“Buona scuola a tutti”

La fabbrica del futuro

Nel pomeriggio dello scorso 22 settembre si è svolta a Napoli l’annuale cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico. Come già preannunciato nel numero precedente[1], l’evento si è articolato in tre momenti, seguendo un itinerario che ha toccato l’Istituto Penale per i minorenni di Nisida, l’Ospedale Pediatrico Santobono-Pausilipon e l’Istituto Professionale per i Servizi Enogastronomici e l’Ospitalità Alberghiera “Gioacchino Rossini” di Napoli. L’evento, giunto alla sua venticinquesima edizione, è stato trasmesso in diretta su Rai 1, all’interno del tradizionale programma “Tutti a Scuola”.

Alla festa hanno partecipato studenti e docenti in rappresentanza delle tante esperienze che la realtà scolastica offre, oltre a numerosi esponenti del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo. Tra tutti, di particolare rilievo è stata la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara.

Ripercorriamo, in questo contributo, i loro messaggi, anche per fare il punto attraverso le loro parole sulle priorità intorno a cui il mondo della scuola è chiamato a lavorare e sulle novità che l’attendono.

L’intervento “diffuso”

Il Presidente della Repubblica ha fatto sentire le sue parole di vicinanza alla scuola in tutti i tre momenti in cui è stata strutturata quest’anno la cerimonia di apertura dell’anno scolastico.

Già in occasione dell’incontro con i ragazzi e il personale docente del laboratorio teatrale e musicale dell’Istituto penale per i minorenni di Nisida, Mattarella aveva introdotto due concetti che avrebbe successivamente approfondito nella successiva prolusione: l’unicità della persona umana e il ruolo centrale della scuola nella costruzione del futuro di ciascuno.

All’Ospedale Pediatrico Santobono-Pausillipon, si è poi soffermato a riflettere con i piccoli degenti sul perché esista la guerra (“Perché nel mondo esiste la guerra? Perché purtroppo c’è il male, la cattiveria, la prepotenza: se c’è, in piccolo, dentro la vita comune, ordinaria, quotidiana, c’è in grande, nella vita internazionale”), ne ha affermato la totale incomprensibilità e irragionevolezza (“La guerra non conviene a nessuno, perché distrugge tutto e danneggia tutti: nessuno, in realtà, vince, tutti ne sono vittime”) e ha ribadito l’importanza della scuola nel “far crescere una convinzione fra tutti che allontani questi modi di pensare e questo pericolo”.

Anche nel discorso inaugurale pronunciato sul palco allestito presso l’IPSEOA “Rossini”, terza e ultima tappa della giornata, il Presidente della Repubblica è tornato a riaffermare la funzione fondamentale dell’istruzione per la realizzazione del mondo di domani: “La scuola produce futuro. Contribuisce a formare persone e cittadini consapevoli. Prepara alla vita, alle professioni. A essere parte attiva nella comunità”.

L’intervento del Capo dello Stato, anche in questa circostanza caratterizzato da sobrietà e misura, contrassegnato da richiami puntuali ai principi costituzionali e animato dal consueto ottimismo della volontà, si è poi sviluppato intorno a tre nuclei centrali: la necessità del dialogo tra mondo dell’istruzione e innovazione tecnologica; la scuola come comunità e presidio democratico; il contrasto alle disuguaglianze e la promozione dell’inclusione.

Innovazione tecnologica e responsabilità

Mattarella ha invitato a non demonizzare il digitale e l’intelligenza artificiale, riconoscendone lo straordinario potenziale. L’innovazione tecnologica sta infatti dischiudendo opportunità fino a poc’anzi impensabili, ma è anche foriera di incognite, che, con “sguardo aperto” e “disposizione al cambiamento”, bisogna saper individuare e riconoscere per evitarne i rischi. La dimestichezza dei nativi digitali con i nuovi strumenti rappresenta, pertanto, una grande sfida per gli insegnanti, che devono guidare i loro allievi lungo il percorso di un’educazione critica all’utilizzo dell’informatica. Carlo Acutis, divenuto dopo la canonizzazione presieduta da Papa Leone XIV lo scorso 7 settembre 2025 il primo santo millenial, sviluppò un tanto precoce quanto appassionato interesse per la programmazione informatica e il web design, che seppe però mettere al servizio della sua fede, utilizzando Internet per opere di apostolato e ideando, tra l’altro, una mostra online sui miracoli eucaristici. Come lui, ha ricordato Mattarella, molti giovani sanno bene che è necessario usare gli strumenti informatici e non farsene usare. Ma il rischio di diventarne dipendenti è sempre incombente. E il pericolo più grosso è quello dell’appiattimento, del sonno delle intelligenze e dell’omologazione.

