L’emanazione del testo definitivo delle Nuove Indicazioni per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo è imminente, si parla ormai di poche settimane di attesa al massimo.
Con questo provvedimento si aggiunge un tassello significativo alla storia dei “programmi†della scuola elementare iniziata esattamente 80 anni fa quando l’allora Re d’Italia Umberto II, insieme con il Ministro Guardasigilli Palmiro Togliatti, firmò i primi programmi post-fascisti, voluti e scritti da Carleton Washburne, pedagogista statunitense a cui il Governo alleato aveva assegnato il compito di sostenere il nostro Paese nel lavoro di ricostruzione del sistema scolastico. In realtà i programmi del 1945, che riguardavano anche la “scuola materna†(ma quella statale non esisteva ancora), rimasero formalmente in vigore fino al 1955 senza però essere applicati con particolare impegno: si trattava infatti di programmi largamente ispirati ai principi dell’attivismo pedagogico e del pragmatismo filosofico nordamericani, molto lontani da quella che era la tradizione italiana alla quale si tornò agevolmente nel giro di pochi anni.
I programmi degli anni Cinquanta
La svolta si ebbe nell’autunno del 1954 quando arrivò al Ministero il democristiano Giuseppe Ermini che riuscì a riprendere in piccola parte il vecchio progetto di Guido Gonella di una riforma generale del sistema scolastico nazionale. Forte del consenso dell’associazionismo cattolico, nel giugno del 1955 Giuseppe Ermini firma i programmi delle “Elementari†che – già dalle primissime righe – ci fanno comprendere quale fosse il clima culturale e politico di quegli anni. Si legge infatti nella Premessa dei Programmi: “L’insegnamento religioso sia considerato come fondamento e coronamento di tutta l’opera educativa. La vita scolastica abbia quotidianamente inizio con la preghiera, che è elevazione dell’animo a Dio, seguita dalla esecuzione di un breve canto religioso o dall’ascolto di un semplice brano di musica sacra. Nel corso del ciclo l’insegnante terrà facili conversazioni sul Segno della croce, sulle principali preghiere apprese (Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre, preghiera all’Angelo Custode, preghiera per i Defunti), su fatti del Vecchio Testamento ed episodi della vita di Gesù desunti dal Vangeloâ€.
Sul piano pedagogico i programmi del 1955 (i più longevi della storia della scuola italiana perché rimasero in vigore fino al 1985) furono il tentativo, in parte riuscito, di legare la pratica didattica ai principi della ricerca psicologica: in particolare i programmi facevano riferimento al globalismo di Ovide Décroly soprattutto nelle classi del primo ciclo; non mancavano anche alcuni riferimenti all’attivismo pedagogico e al pensiero di Dewey almeno per quanto riguarda l’attenzione all’ambiente e alla necessità di partire sempre dalla vita vissuta dell’alunno.
Il decreto con i programmi per la scuola elementare conteneva anche il testo dei programmi per la cosiddetta scuola post-elementare che di fatto era indirizzata agli alunni che abitavano nelle aree del Paese dove non arrivavano ancora le scuole di avviamento alle quali si accedeva al termine della scuola elementare.
La svolta degli anni Ottanta
Nel 1958 anche i programmi per la scuola materna vengono modificati e sostituiti con gli orientamenti, rivisti poi nel 1969 dopo l’istituzione della scuola materna statale.
Nel 1985 si arriva ai nuovi programmi per le elementari che archiviano il bambino “tutto intuizione, fantasia e sentimento†e mettono al centro il “bambino della ragione†ispirandosi al cognitivismo e al costruttivismo (Bruner e Gardner sono considerati gli ispiratori teorici del documento). Oggi, a 40 anni dalla loro approvazione, può essere utile una breve riflessione su quei Programmi che divennero legge dello Stato con il DPR 104/1985 del mese di febbraio firmato anche dalla ministra Franca Falcucci.
