Con la legge 18 luglio 2025, n. 106 (Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche) cambia il sistema di tutela dei lavoratori affetti da patologie invalidanti.
La norma non sostituisce quanto previsto nell’articolo 33 della legge-quadro 104/1992, ma integra le agevolazioni in essa indicate per i dipendenti e per i genitori di minori con disabilità .
Lo spirito della riforma
Con la legge 106/2025, il legislatore ha inteso promuovere un modello di inclusione lavorativa, in linea con la Convenzione ONU (2006) sui diritti delle persone con disabilità .
Negli ultimi anni, la normativa in materia di invalidità civile e di tutela del lavoro ha conosciuto una significativa evoluzione. Con l’invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle malattie croniche, un numero crescente di lavoratori, affetti da varie patologie, si trovano a dover scegliere tra salute e lavoro, con strumenti di tutela spesso frammentati o inadeguati.
L’obiettivo della legge 106/2025 è quello, da un lato, di semplificare le procedure e, dall’altro, di riconoscere pienamente il valore sociale del lavoro, soprattutto nei momenti della vita in cui le persone versano in condizione di fragilità .
Destinatari
La Legge 106/2025 mira a colmare le lacune normative introducendo tutele specifiche per due categorie di lavoratori: i lavoratori fragili e i caregiver[1].
- i lavoratori fragili beneficiari sono dipendenti, pubblici o privati, affetti da malattie oncologiche, croniche o invalidanti;
- i caregiver sono i lavoratori che assistono familiari (anche minorenni) con disabilità grave o patologie rare con grado di invalidità non inferiore al 74%.
Le nuove disposizioni si inseriscono in un contesto di welfare molto complesso, caratterizzato da una emergenza sociale non pienamente riconosciuta dallo Stato. Infatti, secondo i dati Istat in Italia ci sono oltre 7 milioni di caregiver familiari (dati ISTAT 2019). Si tratta di un’enorme fetta della popolazione che si assume gratuitamente l’onere dell’assistenza continuativa. L’assistenza ricade in modo sproporzionato sulle donne, che rappresentano circa il 74% dei caregiver. Questo fenomeno ha profonde implicazioni sociali, alimentando la disuguaglianza di genere e penalizzando la carriera professionale femminile.
Questo perché solo perché il 32,5% delle persone (dato ISTAT 2015) in condizione di fragilità (disabili o con patologie) risulta occupato. Il dato sottolinea una doppia difficoltà : la persona fragile non riesce a partecipare pienamente al mercato del lavoro e la sua assistenza ricade quasi interamente sulla famiglia. Il dato ISTAT è oggi ulteriormente aggravato sia per l’invecchiamento della popolazione sia per l’aumento delle malattie croniche, ciò rende la mole di lavoro e l’impatto economico sui caregiver ancora più insostenibile.
Il congedo fino a 24 mesi
Le novità della legge riguardano due forme di agevolazione: il congedo non retribuito e i permessi retribuiti aggiuntivi.
Per quanto riguarda la prima misura, nell’articolo 1 della legge si prevede che i lavoratori con un grado di invalidità pari o superiore al 74% “possono richiedere un periodo di congedo, continuativo o frazionato, non superiore a ventiquattro mesi. Durante il periodo di congedo il dipendente conserva il posto di lavoro, non ha diritto alla retribuzione e non può svolgere alcun tipo di attività lavorativaâ€.
La certificazione delle malattie indicate nell’articolo 1 della legge è rilasciata dal medico di medicina generale o dal medico specialista, operante in una struttura sanitaria pubblica o privata accreditata, che ha in cura il lavoratore. Il Congedo straordinario previsto dall’Articolo 1 (fino a 24 mesi) è, dunque, un congedo non retribuito. Questo significa che, pur conservando il posto di lavoro, il dipendente non riceve lo stipendio. È il punto più critico della misura e rappresenta il principale “costo” per il lavoratore, non vedendosi computato tale periodo né ai fini dell’anzianità di servizio e neanche a quelli previdenziali.
