Una proposta politica per i servizi scolastici

Partiamo da Roma

Ho deciso di candidarmi alle elezioni amministrative di Roma con la Lista civica Calenda Sindaco. Potrei definirla una candidatura “di scopo”, ma è anche dettata dal disagio di lamentarsi e continuare a sopportare difficoltà e problemi legati ai servizi educativi e scolastici cittadini, nel momento in cui c’è la possibilità di fare. Fare cose precise che per almeno vent’anni, insieme a centinaia di dirigenti scolastici, genitori, ispettori ed ex assessori, sono state condivise come le azioni che il Comune, i municipi e la Città metropolitana possono e devono fare.

Vorrei allora riassumere l’analisi e le proposte che credo possano modificare radicalmente, in meglio, il difficoltosissimo rapporto tra scuole e questo enorme ente locale che è Roma.

Il curricolo implicito

A Roma ci sono 998 edifici scolastici pubblici, poco più di 300 istituzioni scolastiche autonome statali (tra primo e secondo ciclo), 320 scuole dell’infanzia comunali e quasi 400 tra nidi comunali e privati accreditati. È il sistema scolastico cittadino più grande d’Italia.

Occorre anzitutto chiarire che mentre sui nidi e sulle scuole dell’infanzia il comune ha competenze generali che riguardano tutti gli aspetti del servizio, compresa la qualità delle attività educative rivolte ai bambini, per quanto riguarda le scuole dell’infanzia statali, le primarie e le secondarie di primo e secondo grado, il Comune non può influire direttamente sull’insegnamento ma è responsabile di una serie di servizi di supporto fondamentali. Servizi che hanno un impatto immediato su quanto la pedagogia più aggiornata chiama il “curricolo implicito”. Cioè, volendo limitarci alla definizione più restrittiva, il valore educativo e didattico che ha l’organizzazione degli spazi e dei tempi nella scuola. Stiamo parlando di locali, luce, attrezzature, verde, mensa, assistenza e molto altro.

Le responsabilità dei comuni

Queste competenze “di supporto” possono essere schematizzate in due grandi settori:

  1. Competenze obbligatorie. Cioè quelle che il Comune deve offrire alle scuole del primo ciclo e la Città metropolitana a quelle del secondo ciclo.
  2. Competenze elettive. Cioè l’insieme delle iniziative che il Comune sceglie di offrire per promuovere la qualità dei servizi scolastici secondo un determinato progetto politico-culturale.

Se le scuole in Italia sono così diverse lo dobbiamo principalmente alla capacità degli enti locali di adempiere puntualmente alle proprie competenze obbligatorie e alla qualità delle iniziative, non strettamente obbligatorie, che è in grado di offrire. Non è un caso, ad esempio, che la percentuale di spesa complessiva che i comuni italiani destinano ai servizi scolastici nei loro bilanci varia sensibilmente. Una recente ricerca di OpenPolis del gennaio 2021 stima la spesa pro capite annuale per l’istruzione dei più grandi comuni d’Italia. Andiamo dai 206 € di Milano ai 42 € di Messina (dati desunti dai bilanci dei comuni del 2019). In questa stessa ricerca la spesa pro capite dei cittadini romani è pari a 144 €[1]

Le competenze obbligatorie

Le competenze obbligatorie sono raggruppabili nelle seguenti 9 materie:

1)   Edilizia scolastica

2)   Arredo

3)   Manutenzione

4)   Verde scolastico

5)   Mense

6)   Assistenza agli alunni con disabilità

7)   Trasporto scolastico

8)   Lotta alla dispersione scolastica

9)   Iniziative culturali e sportive nelle sedi scolastiche.

Da questo elenco ho volutamente tolto le competenze legate alla determinazione sulla distribuzione e al dimensionamento delle istituzioni scolastiche perché, entro certi limiti, la qualità del supporto comunale alle scuole non dovrebbe dipendere dal fatto di avere 300 scuole o 290, né dalle particolari aggregazioni di sedi che nel tempo vengono stabilite.