La scuola come comunità e palestra di vita reale

Ogni ragazzo e ogni ragazza devono costruirsi una propria capacità critica, che consenta loro di sentirsi non copia di altri bensì persone, irripetibili e inimitabili. Ma la persona non può realizzare sé stessa se condannata alla solitudine dell’isolamento in una dimensione soltanto virtuale. Anche per questo riguardo, il compito che la scuola è chiamata a svolgere risulta indispensabile: essa infatti è non solo il luogo dell’apprendimento, ma anche lo spazio in cui si cresce insieme e, guardandosi negli occhi, nascono idee, sgorgano sentimenti, si coltivano amicizie. In contrapposizione alla “solitudine virtuale”, nelle aule scolastiche si sperimenta la vita reale e si costruisce una comunità, primo e potente strumento di contrasto al disagio e all’emarginazione.

All’interno di essa si valorizzano, infatti, i talenti di ciascuno, pur nella diversità con cui si esprimono, perché la scuola è il luogo in cui si apprende l’importanza del rispetto reciproco e si acquisisce la consapevolezza che diversità e pluralità, anche di opinioni, “sono una ricchezza di libertà da difendere: una libertà conquistata a caro prezzo nel nostro Paese”.

La scuola come luogo di inclusione e di presidio democratico

La scuola è il luogo dell’inclusione e della diversità, un ambiente libero dalla violenza. Le altre istituzioni e la società non possono tuttavia lasciare da soli gli insegnanti e i dirigenti scolastici in questa azione di contrasto alla violenza, perché essa si manifesta sovente in forme meno visibili agli occhi degli adulti, ma non per questo meno dolorose per chi la subisce, come nel caso del cyberbullismo che denigra, emargina e spesso aggredisce, adoperando i social come “armi che colpiscono in profondità”.

L’art. 34 della nostra Costituzione proclama il principio in cui, secondo Mattarella, si sostanzia l’idea stessa di democrazia: “la scuola è aperta a tutti”. Per realizzare di fatto questa “apertura”, il bullismo va bandito dagli edifici scolastici. Ed è per lo stesso motivo che la scuola, come la stessa cerimonia inaugurale ha inteso rendere evidente, deve essere “ovunque”: nei quartieri difficili, nelle carceri minorili, negli ospedali, e persino nei contesti di guerra. Sempre, comunque, pronta a contrastare ogni forma di dispersione e impegnata nell’opera di inclusione di ciascuno e, in particolare, dei più svantaggiati, qualsiasi sia la natura del loro svantaggio.

I giovani salveranno il mondo

Alla conclusione del suo discorso, il Presidente ha esortato le famiglie ad avere fiducia negli insegnanti, nella comune opera educativa e, soprattutto nei ragazzi: in una stagione di mutamenti talmente profondi da apparire epocali, devono essere infatti i giovani, diversi dagli adulti, a saperli interpretare e governare.

In questo invito alla fiducia nelle nuove generazioni, il Capo dello Stato è ricorso a due citazioni. Nella prima si è avvalso delle parole di Hannah Arendt, che in Between Past and Future definiva l’educazione il momento in cui decidiamo se vogliamo salvare il mondo, assumendocene la responsabilità, e se amiamo abbastanza i nostri figli da non estrometterli da esso e da non “strappargli di mano la loro occasione d’intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d’imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti” e che senza la spinta al rinnovamento dei giovani sarà inevitabilmente destinato alla rovina.

Il seme buono

La seconda citazione è invece un ricordo di Vittorio Bachelet, docente universitario di diritto ed esponente dell’Azione Cattolica e della Democrazia Cristiana, assassinato il 12 febbraio del 1980 dalle Brigate Rosse nei corridoi dell’Università “La Sapienza”, che in un Paese agitato da grandi cambiamenti sociali e dal terrorismo ebbe a dire: “Nel momento in cui l’aratro della storia scava a fondo … è importante gettare seme buono, seme valido”.

