Aula virtuale? Anche sì, grazie!

(in particolare per il primo ciclo)

Da una situazione surreale… a un pensiero positivo

Stiamo decisamente vivendo una situazione che ha del surreale.

Siamo passati dal salutare ed abbracciare i nostri alunni, augurando loro di poter trascorrere qualche sana giornata di vacanza nel periodo di Carnevale, ad un momento in cui l’impegno di scuola/non scuola obbligatoria ha catapultato proprio tutti, docenti, genitori, alunni, personale ATA, Segreteria, Dirigenti Scolastici, ad una full immersion di formazione digitale che rischia di sconvolgere anche i più preparati.

Nonostante, però, i grandi sforzi che ciò comporta, la mia prima reazione alla notizia che avremmo dovuto operare in questo modo (inizialmente sembrava per pochi giorni, in seguito, come si sa, la cosa si è protratta ed è ancora in corso),… non me ne voglia qualcuno, è stata di grande curiosità e positività.

Lasciando da parte la motivazione ben poco felice che ha costretto improvvisamente tutto l’ambiente scolastico ad inventarsi un nuovo modo di fare scuola, ciò che mi va di sottolineare in questa fase è un altro aspetto.

Nuove domande di professionalità

Ciò che voglio dire è che, nel momento in cui la questione frequenza/non frequenza della scuola si andava sempre più delineando, mi sono fermata un momento a riflettere e mi sono chiesta: “Ed ora?”.

La mia reazione è stata quasi come quella di chi volesse, sottovoce, sottolineare un: “Ve l’avevo detto che sarebbe stato utile attrezzarsi per tempo…”.

Lo ammetto, per un momento l’ho pensato, ricordando le grandi rigidità che molto spesso ho dovuto affrontare ogni qualvolta, come formatrice, proponevo qualche cosa di alternativo alla normale didattica, come ad esempio di provare ad operare con i propri alunni con l’uso di un blog di classe.

Ora, però, mi trovavo ad affrontare una situazione di emergenza del tutto nuova per me, ma anche per i miei alunni, per i colleghi dell’équipe di classe, per i genitori.

Punti fermi per un piano di lavoro

Allora ho evidenziato, sul mio piano di interventi, alcuni punti fermi:

1- il nuovo ambiente di lavoro doveva prima di tutto diventare accogliente quanto le era da sempre la nostra aula;

2- le attività di lavoro che per prime si dovevano portare avanti, dovevano essere quelle che si erano iniziate in classe, magari, data la situazione, con qualche lieve modalità di intervento;

3- la nuova aula virtuale doveva essere gestita in modo tale che i bambini non fossero solo fruitori passivi, bensì anche attivi, secondo degli interventi ben calendarizzati e chiari;

4- la vicinanza empatica dell’insegnante doveva essere percepita fin da subito e quindi le attività programmate non si dovevano limitare ad essere esclusivamente la richiesta di compiti scritti, ma anche e soprattutto la spiegazione di attività da svolgere, descritte attraverso dei video in asincrono, realizzati dall’insegnante (cosa non assolutamente scontata…);

5- la nuova aula virtuale doveva essere organizzata, nelle sue parti, attraverso modalità di suddivisione degli spazi di lavoro che fossero chiari ai bambini ma anche ai genitori;

6- con i genitori, fondamentali in questa fase delicata di lavoro, si sarebbe ancor di più dovuto creare un’alleanza collaborativa non solo nei confronti dei bambini ma anche del gruppo, al fine di poter ottenere il maggior impegno efficace per tutti gli alunni.

Fondamentale in questa fase sarebbe dovuto diventare il ruolo del rappresentante di classe, forse mai come in questo momento indispensabile per mantenere i contatti adeguati con il resto dei genitori.

Ma analizziamo uno alla volta questi aspetti.

1- Un nuovo ambiente di lavoro.

Il nuovo ambiente di lavoro, a tutti gli effetti la nuova aula, da ora fino a non si sa quando, doveva da subito iniziare a prendere forma in modo tale che ogni bambino, ora a casa da solo, senza amici, magari affidato ai nonni per molte ore, potesse orientarsi in modo autonomo qualora ve ne fosse la necessità. Non bisognava, quindi, perdere tempo, proprio per non far passare ai bambini un’informazione sbagliata e cioè che fossero in vacanza.

