Lo sviluppo del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV)

Una circolare per riallineare i tempi ed armonizzare le procedure

Il 28 febbraio scorso, una nota del Miur (prot. 2182), proveniente dalla Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici, fornisce ai Direttori generali alcune utili indicazioni su come orientare le Istituzioni scolastiche, nei prossimi mesi, relativamente ai tempi e alle azioni inerenti il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV).

È una nota che, forse, potrebbe portare un po’ di ordine, considerato che le scuole stanno vivendo una fase di cambiamento assai difficile e che le frequenti sollecitazioni, a volte “aritmiche”, stanno creando contrapposizioni e disallineamenti, non facili da gestire.

Sintesi dei principali riferimenti normativi

La nota ha il pregio di rammentare e sintetizzare la normativa di base[1] sul Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) e di annunciare una seconda direttiva sulla materia, come prevedeva già il DPR 80/2013.

n. Norme Contenuti
1 DPR 28 marzo 2013, n. 80, artt. 2 e 3 Afferma che il MIUR deve emanare una direttiva triennale sul SNV
2 Direttiva 18 settembre 2014, n. 11 Definisce le priorità strategiche del Sistema Nazionale di Valutazione per il primo triennio 2014-2017
3 Legge 13 luglio 2015, n. 107 Rende triennale il Piano dell’offerta formativa, che viene elaborato dalle istituzioni scolastiche per il triennio 2016/2017, 2017/2018, 2018/2019
4 Legge 13 luglio 2015, n. 107, comma 12 (cfr. nota 15 aprile 2016, n. 4173) Rendono aggiornabili annualmente il rapporto di autovalutazione (RAV) e il piano di miglioramento (PDM)

In aggiunta, noi ricordiamo che nel corso di quest’anno scolastico è stata avviata anche una consultazione nazionale sul RAV per la scuola dell’infanzia, in previsione di una progressiva generalizzazione di questo strumento alle scuole per i bambini dai 3 ai 6 anni.

Le asincronie da rimettere a posto

Quindi: nell’anno scolastico 2014/2015 è stata predisposta la prima versione del Rapporto di autovalutazione (RAV). Nel successivo anno scolastico 2015/2016 è stato definito il Piano di miglioramento (PdM); ma sempre nel medesimo anno è stata data alle scuole la possibilità di riaprire il RAV per decidere liberamente se confermarlo, rivederlo, oppure riscriverlo (nota tecnica n. 4173 del 15 aprile 2016). La Legge n. 107/2015, nel frattempo, aveva introdotto il Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF), indicando il mese di ottobre dell’anno scolastico precedente al triennio di riferimento (comma 12), come data per la sua predisposizione.

Anche se RAV e PdM sono sempre aggiornabili, le asincronie dei tempi delle leggi rispetto ai tempi delle scuole sono evidenti. Il disallineamento potrebbe costituire un ulteriore “complicazione” per le istituzioni scolastiche, già in grande affanno.

Sappiamo che il PTOF è lo strumento fondamentale che deve trasformare le intenzionalità delle scuole in azioni concrete, con l’obiettivo finale di potenziare ed ottimizzare gli esiti formativi degli studenti.

Teoricamente si deve, dunque, costruire un buon piano triennale, tenendo presente anche il piano di miglioramento (PdM), fondato sugli esiti del rapporto di autovalutazione (RAV).

Le difficoltà a “leggere” una scuola

Ci dovrebbe essere, quindi, una congruenza temporale, anche se a volte non basta. La vita e la storia di una scuola non sono sempre rappresentabili e leggibili all’interno di un atto formale. Ogni scuola è una sintesi di processi complessi, con radici profonde che quasi mai affiorano ordinatamente e sistematicamente, anche se si usano dispositivi e procedure ben collaudati. “Leggere” una scuola significa ricostruire biografie sommerse e storie antiche, fatte di persone e di comportamenti sedimentati e stratificati nel tempo. Certamente un nucleo esterno di valutazione (NEV) che visita una scuola (DPR 28 marzo 2013, n. 80, art. 6, comma 2) può ricorrere a diverse risorse strumentali e culturali, per capirla, per aiutarla a migliorare, per rendere più efficaci gli stessi piani di miglioramento. Ma è anche un’operazione molto dispendiosa che, per il momento, non è possibile estendere a tutte le ottomila istituzioni scolastiche esistenti. Nel corso del 2016 è stato visitato circa il 5% delle scuole italiane, ed è imminente la ripresa di un nuovo ciclo di visite.

La nuova tabella di marcia

La nota del 28 febbraio u.s. indica la necessità di estendere i tempi di realizzazione del PdM all’intero anno scolastico 2018/2019, e di ridefinire il RAV nell’anno scolastico 2016/2017.

