Il “treno” dei Licei continua a correre…

Appunti sulle iscrizioni 2020/21

La scelta delle scuole superiori: le variabili in gioco

I primi dati diffusi dal MIUR il 31 gennaio sull’andamento delle iscrizioni alle Scuole Secondarie di secondo grado[1], avrebbero bisogno di analisi ben più approfondite rispetto a quelle possibili in questo spazio editoriale. Qui si troverà soltanto la presentazione dei dati e brevi “esplorazioni” su alcune aree tematiche. In effetti una “materia” di questo tipo dovrebbe considerare con maggiore attenzione la complessità delle problematiche sottese:

  • i processi educativi implicati nelle scelte,
  • il rapporto tra status socio- economico-culturale delle famiglie e corsi di studio intrapresi,
  • la funzione/disfunzione dell’orientamento scolastico,
  • i valori/disvalori dell’ASL (Alternanza Scuola Lavoro),
  • le implicazioni a lungo termine della scelta ovvero verso quale professione si “guarda”,
  • i condizionamenti di attori sociali che agiscono nel settore (Confindustria, Associazioni di categoria, Università, Enti di ricerca, social…),
  • le “voci sotterranee” emergenti ogni volta in prossimità delle iscrizioni, quasi un “contagio” di massa,
  • le condizioni “materiali” della scelta (vicinanza delle Scuole, offerta formativa disponibile sul territorio, amicizie…)

Questa complessità dovrebbe essere oggetto di ampio confronto nel Paese e affrontata con un radicale cambio di paradigma, sia formativo che organizzativo, da parte del MIUR[2].

I numeri delle iscrizioni

Cosa ci dicono i numeri? In generale evidenziano: un trend positivo per i Licei[3], per il settimo anno consecutivo dopo lo storico sorpasso del 2014 sugli Istituti Tecnici e Professionali, una sostanziale “tenuta” per i Tecnici, un decremento per i Professionali.

A livello territoriale il Lazio si conferma ancora la Regione con il maggior numero di iscritti agli indirizzi liceali (68,9%), il Veneto la Regione con la più alta preferenza per gli Istituti Tecnici (38,7%), l’Emilia-Romagna la Regione con il più alto numero di iscritti ai Professionali(15,5%). Nella Tabella seguente una fotografia delle iscrizioni.

Scuola sceltaDati aggregatiValori Regionali (%)Dati anno precedente (2019-20)Trend nel tempo
Licei nei diversi indirizzi (prevale lo Scientifico con il 26,2% delle opzioni)56,3%
Lazio (68,9%); Abruzzo (62%); Campania (61%); Umbria (60,4%); Molise e Sardegna (60%). La minore % si riscontra in Veneto e in Emilia-Romagna
55,4%Negli ultimi 15 anni la % di iscrizioni ai Licei è aumentata di ca. 12 punti percentuali [4]
Istituti Tecnici
(prevale il Tecnologico con il 19,6%)
30,8%
Veneto (38,7%); Emilia-Romagna (37,2%); Friuli (37%)
31%
Dal 1997/98 (40,4%) le iscrizioni hanno registrato una diminuzione costante [5]
Istituti Professionali12,9%Emilia-Romagna (15,5%); Basilicata (15%); Toscana e Campania(14,5%)13,6%
Dal 2012-13 (21,6%) ad oggi le iscrizioni hanno avuto un decremento di 8,7 punti percentuali [6]

Alcune note di commento

Interrogarsi sulle motivazioni delle suddette scelte è impresa ardua. Così tante sono le variabili in gioco che si rischia di formulare valutazioni estemporanee. Ci limitiamo perciò ad alcune note di commento, sotto forma di “punti interrogativi”, nell’intento di “esplorare” le problematiche a nostro avviso più rilevanti.

1. Il persistente successo dei Licei

1.1. – Può derivare dall’idea molto consolidata nell’utenza che questi corsi di studi “formano” più degli altri, che vi insegnano docenti più preparati, che riescono a dotare gli studenti di aggiornati strumenti di “lettura” della realtà, che rappresentano un ambiente socialmente e scolasticamente selezionato e che, rispetto al proseguimento negli studi universitari, si configurano come una “garanzia”?

1.2. – Può confermare le analisi di Alma Diploma (2019)[7] per cui “nascere bene” vuol dire “scegliere la scuola giusta” e compiere un percorso scolastico senza “inciampi”, gratificato anche dai risultati migliori nelle prove Invalsi?

1.3 – Può convalidare la logica dei consigli orientativi a fine primo ciclo, per cui, attraverso una “canalizzazione precoce”, le cosiddette “eccellenze” vengono indirizzate ai Licei o tutt’al più ai Tecnici, riservando ai Professionali e/o ai CFP (Centri di formazione professionale) le “mediocrità”?[8]

1.4 – Può essere la spia, a livello sociologico, di un “classismo formativo” che si sviluppa in parallelo con quello socio- economico-culturale, per cui le classi sociali benestanti e la classe “media” guardano ai Licei come un trampolino per il futuro (per loro l’ascensore sociale non si è bloccato)?

