Perché non possiamo non occuparci di cittadinanza a scuola?

Un “deficit di cittadinanza” nella scuola italiana?

Di recente, studi e ricerche dedicati[1] hanno rilevato alcuni punti di debolezza rispetto agli obiettivi di miglioramento che la scuola italiana, in questi anni, si è impegnata a conseguire nell’area della cittadinanza consapevole:

  • l’indagine ICCS dell’IEA del 2016 ha evidenziato che le competenze civiche e di cittadinanza degli studenti italiani (campione di 3.500 ragazzi di classe III della scuola secondaria di 1° grado) dal 2009 al 2016 non sono migliorate, e solo il 35% ha raggiunto l’eccellenza, contro una media europea del 40%. Nella classifica internazionale il nostro punteggio è sceso da 531 a 524 punti (la media dei Paesi europei è 537);
  • il Report dell’Invalsi 2016 “Le Rubriche del RAV”, rispetto alla stesura delle Rubriche dell’area “Competenze chiave e di cittadinanza” (campione di 390 scuole del 1° e 2° ciclo), ha registrato tra i termini utilizzati nelle motivazioni, una maggior frequenza di “rispetto delle regole”, “organizzazione dello studio”, “comportamenti problematici”, “valutazione del comportamento”, con una residua presenza di espressioni associate alla promozione di abilità per la cittadinanza consapevole (collaborazione tra pari, competenze sociali e civiche, autonomia, convivenza civile…);
  • lo studio dell’Associazione TreeLLLe sulla “Global citizenship” (2016) ha riportato l’inchiesta di «Proteo Fare Sapere» (2010) sulla conoscenza della Costituzione da parte degli studenti nella scuola secondaria di 2° grado, da cui è emerso un quadro deludente: al massimo un 35% tra gli studenti è sufficientemente informato su di essa, solo il 13,8% afferma di conoscerla (molto o abbastanza) bene, ma quasi il 55% ammette di non averla mai letta.

Un percorso lungo e accidentato dall’Educazione civica alla Cittadinanza consapevole

Nel 2009 il Miur (nota 2079, Documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione) ha proposto una ricostruzione storico-normativa di questa “quasi disciplina”, sottolineandone le dimensioni trasversali e multidisciplinari. A questa fonte si attinge per un sintetico excursus dedicato:

  • DPR 13.6.1958, n. 585, Programmi per l’insegnamento dell’educazione civica negli istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica” (Ministro A. Moro): il decreto assegna all’educazione civica, con due ore settimanali all’interno della disciplina Storia e senza voto distinto, soprattutto il compito di formare gli alunni ai valori della Costituzione, con riferimento anche alla “…organizzazione della vita scolastica come viva esperienza di rapporti sociali e pratico esercizio di diritti e di doveri”;
  • DM 9.2.1979 e DPR 12.2.1985, n. 104: nei Programmi della scuola media del 1979 (sempre all’interno della disciplina Storia) e nei Programmi della scuola elementare del 1985 (indicata come Studi sociali), l’Educazione civica viene rappresentata come insegnamento ancorato alla Costituzione, grande campo di raccordo culturale e interdisciplinare per tutte le discipline, fonte per l’apprendimento delle regole fondamentali della convivenza civile;
  • Direttiva 8.2.1996 n. 58 e sviluppi successivi: questa Direttiva, con l’allegato Documento “Nuove dimensioni formative, educazione civica e cultura costituzionale”, preannuncia un “curricolo continuo di educazione civica e cultura costituzionale”, che tuttavia non entra in vigore. Nel successivo Statuto delle studentesse e degli studenti (DPR 249/1998) la scuola è definita come “comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici…”;
  • DM 31.7.2007: il Governo Prodi (Ministro P.I. Fioroni) abroga l’educazione alla convivenza civile, i cui concetti generali vengono tuttavia ampiamente recuperati nelle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo;
  • DDL 1.8.2008 e L. 169/2008: il DDL del 2008 istituisce la disciplina denominata “Cittadinanza e Costituzione, individuata nelle aree storico-geografica e storico-sociale ed oggetto di specifica valutazione, con un proprio monte ore di 33 ore annue e un voto distinto. Nella L. 169, invece, queste disposizioni vengono abolite, e si annuncia una sperimentazione sull’introduzione della nuova disciplina, poi sostituita con Linee di indirizzo che le assegnano un’ora settimanale, sottratta alla disciplina Storia;
  • L. 107/2015, art. 1, co. 7, lett. d), e): tra gli obiettivi formativi prioritari che le scuole possono individuare all’interno del PTOF, la Legge sulla “Buona Scuola” indica anche lo sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica” e “lo sviluppo di comportamenti responsabili ispirati alla conoscenza e al rispetto della legalità, della sostenibilità
  • Nota 1830/2017: nel fornire orientamenti per il PTOF, il Miur suggerisce alle scuole di tener conto, in fase di progettazione, degli obiettivi del Piano per l’Educazione alla Sostenibilità, che ha recepito i 17 Goals dell’Agenda ONU 2030, al fine di accrescere le competenze di cittadinanza.

