Nel mondo della scuola, troppo spesso schiacciato dalle urgenze quotidiane e dagli adempimenti amministrativi, la formazione del personale rischia di ridursi a una formalità, un adempimento imposto più che un’occasione desiderata. Sovraccarichi di impegni e pressioni quotidiane, dirigenti scolastici e insegnanti faticano a ritagliarsi uno spazio di autentico rinnovamento professionale. Eppure, educare è un atto che non può mai prescindere dalla consapevolezza, dalla ricerca continua, dalla cura rivolta non solo agli alunni, ma anche a sé stessi come educatori e leader educativi.
Quando i corsi residenziali sono di qualità
In questo scenario, i percorsi formativi residenziali emergono come una risposta concreta e innovativa al bisogno urgente di rigenerazione del personale scolastico. Essi non rappresentano semplici momenti informativi o aggiornamenti tecnici, ma vere e proprie esperienze di crescita in cui la professionalità si arricchisce grazie all’incontro, al confronto, alla lentezza del dialogo. Si tratta di spazi e tempi intenzionalmente sottratti alla frenesia quotidiana per essere dedicati alla riflessione, all’approfondimento teorico e alla costruzione di senso.
Lungi dall’essere meri convegni o eventi frontali, i corsi residenziali di qualità sono quelli che diventano ambienti educativi veri e propri, dove si intrecciano voci, si condividono buone pratiche, si incontrano esperti di rilievo nazionale e si creano legami professionali duraturi. Sono momenti in cui si sperimenta in prima persona quell’alleanza educativa che ogni docente è chiamato a promuovere nella propria aula. È in queste esperienze che il lavoro scolastico, spesso vissuto in solitudine, ritrova la sua dimensione comunitaria e la sua spinta ideale.
La formazione come esperienza immersiva e collettiva
I corsi residenziali si configurano come percorsi intensivi che si svolgono in luoghi lontani dalla scuola intesa come edificio fisico, ma profondamente dentro la scuola come comunità educante. Si tratta di veri e propri ritiri pedagogici, della durata di alcuni giorni, in cui i professionisti della scuola si ritrovano per studiare, ascoltare relatori autorevoli, confrontarsi, rimettere in circolo idee e prospettive. Non è una semplice fuga dalla routine, ma una sospensione attiva del tempo ordinario per entrare in una dimensione di pensiero rigeneratrice.
Le location, se scelte con consapevolezza, contribuiscono a creare uno sfondo simbolico all’esperienza formativa: isole, borghi storici, località termali o ambienti naturali diventano cornici che favoriscono la riflessione e la disposizione all’ascolto. Questi spazi non sono mai neutri, ma portatori di senso, perché offrono un contesto emotivamente accogliente, lontano dalle pressioni del quotidiano, capace di ispirare e stimolare.
La possibilità di vivere insieme l’esperienza formativa, condividendo non solo le lezioni ma anche i pasti, le conversazioni informali, le serate e i momenti di relax, crea un clima favorevole all’apprendimento autentico. Nasce, così, una comunità temporanea ma intensa, in cui la relazione diventa parte costitutiva della conoscenza, e l’apprendimento si intreccia con la fiducia reciproca. In questo contesto, la formazione non è più mera trasmissione di contenuti, ma si fa relazione generativa, ascolto profondo, crescita condivisa che lascia traccia nel tempo.
Accessibilità e riconoscimento istituzionale
Un ulteriore punto di forza dei corsi residenziali risiede nella loro piena accessibilità economica e normativa per il personale docente. Queste esperienze formative, infatti, possono essere interamente finanziate tramite la Carta del docente, lo strumento previsto dalla legge 107/2015 che assegna ogni anno 500 euro agli insegnanti di ruolo per la formazione e l’aggiornamento professionale. Questa possibilità concreta permette a ciascun docente di scegliere in autonomia un corso di qualità, senza incidere sul proprio bilancio personale, valorizzando così la libertà formativa e la responsabilità individuale nella costruzione del proprio percorso.
Inoltre, il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) vigente riconosce esplicitamente il diritto alla formazione continua del personale scolastico, prevedendo la possibilità di usufruire di fino a cinque giorni di permesso retribuito all’anno scolastico, come indicato nell’art. 36 del CCNL Scuola 2019-2021. Tali giorni possono essere richiesti per partecipare a iniziative di formazione riconosciute da enti accreditati dal MIM. Questo riconoscimento istituzionale è fondamentale, poiché legittima e tutela il tempo dedicato all’apprendimento, ribadendo il principio secondo cui la formazione non è un optional, ma parte integrante e qualificante del mestiere dell’educare. L’unione tra sostenibilità economica, riconoscimento contrattuale e alto profilo formativo rende, dunque, i corsi residenziali una scelta non solo efficace, ma anche realizzabile e sostenuta, tanto a livello individuale quanto dal sistema scolastico nel suo complesso.