Anche oggi, l’aratro della storia sembra scavare profondi solchi: oltre alle profonde trasformazioni imposte dalle innovazioni tecnologiche, il sibilo dei proiettili scagliati nelle guerre in corso nell’Europa orientale e in Medio Oriente si fa sempre più assordante e angosciante. I principi di rispetto, tolleranza ed uguaglianza che costituiscono le impalcature delle moderne democrazie occidentali sembrano talora scricchiolare sotto le spallate di concezioni neo-autoritarie. 

Il ricorso alle parole di Bachelet non risulta pertanto casuale, ma vuole ricordare a tutti, e in particolare alla scuola, che è proprio nei momenti di crisi, quando la terra risulta smossa dal profondo, che bisogna evitare che trovino ricovero tra le zolle le piante improduttive e infestanti dell’odio, della violenza e della sopraffazione, per piantare invece il seme buono della creatività, del pensiero critico, del metodo scientifico e della ricerca, da cui non può prescindere il progresso. E la scuola per antonomasia è una grande, preziosa seminatrice, capace di valorizzare i talenti di ciascuno, nel rispetto della personalità di ciascuno.

Per una scuola dei talenti, non delle disuguaglianze

Mentre il discorso del Presidente della Repubblica si propone come un invito ad una riflessione di più lungo respiro su questioni culturali e valoriali (libertà, pluralità, amicizia, rischio di solitudine digitale, ecc. …), rivolto all’intera comunità, il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha preferito i toni di un messaggio più politico-operativo, indirizzato agli operatori della scuola e all’opinione pubblica, con cui passare sinteticamente in rassegna scelte di governo, azioni intraprese e risultati conseguiti.

Al di là della diversità di approccio dettato dalla diversità del ruolo, il saluto inaugurale di Valditara ha condiviso con quello di Mattarella la medesima convinzione che qualsiasi riflessione sulla scuola debba partire dall’affermazione della centralità della persona umana, individuata dalla nostra Costituzione come “valore supremo e inalienabile”. Mentre tuttavia nelle parole del Capo dello Stato la persona, come abbiamo visto, appare come parte integrante di una comunità alla cui costruzione l’istruzione dà il suo imprescindibile contributo, Valditara ha chiarito già nelle prime parole del suo discorso che la declinazione del ruolo del sistema scolastico più coerente con lo spirito e la lettera della nostra Carta Costituzionale è quello di “scuola dei talenti”, una scuola cioè capace di coltivare gli individui e di valorizzare “le potenzialità, le propensioni e le aspirazioni di ogni studente” indipendentemente dalle sue condizioni economiche, sociali, o territoriali di partenza.

Di conseguenza, il titolare del dicastero dell’Istruzione coglie il senso più profondo dell’articolo 34 della nostra Costituzione, nell’affermazione del principio che “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.

L’attenzione verso ogni persona e la valorizzazione del merito (inteso come il dare il meglio di sé) rappresentano infatti nella visione del Ministro i due inscindibili aspetti di cui si compone una scuola autenticamente democratica e realmente solidale.

Il contrasto ai divari territoriali

Il Ministro ha poi ricordato le varie azioni (Agenda Sud, Agenda Nord, il decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, cd. Decreto Caivano) con cui il Governo, nell’effettiva attuazione del dettato costituzionale, sta perseguendo il duplice obiettivo di ridurre i divari territoriali e di contrastare la povertà educativa: azioni che proprio i miglioramenti dei livelli di apprendimento registrati dalle scuole campane (doppi rispetto alle altre scuole) incoraggiano a proseguire.

Nella convinzione che lo sport abbia un ruolo importante nello sviluppo integrale della persona e nella lotta alla dispersione scolastica, il Ministro ha quindi menzionato, con particolare orgoglio, l’investimento di 921 milioni di euro (dei quali circa 600 provenienti da risorse aggiuntive al PNRR, tra fondi nazionali e fondi strutturali europei) destinati alla realizzazione di nuove palestre e spazi sportivi per la didattica (a cui bisogna ora aggiungere i 45 milioni riservati alle attrezzature dei licei sportivi, di cui all’Avviso pubblico del 17 settembre 2025, prot. n. 158249).

