condivisi nelle società contemporanee occidentali[6], e ci sembra opportuno aggiungere, nelle fasce giovanili, sempre più estesi. Per suscitare interesse potrebbe essere d’aiuto proporre domande mirate (anche se trattasi di orientamento solo di tipo informativo). Un esempio:

  • Ma per voi, quando inizierà il vostro futuro?
  • Se poteste chiedere ad un futurologo, ad uno scienziato che studia ciò che potrà accadere, cosa chiedereste?  
  • In futuro, in quello che desiderate maggiormente, cosa vorreste che non ci fosse più?
  • Cosa vi piacerebbe veramente studiare e fare per contribuire a far sì che tutto questo si realizzi?
  • In quale vostro corso di laurea si studia soprattutto ciò che ti sta effettivamente a cuore?

Potrebbe stimolare interessanti riflessioni affrontare attraverso lavori di gruppo, o altri approcci metodologici, alcune questioni di fondo: come si combattono le disuguaglianze; come si fa prevenzione delle malattie più insidiose e delle pandemie; come si rende attraente lo studio; come si debella la povertà; come si prevengono gli incidenti e le morti sul lavoro.

Ci si può informare, per esempio, su dove sono previsti insegnamenti di economia etica, di informatica per la tutela della privacy, dove si dibatte di pace, di solidarietà e di lavoro cooperativistico. Si potrebbe indagare, per esempio, in quali corsi di laurea viene richiesto, e tenuto in considerazione, il parere degli studenti nella progettazione didattica; oppure capire quali saperi privilegiano le prove di accesso, se tengono conto degli interessi e delle esperienze maturate dagli studenti; ma anche come viene favorita l’integrazione.

Dall’informazione alla decisione

Una operazione razionale è quella di mettere a confronto le informazioni raccolte al fine di restringere le opzioni da considerare in sede di decisione, attraverso la compilazione, di tabelle riassuntive simili a quella che si riporta di seguito, a titolo meramente esemplificativo.

ProblemaDisciplineCorso di laurea inAtenei
Salvaguardia dell’ambiente• Scienze della vita e biologia dei sistemi
• Scienze della terra
• Scienze agrarie, forestali, alimentari
• Scienze geologiche, geologia e tutela dell’ambiente
• ….
• Biotecnologie
• Rischio ambientale e protezione civile
• Scienze per la protezione della natura e sostenibilità ambientale
• ….
• Torino
• Ancona
• Roma
• ….
Sviluppo sostenibile• Storia delle relazioni internazionali
• Economia dello sviluppo sostenibile
• Metodi matematici per l’economia
• …
• Sviluppo sostenibile, cooperazione e protezione civile
• Gestione d’impresa sostenibile ed economia circolare
• …  
• Firenze
• Roma
• ….

Utili, successivamente, potrebbero risultare le indicazioni, suggerite da alcuni studiosi sul concetto di “utilità attesa”, volte aponderare, per ciascuna opzione, vantaggi e svantaggi[7]. Dopo questa prima ricognizione si possono invitare gli studenti ad andare più a fondo, visionando almeno le presentazioni degli insegnamenti considerati maggiormente attraenti negli Atenei.

Capire quando il marketing è ingannevole

Un orientamento informativo di qualità dovrebbe, infine, aiutare gli studenti a un’analisi attenta dei diversi siti web tramite i quali gli Istituti di formazione e le Università promuovono le proprie offerte. Si può partire da quelli che, a prima vista, appaiono interessanti e pertinenti rispetto alle loro aspettative e aspirazioni, per esempio dai siti delle Università che propongono percorsi formativi in sintonia con i problemi considerati importanti ed urgenti. Si può chiedere di riflettere anche sul tipo di marketing utilizzato per la presentazione delle diverse offerte formative[8]. Per capire cosa significa pubblicità ingannevole e agnotologia[9] potrebbe essere utile discutere insieme su alcune questioni attraverso domande guida come quelle che si riportano nella tabella che segue.