Un’opportunità per costruire reti e alleanze professionali
Uno degli aspetti più significativi di queste esperienze è la possibilità di intrecciare relazioni professionali che continuano nel tempo. Partecipare a un corso residenziale significa entrare in contatto con colleghi di altre regioni, ascoltare voci diverse, scoprire approcci alternativi, riflettere sui propri modelli e mettersi in discussione in un contesto protetto e stimolante. Significa uscire dalla solitudine operativa che spesso caratterizza l’attività docente per riscoprirsi parte di una comunità educante più ampia, fatta di intenti comuni e di visioni condivise.
Ma non solo: questi percorsi consentono di stringere rapporti di fiducia con esperti, giuristi, dirigenti di amministrazione scolastica, funzionari ministeriali e formatori d’eccellenza, che diventano riferimenti preziosi nel lavoro quotidiano. Incontri di questo tipo favoriscono la nascita di comunità di pratiche, gruppi di lavoro e progettazioni congiunte, che spesso proseguono anche dopo la fine del corso attraverso mailing list, forum dedicati, gemellaggi tra scuole o piattaforme collaborative.
In questi contesti, la formazione diventa anche un’occasione per progettare insieme, per immaginare reti di scuole, per dare avvio a sperimentazioni didattiche o iniziative comuni orientate all’innovazione. La fiducia che si crea nel confronto diretto consente di superare resistenze e di condividere criticità e soluzioni in modo autentico. La relazione diventa, quindi, il vero motore del cambiamento, e ogni corso residenziale si configura come un cantiere aperto in cui visioni, esperienze e competenze si intrecciano per costruire insieme una scuola migliore.
Le Summer School: formazione, incontro, ispirazione
Tra le esperienze più significative in Italia si è distinta la Summer School di Ischia, organizzata ogni anno dalla casa editrice Tecnodid, ente accreditato che da anni si occupa di formazione e aggiornamento per il personale scolastico. Questo appuntamento estivo, riferimento nel panorama nazionale, ha richiamato centinaia di partecipanti tra le diverse professioni della scuola.
A Ischia si incontravano non solo i formatori della casa editrice, ma anche i segretari nazionali dei principali sindacati della scuola, i direttori generali del Ministero, gli esperti in Dottrina di Diritto Scolastico, accademici e pedagogisti di rilievo. Nelle edizioni che si sono svolte in passato hanno lasciato un’impronta indelebile pensatori e protagonisti del mondo educativo come Giancarlo Cerini, dirigente tecnico di visione e concretezza, Sergio Auriemma, raffinato giurista e conoscitore dell’organizzazione scolastica, e Mariella Spinosi, appassionata interprete della scuola come comunità democratica e inclusiva.
Accanto alle sessioni di lavoro e agli incontri con relatori di prestigio, l’organizzazione prevedeva momenti dedicati al relax, alla cura di sé e alla convivialità, elementi che rinforzavano il senso di comunità e stimolavano la partecipazione attiva. Tra questi spiccava la tradizionale cena di gala, un’occasione elegante e informale in cui i partecipanti, liberi dal ruolo istituzionale, si ritrovavano a conversare e condividere esperienze, rinsaldando relazioni e creando nuove sinergie tra scuole.
La forza della Summer School di Ischia stava nella sua capacità di unire l’alta formazione con il calore del confronto umano.
Quest’anno, la Tecnodid ha organizzato, dal 21 al 23 luglio, un altro evento estivo “Start School Gaeta 2025”, dedicato sempre ai professionisti della scuola. Si parlerà di leadership, di middle management, di competenze e di prospettive strategiche. Il programma è molto articolato e le relazioni molto promettenti.
Ripartire dalla cura della formazione
In un tempo in cui la scuola è chiamata ad affrontare sfide sempre più complesse, dalla dispersione scolastica all’inclusione, dalla transizione digitale al benessere psicologico degli studenti, è necessario ripartire dalla formazione di chi nella scuola vive, lavora, educa. Ma non si tratta di moltiplicare i corsi a distanza o accumulare ore su piattaforme digitali. È invece urgente restituire alla formazione il suo volto più autentico ovvero quello della relazione, della condivisione, dell’incontro umano.
I corsi residenziali in presenza rappresentano una concreta opportunità per tornare a educare nella prossimità, valorizzando il confronto diretto, il tempo lento del dialogo, il calore della comunità professionale. In questi contesti si apprende non solo attraverso i contenuti, ma soprattutto attraverso le relazioni, le domande condivise, la fiducia reciproca. Per questo è necessario che i decisori politici investano maggiormente in questo tipo di percorsi, sostenendone la diffusione sul territorio nazionale, ampliando l’offerta formativa residenziale e garantendo il diritto alla partecipazione anche attraverso fondi specifici.
Formare chi educa significa infatti prendersi cura non solo delle competenze tecniche, ma anche delle motivazioni, delle emozioni, delle fragilità e delle aspirazioni di chi, ogni giorno, si mette in gioco nella scuola. E forse è proprio in questi spazi di pensiero collettivo, vissuti in presenza, che la scuola può ritrovare il suo orizzonte più autentico: essere luogo di vita, di trasformazione e di speranza.