La tutela del diritto allo studio

Una scuola costituzionale deve saper affrontare”, però, anche altri tipi di fragilità, di cui i giovani detenuti dell’Istituto penale per minorenni di Nisida e i piccoli ricoverati dell’Ospedale Santobono-Pausilipon rappresentano un concreto esempio. Ribadito che “il diritto allo studio è un “a priori” della nostra coscienza civile e nazionale”, il Ministro Valditara ha quindi citato lo stanziamento di 45 milioni complessivi per il sostegno alla scuola in carcere (DM 5 agosto 2025, n. 159) e all’istruzione domiciliare e in ospedale (DM 5 agosto 2025, n. 158); l’intervento legislativo (DM 26 febbraio 2025, n. 32, di attuazione dell’articolo 8 del D.L. 31 maggio 2024, n. 71, di modifica dell’articolo 14 del D.lgs. 13 aprile 2017, n. 66) che ha garantito a 46.000 studenti con disabilità la continuità con il proprio docente di sostegno; l’autorizzazione all’attivazione entro il 31 dicembre 2025 di ulteriori 26.000 posti di specializzazione per il sostegno in aggiunta a quelli formati ordinariamente dalle Università (DM 24 aprile 2025, n. 75);  l’assunzione in ruolo di 30.000 docenti di sostegno nell’ultimo triennio.

Cosa c’è dietro l’angolo

Dopo avere accennato alle modifiche apportate all’esame di Stato, su cui torneremo tra breve, il Ministro Valditara, al momento di congedarsi dal suo uditorio, ha paragonato il nuovo anno scolastico ad “un grande viaggio” in cui ragazze e ragazzi partono alla scoperta e alla realizzazione di sé stessi, anche attraverso la relazione con l’altro.

La metafora del viaggio può essere allargata a comprendere oltre ad allieve e allievi anche tutti coloro che compongono la grande comunità scolastica (docenti, personale non docente, dirigenti scolastici, dipendenti del Ministero e ovviamente anche il Ministro stesso) chiamati quest’anno ad affrontare una strada lunga, “fertile in avventure e in esperienze”.

Oltre ai vari e importanti snodi di cambiamento indicati dal Ministro nel suo intervento di inaugurazione dell’anno scolastico, tante sono infatti le novità che stanno riguardando il mondo dell’istruzione.

Qualche anno fa, per un altro Ministro dell’istruzione che, a differenza dei suoi predecessori, anziché legare il proprio nome ad una riforma complessiva, aveva preferito operare per successivi interventi circoscritti e graduali, fu coniata la metafora del “cacciavite”.

Anche il Ministro Valditara, più che alla realizzazione di un disegno sistematico di ristrutturazione della nostra scuola, sembra voler procedere con piccoli e mirati lavori di manutenzione che eliminano ciò che ostacola e aggiungono ciò che sembra consentire una maggiore efficienza, ora ripristinando vecchie modalità operative ora introducendo indiscutibili elementi innovativi. Con l’incessante alacrità del suo operato, l’attuale inquilino di viale Trastevere sta tuttavia realizzando, pezzo dopo pezzo, una revisione a tutto campo del sistema di istruzione nazionale.

Anche senza risalire oltre l’ultimo anno, numerosi e non di scarsa importanza sono gli interventi normativi che hanno visto la luce in materia di istruzione, sotto forma ora di circolari, ora di decreti ministeriali ora ancora di regolamenti ora infine di decretazioni di urgenza: si pensi al DL 7 aprile 2025, n. 45, cosiddetto Decreto Scuola PNRR (convertito con Legge 5 giugno 2025, n. 79), o, da ultimo, al DL 9 settembre 2025, n. 127, entrato in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, ovvero a decorrere dal 10 settembre 2025, e presentato alle Camere per la sua conversione in legge.

Alcuni dei provvedimenti hanno già iniziato a dispiegare i propri effetti nel passato anno scolastico, mentre altri dovranno aspettare l’anno scolastico 2026/2027 per essere attuati.

Le Indicazioni per il primo ciclo di istruzione

Nonostante l’animato dibattito cui abbiamo assistito in questi mesi, i programmi scolastici della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione rimarranno infatti invariati nel corso dell’anno scolastico 2025/2026. Il decreto contenente il Regolamento delle nuove Indicazioni nazionali, dopo il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione di approvazione nella seduta plenaria n. 151 del 27 giugno 2025, irto di osservazioni critiche, considerazioni e proposte, è attualmente fermo presso il Consiglio di Stato, che il 17 settembre 2025 (parere numero n. 1017) ha chiesto al MIM un’integrazione di dati riguardanti l’analisi di impatto della regolamentazione. In qualsiasi caso, il decreto stesso prevede che l’adozione delle nuove Indicazioni avvenga con gradualità, coinvolgendo inizialmente, a partire dall’anno scolastico 2026-2027, solo le classi prime della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado.

