E se fra gli abbandoni scolastici ci fossero (anche) dei geni incompresi?

Un diverso punto di vista sulla dispersione

Come tristemente noto, la dispersione scolastica in Italia si aggira mediamente intorno al 14%, con punte regionali del 33%. Un dato allarmante e al contempo sconsolante, se si pensa che sono assai poche le strategie efficaci messe in campo da questo o quel Governo per contrastarla.

Le ragioni di tale fenomeno sono da ricercare in tanti campi, primo fra tutti il disagio socio-economico e culturale di provenienza. Ma non solo: una delle cause potrebbe anche essere la presenza di bambini o ragazzi ad alto potenziale cognitivo (APC) o gifted (da gift, dono), come sono chiamati nel resto del mondo.

Il loro quoziente intellettivo (QI) è molto più alto di quello degli altri: 130 e oltre, quando la media, già buona, non arriva a 100. Sono molti di più di quanto si potrebbe pensare: il 5% della popolazione, praticamente un bambino per classe, eppure spesso nessuno se ne accorge perché non vengono riconosciuti.

Chi sono i bambini ad alto potenziale cognitivo (APC)?

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, sono bambini che spesso si trovano in grande difficoltà nel contesto scolastico, perché hanno una struttura mentale che poco si adatta all’ambiente. “Andrea a 15 mesi conosceva tutte le lettere e i numeri, a 16 sapeva la marca di ogni automobile che incontrava per strada. A sei anni leggeva come un attore di teatro e scriveva poesie. Eppure la maestra era stanca dei suoi continui interventi; lo aveva bollato come il rompiscatole, da lì alla presa in giro dei compagni il passo è stato fin troppo breve”.

Il loro pensiero divergente, il loro enorme intuito, la loro “diversità”, li rendono spesso bambini/ragazzi poco accettati dai pari e poco inclini all’ambito scolastico così come strutturato nella nostra scuola. Ragionano come adulti, hanno una memoria prodigiosa, ma soffrono come i bambini “normali” e spesso non sanno accettare i no. 

Nonostante l’elevato QI, questi alunni vivono, nella stragrande maggioranza dei casi, un forte disagio, che spesso li porta ad abbandonare la scuola e ad essere emarginati dai pari.

Le tipologie giftedness sono inoltre molto diverse tra loro, e questo può creare ulteriore difficoltà di intervento scolastico. Ma la prima difficoltà è il loro riconoscimento.

Molti dei casi di bambini con disturbi di umore, ADHD, dislessia, disgrafia o disturbi comportamentali, potrebbero celare una tipologia di gifted. La nostra Scuola però non è abituata a riconoscerli, né tantomeno ad aiutarli. Eppure sono tanti.

Come riconoscere i “talenti”?

In Italia è stato messo a punto uno strumento di screening, testato sulle scuole primarie e secondarie di I grado, che potrebbe essere utile per la somministrazione a scuola in caso di dubbio. Lo strumento è stato validato dall’Università di Pavia, sotto la direzione della professoressa Maria Assunta Zanetti. La professoressa incontra ogni anno centinaia di bambini “prodigio” e racconta: “Oggi è Giorgio, 9 anni, a gridare aiuto. La mamma si è rivolta al centro perché a scuola viene emarginato dai compagni, non si interessa come loro di calcio, si sente incompreso e arrabbiato. Va bene in matematica, suona la batteria, è un ballerino spettacolare, è creativo, per questo c’è chi lo prende in giro. In loro notiamo come uno sbilanciamento, tanto più sono intelligenti, quanto più fanno fatica a gestire la loro emotività. In loro manca la regolazione dell’umore”.

Nelle scuole italiane, tuttavia, pochi professionisti conoscono la natura di questo “talento”, e soprattutto come trattarlo. Le politiche scolastiche, negli ultimi anni molto attente ai BES e ai DSA, si sono dimenticate di loro. Ma sono tanti. E occorre correre ai ripari.

La ricerca continua…

Altri Paesi lo stanno già facendo. Gli Stati Uniti hanno rappresentato e continuano a rappresentare una sorta di avanguardia rispetto al tema della giftedness, sia in termini di ricerca che per quanto riguarda le realizzazioni concrete di politiche di individuazione precoce e di programmi educativi speciali.

In Europa tra i Paesi che si distinguono maggiormente per politiche e programmi specificatamente dedicati ai gifted si fa riferimento al Regno Unito. Il sistema scolastico inglese prevede numerosi istituti con corsi dedicati a studenti gifted a partire dalla scuola elementare. In particolare l’università di Cambridge rappresenta un eccezionale punto di riferimento.

Noi siamo ancora indietro, ma non possiamo più permettercelo, sia per il disagio e la sofferenza di questi bambini, sia per l’elevato rischio di abbandono scolastico a cui sono soggetti. Occorre avviare velocemente programmi di screening e supportare i docenti e le famiglie con politiche attive e mirate. Fino a qualche anno fa i disturbi di apprendimento erano sconosciuti ai più e sconosciuta era la didattica in grado di aiutarli. Oggi siamo decisamente al passo con il resto d’Europa e del mondo. Lo stesso (faticoso) percorso occorre venga intrapreso oggi anche per i ragazzi ad alto potenziale cognitivo.