Peer observation of teaching: può far bene alla scuola?

È utile l’osservazione tra pari?

È la domanda ma anche il tema che ha impegnato la Rete Interregionale “Valutazione in progress”[1] durante il corso di formazione tenutosi a Fiuggi il 17 e il 18 febbraio scorsi.

I lavori, introdotti da una serie di interventi che si sono soffermati su esperienze internazionali e su ciò che sta accadendo in Italia circa la valorizzazione della professionalità docente, hanno coinvolto i partecipanti alla Rete attraverso confronti serrati e gruppi di lavoro, con un approfondimento sull’osservazione dei processi d’aula nell’ambito del progetto Invalsi “Valutazione e Miglioramento”.

La sperimentazione Invalsi e il lavoro della rete

‘’Valutazione e Miglioramento’’ è la sperimentazione che nel 2014 ha visto la formazione di 190 docenti e professionisti della ricerca sociale per l’osservazione in classe. Un’esperienza che restituisce oggi un quadro di riferimento utile per costruire, o ricostruire, strumenti di osservazione tra pari. Ed è proprio dalla griglia per l’osservazione in classe SSGC (Strategie, Sostegno, Gestione, Clima), costruita dal comitato scientifico Invalsi coordinato da Donatella Poliandri, che i lavori della rete ‘Valutazione in progress’’ hanno preso l’avvio, per poi entrare nelle classi e sottoporre la lezione ad attenta analisi, con l’obiettivo di spacchettare contenuti e processi. Ciò che avviene all’interno dell’aula non è osservabile se non in particolari  circostanze (come il tutoraggio dei neoassunti, il tirocinio universitario o la compresenza).

L’imperscrutabilità della lezione non favorisce il confronto, la diffusione di pratiche che funzionano, l’osmosi tra gli insegnanti “bravissimi” e quelli (solo?) “bravi”. Il lavoro d’aula del docente, quasi sempre, scaturisce dall’esperienza  personale o dall’intuito, piuttosto che da una preparazione a monte o da una condivisione/formazione durante tutto l’arco dell’esperienza lavorativaFermo restando che non esiste la lezione perfetta, così come non esiste il docente dai poteri magici, osservare e osservarsi fa bene alla scuola.

La Rete, dunque, vuol vederci chiaro e costruire strumenti adeguati all’osservazione, al fine di diffondere ed esportare dispositivi e pratiche osservative.

I quattro ambiti della griglia di osservazione

La scheda SSGC è il trampolino di lancio della Rete per costruire strumenti innovativi utili alla peer observation. In particolare i partecipanti si sono concentrati su quattro ambiti di riferimento, che fotografano la lezione da altrettante angolature:

  • l’ambiente di apprendimento, che mostra quali strategie didattiche si pongono in essere;
  • la gestione della classe, nei suoi vari aspetti di organizzazione del tempo, dello spazio, e di costruzione e condivisione di regole comportamentali;
  • il supporto ai bisogni degli studenti;
  • il clima di apprendimento che l’insegnante, di ogni ordine e grado, riesce ad instaurare favorendo coinvolgimento, impegno e buoni rapporti interpersonali tra studenti, e tra studenti e docente.

Osservare per osservarsi

L’osservazione tra pari, possiamo esserne convinti, sollecita feedback che agiscono direttamente anche sull’auto-osservazione di chi osserva, facendo scaturire domande che impongono riflessioni: come imposto la lezione frontale? Quale pianificazione emerge dai contenuti che espongo? Utilizzo codici comunicativi monodirezionali, oppure impiego linguaggi e strumenti in grado di superare le difficoltà dei variegati approcci cognitivi e di apprendimento degli studenti?

L’osservazione tra pari, a parere degli animatori della Rete, si pone come efficace strumento di autoanalisi, che affianca e completa il percorso di autovalutazione, già avviato con la somministrazione di questionari di autovalutazione e gradimento all’utenza.

La metodologia di lavoro

L’evento di Fiuggi, cui seguiranno altri incontri formativi e di laboratorio nei mesi di marzo e aprile, dimostra che qualcosa sta cambiando: la formazione seminariale lascia il passo alla ricerca-azione, al cooperative learning e writing, e alla condivisione di buone pratiche, ma soprattutto il docente diventa protagonista e promotore della propria formazione.

I lavori della Rete, infatti, sono proseguiti in modalità cooperativa a piccoli gruppi, con la restituzione di approfondimenti e proposte funzionali alla costruzione di apposite griglie di osservazione. Dunque: confronto, condivisione, ricerca-azione.

Nell’era del bonus scolastico mettersi in gioco, aprire la porta dell’aula e disporsi in modalità osservativa non è cosa da poco. Non tanto, ovviamente, per valorizzare lo spirito esibizionistico dell’insegnante, quanto invece per gratificare la disponibilità a rendere trasparenti le azioni che il docente è in grado di realizzare, e la disponibilità ad imparare osservando e facendo osservare.

L’approccio in cooperative learning dei gruppi di lavoro della Rete – gruppi la cui costruzione ha seguito principi di casualità – favorisce inoltre la restituzione di punti di vista singolari, e l’emersione di pratiche didattiche che dimostrano competenza, e una genuina e geniale risoluzione di problematiche complesse. Si tratta di pratiche e soluzioni che nascono spontaneamente nelle aule scolastiche, ma che in genere rimangono nascoste nei cassetti dell’esperienza di una stretta cerchia di addetti ai lavori. Oppure favoriscono l’emersione di “segnali” che mostrano processi e meccanismi di osservazione validi come, per fare un esempio, l’osservazione di ciò che accade quando in classe si cambia attività o disciplina: gli studenti sanno cosa fare? Sanno dove andare e come disporsi all’attività successiva? Oppure si evidenzia una generale improvvisazione, con perdita di tempo e difficoltà a riportare la classe sui binari del lavoro scolastico? Nel primo caso avremo un gruppo di studenti che ha acquisito meccanismi utili al lavoro, nel secondo caso evidentemente occorre lavorare sull’organizzazione e la gestione dei “riti” di passaggio. Giusto per fare un esempio sulla concretezza dei temi affrontati dalla Rete.

Scuola come officina

Al termine della formazione-ricerca-azione, dunque, non abbiamo un nuovo strumento condiviso utile per l’osservazione in classe, ma una serie di strumenti, una pluralità di accorgimenti e argomentazioni che mettono in discussione il nostro modo di essere docenti. Strumenti  non casuali, non banali, ma utili per la realizzazione di un modello di scuola inclusiva, non autoreferenziale, non competitiva, cooperativa e che pone al centro, con rigore, l’alunno con i suoi bisogni e le sue debolezze. Pratica e teoria, questa al servizio di quella e viceversa, con dirigenti e ispettori che “si sporcano le mani” e docenti che mostrano la scatola nera della quotidiana lezione in classe. Peer observation of teaching sì, ma… soprattutto per osservare se stessi.

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Link del sito internet della Rete: http://www.valutazioneinprogress.it/

Gruppo Facebook “Peer observation teaching V.I.P.” creato appositamente per discussioni e condivisione di materiali: https://www.facebook.com/groups/415786542087274/?fref=ts

[1]Le Rete contiene una cinquantina di scuole del Lazio, della Toscana e dell’Emilia Romagna, e ha visto scendere in campo, work in progress nella città delle acque termali, circa trecento docenti, dirigenti scolastici e ispettori, coordinati dalle tre scuole capofila e dai rispettivi dirigenti scolastici: Alessandra Silvestri per il Lazio, Lucia Bacci per la Toscana, Stefania Giovanetti per l’Emilia Romagna.