L’innovatività dei Programmi del 1985
Il decreto apparve subito come un documento altamente innovativo, sia per il metodo che era stato seguito per approvarlo e per portarlo in applicazione sia per i contenuti.
Per capirne la portata culturale è bene fare qualche raffronto partendo proprio dai contenuti, con i programmi precedenti.
“La scuola elementare – si legge nelle prime righe del DPR 104/1985 – ha per suo fine la formazione dell’uomo e del cittadino nel quadro dei principi affermati dalla Costituzione della Repubblica; essa si ispira, altresì, alle dichiarazioni internazionali dei diritti dell’uomo e del fanciullo e opera per la comprensione e la cooperazione con gli altri popoliâ€.
Siamo ben lontani dalla religione cattolica “fondamento e coronamentoâ€: un cambio di paradigma decisivo, soprattutto se si tiene conto del fatto che, proprio in uno dei paragrafi iniziali, quello dedicato alla “educazione alla convivenza civileâ€, si legge che “la scuola statale non ha un proprio credo da proporre né un agnosticismo da privilegiareâ€. E ancora: “Essa riconosce il valore della realtà religiosa come un dato storicamente, culturalmente e moralmente incarnato nella realtà sociale di cui il fanciullo ha esperienza ed, in quanto tale, la scuola ne fa oggetto di attenzione nel complesso della sua attività educativa, avendo riguardo per l’esperienza religiosa che il fanciullo vive nel proprio ambito familiare ed in modo da maturare sentimenti e comportamenti di rispetto delle diverse posizioni in materia di religione e di rifiuto di ogni forma di discriminazioneâ€.
La commissione Fassino: un metodo di lavoro condiviso
Ma i Programmi del 1985 si contraddistinsero fin da subito anche per la metodologia con cui vennero approvati. L’“operazione†aveva infatti preso avvio nel maggio del 1981 quando il Ministro dell’epoca, il democristiano Guido Bodrato, istituì con un proprio decreto la Commissione incaricata di rivedere i Programmi. La Commissione Fassino, così denominata dal nome del senatore (Giuseppe Fassino) sottosegretario dall’Istruzione che la presiedeva, fu inizialmente composta da 20 esperti ma arrivò a comprenderne 60. Per tutto il periodo i lavori furono di fatto coordinati dal pedagogista Mauro Laeng al quale si affiancarono esperti di alto profilo rappresentativi di diversi orientamenti scientifici e culturali. Una prima bozza dei lavori venne consegnata al Ministro nella primavera del 1982 che poco dopo decise di allargare la Commissione portandola appunto a 60 membri.
Formazione e revisione degli ordinamenti
E fu proprio nella seconda fase dei lavori che si pose un problema di grande rilevanza e cioè a quali condizioni sarebbe stato possibile attuare concretamente i nuovi Programmi. I problemi erano sostanzialmente due: la formazione del personale e gli ordinamenti della scuola elementare.
La prima questione si intrecciava anche con un tema presente nella normativa fin dalla legge delega 477/1973 (quella, per intenderci, dalla quale erano nati i decreti delegati del 1974) che prevedeva espressamente la formazione universitaria di tutto il personale docente già a partire dalla materna, come allora si chiamava.
Il secondo problema riguardava il tema degli ordinamenti e fu chiaro all’intera commissione che i tempi scolastici di allora non avrebbero in alcun modo consentito una adeguata applicazione dei nuovi contenuti e delle nuove proposte metodologiche sempre più curvate sulla attività laboratoriale e di ricerca e sul lavoro di gruppo degli alunni. Non solo, ma ci si rese conto del fatto che i Nuovi Programmi mal si conciliavano con la figura del “maestro unico†o “tuttologoâ€. Tutto questo era contenuto nell’ampia relazione che la Commissione consegnò al Ministro alla fine del 1983.
Ci volle ancora un anno per affrontare i nodi emersi fino a quando, nel settembre del 1984, il Consiglio nazionale per la pubblica istruzione diede il proprio parere favorevole accompagnando la delibera con un documento intitolato “Condizioni di applicabilità dei Nuovi programmi per la scuola elementare†che consentì di trovare una soluzione.
