Le prove Invalsi e la certificazione delle competenze

Il ruolo dell’Invalsi nella certificazione

Il recente decreto ministeriale n. 742, del 3 ottobre 2017, corredato da due allegati, accogliendo alcune specifiche richieste del Consiglio superiore della pubblica istruzione, dispone che “il modello (di certificazione delle competenze) è integrato da una sezione, predisposta e redatta a cura di Invalsi, che descrive i livelli conseguiti dall’alunna e dall’alunno nelle prove nazionali di italiano e matematica”, e che lo stesso modello “è altresì integrato da una ulteriore sezione, predisposta e redatta a cura di Invalsi, che certifica le abilità di comprensione e uso della lingua inglese”.

Lo stesso decreto chiarisce che “il repertorio dei descrittori relativi alle prove nazionali è predisposto da Invalsi e comunicato annualmente alle istituzioni scolastiche”.

Questo non vuol dire che la descrizione dei livelli verrà necessariamente modificata ogni anno, ma consente all’Invalsi di affinare nel tempo le formulazioni adottate, tenendo conto di quanto emergerà dai dati raccolti nonché dalle esigenze dalle stesse scuole.

Il nuovo modello di certificazione

Ci sono comunque alcuni elementi che sono già implicitamente stabiliti nell’allegato B del DM n. 742/2017, che è il modello di certificazione delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione. Vediamoli uno per uno.

  1. Il modello nazionale è composto di due parti distinte:
    • la prima, a firma del dirigente scolastico, certifica le competenze conseguite da ciascun alunno con riferimento al Profilo dello studente al termine del primo ciclo di istruzione[1];
    • la seconda, su carta intestata dell’Invalsi e a firma del suo Direttore generale, certifica le competenze riferite alle due prove nazionali standardizzate di Italiano e Matematica, e le “abilità di comprensione e uso della lingua inglese” con riferimento al livello A2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento (QCER) per le lingue del Consiglio d’Europa, come indicato dai traguardi di sviluppo delle competenze delle già citate Indicazioni nazionali.
  2. La descrizione delle competenze conseguite in Italiano e Matematica viene espressa su una scala progressiva a 5 livelli.
  3. La descrizione delle competenze in Inglese viene invece espressa su una scala progressiva a 4 livelli.

In questo modo ci possiamo aspettare che, per l’Italiano e la Matematica, ogni alunno verrà collocato in un livello compreso tra 1 (il più basso) e 5 (il più alto), mentre per l’Inglese il suo livello oscillerà tra 1 e 4.

E per le competenze in Inglese?

Diversamente dall’Italiano e dalla Matematica, le prove censuarie di Inglese in Italia sono una prima assoluta.

Va subito detto che, nella comunicazione pubblica, ed anche nella concitata trattativa politica che si è svolta a ridosso dell’approvazione definitiva del decreto 62/2017, la certificazione di Inglese ha giocato il ruolo del “contrappeso positivo” rispetto a misure che non tutti erano convinti di varare. In particolare, sullo spinosissimo problema della comunicazione dei risultati delle prove Invalsi, si è arrivati a dire: se siamo tutti d’accordo sul fatto che la certificazione del livello di competenza in Inglese sia un gradito servizio offerto alle famiglie, non si vede perché questo non debba valere per le competenze in Italiano e Matematica. Volendo spingersi più a fondo su questo argomento, potremmo anche dire che non sarebbe stato facile spiegare ai docenti di Inglese che l’apprendimento della loro disciplina richiede, o merita, una certificazione esterna che invece non è necessaria per l’apprendimento in Italiano e Matematica.

Ma se andiamo a leggere con attenzione l’articolo 9 del decreto 62/2017, ci accorgiamo che le tre certificazioni non sono trattate allo stesso modo. L’articolo è infatti rubricato “Certificazione delle competenze nel primo ciclo” e, nell’elencazione dei “principi” (forse sarebbe stato più corretto parlare di “criteri”) cui si deve attenere il modello nazionale, al punto f), troviamo scritto: “indicazione, in forma descrittiva, del livello raggiunto nelle prove a carattere nazionale di cui all’articolo 7, distintamente per ciascuna disciplina oggetto della rilevazione e certificazione sulle abilità di comprensione e uso della lingua inglese”.

Dunque abbiamo una certificazione… nel modello di certificazione. Il termine “certificazione” non viene ribadito a proposito degli esiti delle prove Invalsi in Italiano e Matematica, che pure si troveranno in un documento intitolato “certificazione delle competenze”, ed è invece specificato per l’Inglese. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza sulle modalità con cui si potrà realizzare la certificazione delle competenze in Inglese.

L’ancoraggio al Quadro comune europeo per le lingue (QCER)

Anzitutto va detto che, diversamente dall’Italiano e la Matematica, il livello di competenza in Inglese è codificato a livello internazionale dal Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue (QCER), con una scala articolata in 6 livelli progressivi crescenti: A1, A2, B1, B2, C1 e C2. Questi stessi livelli sono indicati esplicitamente nelle Indicazioni nazionali del primo ciclo, nelle Indicazioni nazionali per i licei e nelle Linee guida per gli istituti tecnici e professionali.