…e per il secondo ciclo di istruzione?

La medesima Commissione di Studio per l’elaborazione e la formulazione di proposte volte alla revisione delle Indicazioni Nazionali e delle Linee guida relativa al primo e secondo ciclo d’istruzione, istituita con il DM 18 marzo 2024, n. 47 (integrato con il DM 29 gennaio 2025, n. 14, e il DM 27 febbraio 2025, n. 34) continua nel frattempo la sua attività consultiva e di supporto al MIM e sta elaborando proposte di eventuale revisione delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida anche dei curricoli delle scuole del secondo ciclo di istruzione. Ma anche questo lavoro non vedrà il suo frutto nel corrente anno scolastico.

Allo stesso modo, il riordino degli istituti tecnici, che si pone l’obiettivo di allineare i percorsi formativi alle esigenze del mercato del lavoro e alle competenze richieste dall’industria 4.0, non potrà avvenire che a partire dall’anno scolastico 2026/2027, previa emanazione entro il 2025 di un apposito regolamento governativo.

Analogamente, solo a decorrere dall’anno scolastico 2026/2027 il percorso sperimentale della filiera formativa tecnologico-professionale “4+2”, introdotto dalla Legge 8 agosto 2024, n. 121, diventerà ordinamentale e affiancherà il tradizionale quinquennio. Dopo avere risolto, probabilmente, qualche possibile conflitto di competenze con le Regioni.

La valutazione del comportamento

Molte novità saranno tuttavia introdotte per la prima volta già nel corrente anno scolastico 2025/26. E molte di esse riguarderanno le scuole del secondo ciclo.

Lungamente attesi, dopo avere acquisiti i pareri del Consiglio superiore della pubblica Istruzione nella seduta n. 140 del 31 gennaio 2025 e del Consiglio di Stato nell’adunanza del 27 maggio 2025 e dopo la doppia deliberazione del Consiglio dei ministri del 30 aprile e del 30 luglio 2025, sono infine apparsi sulla Gazzetta Ufficiale, S.G. n. 133 del 25 settembre 2025, i due decreti del Presidente della Repubblica di attuazione dell’articolo 1, commi 4 e 5 della Legge 1° ottobre 2024, n. 150 (“Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati”). In particolare, il DPR 8 agosto 2025, n. 134 (che attua anche la delega contenuta nell’art. 5 della Legge 17 maggio 2024, n. 70, recante “Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del Cyberbullismo”) reca significative modifiche al DPR 24 giugno 1998, n. 249 (“Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria”), mentre il DPR 8 agosto 2025, n. 135, emenda ed integra profondamente il testo del DPR 22 giugno 2009, n. 122 (Coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni).

Del resto, il Ministro Valditara non aveva mai fatto mistero della propria volontà di attuare già dal corrente anno scolastico la prevista stretta di vite sul comportamento di studentesse e studenti del secondo ciclo, persuaso della necessità da un lato di renderli maggiormente responsabili delle proprie azioni e dall’altro di ripristinare la cultura del rispetto e l’autorevolezza del personale docente.

Senza volersi dilungare in questa sede sui numerosi mutamenti normativi intervenuti in materia di comportamento delle studentesse e degli studenti, ci limitiamo a ricordare che, in maniera analoga a quanto era stato previsto già nello scorso anno scolastico per i candidati all’esame di Stato, per gli studenti dei primi quattro anni delle superiori che a giugno 2026 avranno conseguito in riferimento all’intero anno scolastico un voto di comportamento pari a sei, il Consiglio di Classe provvederà a sospendere il giudizio senza riportare immediatamente un giudizio di ammissione alla classe successiva, assegnando la predisposizione di un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale, da sviluppare su tematiche connesse alle ragioni che hanno determinato il voto di comportamento attribuito. La mancata presentazione dell’elaborato prima della integrazione dello scrutinio finale da parte del consiglio di classe o la valutazione negativa dello stesso comporterà la non ammissione alla classe successiva.

Dal canto loro, le istituzioni scolastiche del secondo ciclo saranno quasi certamente chiamate ad aggiornare in corso d’anno le sezioni dei propri Regolamenti dedicate alle sanzioni disciplinari, i Patti Educativi di Corresponsabilità e i criteri di valutazione del comportamento, adeguandoli alle nuove previsioni normative.