E il “pienone” del Liceo Scientifico, vuol forse dire che è in atto un grande “innamoramento” per il mondo della Matematica, delle Scienze e della Tecnologia, anche se queste nella Scuola versano in condizioni precarie (cfr. i Progetti MIUR S&T e PNLS), oppure che “la strada” del Classico è più ardua?

2. La “tenuta” ma senza espansione dei Tecnici

2.1 – Può esser fatta risalire alla maldestra licealizzazione effettuata dalla Riforma Moratti (2003-2006)?

2.2 – Può derivare dal tardivo (2008) rilancio dell’istruzione tecnica attraverso un sistema di ITS, Istituti Tecnici Superiori, competitivo con quello accademico, sul modello delle Fachhochschulen tedesche, soltanto di recente potenziato (dal 2013 e dopo la L. 107/2015), con l’ampliamento delle aree formative e con una migliore sinergia con il mondo del lavoro?

3. – La crisi di “crescita”degli Istituti Professionali

3.1 – Può essere attribuita alla cosiddetta “riforma Gelmini” che, con la L. 133/2008, ha imposto a questo segmento di Scuola Superiore il maggior peso di tagli, nonché di impoverimento culturale?

3.2 – Può derivare dalle Riforme che si sono succedute in pochi anni (2010, 2017) creando disagi e disorientamento?

3.3 – Può discendere dalla sua minore attrattività, in quanto Scuola con studenti in situazione di più consolidate difficoltà di preparazione e di apprendimento rispetto alle altre?

4. – Le differenze tra Regioni

Le iscrizioni ci consegnano un centro-sud più “fedele” ai Licei e un nord più “legato” ai Tecnici e ai Professionali. È l’immagine di due Italie, una che ancora scommette sulla cultura umanistica e su un “posto al sole” nella Pubblica Amministrazione e una che si misura con la tecnologia e con il lavoro autonomo, a vocazione aziendale?[9]

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[1] Cfr. https://www.miur.gov.it/web/guest/-/iscrizioni-on-line

[2] Per questo ambito formativo così impattante, sarebbe oltremodo utile che il MIUR si dotasse di un Centro Studi permanente e indipendente, in cui far confluire analisi e proposte di esperti del mondo della scuola e di ricercatori in sociologia, in comunicazione, in economia, in dinamiche del mercato del lavoro, in diritto del lavoro…,, curando poi, con misure efficaci, la relativa formazione iniziale e in servizio dei docenti. In questo campo c’è molto da fare per affrancare l’ orientamento da un poco dignitoso bricolage ed/didattico.

[3] Nel merito cfr. Piras M., Il mito del Liceo Classico, in www.leparoleelecose.it 2016 ; Boscaino M.(2013), Tutti al liceo, in http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=8121; Argenti G., Barone C.(2018), Contro le disuguaglianze prescrivere il Liceo, in www.lavoce.info/archives/52614/le-disuguaglianze-si-riducono-consigliando-il-liceo.

[4] Boscaino M.(2013) , op. cit.

[5] Tuttoscuola 2005, in https://www2.tuttoscuola.com/iscrizioni-agli-istituti-tecnici-una-crisi-che-viene-da-lontano/ .

[6] Piras M.(2016), op. cit.

[7] Indagine su 38.806 diplomati, consultabile su https://www.almadiploma.it/indagini/profilo/profilo.aspx .

[8] A tal proposito così si esprimeva T. De Mauro nel 2008: “La mancanza di orientamento è la vergogna scolastica nazionale. Una vergogna perché le opzioni sono troppe, e bisognerebbe semplificare. Un tempo c’erano la strada classica o quella tecnica: non dico fosse l’ideale, però oggi abbiamo intere generazioni allo sbando. Il vero problema sono gli adulti, i quali dovrebbero aiutare i… tredicenni a scegliere: secondo le ultime indagini, il 19,8% dei grandi non possiede i requisiti minimi per orientarsi nelle decisioni, e addirittura il 41% fatica a decifrare uno scritto, anzi una scritta….”(La Repubblica, 30.01.2008). Solo un liceale su sei proviene da una famiglia operaia. Nel 2016 al Classico si sono diplomati solo l’8,7% di ragazzi figli di impiegati o di operai, a fronte di un 45% di figli di professionisti, dirigenti, docenti universitari e imprenditori. Allo Scientifico sono usciti il 13,1% di ragazzi che provengono da classi sociali più povere. Ma non basta. Se andiamo a vedere la questione ripetenti scopriamo che il 30% di chi viene bocciato al liceo due o più volte appartiene alle famiglie operaie, contro il 17% della classe sociale benestante (A. Corlazzoli su Il Fatto quotidiano del 05.04.2017, su dati AlmaDiploma).

[9] Vds. la Tabella con tutti i dati in https://www.miur.gov.it/web/guest/-/iscrizioni-on-line. Vds. anche l’interessante indagine di OpenPolis e Con i Bambini Impresa sociale, Perché le iscrizioni a scuola parlano anche di mobilità sociale, riferita però all’a.s. 2019-20, sulla correlazione tra scelta della scuola e condizione economica delle famiglie e tra abbandono scolastico e frequenza dei Professionali nelle Regioni che hanno avuto un maggior numero di iscritti a questi Istituti: www.openpolis.it/perche-le-iscrizioni-a-scuola-parlano-anche-di-mobilita-sociale/