La nuova formazione: innovare la professionalità dei docenti

Facciamo il punto sulla formazione in servizio

La 27a edizione di JOB&Orienta, mostra convegno nazionale su orientamento, scuola, formazione e lavoro, a Verona dal 30 novembre al 2 dicembre u.s., ha ospitato il seminario La nuova formazione: innovare la professionalità dei docenti, volto ad avviare un confronto tra esperti alla conclusione del primo anno di attivazione del Piano per la formazione dei docenti 2016-2019[1].

Dopo il saluto in videoconferenza di Vito De Filippo, Sottosegretario Miur, sono stati presentati da Maria Maddalena Novelli, Direttore generale per il personale scolastico, i risultati della ricerca La formazione che vogliamo (reperibile a breve sul sito istituzionale), che, utilizzando informazioni e dati contenuti nella piattaforma SOFIA, effettua un primo monitoraggio quantitativo sull’attuazione del Piano, e ne individua punti di forza e di debolezza.

Tra gli aspetti analizzati (governance di sistema, costi, caratteristiche di domanda e offerta, qualità percepita dall’utenza) vari spunti di riflessione sono emersi dall’analisi delle scelte formative dei docenti, prevalentemente orientate all’acquisizione di strumenti metodologico-didattici per una gestione più efficiente dell’aula, anche attraverso una maggiore padronanza nell’uso delle nuove tecnologie. Tra le nove aree prioritarie nazionali indicate dal Piano, infatti, il maggior gradimento è stato assegnato a Didattica per competenze, innovazione metodologica e competenze di base (29,6%), seguita da Competenze digitali e nuovi ambienti per l’apprendimento (16%) e Inclusione e disabilità (11,1%).

A.A.A. Standard professionali cercasi…

Dall’individuazione dei bisogni formativi si è avviato il confronto prevalentemente incentrato sulla questione focale dell’identità professionale degli insegnanti e dei nodi irrisolti a essa associati.

Fiorella Farinelli, già sindacalista e saggista esperta di formazione e didattica, ha sottolineato l’emergenza della situazione preesistente, in cui la formazione continua era percepita come generico diritto/dovere privo di effettivo impatto su una professionalità che anche ora non prevede progressione di carriera.

Resta comunque ancora da affrontare il problema dell’assenza di definizione degli standard professionali del docente dal punto di vista normativo e contrattuale, che andrebbero inevitabilmente declinati tra i vari ordini di scuola, includendo anche le specificità dell’istruzione agli adulti.

Merito e valutazione: due nodi irrisolti

Collegandosi al problema del profilo unico limitato a una descrizione di funzioni, Luisa Ribolzi, tra i massimi esperti in Italia di sociologia dell’educazione, ha evidenziato la criticità insita nell’esiguità e nella limitatissima efficacia degli attuali meccanismi di valutazione del merito degli insegnanti, che si affianca a quella delle prassi di reclutamento talvolta poco attraenti e motivanti per i potenziali docenti più validi.

Un invito è inoltre stato rivolto a sviluppare la ricerca sulla qualità dell’investimento in formazione, andando oltre la customer satisfaction, orientando l’attenzione ai processi e alla loro efficacia, e individuando modalità di misurazione della ricaduta delle iniziative sugli studenti e sul territorio.

Al centro la qualità del lavoro in classe

Ha concluso questa sezione del convegno l’intervento di Luigi Berlinguer, “padre nobile dell’autonomia”, come è stato definito dal moderatore Claudio Tucci, giornalista de “Il Sole 24 Ore”. A suo avviso la domanda di formazione degli insegnanti, rivolta prevalentemente al vastissimo settore della didattica nelle sue varie articolazioni, esprime una grande consapevolezza del corpo docente italiano. Questa disciplina, che può evolvere solo attraverso la valutazione della sua efficacia, e che ancora prevede ampi margini d’intervento in chiave culturale e funzionale, costituisce il patrimonio altamente e squisitamente professionalizzante degli insegnanti. È proprio attraverso l’acquisizione di principi, strumenti e pratiche innovativi e scientificamente validati, che fungano da guida nelle attività con gli allievi, che può avvenire una reale evoluzione della scuola, ancora per alcuni versi caratterizzata dalla trasmissione dei contenuti e dalla frammentazione dei saperi, in una comunità che pone al centro il discente e il processo d’apprendimento.

Premiate le best practices della formazione

Dopo un breve saluto del Direttore Education Confindustria Claudio Gentili, l’incontro si è concluso con l’assegnazione da parte degli assessori regionali all’istruzione, formazione e lavoro Cristina Grieco (Toscana), Elena Donazzan (Veneto), Valentina Aprea (Lombardia) e Giovanna Pentenero (Piemonte), del “Premio formazione in servizio 2017 per l’innovazione della scuola”, istituito per valorizzare le migliori esperienze di formazione dei docenti realizzate nel corso del primo anno di attuazione del Piano.

Sono così state individuate dieci istituzione scolastiche, una per ciascuna delle priorità strategiche, con un ex aequo per Integrazione, competenze di cittadinanza e cittadinanza globale, equamente distribuite tra le varie aree geografiche, che hanno progettato e organizzato iniziative con un accentuato carattere d’innovazione per quanto riguarda modalità di realizzazione, trasferibilità dell’iniziativa, qualità dei contenuti prodotti e caratteristiche e metodologie di monitoraggio: il Convitto nazionale Colombo di Genova, il liceo Darwin di Rivoli (To), l’IIS Majorana di Brindisi, l’IC 3 di Chieti, l’IIS Gasparrini di Melfi (Pz), l’IIS Leonardo da Vinci di Roma, l’IC 9 di Bologna, l’IIS Ferraris Brunelleschi di Empoli, l’ITAS Pastori di Brescia e l’ITE Calvi di Belluno.

L’evoluzione del Piano triennale per la formazione

Con la finale carrellata sulle buone pratiche, illustrate da dirigenti scolastici e docenti che le hanno attuate, si è così concluso, nella ricchissima offerta di occasioni di stimolo dei tre giorni di JOB&Orienta, un convegno che ha presentato i possibili scenari evolutivi della realizzazione del Piano per la formazione dei docenti 2016-2019, elemento indispensabile “per affermare il ruolo  centrale  della  scuola  nella  società della conoscenza [e] per realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica”[2].

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[1] Legge n. 107/2015, art. 1 comma 124; DM 797/2016, art. 1.

[2] Legge n. 107/2015, art. 1 comma 1.