Il nuovo Piano nazionale di formazione: come rilevare i bisogni formativi?

Per concretizzare il piano di formazione

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha fornito con nota prot. n. 2915 del 15 settembre 2016 le prime indicazioni per la progettazione dell’attività di formazione destinate al personale scolastico. L’anno scolastico, fra stop and go, è partito in tutta Italia e le scuole, nell’attesa del Piano Nazionale per la formazione previsto dal comma 124 della Legge 107/2015, necessitano di indicazioni per avviare la definizione dei propri fabbisogni in materia di formazione.

La nota MIUR del 7 gennaio 2016 prot. n. 35 aveva già fornito alcune anticipazioni, ma con il nuovo anno scolastico ormai avviato è necessario concretizzare le previsioni normative.

Nella nota 2915 cit. vengono ribaditi i principi cardine della formazione:

– obbligatorietà in chiave di impegno e responsabilità professionale;

– formazione come leva per il miglioramento;

– finanziamento e risorse;

– ricognizione dei bisogni formativi;

– card personale del docente per la formazione;

– riconoscimento della formazione come criterio per la valorizzazione e l’incentivo della professionalità docenti.

La logica utilizzata è quella sistemica che interseca Piano triennale dell’offerta formativa, Rapporto di Autovalutazione e Piano di Miglioramento in un’ottica di comunità professionale continua.

La nota declina le priorità che accomunano la comunità professionale, sia dei docenti sia del personale tutto che opera nella scuola, attingendo dalla Legge 107/2015, e fornisce alcune anticipazioni in merito alle modalità di realizzazione dell’obbligatorietà della formazione.

Come si gestirà la formazione?

Sul versante operativo il MIUR intende modellizzare in modo nuovo ed efficace l’assegnazione delle risorse, che si prevedono significative e in aumento, individuando, nell’alveo dell’innovativa cornice di reti di ambito e di scopo, una scuola-polo per ogni ambito, di fatto con un preminente ruolo amministrativo contabile, ma anche con il compito di agevolare la progettualità su base territoriale, in raccordo con le reti di scopo via via definite a seconda delle azioni. Una struttura per ora solo immaginata, che dev’essere messa concretamente alla prova.

Agli UU.SS.RR. è assegnato il compito in un tempo rapidissimo – entro il 30 ottobre 2016 – di comunicare l’individuazione delle scuole-polo per l’assegnazione delle risorse per la formazione da parte del MIUR con apposita decretazione.

Alla luce di questo impegnativo nuovo scenario, si pone l’attenzione sul tema dell’individuazione dei bisogni formativi laddove si indica “l’inserimento nel piano triennale dell’offerta formativa di ogni scuola, della ricognizione dei bisogni formativi del personale in servizio e delle conseguenti azioni da realizzare”.

Come raccogliere i bisogni contemperando l’esigenza di una visione globale delle priorità e dei bisogni del paese con le esigenze locali e specifiche della singola scuola? Sarà una sfida da giocarsi con cura, per non rischiare l’autarchia e lo scollamento fra previsioni normative e realtà.

Quali le priorità per la formazione?

Certamente è necessario tenere le priorità 107/2015 come sfondo strategico con uno sforzo preciso di declinazione operativa e attuativa delle macro-aree. Le priorità riprese nella nota del 15 settembre 2016 sono riferite a:

– autonomia organizzativa e didattica;

– didattica per competenze e innovazione metodologica;

– competenze digitali e nuovi ambienti di apprendimento;

– competenze di lingua straniera;

– inclusione e disabilità;

– coesione sociale e prevenzione del disagio giovanile;

– integrazione, competenze di cittadinanza e cittadinanza globale;

– scuola e lavoro;

– valutazione e miglioramento.

In Emilia Romagna si è ritenuto utile indagare quali fossero i bisogni espressi dai docenti, in riferimento agli insegnanti neoassunti, per coniugare quanto espresso dalla norma con ciò che è indicato come prioritario dagli insegnanti stessi. I docenti neoassunti, infatti, in Emilia Romagna sono stati attivi sperimentatori dell’innovato modello formativo per l’anno di formazione, realizzato sin dall’anno scolastico 2014/2015. Avendo vissuto sul campo, nell’accompagnamento, e indagato la struttura e il modeling del percorso dei neoassunti per un significativo numero di docenti (circa 10.000), si è reso necessario capitalizzare l’esperienza realizzata in termini di proiezione futura sui bisogni, sulle modalità e sulle aree prioritarie per gli insegnanti, in ottica di lifelong learning e formazione continua.

Con quali metodologie?

Nel monitoraggio sui bisogni formativi degli insegnanti neoassunti in Emilia Romagna, oltre alle prevedibili zone di contatto, emergono anche interessanti distanziamenti e ancora più imprevedibili lati inesplorati.