La legge conferma, comunque, un’importante tutela: la conservazione del posto di lavoro. Il principio, infatti, è già tutelato dall’articolo 2110 del codice civile. Si tratta del cosiddetto “periodo di comportoâ€, definito nelle modalità e nella sua durata nella contrattazione collettiva.
Una volta che il dipendente ha concluso l’assenza per congedo, il datore di lavoro può recedere dal contratto. La giurisprudenza più recente però tende a valorizzare il principio di non discriminazione e protezione del lavoratore fragile, anche dopo il termine dei 24 mesi.
I permessi retribuiti
Nell’articolo 2 della legge vengono riviste le disposizioni riguardanti i permessi di lavoro per visite, esami strumentali e cure mediche. I lavoratori che si trovano nelle condizioni indicate nell’art. 1, in aggiunta alle tutele oggi previste, hanno diritto di fruire “di ulteriori dieci ore annue di permesso, con riconoscimento dell’indennità economica e della copertura figurativa, per i periodi utilizzati per visite, esami strumentali, analisi chimico-cliniche e microbiologiche e cure mediche frequentiâ€.
Tale diritto è riconosciuto anche ai dipendenti di datori di lavoro pubblici o privati con figlio minorenne affetto da malattie oncologiche o da patologie invalidanti o croniche, anche rare, che comportino un grado di invalidità pari o superiore al 74 per cento. Per queste ore di permesso aggiuntive ai lavoratori compete un’indennità economica determinata nelle misure e secondo le regole previste dalla normativa vigente in materia di malattia.
La legge 106/2025 nel settore pubblico
Come nel settore privato, la legge 106/2025 introduce, anche nelle amministrazioni pubbliche sia il diritto al congedo che il diritto ai permessi che, come già sottolineato, si distinguono per durata, finalità e stipendio. I permessi sono assenze brevi e retribuite per visite ed esami, mentre il congedo è un’assenza prolungata e non retribuita, finalizzata alla conservazione del posto di lavoro.
La scuola, come il resto del comparto pubblico, è tenuta all’applicazione della legge 106/2025. Nello specifico, il dirigente scolastico, in qualità di datore di lavoro, deve provvedere alla sostituzione del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico, ausiliario e del personale per il quale è prevista la sostituzione obbligatoria nel rispetto della contrattazione collettiva nazionale.
Luci e ombre
La legge 106/2025 rappresenta un significativo passo avanti verso una maggiore attenzione alla dignità dei lavoratori e delle famiglie che convivono con persone in condizione di fragilità .
Come ogni provvedimento legislativo, richiederà un periodo di assestamento. Sarà necessario capire, ad esempio, in quali tempi verranno aggiornati i sistemi informatici e le procedure dell’INPS. La reale efficacia applicativa delle norme sarà pienamente percepita solo se i nuovi sistemi saranno realmente accessibili.
La legge presenta anche evidenti criticità . Ad esempio, esistono condizioni invalidanti di poco inferiori al 74% che andrebbero riconosciute. Inoltre, il congedo fruibile fino a 24 mesi è privo di contributi figurativi. Il sistema, dunque, scarica il costo della cura sul lavoratore o sul dipendente ammalato o affetto da patologie invalidanti. Una persona che non è in grado di effettuare i contributi volontari si troverà a fare i conti con un assegno pensionistico più leggero.
In ogni caso, la legge 106/2025 rappresenta un primo segnale di attenzione verso i dipendenti pubblici e privati che vivono in gravi condizioni di salute. Restano ancora spazi da colmare per arrivare ad una piena tutela. Ci sono, comunque, misure che potranno essere implementate anche attraverso l’azione contrattuale dei vari comparti, sia nel settore pubblico sia privato.
[1] Il caregiver è colei (colui) che si prende cura di un’altra persona, la quale non riesce da sola a far fronte alle esigenze della vita quotidiana, a causa di una malattia cronica, di una disabilità , di un disturbo mentale come la demenza o stati degenerativi, quali il morbo di Parkinson, di Alzheimer e altre patologie psichiatriche. Il caregiver familiare, dunque, è una figura fondamentale, soprattutto in una società come quella italiana che conosce un forte aumento della popolazione anziana.