La sfida del Miur: il Documento di studio Indicazioni nazionali e nuovi scenari

Di fronte alle criticità sopra evidenziate, il Comitato Scientifico Nazionale per l’attuazione delle Indicazioni Nazionali[2] ha prodotto (febbraio 2018) un Documento “aperto”, che non intende “aggiungere nuovi insegnamenti”, ma “ricalibrare quelli esistenti” offrendo alle scuole una rilettura, in dimensione trasversale, delle Indicazioni alla luce del costrutto della cittadinanza, e “con una rinnovata attenzione all’educazione linguistica, artistica, storica, geografica, al pensiero computazionale”[3]. Gli scenari entro cui si colloca il testo sono quelli di una società in rapida trasformazione a livello tecnologico e socio-economico, in cui nuove problematiche (povertà, esclusione, fenomeni migratori…) interrogano la scuola sulla sua capacità di promuovere sviluppo sostenibile e coesione sociale, alimentando valori e competenze riferiti alla cittadinanza consapevole. Invero già l’ampia consultazione popolare promossa dal Miur nel 2014, prima del varo della L. 107/2015, aveva individuato nell’educazione alla cittadinanza, intesa come educazione civica, civile, ambientale, alimentare, all’affettività, ecc., la competenza più importante tra quelle proposte all’analisi valutativa.

Coordinate essenziali del Documento ministeriale

Gli orientamenti che il Miur propone alle scuole, anche per averne un feedback, declinano essenzialmente questi paradigmi formativi:

  • il ruolo dell’educazione nei nuovi, complessi scenari globali, educazione deputata a formare persone e cittadini in grado di essere autonomi, responsabili, competenti;
  • la rilevanza delle competenze chiave di cittadinanza dettate dall’Europa, sfondo integratore del Documento e risorsa fondamentale per l’esercizio di una cittadinanza consapevole;
  • la cifra innovativa dell’insegnamento «Cittadinanza e Costituzione», per promuovere negli alunni le abilità sociali, le prime forme di partecipazione alle decisioni comuni, il senso di legalità e i valori della cooperazione e della solidarietà;
  • l’importanza dell’educazione alla cittadinanza e alla sostenibilità, secondo quanto indicato dall’Obiettivo 4, «Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti», dell’Agenda ONU 2030[4];
  • la trasversalità delle competenze chiave di cittadinanza, che si realizza fin dalla scuola dell’infanzia (regole condivise, diritti e doveri, convivenza…) e poi, negli altri livelli di scolarità, attraverso l’educazione linguistica, quella storico-geografica, il pensiero matematico, scientifico, computazionale, il contributo dei linguaggi non verbali (artistico, motorio, tecnologico), l’esercizio della dimensione socio-relazionale[5].

Suggerimenti per intraprendere percorsi significativi di lavoro

L’agenda operativa di una scuola che volesse attivare significativi itinerari per lo sviluppo della cittadinanza consapevole potrebbe comprendere, esemplificando, le seguenti unità di lavoro:

  • il Service Learning (apprendere serve, servire insegna): questa proposta pedagogica, promossa da I. Fiorin[6], prevede l’esercizio della cittadinanza in contesti reali, come servizio solidale alla comunità di appartenenza o ad altre realtà sociali di riferimento. Si costruisce un compito di cittadinanza, per dare risposte, ad es. ad un problema del territorio, ad un’emergenza educativa della scuola, ad un bisogno del gruppo-classe, etc.;
  • le Rubriche per le competenze sociali e civiche del 1° ciclo: la rubrica è uno strumento utile per descrivere i risultati attesi di un percorso apprenditivo e per facilitare processi autovalutativi. Elaborare, magari insieme agli alunni, delle rubriche, articolando i livelli di padronanza attesi di alcune evidenze individuate, in riferimento alle competenze sociali e civiche nel primo ciclo, può rappresentare un utile training nella direzione di una maggiore consapevolezza civica;
  • Mappe tematiche su globalizzazione e sostenibilità – una guida per l’insegnamento: non sempre la “cassetta degli attrezzi” dei docenti (libri di testo, materiali reperiti in rete, manuali…) contiene documentazione aggiornata sui temi della globalizzazione e della sostenibilità. Un gruppo di progetto potrebbe lavorare per proporre mappe conoscitive che permettano, da un lato, la presentazione di argomenti più attuali e, dall’altro, un maggiore coinvolgimento degli alunni nella dimensione della contemporaneità;
  • Progettazione trasversale su competenze sociali e civiche per la scuola secondaria di 1° grado: le competenze sociali e civiche non possono essere associate ad una disciplina specifica, ma, come ribadisce il Documento Miur 2018, attraversano trasversalmente tutte le discipline, che ne alimentano la matrice formativa. La Commissione PTOF potrebbe codificare un percorso progettuale per competenze, basato sulla dimensione trasversale del costrutto di cittadinanza consapevole;
  • La gestione dei conflitti tra i docenti – un modulo di lavoro: l’obiettivo della cittadinanza consapevole ha come primi destinatari gli studenti, ma dovrebbe coinvolgere anche gli insegnanti. A tal proposito la maturazione di comportamenti cooperativi e non conflittuali, da realizzare attraverso moduli di lavoro costruiti ad hoc, può opportunamente costituire una competenza di cittadinanza da conseguire a livello degli adulti educatori.

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[1] V. anche: Eurydice Italia (2017); Cimò E., Educazione alla cittadinanza: una disciplina per formare cittadini consapevoli di un’Europa multiculturale, Firenze, Indire.

[2] Comitato Scientifico, di cui al D.M. 1/8/2017 n. 537, integrato con D.M. 16/11/2017, n. 910, presieduto dal prof. I. Fiorin.

[3] Così si è espressa la Ministra Fedeli nel presentare a Roma il Documento.

[4] L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa comprende 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, per un totale di 169 ‘target’ o traguardi.

[5] Il documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari” è ampiamente commentato nel volume curato da G. Cerini e M. Spinosi, Le competenze chiave per la cittadinanza, Tecnodid-Giunti, Napoli-Firenze, 2018.

[6] I. Fiorin (2016), Oltre l’aula. La proposta pedagogica del Service Learning, Mondadori, Milano; I. Fiorin, Apprendere “facendo”, in RIS – Rivista dell’Istruzione, n. 4-2017, Maggioli, Sant’Arcangelo di Romagna.