Schema di sintesi

as 2014 – 2015 2015 – 2016 2016 – 2017 2017 – 2018 2018 – 2019 Fine 2019
Primo RAV X X X
1a Revisione RAV X X X
Ridefinizione RAV X X X
PdM X X X
Estensione PdM X X X X
PTOF X X X X
Rendicontazione sociale X

Se non fosse stata proposta un’estensione del PdM fino all’anno 2018-2019, come si evince dallo schema, ci sarebbe stato lo sfalsamento di un anno. Il piano di miglioramento si completa quindi nel 2019 anziché nel 2018, con la rendicontazione sociale (spostata anch’essa di due anni rispetto al precedente planning). Ciò offre la possibilità alle scuole di riflettere maggiormente sulle dinamiche del miglioramento, ma soprattutto di avere a disposizione una prospettiva temporale più ampia per raggiungere i traguardi.

Che cosa viene chiesto alle istituzioni scolastiche

Tutte le istituzioni scolastiche, statali e paritarie, saranno chiamate ad aggiornare i propri dati attraverso il questionario scuola e di percezione, e a rivedere, eventualmente, le analisi e le autovalutazioni del Rapporto precedente.

È un’operazione che si rende necessaria per tutte le realtà, ma in maniera particolare laddove si sono determinati mutamenti significativi: nuovo dirigente (e nuovo incarico), riorganizzazione dell’istituzioni e/o delle reti scolastiche, modifiche dei punti di erogazione dei servizi, visite del nucleo di valutazione esterno (NEV)…

La nota del 28 febbraio ricorda anche che il MIUR, entro l’anno scolastico 2016/2017, svolgerà un monitoraggio su alcuni passaggi essenziali e significativi dei PdM per comprendere come le istituzioni scolastiche, nella loro autonomia, stiano operando per promuovere il miglioramento.

Il controllo e le risorse

Pone altresì in evidenza che i dati del monitoraggio verranno diffusi e permetteranno ad ogni scuola di confrontarsi con le scelte delle altre istituzioni scolastiche. Rammenta le risorse (non poche) messe a disposizione dal MIUR:

  • anno scolastico 2015-2016: tre milioni di euro (art. 25 del D.M. 435/2015) per promuovere e sostenere i processi di miglioramento e per rafforzare e diffondere le migliori pratiche;
  • anno scolastico 2016/2017: quattro milioni di euro (art. 27 del D.M. 663/2016) per supportare la progettazione di azioni innovative per la definizione degli obiettivi di miglioramento della scuola individuati attraverso il RAV, e la successiva elaborazione ed attuazione degli interventi di miglioramento.

La rendicontazione sociale

L’articolo 6 del DPR 28 marzo 2013, n. 80 prevedeva già quattro fasi del procedimento di valutazione: autovalutazione delle istituzioni scolastiche; valutazione esterna; azioni di miglioramento; rendicontazione sociale. Mentre le prime tre fasi sono in atto e possono fruire di sistemi ben articolati e collaudati, la quarta fase, quella della rendicontazione sociale, deve ancora essere messa alla prova. Lo slittamento dei tempi la colloca alla fine del 2019. Le scuole dovranno, però, immaginare fin da ora come farla, che cosa promuovere in chiave dinamica, affinché la rendicontazione non diventi il solito atto formale ed adempitivo. Da alcuni anni, ormai, si parla di bilancio sociale per conferire visibilità e concretezza al percorso di rendicontazione, dando conto degli impegni assunti, dell’uso delle risorse, dei risultati conseguiti, degli effetti sociali prodotti nell’ambito di un dialogo tra la scuola e i propri stakeholder (studenti, famiglie, comunità locale, ecc.).

Questa quarta fase di tutto il procedimento è la vera garanzia che eviterà ai processi di “riflessione” (sui propri valori, obiettivi, missione), necessari per l’autovalutazione, il rischio dell’autoreferenzialità; ma è anche un mezzo di rispecchiamento per verificare se le innovazioni attivate hanno funzionato, e se hanno prodotto il miglioramento sperato.

Per questo è importante che siano, fin da subito, ben identificati i propri stakeholder, e che si attivino con essi momenti di dialogo, confronto, partecipazione e collaborazione, senza attendere la fine dell’anno scolastico 2018-2019.

Come e quando ri-progettare il PTOF per il triennio 2019-2022?

Sappiamo che il piano triennale va predisposto entro il mese di ottobre dell’anno scolastico precedente al triennio di riferimento (legge 107/2015, comma 12). Quindi per il triennio 2019-2022 va approntato entro il 15 ottobre 2018. È stato ribadito in tutti i documenti in merito che il PTOF dovrà essere costruito a partire dal PdM (che scaturisce a sua volta dal RAV).

Ciò premesso, si pone un problema operativo: ogni scuola il 15 ottobre 2018 è ancora in fase di completamento delle azioni programmate nel precedente triennio. Non ci sono, quindi, nuovi dati per poter riprogrammare in maniera fondata, così come le norme vorrebbero.

Cosa fare? Si tratta di adottare strategie che, in tempo reale, consentano ad una scuola di avere di fronte a sé dati dinamici ed in progress, utili per un nuovo piano triennale, prima ancora della scadenza del precedente. Non è semplice… Un piccolo “disallineamento” ricorsivo sarebbe stato forse più funzionale.

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[1] Per avere un quadro completo di tutta la normativa vedi: http://www.istruzione.it/snv/scuole_normativa.shtml