Innanzi tutto si decise di rinviare al 1987/1988 l’avvio dei Nuovi Programmi nelle classi prime facendoli entrare in vigore anno dopo anno nelle classi successive fino a concludere il processo nel 1991/1992. Tra il 1985 e il 1987 venne attivato uno straordinario piano di aggiornamento rivolto ai 250 mila docenti in servizio, piano al quale collaborarono gli IRRSAE di tutta Italia.
Per quanto riguarda gli ordinamenti si iniziò a lavorare per una legge che prevedeva l’aumento dell’orario scolastico e del numero dei docenti assegnati alle classi: la legge, la numero 148/1990, parlava di 3 insegnanti per ogni classe e di “ambiti disciplinari†assegnati a ciascun docente.
Dai Programmi alle Indicazioni
Passano poco meno di 20 anni, agli inizi del millennio i programmi vengono aboliti per essere sostituiti con le Indicazioni, come prevedevano le norme sulla autonomia scolastica che – come è noto – aveva introdotto il paradigma del curricolo di istituto in sostituzione dei programmi definiti dal “centroâ€. Siamo nel 2004, quando con la ministra Letizia Moratti, viene approvato il decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59 che conteneva in allegato le Indicazioni per i Piani di studio personalizzati.
Il resto è storia recente: nel 2007 il ministro Fioroni adotta le Indicazioni per il curricolo che vengono tenute a battesimo dal filosofo francese Edgar Morin, mentre nel 2012 il documento viene aggiornato quando era in carica il ministro Profumo. In entrambi i casi le Indicazioni vengono adottate con un ampio coinvolgimento delle associazioni professionali e delle stesse scuole
Nella introduzione alle Indicazioni del 2007 il ministro Fioroni scriveva: “Le riforme non si fanno senza confronto e collaborazione; richiedono uno sforzo comune di condivisione il più possibile ampio e convinto. La scelta di un metodo dialogico allargato a tutti i soggetti che a vario titolo sono coinvolti nei processi di formazione, è la strada giusta per riconoscere e valorizzare le risorse umane e professionali presenti nelle nostre scuole, per riaccendere desideri e speranze e per intravedere – pur nel nostro difficile tempo – la concreta affermazione di un ‘nuovo umanesimoâ€.  In quella stessa occasione Il Ministro annunciava anche una consistente fase di sperimentazione: “La prima fase sperimentale di attuazione durerà  fino al 2009. Consentirà alle scuole di conoscere e sperimentare le nuove Indicazioni e al Ministero di raccogliere suggerimenti, valorizzare le buone pratiche e favorire processi di condivisione e di sostegno. Dal 2009-2010 le Indicazioni per il curricolo entreranno definitivamente a regime, accompagnate da apposito Regolamentoâ€.
La sperimentazione, per la verità , durò anche più del previsto permettendo alle scuole e ai docenti una accurata “metabolizzazione†dei cambiamenti. Poi nel 2018 è stato il momento delle Indicazioni riviste alla luce dei “nuovi scenariâ€.
Ed ora? Innovazione o restyling?
Adesso, 80 anni dopo i programmi Washburne, 70 dopo quelli Ermini e 40 dopo quelli Falcucci, le scuole dovranno vedersela con le Indicazioni Valditara che certamente non brillano come esempio di riforma condivisa e anzi sono ben lontane dalla filosofia della “ballata popolare†di cui parlava Giancarlo Cerini: “Non basta il programma di governo. Occorre avere un progetto, che poi si trasforma in una ‘ballata popolare’ dove gli attori e i ruoli si intrecciano; occorre fare chiarezza sulle risorse, sugli investimenti per la formazione del personale: ricostruire motivazioni, condizioni di benessere, di soddisfazione, di incentivi al miglioramento; coltivare alleanze con i genitori, le comunità ; prestare attenzione ai luoghi non formali dell’apprendimentoâ€.