Cosa valutare nella DAD

Riflettere sulle pratiche valutative

La valutazione rappresenta uno degli aspetti di maggiore criticità nella pratica del nostro sistema scolastico, nella formazione iniziale e in servizio degli insegnanti e nell’immaginario collettivo di alunni e genitori. La situazione di emergenza che sta vivendo il paese e, con esso il sistema scolastico, riporta al centro del dibattito il tema della valutazione soprattutto se si prefigura, come ormai sembra abbastanza accreditata, la possibilità che non ci sia un ritorno alla normalità nelle aule scolastiche. Ma potrebbe anche essere questa l’occasione per riflettere seriamente sulle pratiche valutative, sui voti come sistema di attribuzione del “giudizio” sull’apprendimento e sul legame fra approccio didattico e valutazione.

Al di là del vivace dibattito sulla valutazione che in questi giorni che si è avviato fra vari soggetti, addetti ai lavori (associazioni professionali, sindacati, forum di settore, singoli docenti…) e a fronte di un debole punto di vista espresso nei documenti ufficiali, ritengo che valga la pena richiamare ciò che già dovrebbe essere stato oggetto di studio e di riflessione fin dal 2018 quando è entrata a regime la Certificazione delle competenze per il primo ciclo dell’istruzione.

Le linee guida sulla certificazione delle competenze

Assieme al modello di certificazione delle competenze sono state emanate le Linee guida per la certificazione delle competenze[1] che rappresentano un riferimento importante per le scuole del primo ciclo, ma la cui cornice teorica e metodologica ben si adatta anche al secondo ciclo dell’istruzione. Il documento, che riprende il D.Lgs. 62/2017, ha evidenziato la natura della valutazione cogliendone le molteplici e rilevanti funzioni che possono essere così sintetizzate:

– la valutazione ha per oggetto il processo e i risultati di apprendimento,

– concorre al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo,

– documenta lo sviluppo dell’identità personale e promuove l’autovalutazione,

– è formativa quando guarda al processo di apprendimento, riconosce i progressi, incoraggia, gratifica anche sul piano delle “emozioni di riuscita”, orienta lo sviluppo cognitivo e quindi svolge un ruolo “proattivo”.

Il docente riflessivo

Assumere questo punto di vista comporta per i docenti avere una piena consapevolezza della importanza della dimensione formativa della valutazione dentro un processo didattico orientato al miglioramento e alla assunzione di consapevolezza autovalutativa da parte dell’alunno. Inoltre le informazioni raccolte costituiscono una occasione per rivedere la propria azione educativa e didattica, le attività svolte, la loro significatività epistemologica e orientare la costruzione di senso dell’apprendimento. L’autobiografia di apprendimento dell’alunno può avere un’interfaccia nella narrazione autobiografica dello sviluppo professionale del docente, per sviluppare la riflessività professionale nell’ottica della qualità dell’insegnamento.

Saperi procedurali, saperi dichiarativi

L’azione didattica deve porre al centro dell’attenzione il sapere procedurale, intendendo il sapere nel senso più alto, cioè insieme di conoscenze, abilità e competenze, diverso dal sapere dichiarativo, orientato invece al prodotto. Anche la valutazione, soprattutto nella sua dimensione formativa, deve mettere a fuoco il processo; non è importante solo la soluzione di un problema, ma soprattutto come si risolve un problema. Adottare questo punto di vista capovolge il modo di insegnare ma anche il modo di valutare e l’oggetto della valutazione. Mettere al centro il sapere procedurale significa adottare un punto di vista non trasmissivo dell’insegnamento, significa costruire un sapere condiviso a partire da situazioni-problema di tipo disciplinare o trasversale, ipotizzare percorsi per ricercare informazioni, verificare la validità di tali informazioni, elaborare, insomma, costruire conoscenza.

Verso una valutazione “autentica”

Sul piano della valutazione, ciò comporta uno spostamento dalla attribuzione del voto alla descrizione narrativa del processo di apprendimento e alla la valutazione “autentica”.

Gli strumenti valutativi devono quindi riferirsi ad aspetti specifici che posso caratterizzare la prestazione quali:

– autonomia cioè la capacità di reperire strumenti e materiali e utilizzarli nella maniera più efficace;

– relazione intesa come capacità di interazione positiva in un clima di apprendimento propositivo;

– partecipazione come capacità di collaborazione, di messa a disposizione delle proprie risorse riconoscendo i propri limiti;

– flessibilità, resilienza e creatività come capacità di reagire, proponendo soluzioni in situazioni non previste e nuove;

– consapevolezza come riconoscimento degli effetti delle proprie scelte e azioni.

Una didattica per compiti di realtà

Tutto questo rimanda ad una didattica orientata a compiti di realtà, in cui si stabilisce anche un legame forte fra significatività dell’apprendimento e autonomia dell’apprendente. Ma questa ritengo sia proprio la sfida che la didattica a distanza sta ponendo come questione centrale.

In questa direzione, assume un valore importante il ricorso a pratiche di metacognizione che favoriscono l’autovalutazione da parte degli apprendenti.

Va da sè che questo cambiamento del punto di vista non può riguardare soltanto il singolo docente, ma necessita di pratiche collegiali, di momenti di condivisione di criteri e descrittori ma anche condivisione della progettazione della didattica, l’individuazione di situazioni di apprendimento trasversali alle discipline capaci di costruire senso dell’apprendimento, attività di documentazione. Non è un percorso facile, non si può fare ricorso a “ricette didattiche”, ma è l’avvio di un percorso di ricerca che le scuole devono consapevolmente affrontare.

Possibili suggerimenti per la didattica a distanza

In questo momento, rispetto alla didattica a distanza, si possono avanzare alcuni suggerimenti, tutti improntati all’equilibrio e alla moderazione rifuggendo da facili avventure apparentemente innovative o tecnologicamente avanzate:

– tenere conto della storia della scuola e delle pratiche didattiche agite fino a questo momento;

– la didattica nella classe virtuale non è la trasposizione “a distanza” della didattica trasmissiva tradizionale e della lezione frontale pertanto bisogna cambiare il punto di vista ma senza avventure tecnologiche che non si sanno governare;

– tenere conto dei dispositivi utilizzati da ciascun docente e di quelli a disposizione per ciascun alunno;

– pensare alla possibilità di prendere in considerazione non singole discipline ma aree disciplinari;

– provare ad utilizzare una valutazione per “livelli” descrittivi di competenze sul modello della “Certificazione delle competenze alla fine del primo ciclo dell’istruzione” e, quindi, abbandonare il “voto” come strumento esclusivo di espressione del giudizio valutativo.

Aspetti giuridici da considerare

Ovviamente si pone la questione anche del valore giuridico dell’atto valutativo, ma questo riguarda la valutazione sommativa finale e rimanda ad un altro campo di intervento.

In una situazione fortemente emergenziale quale è quella che stiamo vivendo non è impensabile introdurre soluzioni normative che, anche momentaneamente, possono sospendere aspetti del quadro ordinamentale vigente. Si potrà così favorire così un sereno successivo momento decisionale, tenendo anche conto delle esperienze che man mano le scuole fanno e del dibattito teorico di riferimento.

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[1] Il documento integrale può essere consultato sul sito del MIUR: https://miur.gov.it/en/-/linee-guida-certificazione-delle-competenze (9 gennaio 2018)