Nel rimandare per approfondimenti ai risultati integrali del monitoraggio “Esiti questionario analisi bisogni formativi docenti in prova e formazione a.s. 2015-2016 – integrati con alcuni dati qualitativi in possesso dell’Ufficio”, si propongono alcune considerazioni di sintesi, talora generalizzabili:

– emerge la necessità di un’accurata analisi dei bisogni formativi, da approfondire nelle scuole, per coniugare le esigenze di sistema (Piano dell’Offerta Formativa triennale, Piani di Miglioramento…) con le necessità in situ degli insegnanti, per innestare le azioni formative su basi solide e coerenti;

– i docenti hanno bisogno di lavoro “sul campo” con modalità laboratoriali e apprezzano le azioni di peer tutoring e mentoring di insegnanti con insegnanti; l’idea vincente è il lavoro fra pari in chiave di comunità professionale paritetica ed esperta;

– viene chiesta attività di documentazione dei percorsi che possa consentirne la replicabilità e fruibilità;

– il modello emergente risulta tarato su un monte ore indicativo di 25 ore, a piccolo gruppo, promosso dalla propria scuola ovvero da reti e/o dall’amministrazione, con un’apertura verso attività di ricerca-azione e formazione non convenzionale (non solo “corsi”…).

I temi “forti” richiesti dai docenti

Rispetto alle aree tematiche proposte per la formazione, strutturate in riferimento alle priorità sopra citate, emergono dagli insegnanti precise indicazioni:

a. Aspetti organizzativi e autonomia scolastica: prevale la richiesta di formazione sui modelli organizzativi didattico-pedagogici e sugli ambienti di apprendimento. I docenti chiedono di approfondire la didattica! Ed è un elemento confortante e decisivo per non curvare la scuola verso aspetti eccessivamente organizzativi;

b. Gestione della classe e inclusione: l’inclusione degli studenti con Bisogni Educativi Speciali indica la fame di formazione che fornisca strumenti e risposte per la gestione di classi eterogenee e composite; segue la richiesta di approfondimento in tema di disagio scolastico, gestione dei conflitti e relazioni. I docenti hanno chiaro che la priorità per una buona scuola passa attraverso una relazione efficace e un contesto di apprendimento che funzioni e non per categorizzazioni (formazione per “l’handicap”, per “gli alunni stranieri”, etc…);

c. Innovazione e tecnologia: si comprendono le potenzialità delle tecnologie e viene chiesta fortemente formazione sugli ambienti, sul BYOD e sull’economia digitale. Certamente chiara ed espressa la necessità di formazione digitale, sostenuta anche dal prezioso lavoro del Servizio Marconi dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna: docenti che, da anni, sostengono gli insegnanti sul campo accompagnando l’uso didattico dell’innovazione digitale;

d. Valutazione: sorprende, ma forse non del tutto, che, in un anno di grande enfasi sulle azioni per la valutazione (autovalutazione, piano di miglioramento con un occhio verso l’accountability), i docenti chiedano a gran voce formazione relativamente alla valutazione formativa degli studenti e agli strumenti per la certificazione delle competenze. Gli insegnanti sono, quindi, sì interessati al sistema complessivo della valutazione, ma privilegiano ciò che ricade strettamente sulla loro funzione formativa verso gli studenti. Un dato da tenere in considerazione per le prossime azioni, anche sul SNV, come pure il dato ridotto di richiesta di formazione sulle prove INVALSI, che si apre a molteplici letture;

e. Orientamento e Alternanza scuola-lavoro: nuovamente i docenti si dimostrano saggi e maturi nel concentrarsi non sullo strumento/metodo ma sul senso, ossia sulla richiesta di formazione volta a correlare apprendimenti e fare, collegandolo all’orientamento in uscita e alla progettazione di percorsi efficaci di scuola-lavoro;

f. Didattica disciplinare: aldilà delle specificità per ordine ricorre nuovamente la decisa richiesta di strumenti per realizzare didattiche innovative con curvatura sugli aspetti metodologici. Gli insegnanti chiedono come, non cosa! Con curiosità verso innovazioni ordinamentali ancora non sufficientemente esplorate come il CLIL e la progettualità europea.

Le parole ricorrenti nelle sezioni aperte denotano coerenza con le richieste sopra espresse: in word cloud campeggiano “inclusione”, “disagio”, “relazioni”, “gestione”… con una palese curvatura sugli studenti, cuore pulsante della scuola, ma a volte quasi sottotono nello specialismo scolastico.

Gli spazi e i tempi della formazione

C’è, quindi, una fame di senso e di tempo di significato: gli insegnanti sono saggi e realistici, dato che speriamo venga ben tradotto nelle analisi dei bisogni formativi realizzati da scuole, territori, interlocutori vari, e non semplificata in ricette di pronto consumo. Per formarsi occorre un luogo (la scuola) di riferimento e un tempo (disteso) di sedimentazione e sperimentazione di quanto appreso.

Fra le aree strategiche le competenze digitali e lo sviluppo linguistico, poi l’inclusione e la gestione della classe, le competenze di cittadinanza, il potenziamento e il supporto all’autonomia scolastica, la valutazione e il miglioramento. Alcuni obiettivi sono prioritari e prevedibili, altri inaspettati.

Il Piano di Formazione che viene presentato il 3 ottobre 2016, da quanto già anticipato a gennaio e ora a settembre, auspichiamo colga il mutamento di rotta e la necessità di profondità e significato che i docenti hanno ben espresso nell’analisi sui fabbisogni sopra delineata.