Il divieto degli smartphone ed il ritorno dell’“Esame di Maturità”

Gli studenti delle scuole superiori dovranno fare poi i conti con altre non trascurabili novità. Con la circolare ministeriale n. 3392 del 16 giugno 2025, il Ministro Valditara ha infatti esteso anche a loro il divieto, già in vigore per gli allievi delle scuole del primo ciclo, di utilizzare lo smartphone durante tutto l’orario scolastico.

Di non poco conto sono poi le modifiche apportate all’esame di Stato, tornato a fregiarsi dell’antico nome di “Esame di maturità”. Le Commissioni di esame saranno formate dal presidente esterno e due componenti esterni per ogni due classi e da due componenti interni e avrà l’obiettivo di verificare non solo i livelli di apprendimento conseguiti dagli studenti ma anche il loro grado di maturazione personale, di autonomia e responsabilità, tenendo conto dell’impegno dimostrato non solo in ambito scolastico ma anche in altre attività coerenti con il percorso di studio intrapreso, in una prospettiva di sviluppo integrale della persona. Un decreto ministeriale individuerà entro gennaio di ciascun anno le discipline oggetto delle due prove scritte (tre per specifici indirizzi) e le quattro discipline su cui verterà la prova orale che, perso il suo carattere pluridisciplinare, sembrerebbe puntare ad un approccio di taglio più decisamente disciplinarista. D’altro canto, la possibilità per la Commissione di esame di integrare il credito scolastico del candidato con un punteggio aggiuntivo ridotto da cinque a tre punti e limitato alla sola circostanza in cui il candidato abbia già ottenuto, tra credito scolastico e prove d’esame, un punteggio complessivo di almeno novantasette punti, sembra voler sottolineare un intento di valorizzazione meritocratica degli studenti.

Nel complesso, i correttivi apportati al vecchio impianto normativo del D.lgs. 13 aprile 2017, n. 62, sembrano esorbitare gli stretti confini di un limitato maquillage per assurgere alle caratteristiche di una vera e propria riforma. Tanto che i fondi del Piano nazionale di formazione sono incrementati di tre milioni di euro proprio per consentire una formazione specifica dei docenti nominati commissari agli esami di maturità.

I Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento

I Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO), il cui svolgimento rappresenta dal passato anno scolastico prerequisito di ammissione dei candidati all’Esame conclusivo del secondo ciclo, saranno da quest’anno, ai sensi del DM 8 luglio 2025, n. 133,  coinvolti in “un processo sistemico” che mira al miglioramento continuo della loro qualità, attraverso la promozione e la diffusione di esperienze efficaci, inclusive, innovative e coerenti con il profilo in uscita dei percorsi scolastici, anche in raccordo con il mondo del lavoro. Ad inizio settembre, però, il DL 127/2025 ha modificato la denominazione dei PCTO, già percorsi di Alternanza Scuola Lavoro (ASL), trasformandoli in percorsi di “Formazione Scuola-Lavoro” (FSL). Benché non previsto dalla norma istitutiva, la scomparsa della “O” di orientamento prelude forse all’emanazione di nuove Linee guida che sostituiscano quelle adottate con il decreto 4 settembre 2019, n. 774?

Il ripristino degli esami integrativi

Dopo che la Sezione VII del Consiglio di Stato con la sentenza 9 aprile 2024, n. 3250, aveva ricondotto all’autonomia scolastica la competenza sui passaggi tra classi di istituti o indirizzi diversi, dichiarando illegittima la parte del DM 8 febbraio 2021, n. 5, che intendeva disciplinare la materia, il comma 3 dell’articolo 1 del DL 127/2025 ha ripristinato l’obbligo degli esami integrativi per le classi del secondo biennio e dell’ultimo anno delle secondarie di secondo grado. La nuova norma prevede infatti da un lato che, in caso di richieste avanzate entro il 31 gennaio di iscrizione alla corrispondente classe del I biennio di altro indirizzo, articolazione o opzione, le scuole di destinazione si limitino a predisporre interventi didattici integrativi finalizzati all’accoglienza; ma dall’altro lato a partire dal III anno subordina le domande di passaggio ad altro indirizzo al superamento di un esame integrativo, da svolgersi in un’unica sessione prima dell’inizio delle lezioni. Le istituzioni scolastiche dovranno comunque attendere l’ordinanza ministeriale per conoscere le modalità di svolgimento degli esami integrativi.


[1] Vedi Delle Donne V., “L’anno che verrà. L’importanza della cerimonia di inaugurazione”, Scuola7, n. 446 del 21 Settembre 2025.