È dedicato a Giancarlo Cerini, mancato proprio 4 anni fa, un ebook di analisi critica delle Nuove Indicazioni per l’infanzia e per il primo ciclo prodotto da Gessetti Colorati, una piccola associazione di Ivrea (To). Alla pubblicazione hanno collaborato diversi esperti che propongono una analisi critica del documento che la commissione di lavoro, coordinata dalla professoressa Loredana Perla, ha reso noto l’11 marzo scorso e che le scuole dovranno utilizzare per definire il proprio curricolo di istituto a partire dall’anno scolastico 2026/2027.
Sarà una nuova “ballata popolare�
La prefazione dell’ebook è stata affidata a Loretta Lega, presidente del “Centro Studi Giancarlo Cerini†che ricorda soprattutto un aspetto metodologico che in queste settimane è stato evidenziato da più parti: “Giancarlo non ha mai creduto alle imprese solitarie, né alle idee risolutive architettate da pochi pensatori o da commissioni di esperti, seppure geniali. Una idea può andare a buon fine solo se diventa patrimonio di tutti, o perlomeno di tantiâ€. In proposito, Giancarlo Cerini aveva anche ideato fin dal 2006 la metafora della “ballata popolare†che è poi diventata di patrimonio pubblico nel mondo della scuola. Nel suo volume di quell’anno (Se la riforma fosse una ballata popolare) scriveva infatti “Ma chi decide del futuro della scuola? Il Governo pro tempore ha forse diritto a un progetto pedagogico compiuto, ad un suo modello di scuola? Ci piacerebbe dire che è solo la Repubblica ad avere diritto ad un progetto di istruzione pubblica. Ecco perché non bastano le rivincite di breve respiro. Occorre argomentare, leggere i bisogni del Paese, degli allievi, fare diagnosi convincenti, costruire una proposta avvincente… Non basta il programma di governo. Occorre avere un progetto, che poi si trasforma in una ‘ballata popolare’ dove gli attori e i ruoli si intrecciano; occorre fare chiarezza sulle risorse, sugli investimenti in formazione del personale: ricostruire motivazioni, condizioni di benessere, di soddisfazione, di incentivi al miglioramento; coltivare alleanze con i genitori, le comunità ; prestare attenzione ai luoghi non formali dell’apprendimentoâ€.
Che ruolo riveste il segmento 0-6?
La vicenda delle Nuove Indicazioni sembra invece essersi sviluppata in tutt’altra direzione. Per mettere mano alle “vecchie†Indicazioni del 2007 riviste nel 2012 e aggiornate ancora nel 2018 alla luce dei nuovi scenari sarebbe stato opportuno aprire un ampio confronto nel mondo della scuola in modo da rendere docenti, dirigenti scolastici e famiglie partecipi ai cambiamenti e agli aggiustamenti utili a migliorare l’impianto complessivo del documento o i diversi capitoli.
Come osserva Loretta Lega nella sua prefazione sarebbe stato certamente urgente e prioritario completare il quadro dei nuovi scenari con l’introduzione di un preciso capitolo concernente il segmento 0-6 anche perché è ormai chiaro a tutti, anche a livello europeo, che in questo settore non è più sufficiente pensare ad una espansione quantitativa dell’offerta ma è indispensabile passare ad un approccio che riconosca il forte valore educativo dei servizi per la primissima infanzia. Attualmente, come osserva Mario Maviglia nel suo intervento, c’è ancora una scarsa attenzione anche ai problemi dell’infanzia e al segmento scolastico 3-6.
La struttura del libro
L’ebook propone 12 articoli scritti da altrettanti esperti finalizzati ad aiutare gli insegnanti a riflettere sul “progetto†di revisione delle Indicazioni nazionali del primo ciclo di cui, per il momento, si conosce solo una prima bozza.
Il capitolo di apertura della pubblicazione è firmato da Italo Fiorin, già coordinatore della Commissione per le Indicazioni del 2007, che ora fa osservare come con le Nuove Indicazioni ci sia il tentativo di cambiare la stessa idea di scuola. Le Indicazioni in vigore, infatti, pongono l’accento sulla complessità (e su questo vale la pena segnalare lo specifico intervento di Cinzia Mion), l’interdipendenza planetaria e una cittadinanza a più scale (nazionale, europea, planetaria), attiva, solidale e inclusiva.
Il documento attuale, al contrario, propone una visione nazionalistica e ‘occidentale’, rispondendo alla complessità con una logica di semplificazione.
Secondo Fiorin è cambiato anche il paradigma didattico (tema sul quale è il caso di leggere l’approfondimento di Aluisi Tosolini): si assiste a un ritorno alla scuola dell’insegnamento, della trasmissione delle conoscenze, del maestro in cattedra, della memorizzazione e del conformismo.
Fiorin concorda con chi definisce le Nuove Indicazioni più simili a “Programmi” che a “Indicazioni”, data la densità di contenuti, obiettivi e suggerimenti metodologici dettagliati, che richiamano i programmi ministeriali tradizionali e centralistici.
