Concorso a dirigente scolastico. Come si svolgerà la prova orale?

L’attesa e la speranza

Ci stiamo oramai avvicinando alla dead line: le prove scritte sono state espletate e 38 sottocommissioni esaminatrici sono ora alle prese con i 9.376 elaborati degli aspiranti dirigenti, ivi compresi quelli delle prove suppletive che si sono svolte il 13 dicembre 2018.

Ci sono buone notizie. I posti in gioco sono stati aumentati di circa 500 unità (2.900 anziché 2.425): la graduatoria di 2.900 candidati diventerà direttamente la graduatoria di merito dei vincitori, essendo stati eliminati i corsi di formazione e tirocinio, come invece era stato inizialmente previsto dal regolamento. È proprio questa misura che permetterà alle scuole di poter contare su nuovi dirigenti già a partire dal 1° settembre 2019, ma anche allo Stato di risparmiare 8,26 milioni di euro, grazie alla non attivazione dei semi-esoneri che sarebbero stati necessari proprio per poter realizzare i percorsi di formazione e tirocinio. La formazione farà parte del periodo di prova dei dirigenti neo-assunti.

A fine aprile (forse) o a inizio maggio (probabile) le prove orali

Il Ministro Bussetti, nel corso di un’intervista a Panorama, ha garantito che gli elaborati scritti saranno corretti entro il mese di marzo e che ad aprile avranno inizio le prove orali. Sono anche confermate le date del 25 e 26 marzo per l’abbinamento dei codici ai nomi, quindi per lo scioglimento dell’anonimato. Non abbiamo motivi per dubitare che tali appuntamenti saranno di fatto rispettati. Visti la complessità dell’operazione e il numero dei concorrenti in gioco, non è tuttavia da escludere che si possano verificare disallineamenti delle 38 sottocommissioni nei tempi di correzione. Né altresì possiamo ignorare che nel mese di aprile ci saranno molti giorni di interruzione dell’attività scolastica: per le vacanze pasquali (19-22 aprile) e per le successive feste nazionali del 25 aprile e del 1° maggio. Ciò fa ragionevolmente prevedere l’inizio delle prove orali entro la prima decade di maggio. Sugli step effettivi avremo comunque notizie più certe il 21 marzo, data di convocazione dei sindacati per un’informativa in merito. Va rilevato comunque che, anche in presenza di un lieve slittamento temporale al mese di maggio, questo non pregiudicherà l’obiettivo del 1° settembre come data utile per l’assunzione in ruolo, naturalmente se le commissioni concentreranno tutte le operazioni, pesanti e impegnative, in un tempo congruo.

Un calendario soft è possibile

Proviamo a immaginare un calendario di lavoro, ipotizzando diverse percentuali di candidati ammessi all’orale e i giorni utili cui le commissioni possono far riferimento, in maniera tale che le relative operazioni non vadano a frapporsi con gli scrutini e con gli esami di Stato.

Ci piacerebbe che una percentuale piuttosto alta di candidati (superiore al 40%) superasse la prova scritta. Diversamente la prova orale diventerebbe ininfluente, se costretta a riconfermare i risultati della precedente, e il concorso poco produttivo, se la selezione risultasse addirittura inferiore al numero dei posti effettivamente disponibili.

Supponiamo, per eccesso, che siano in 4.200 (circa il 44%) i candidati che devono sostenere l’orale; in tal caso ognuna delle 38 sottocommissioni ne dovrà valutare circa 110. Immaginiamo come linea ultima per la pubblicazione delle graduatorie la prima decade di giugno. Partendo ipoteticamente da lunedì 6 maggio e fino a sabato 7 giugno, le commissioni avranno a disposizione 30 giorni lavorativi, comprensivi dei sabati. Sottraendo almeno 10 giorni, necessari per i lavori preliminari, per il coordinamento in itinere e per le operazioni conclusive prima della pubblicazione della graduatoria, ne restano 20 effettivi entro cui distribuire i 110 candidati. In linea di massima ogni commissione può agevolmente interrogare cinque candidati al giorno, anche se disporrà solo di metà giornata lavorativa (cinque ore): il tempo sarà comunque sufficiente per verificare se i candidati hanno i requisiti necessari per diventare buoni dirigenti scolastici.