Certo, i momenti di svago dovevano esserci come sempre, ma c’era anche un impegno che derivava dal fatto che l’insegnante, attraverso quel messaggio scritto che aveva inviato, quella registrazione vocale che aveva inserito, quel video che aveva allegato, gli ricordava prima di tutto che era sempre lì, che lo vedeva, che gli parlava e che lo aiutava, se necessario, a diventare sempre più sicuro e bravo.

In poche parole, l’insegnante non era sparita: era costantemente presente, pronta ad abbracciarlo, anche se virtualmente, con un messaggio personale e ravvicinato. E questo per ricreare il clima di accoglienza della classe che da sempre ogni bambino vive.

2- Attività di lavoro

Le attività di lavoro che ora in questa aula virtuale sarebbero state organizzate, per poter essere maggiormente comprese, dovevano riprendere proposte operative che si erano già affrontate in classe, lavorando in gruppo o in coppia, spiegando che in questa fase la sola differenza era che ora si poteva sperimentare anche un lavoro individuale, che poi si sarebbe messo a confronto con il gruppo.

Nello specifico, anche i compiti che apparentemente si potrebbero considerare di difficile realizzazione in un ambiente virtuale, come ad esempio una lettura o un dettato, si possono liberamente riprendere anche in questa forma, dando dei riferimenti ben chiari di organizzazione.

Ad esempio, se si assegna un brano da leggere per la settimana successiva, come veniva fatto normalmente in classe, ora si può benissimo fare la stessa cosa chiedendo ai bambini di esercitarsi a leggere e di registrare la personale lettura che poi verrà inviata dai genitori all’insegnante, secondo accordi prestabiliti. Quando l’insegnante riceve le registrazioni, le stesse vengono scaricate ed inserite in uno spazio dedicato, precedentemente condiviso. Ogni bambino, quindi, potrà poi risentire tutte le registrazioni e autovalutare la propria performance secondo una scala di valutazione che normalmente viene usata in classe e che vede attribuiti dei punti: da un minimo di 1 a un massimo di 5.

Anche il dettato, previa spiegazione della modalità con cui verrà fatto, può essere tranquillamente realizzato settimanalmente, predisponendo un video che riprenda l’insegnante mentre effettua questo intervento con le stesse regole che si usano in classe.

Ovviamente la differenza è che i bambini possono riascoltare la dettatura, ma ciò non comporta complicanze mentre invece crea solo certezze in più per quegli alunni che ancora possono avere difficoltà nel rispetto dei tempi.

Quello che sarà fondamentale, comunque, al di là del tipo di lavoro che si vuole proporre, è che i bambini abbiano consapevolezza di come ora siano messi concretamente nella situazione di autovalutarsi, come veniva fatto qualche volta in classe, secondo una scala di valori condivisa. Ora, però, la richiesta di valutazione è veramente rivolta solo a loro stessi e quindi il senso di responsabilità non potrà che uscirne rinforzato.

3- Bambini sempre attivi

L’impegno che deve essere richiesto ai bambini, in questo frangente, non deve essere solo di tipo esecutivo, perché così facendo si rischia di attuare un puro e semplice insegnamento trasmissivo.

Come è possibile intervenire, allora? Lo si può fare creando gli input adeguati, che possano permettere ai bambini di agire direttamente in piattaforma.

Ad esempio, l’attività che si era avviata in classe sul recupero della prima fonte storica che potesse ricordare ad ogni bambino un fatto importante della propria infanzia, che avevamo deciso di portare in classe, di descrivere e di far vedere agli amici, ecco che diventa un ottimo spunto di partenza per invitare i bambini a prendere possesso della tastiera, con l’obiettivo di scrivere ciò che, in situazione diversa, avrebbero raccontato a voce.

In questo modo i bambini non solo “rompono il ghiaccio” e si fiondano nel nuovo ambiente, ma anche perfezionano le loro abilità di uso della tastiera per la videoscrittura.

Un altro momento che ai bambini potrebbe piacere molto e che normalmente viene fatto a scuola, è quello definito “La posta”: chi vuole, può raccontare qualche cosa, di cui ha voglia di parlare, ad un compagno, a tutta la classe, alla maestra. Si può comunicare qualche notizia che ci sembra importante e la si può scrivere anticipando, nel post, a chi è rivolta. Questo è un momento di contatto che ai bambini piace molto ma ciò che è fondamentale, è che la cosa vada circoscritta ad una sola giornata a settimana, altrimenti…i bambini non li ferma più nessuno!