Nella tabella che segue ho evidenziato alcuni esempi rientranti in ciascuna materia e le maggiori criticità raccolte sul campo.

SERVIZIOCOSA COMPRENDECRITICITÀ PIÙ FREQUENTI
1. Edilizia scolasticaNuove scuole, ristrutturazioni, manutenzione straordinaria, ecc.Edifici ammalorati e pericolosi
2. ArredoBanchi, cattedre, armadi, mobili per gli ufficiArredo non sufficiente malgrado i consistenti aiuti governativi
3. ManutenzioneRiparazioni, dal vetro rotto al rubinetto che perde; interventi di disinfestazione routinaria (topi, processionarie)Riparazioni e tardivi, con tempi spesso condizionati dal rapporto più o meno buono del dirigente scolastico con gli uffici tecnici
4. Verde interno alle scuoleDallo sfalcio dell’erba alla sistemazione dei giochi esterniInagibilità degli spazi verdi per presenza di sterpaglia e sporcizia
5. Mensa e refettoriInclude il servizio e la cura delle cucine e dei refettori, indispensabile per aprire classi a tempo pienoAnnoso problema del servizio in autogestione, che è stato annullato ma continua in proroga da anni.
6. Assistenza disabiliAssistenza ai bambini non autonomiOperatori insufficienti e per lunghi periodi mancanti
7. Trasporto scolasticoServizio dalla zone mal collegate e per gli alunni non deambulantiTrasporto dei bambini disabili poco flessibile
8. Lotta alla dispersione scolasticaProgetti di recupero degli alunni che non possono pagare ripetizioni. Interventi per l’inclusione degli alunni romTema praticamente ignorato dal Comune
9. Offerte culturali e sportive nelle sedi scolasticheBiblioteche, bande, attività sportive non agonisticheOfferta molto disomogenea. I 15 municipi si muovono in modo del tutto scoordinato e spesso non si accordano con le scuole

C’è scuola e scuola

Ebbene, la prima considerazione da fare sui servizi scolastici offerti dal comune di Roma alle sue scuole è la loro vistosa disomogeneità sul territorio. Ci sono scuole attrezzatissime, con aule e palestre belle e ben manutenute e molte altre scuole nel più totale abbandono. I dirigenti scolastici dell’area romana sanno benissimo che, a seconda dell’ufficio tecnico, e dell’ufficio preposto ai servizi educativi di riferimento, possono essere trattati con notevole cura o essere totalmente ignorati per anni. Di più: succede spesso che anche nello stesso municipio, e i municipi di Roma sono quindici, una scuola venga assistita con sollecitudine e un’altra sia completamente abbandonata come se dovesse scontare chissà quale colpa.

Per quanto riguarda i nidi e le scuole dell’infanzia comunali oltre alle disomogeneità dei servizi di base si aggiunge una disomogeneità di qualità delle proposte educative offerte ai bambini.

Mi sono allora limitato ad esplicitare, nell’ambito del programma di Carlo Calenda (politiche sociali e educative), tre proposte operative; le prime due focalizzate all’erogazione corretta e monitorata dei servizi scolastici, la terza al miglioramento dei nidi e delle scuole dell’infanzia.

Prima proposta: Piattaforma Unica Interventi per le Scuole (PUIS)

Prendendo spunto dalle migliori pratiche presenti in altre città – come ad esempio la piattaforma Inlinea di Milano – propongo di realizzare di una Piattaforma Unica per inoltrare le richieste di intervento delle scuole e tenere traccia dei tempi di risposta degli uffici competenti (Uffici servizi educativi e Uffici tecnici dei municipi).

In questo modo tutte le scuole romane avranno il pieno controllo degli interventi richiesti e della maggiore o minore tempestività delle risposte.

Dovrebbe essere una piattaforma semplice da usare che consenta al Comune di monitorare la quantità e il costo degli interventi richiesti, e agli uffici tecnici dei municipi di intervenire in modo sollecito nelle scuole con maggiori difficoltà.