Nello schema che segue sono ipotizzati tre diverse percentuali di ammissioni (30%, 35%, 40%) e un tempo dedicato di 20 giorni per 5 ore giornaliere. Lo schema dimostra che anche una percentuale di ammessi più consistente non andrebbe comunque a pregiudicare la serietà della prova.

n.%n. ammessi su 9376 candidati (appr.)n. candidati al giorno (appr.)n. giornate dedicaten. commissionin. candidati al giorno per ogni sottocommissione (appr.)Ore giornaliere (appr.)

1

30

2812

140

20

38

3 o 4

5

2

35

3281

164

20

38

4

5

3

40

3750

187

20

38

5

5

Ma quale può essere, di fatto, il tempo realmente necessario per accertare i saperi professionali?

Come accertare i saperi professionali e quali

Le commissioni si limiteranno a proporre domande ampie e a carattere generale o opteranno per interrogazioni minuziose, come il bando sembra suggerire? Il punto 2 dell’art. 9 ci ricorda, infatti, che la prova orale consiste in un colloquio che deve accertare “la preparazione professionale del candidato sulle materie d’esame (…) e la verifica della capacità di risolvere un caso riguardante la funzione del dirigente scolastico”. Ricordiamo che le materie d’esame sono 9 e sono previste dal comma 2 dell’art. 10 del Regolamento. Le abbiamo più volte sintetizzate in: 1. Legislazione e Ordinamenti; 2. Organizzazioni complesse e leadership; 3. Programmazione e documentazione; 4. Ambienti di apprendimento e innovazione; 5. Organizzazione del lavoro e del personale; 6. Valutazione e autovalutazione; 7. Elementi di diritto e responsabilità del dirigente; 8. Contabilità e gestione finanziaria; 9. Europa.

Il candidato deve quindi dimostrare di avere dimestichezza con tutte le aree, perché tutte fanno parte dei saperi professionali. Ma non basta: deve dimostrare di essere capace di contestualizzare le conoscenze acquisite, dando prova di sapere come affrontare e risolvere i problemi che ogni dirigente incontra nell’esercizio della sua funzione.

Qual è il tempo congruo per valutare?

Nel punto 6 dello stesso articolo si dice che “la commissione e le sottocommissioni esaminatrici, prima dell’inizio della prova orale, determinano i quesiti da porre ai singoli candidati per ciascuna delle materie di esame. Tali quesiti sono proposti a ciascun candidato previa estrazione a sorte”.

A parte alcuni dubbi su come la commissione e/o le sottocommissioni predisporranno le domande, sembra invece chiaro, se si pensa ad un’interpretazione letterale, che il candidato dovrà rispondere a domande corrispondenti a ciascuna delle 9 materie di esame. Di fatto tale indicazione comporta un suo tempo: destinare anche solo cinque minuti ad ogni domanda significa riservare a questo primo accertamento almeno 45 minuti. A ciò va aggiunto il tempo necessario affinché il candidato possa dimostrare di saper risolvere un caso (almeno 15 minuti?), ma anche quello per verificare la conoscenza degli strumenti informatici normalmente in uso presso le istituzioni scolastiche (quanto tempo?) e la conoscenza della lingua prescelta (quanto tempo?). Se ragionevolmente si immagina un colloquio orale di 50-60 minuti, bisognerà pensare ad un tempo più ridotto per l’accertamento di ciascuna delle materie d’esame.

E se si aggregano le materie d’esame?

Il rischio di tale conteggio è quello di veicolare un accertamento che potrebbe risultare frammentato. Certo, è compito della commissione a livello nazionale definire meglio alcuni standard o fornire eventuali interpretazioni di senso. Per avere un quadro più unitario, si potrebbe anche suggerire di aggregare le domande in tre macro-aree. Un esempio:

Aspetti giuridici (7. Elementi di diritto e responsabilità del dirigente; 5. Organizzazione del lavoro e del personale; 8. Contabilità e gestione finanziaria);

Aspetti organizzativi (1. Legislazione e Ordinamenti; 2. Organizzazioni complesse e leadership; 3. Programmazione e documentazione);

Aspetti pedagogici ed innovativi (4. Ambienti di apprendimento e innovazione; 6. Valutazione e autovalutazione; 9. Europa).

Questa ipotesi porterebbe a collegare meglio le questioni e ad evitare il rischio che l’esame orale si parcellizzi troppo, facendo perdere, sia al candidato sia alla commissione, la visione d’insieme. Ad ogni grappolo di questioni si potrebbe dedicare circa 10 minuti.