4- Vicinanza empatica dell’insegnante

La vicinanza empatica con l’insegnante è imprescindibile: il rapporto che si è venuto a creare in tutto il tempo che fisicamente si è potuto stare vicino ai bambini, non si può perdere o raffreddare ora che l’aula ci obbliga lontani. E allora come fare?

È assolutamente necessario, anche se ciò comporta molte ore in più di impegno per l’insegnante, riuscire a realizzare frequenti video che possano richiamare l’attività che deve essere svolta, soffermandosi sulle modalità secondo le quali i bambini dovranno eseguirla e facendo proprio vedere anche fisicamente come devono strutturare il lavoro direttamente dal video.

Ciò trasmette un senso di sicurezza a coloro che erano abituati a sentirsi ripetere più di una volta come dovevano intervenire ma anche a chi, al contrario, troppo frettoloso, nel rivedere il video si può accorgere da solo degli errori che può aver fatto. Magari qualcuno non ha ben capito? Poco male: nessuno lo sa ed ognuno potrà riguardare nuovamente la spiegazione tutte le volte che vuole, senza timore.

Un altro momento fondamentale che si può facilmente ripristinare, che normalmente si realizza in classe settimanalmente, potrà essere il momento de “La maestra racconta”. In questa fase, infatti, i bambini si siedono attorno alla maestra ed ascoltano con interesse la lettura del giorno. Pensate, allora, come sarà bello, per i bambini, ascoltare ancora la propria insegnante che legge loro una storia! Niente di più facile ma assolutamente azione indispensabile per far mantenere agli alunni un contatto con la quotidianità.

5- Organizzazione aula virtuale

Durante l’organizzazione delle attività settimanali, se normalmente le discipline vengono suddivise per orario, in questa situazione è invece utile suddividere le giornate distribuendo gli interventi degli insegnanti: chi inserirà dei materiali il lunedì, chi il martedì…e così via, in modo che i bambini, sapendo chi è l’insegnante “di turno” in quel momento, possano prima di tutto capire che cosa dovranno fare quel giorno e per quale disciplina.

È fondamentale, infatti, che anche utilizzando un’aula virtuale, i bambini siano sempre messi al corrente prima delle cose che dovranno essere svolte, in modo tale che non ci siano sorprese e soprattutto che siano preparati a trovare i documenti da analizzare in uno spazio suddiviso e prestabilito. Se, infatti, ci si limita ad inserire note o video nella home, con anche allegati dei documenti, questi, come ben sappiamo, “scorrendo giù”, ad un certo punto spariscono dalla vista dei bambini ed allora diventa complicato recuperarli.

È bene, allora, utilizzare la pagina iniziale solo per i messaggi, che possano poi rimandare alla cartella dedicata (in questo caso inserita nella board), e posizionare in quello spazio il materiale che diventerà poi un repository di tutto ciò che è stato fatto per ogni disciplina.

6- Alleanza con genitori

I genitori in questa fase, rappresentano il nodo cruciale della situazione.

È grazie a loro, infatti, se i bambini saranno messi in situazione per poter operare in modo corretto; è grazie a loro se le alleanze collaborative tra casa e scuola potranno essere sfruttate secondo regole condivise e rispettose delle richieste di lavoro che ogni insegnante, che ha ovviamente chiaro l’obiettivo che vuole raggiungere, ha proposto ai bambini; saranno loro che potranno far vivere ai bambini questa fase di isolamento nella maniera meno pesante, magari creando dei momenti di contatto (con Google Calendar, ad esempio) ad una certa ora del giorno, attraverso i quali bambini, genitori ma anche insegnanti, si possono vedere tutti insieme, come se stessero vivendo un momento di conversazione come normalmente si potrebbe fare in classe.

Fondamentale in questa fase potrà, infine, diventare il ruolo del rappresentante di classe, che mai come in questo momento sarà indispensabile per mantenere i contatti adeguati con il resto dei genitori.

E se, allora, come dice Albert Einstein, “In mezzo a ogni difficoltà si trova un’opportunità”, a questo punto non mi resta che augurare, a tutti noi, buon lavoro e buona crescita.