Per quanto riguarda la piccola manutenzione la proposta prevede l’assegnazione di un budget direttamente gestito dalle scuole, che propongo di portare dagli attuali 10.000 a 20.000 euro l’anno, e la sola registrazione sulla piattaforma degli interventi disposti dai dirigenti scolastici perché ne abbiano contezza gli uffici

Seconda proposta: Consulta permanente Comune / Municipi / Scuole

Costituzione di una Consulta permanente composta da:

–   Dipartimento per le Politiche Educative e Scolastiche

–   Uffici Servizi Educativi dei 15 Municipi

–   Rappresentanti dei dirigenti scolastici

Con questi compiti:

–   Stabilire le modalità di presa in carico per ciascuno dei 9 temi su elencati

–   Condividere la struttura della Piattaforma Unica Servizi alle Scuole (vedi seconda proposta)

–   Concordare su alcuni principi di priorità (simili ai codici del triage in Pronto Soccorso). Ad esempio:

CodiceUrgenza
Guasti che comportano l’interruzione del servizio (es: mancanza acqua)
Guasti che comportano pericolo per gli alunni (es: ringhiere instabili)
Guasti che comportano disagi di varia intensità (es: sfalcio dell’erba)

Terza proposta: Valorizzazione dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali

Rilancio della formazione professionale obbligatoria con moduli di almeno 40 ore l’anno. Confronti e scambi tra team di docenti. Introduzione di strumenti di autovalutazione e di miglioramento mirato del servizio e snellimento della procedura di chiamata delle supplenti utilizzando una specifica app.

Per volare più in alto

Finora le proposte, minime ma fondamentali, per riportare i servizi scolastici ad una soddisfacente equità e affidabilità.

Se vogliamo però guardare un po’ più in là, e solo come iniziale scaletta per successivi approfondimenti, propongo un primo elenco di interventi più ambiziosi e innovativi che possono essere realizzati a condizione che il funzionamento ordinario sia garantito a tutti. Alcuni di questi progetti sono stati realizzati in anni passati per poi essere fortemente ridotti o abbandonati malgrado un unanime consenso. Alcune delle proposte elencate le devo ai preziosi consigli di Mario Giacomo Dutto[2].

–   Creare attorno alle scuole le school zones con traffico limitato, velocità ridotta e mobilità sostenibile.

–   Fare delle scuole delle aree a inquinamento zero (divieto di fumo anche all’esterno, riduzione delle particelle sottili…).

–   Favorire per il primo ciclo la mobilità sostenibile con percorsi dedicati, controllo dei semafori, collaborazione con associazioni ambientalistiche seguendo le esperienze suggerite da Francesco Tonucci, già realizzate in alcune parti di Roma[3].

–   Studiare una versione italiana dell’Allocation de rentrée scolaire presente in Francia: bonus da 300-400 euro per alunno/studente versato sul cc della famiglia a basso reddito e modulato per numero di figli.

–   Sviluppare gli ‘orti’ a scuola in raccordo con l’insegnamento delle scienze e gli istituti agrari. Dove ci sono le condizioni sostenere gli apiari in città (urban bees si trovano a Parigi, a Londra e a Seoul…).

–   Introdurre l’insegnamento dell’inglese con esperti madrelingua.

–   Rilancio dei Campi-scuola in tutti i periodi dell’anno.

–   Rilancio e arricchimento del catalogo delle gite di istruzione.

–   Edilizia scolastica innovativa (esempio: aule per discipline in cui ruotano le classi; mobiletti individuali degli alunni, ecc).

–   Scambi scolastici con l’estero.

–   Portale giovani per la ricerca di lavori temporanei.

–   I Grandi incontrano gli studenti. Catalogo di personalità della cultura e dell’arte che si mettono a disposizione, gratuitamente, per incontri e lezioni magistrali nelle scuole.


[1] https://www.openpolis.it/le-politiche-dei-comuni-a-sostegno-dellistruzione-e-del-diritto-allo-studio/

[2] http://www.mariogiacomodutto.it

[3] https://www.lacittadeibambini.org/