Domande guida per analizzare la qualità dei siti informativi delle Università

• Quanto è stato facile individuare e trovare il corso ritenuto interessante?
• È indicato il periodo durante il quale il corso verrà attivato, ad esempio primo o secondo semestre?
• È presente l’orario delle lezioni (giorni e ore in cui si svolgono)?
• Ci sono informazioni adeguate a proposito di docenti (come contattarli, E-mail, numeri di telefono, uffici e orari di ricevimento)? Ci sono biografie essenziali, descrizione delle loro qualifiche, dei loro interessi di ricerca e delle esperienze maturate?
• La descrizione del Corso può considerarsi esaustiva? Per esempio: contiene l’elenco degli obiettivi che si propone, la sintesi degli argomenti trattati, la necessità del possesso di alcuni prerequisiti ritenuti fondamentali, l’indicazione delle conoscenze necessarie o dei corsi che precedentemente andrebbero frequentati?
• Ci sono precisi riferimenti a libri di testo obbligatori e/o consigliati, con titoli, autori ed edizioni?
• Sono presenti link riferiti a risorse online, articoli, siti web o piattaforme di e-learning che saranno utilizzati nel corso?
Si fa riferimento al tipo di didattica che sarà utilizzata? Ad esempio, lezioni frontali, laboratori, esercitazioni, ecc.?
• Contiene informazioni precise sulle modalità che saranno utilizzate per lo svolgimento degli esami? Eesempio: in forma orale o scritta, tramite domande aperte o questionari con item a scelta multipla…?
• È indicato (e in che misura) come vengono valorizzate, in sede di valutazione, la partecipazione alla realizzazione di progetti personali o collettivi, il contributo offerto alle discussioni e partecipazioni alle attività d’aula, eventuali attività extra-accademiche…?
• Sono indicati i costi da sostenere per ottenere l’iscrizione e la frequenza?
• Sono indicati in maniera chiara i dati relativi ai tassi di ammissione e ai criteri di selezione (ad esempio, quanti studenti vengono ammessi rispetto al numero di domande pervenute)?
• Il sito riporta ‘le voci degli studenti’? Si tratta unicamente di ‘storie di successo’ o di storie rappresentative della maggioranza degli iscritti? Sono presenti anche informazioni che riguardano studenti lavoratori e studentesse lavoratrici?
• Vengono fornite statistiche sui risultati accademici e professionali della totalità degli studenti. Ci sono informazioni accurate sulle prospettive di lavoro dei laureati (ad es. statistiche e testimonianze di ex studenti)?
• Sono precisate le collaborazioni e le partnership che l’ateneo intrattiene con altre istituzioni educative, aziende o organizzazioni?
• Sono indicate con chiarezza le politiche per l’inclusione e la valorizzazione delle diversità?
• Ci sono informazioni chiare, dettagliate e facilmente accessibili su come fruire di supporti finanziari e borse di studio?

Inoltre, un aspetto importante è capire su quali criteri una Università di definisce “eccellente”. A quale agenzia di rating fa riferimento? Alla Standard & Poor’s, alla Moody’s, alla Fitch Ratings, alla QS World University Rankings, alla Times Higher Education (THE) World University Rankings, all’Academic Ranking of World Universities (ARWU) o all’Europea U-Multirank che consente di confrontare le Università sulla base di alcuni criteri specifici quali, ad esempio, quelli riguardanti la relazione insegnamento-apprendimento, le pubblicazioni interdisciplinari, l’orientamento internazionale e il coinvolgimento nelle realtà territoriali?

Se gli studenti trovano risposte adeguate a questi interrogativi, anche l’orientamento informativo potrebbe essere considerato di qualità e chi lo propone potrebbe sicuramente dirsi, come suggerisce il già citato Giuseppe Morici, ‘una brava persona’ e, aggiungiamo, anche un buon orientatore.


[1] Morici G. (2014). Fare marketing rimanendo brave persone. Milano, Feltrinelli.

[2] Parsons F. (1909). Choosing a Vocation. Boston, MA, Houghton Mifflin.

[3] Pizzalis M., Nota L. (2025). L’orientamento a scuola. Per costruire società inclusive, eque, sostenibili. Milano, Mondadori Università.

[4] Cfr.:  Soresi S. (2023). A proposito delle innovazioni introdotte nelle nuove linee guida per l’orientamento. Nuova Secondaria, 7, XL, pp. 170-177; Soresi S. e Nota L., (2023). L’orientamento 5.0. … quello che non si accontenta di valutare e profilare, Nuova Secondaria, 4, XLI, 134-146; Pizzalis M., Nota L. (2025). L’orientamento a scuola. Per costruire società inclusive, eque, sostenibili. Milano, Mondadori Università.

[5] Guichard J. (2022), Qual accompagnamento all’orientamento in questo inizio di 21mo secolo? ISRE, 1, 15 aprile.

[6] Guillebaud J.C. (2006). La grande inquiétudeEtudes, 404, n. 1, 11-21.

[7] Nota L. Mann L., Soresi S., Friedman I.A. (2002). Scelte e decisioni scolastico-professionali. Firenze, Giunti-OS; Heppner P.P. (1988). The Problem-Solving Inventory: Manual. Consulting Psychologists Press, Paolo Alto, CA; Peterson G.W., Sampson, J.P., Reardo, R.C., Lenz, J.G. (1996) A cognitive information processing approach to career problem solving and decision-making. In D. Brown e L. Brooks (eds). Career choice and development. Jossey-Bass Publishers. San Francisco.

[8] Basti ricordare che la WebAim, nel suo ultimo report del 31 marzo 2025, rivela che su un milione di pagine web analizzate, mediamente ogni pagina contiene 57 errori di accessibilità, e il 96% delle home page dei siti web ha almeno un problema di conformità alle linee guida di accessibilità definite dal W3C (Il World Wide Web Consortium, l’organizzazione non governativa che, tra l’altro, si propone di diffondere la cultura dell’accessibilità della Rete) e che persino la ‘governativa’ Agid (Agenzia per l’Italia Digitale) segna ancora la presenza di molti problemi e che solo il 15,09% degli sviluppatori web si dichiara competente in materia di accessibilità.

[9] L’agnotologia è lo studio dell’ignoranza o del dubbio deliberati e culturalmente indotti, per vendere un prodotto, influenzare l’opinione o ottenere favori, in particolare attraverso la pubblicazione di dati scientifici imprecisi o fuorvianti. Vedi: Proctor R. N. (2004). The Political Uses of Ignorance. In Science, Technology, & Human Values, 29(2), 154-173.

Salvatore SORESI

Salvatore SORESI

Professore ordinario presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova, fondatore del Laboratorio di Ricerca e Intervento per l’Orientamento alle Scelte (La.R.I.O.S.)