Se dal “caso” da analizzare saranno preventivamente individuate anche domande che attengono ad alcune delle nove aree tematiche collegate alla soluzione del problema, si potrà ulteriormente costruire una prova orale coesa e funzionale. In tale ipotesi, un tempo maggiore dedicato allo studio di caso potrebbe ridurre quello dedicato alle domande specifiche e far recuperare alla commissione ulteriori elementi di valutazione.

Estrarre a sorte domande e casi diversi per ogni candidato?

Un ulteriore problema che la commissione dovrà affrontare al più presto è come evitare che i candidati esaminati nelle prime sedute della fase orale siano svantaggiati rispetto agli ultimi, se le domande si ripetono troppo frequentemente. Oggi i social permettono a tutti di conoscere in tempo reale ciò che accade in ognuna delle 38 commissioni: non solo le domande poste ad ogni candidato, ma anche le risposte maggiormente gradite. Ciò impone che le domande estratte non siano riutilizzate. Sul piano pratico significa che la commissione e/o le sottocommissioni dovrebbero preparare un numero di casi pari agli ammessi e un numero di domande per ognuna delle 9 aree tematiche (o delle tre macro-aree aggregate) sempre pari al numero degli ammessi. È così anche, in linea di massima, per la prova di lingua. Si può escludere solo quella sul digitale, perché qui il candidato deve solo dimostrare di padroneggiare gli strumenti informatici più usuali.

Facciamo un esempio, ipotizzando un numero di 3500 ammessi alla prova orale, sia se si considerano domande singole, sia domande aggregate.

n. casi da predisporren. areen. domande da predisporre per areaTot. domande per tutte le aree

3.500

9

3.500

(3.500 x 9) = 31.500
n. casi da predisporren. macro-areen. domande da predisporre per areaTot. domande per tutte le aree

3.500

3

3.500

(3.500 x 3) = 10.500

Ci sarebbero quindi ben 3.500 casi da predisporre e 31.500 domande da formulare, se le domande non saranno aggregate; diversamente possono scendere 10.500. Impresa comunque titanica, considerando che tale operazione è in forza alle commissioni e si deve fare entro un tempo assai limitato.

Anche se tutte le 38 sottocommissione se ne prenderanno cura, ognuna di esse dovrà predisporre circa 92 casi e 829 domande, o almeno 276 nella seconda ipotesi, badando bene che siano entrambi (casi e domande) diversi gli uni dagli altri. È un’operazione che richiede comunque un impegno di fatto improponibile, senza contare la necessità del forte coordinamento (ad evitare che le domande siano le stesse) e di un sistema informatizzato che annulli automaticamente i quesiti, una volta estratti dal candidato.

Una banca-dati cui attingere i quesiti e pure i casi?

Il problema di fondo è quello di non creare disparità di trattamento tra i candidati; ciò richiede però la predisposizione di un numero enorme di quesiti e di casi. È un ostacolo insormontabile a cui si dovrà trovare comunque una soluzione.

Per esempio, si potrebbero predisporre solo 1.500 quesiti ben pensati (magari 500 per ognuna delle 3 macro-aree) e solo 300 casi ben formulati, ma renderli tutti pubblici almeno 10 giorni prima dell’inizio della prova orale. In tal caso ogni candidato, conoscendo tutte le domande e tutti i possibili casi, potrebbe ulteriormente affinare la propria preparazione e dimostrare la capacità di stare dentro i processi. Le commissioni potrebbero ogni giorno estrarre random il numero delle domande e dei casi di cui hanno bisogno, e così anche il candidato. Si tratta di una procedura assai simile a quella utilizzata per la prova preselettiva, che mette tutti nelle stesse condizioni. Certamente saranno un po’ svantaggiati i primi a sostenere la prova, ma ciò rientra nella logica degli eventi che non si possono modificare.

È pur vero che tale procedura non è stata espressamente indicata nel bando e potrebbe diventare pretesto di ricorsi per coloro che non supereranno la prova. Tuttavia la stessa cosa potrebbe verificarsi se le domande saranno frequentemente ripetute, se alcune tematiche non saranno parimenti prese in considerazione, se i tempi della prova risulteranno diversi da candidato a candidato, e via dicendo.

Oggi il concorso a dirigente scolastico non rappresenta una regolare procedura di reclutamento, ma un evento eccezionale, ed è proprio questo che lo rende fragile. Non è facile, per un candidato che ha speso per anni risorse e speranze, vedersi escluso e non scorgere all’orizzonte una seconda opportunità.