La delicata questione dell’insegnamento della Storia
Una delle questioni più delicate, come sa chi ha seguito il dibattito sviluppatosi a partire dalla metà di marzo, è quella dell’insegnamento della storia[1] che oggi mira spesso a favorire il confronto fra le fonti e la discussione critica dei documenti. La nuova proposta si basa invece sul ricorso alla “narrazione†tanto che nel testo delle nuove Indicazioni ministeriali si propone di far leggere ai bambini più piccoli (già dalla seconda “elementareâ€) il racconto dei Martiri di Belfiore o quello della “Piccola vedetta lombardaâ€. A contestare questa proposta ci sono però molti studiosi che da anni si occupano di didattica della storia: a uno dei più noti (Antonio Brusa, già docente presso l’Università di Bari) è stato affidato il compito di scrivere il capitolo dell’ebook dedicato all’argomento.
Quale legame tra lingua, democrazia e cittadinanza?
Sulla questione dell’insegnamento della lingua italiana, tema assolutamente centrale nella formazione di base, si sofferma Silvana Loiero che sottolinea il legame fra lingua e democrazia.
Le Indicazioni del 2007-2012, ricorda Loiero, riconoscevano la parola come diritto costituzionale, facendo esplicito riferimento all’articolo 21 della Costituzione. La parola, qui, è riconosciuta non solo come un diritto ma anche come uno strumento di cittadinanza, perché è attraverso la parola che, con il dialogo e il confronto, si costruiscono significati, si affrontano le divergenze, si negoziano differenze e si prevengono conflitti.
Questo (lo sottolinea nel suo intervento anche Giancarlo Cavinato) implica una visione della didattica dell’italiano orientata alla comunicazione, all’interazione e alla formazione del cittadino attivo e critico, visione che viene ora sostituita da una didattica in cui prevale la preoccupazione di trasmettere modelli linguistici “correttiâ€.
Sul tema della cittadinanza interviene Rodolfo Marchisio secondo cui le Nuove Indicazioni 2025 non promuovono una cittadinanza autenticamente attiva e critica, a causa di un impianto concettuale che privilegia un individualismo identitario e nazionalistico, mascherato da personalismo, in netto contrasto con i valori di solidarietà , complessità e apertura sanciti dalla Costituzione e promossi dalle Indicazioni in vigore e dalla migliore pedagogia degli ultimi decenni.
Dal confronto con le Indicazioni 2012
Franca Da Re, che aveva collaborato alla stesura delle Indicazioni del 2012, mette in evidenza diversi aspetti problematici del “documento Perla†pur riconoscendo il fatto che alcune sezioni (in particolare quelle in ambito STEM e Geografia) risultano apprezzabili. Complessivamente, però, si assiste ad un arretramento rispetto alle Indicazioni in vigore in termini di coerenza, legame con i principi costituzionali (meno enfasi sulla cittadinanza solidale e più sull’individuo e l’identità nazionale), apertura all’interculturalità , rispetto dell’autonomia docente; con un approccio pedagogico meno orientato alle competenze e più trasmissivo, come osserva Stefano Stefanel che dedica il suo intervento al tema della valutazione.
Anche Antonio Valentino mette a confronto i testi delle precedenti Indicazioni con la bozza attuale evidenziando che, come fa peraltro lo stesso Rodolfo Marchisio, il riferimento al concetto di persona risulta quanto meno ambiguo.
Molto deludenti, scrive infine Raffaele Iosa, risultano lo spazio e l’approccio riservati ad una questione assolutamente rilevante come l’inclusione, quasi a far presagire un futuro molto distante dalla tradizione culturale e pedagogica del nostro sistema scolastico (proprio quest’anno ricorrono i 50 anni dal ben noto “documento Falcucciâ€[2] che aprì la strada alla legge 517 e alla progressiva chiusura delle scuole e delle classi speciali).
Una analisi pensata, non una critica ideologica
Per la verità la pubblicazione non è una presa di posizione contraria al “documento Perlaâ€, quasi “a prescindere†contrapponendo alle scelte ministeriali altrettante “parole d’ordineâ€: no a Indicazioni che calano dall’alto/sì a un documento condiviso e partecipato; no alla storia identitaria/sì ad una storia ispirata ad una visione multiculturale; no a “più grammaticaâ€/sì alla scrittura collettiva “donmilaniana†e così via.
Il gruppo redazionale ha scelto una strada diversa, decidendo di entrare nel merito delle questioni poste dal documento. Attraverso riflessioni che rispecchiano anche sensibilità diverse, si è cercato di esprimere una posizione critica non preconcetta ma motivata con una serie di contributi utili a comprendere i nodi del documento consentendo a ciascuno di formarsi una propria opinione. L’ebook viene inviato gratuitamente a tutti coloro che lo richiedono[3].
[1] Cfr. gli articoli di Luciano Rondanini su Scuola7 n. 428 del 04/05/2025 e n. 424 del 30/03/2025: “La storia disegnata dalle Indicazioni 2025. Narrazioni e scorciatoie semplificateâ€; “Solo l’occidente conosce la storia? Nuove indicazioni 2025â€.
[2] Cfr. l’articolo di Luciano Rondanini su Scuola7 n. 412 del 06/01/2025 “Cinquant’anni fa… l’inizio dell’inclusione. Dalla relazione Falcucci alla cattedra inclusivaâ€.
[3] Nuove indicazioni 2025. Per ricevere l’ebook invia una mail a:  ebookind@gessetticolorati.it. Riceverai automaticamente le indicazioni per scaricarlo.