Per la scuola primaria è previsto il livello A1 di inglese, mentre al termine del primo ciclo è prescritto il raggiungimento del livello A2 in Inglese e del livello A1 nella seconda lingua comunitaria.

Per i licei è previsto il livello B2 per una lingua comunitaria, e per gli istituti tecnici e professionali tale livello è richiesto specificamente per l’Inglese. Va detto che nella quasi totalità dei licei la prima lingua straniera è l’Inglese.

Il secondo elemento da considerare è che la certificazione riguarda le sole “abilità di comprensione”, denominate anche “competenze ricettive” (ascolto e lettura), e il cosiddetto “uso della lingua”[2]; quest’ultimo sarà oggetto di specifico accertamento dal prossimo anno scolastico 2018-2019, mentre nel primo anno sarà inserito all’interno delle competenze comunicative ricettive propriamente dette: listening (ascolto), reading (lettura).

È quindi escluso che la certificazione prevista per tutti gli studenti possa essere considerata totalmente equivalente a quella offerta dagli enti certificatori.

E se non si raggiunge il livello?

C’è poi un altro problema: quali esiti potranno essere certificati agli studenti del primo ciclo che non raggiungono il livello A2 o che, al contrario, hanno competenze superiori? La stessa questione si pone per gli studenti del secondo ciclo con riferimento al livello B2.

Il problema di gran lunga più rilevante è quello degli studenti cosiddetti “sotto-standard”. Si stima che, al termine del primo ciclo, gli studenti che posseggono una competenza pari o superiore al livello A2 siano circa il 30%, e la situazione al termine della scuola secondaria di secondo grado sia ancora peggiore (alcune ricerche stimano nel 15-20% la quota di studenti che hanno raggiunto pienamente il livello B2).

La soluzione più appropriata sarebbe quella di far fare agli studenti 2 o 3 prove successive per riuscire ad attribuire, alla maggior parte di loro, uno dei livelli previsti dal QCER. Potrebbero essere A1, A2 e B1 per il primo ciclo e A2, B1 e B2 per il secondo ciclo, ma questa ipotesi è, almeno per il momento, impossibile da realizzare, perché richiederebbe l’organizzazione di non una, ma tre diverse sessioni di prove solo per l’inglese, impegnando ogni studente per 5-6 ore di test.

Inoltre ogni scuola dovrebbe organizzare molte settimane di prove, con un notevole impatto sul regolare svolgimento delle lezioni.

Il posizionamento nella progressione delle competenze

Per il primo ciclo l’Invalsi sta lavorando alla costruzione di una prova “bi-level”, articolata in testi e domande relative al livello A2 e al livello A1.

In questo modo l’esito della prova, come già indicato nel modello di certificazione allegato al D.M n. 742/2017, potrebbe essere formulato facendo riferimento ai seguenti quattro livelli progressivi:

  1. Parziale conseguimento delle competenze relative al livello A1;
  2. Pieno possesso delle competenze relative al livello A1;
  3. Parziale possesso delle competenze relative al livello A2;
  4. Pieno possesso delle competenze relative al livello A2.

Si tratta di una graduazione analoga alla Cambridge English Scale, nella quale si distinguono ben tre progressive diverse “intensità” del possesso delle competenze relative al livello A2: un possesso “debole” (“pass”), un possesso pieno (“merit”) e, infine, un possesso “super” (“distinction”), con buone probabilità di conseguire la certificazione anche per il livello B1.

Analogamente, per la prima prova di inglese al termine della scuola secondaria di secondo grado, si potrebbe pensare ad una prova bi-level B1/B2.

Sia i risultati delle prove di Italiano e di Matematica che quelli della prova di Inglese saranno formalmente attestati dall’Invalsi, e non dal dirigente scolastico, in un documento a parte o in una sezione distinta dello stesso documento.

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[1] Il Profilo è descritto e prescritto nelle vigenti “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione”, emanate con il D.M. n. 254/2012, a chiusura della sezione “Finalità generali” (pag. 16 della versione ufficiale inserita nel numero speciale degli Annali della Pubblica Istruzione che all’epoca fu inviato a tutti i docenti).

[2] Per “uso della lingua”, o “use of English”, si intende un insieme di domande finalizzate a dimostrare conoscenza e controllo della lingua, che includono riempimento di spazi (“cloze”), trasformazione di parole e frasi, e individuazione di errori.

L’intervento di Paolo Mazzoli, direttore generale dell’INVALSI, fa parte di un saggio più ampio in corso di pubblicazione nel volume curato da G. Cerini – M. Spinosi, Un’ancora per la valutazione, Tecnodid, Napoli, 2017, dedicato ad approfondire le innovazioni contenute nei recenti provvedimenti riferiti alla valutazione degli allievi, e in particolare al decreto legislativo 62/2017.