L’outdoor education al tempo del Covid-19: i Centri Estivi

Il “diritto alla socialità e al gioco”

Le Linee Guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bam-bini ed adolescenti nella fase 2 dell’emergenza COVID-19, emanate di recente dal Dipartimento per le Politiche della famiglia (presso la Presidenza del CdM)[1], rappresentano la risposta politica al diritto universale dei bambini e degli adolescenti al benessere, all’educazione, alla socialità ed al gioco, in un momento di forte compressione e restrizione degli spazi educativi collettivi (frequenza della scuola, partecipazione alle offerte formative del privato-sociale, aggregazioni amicali…).

Esse assumono la matrice teorica dell’Outdoor education, secondo cui il bambino può sviluppare utili strategie apprenditive, entrando a diretto contatto con l’ambiente esterno di vita. Tale matrice richiama le idee pedagogiche dell’apprendere facendo (learning by doing) proposte da J. Dewey, dell’ apprendere pensando e discutendo con gli altri (learning by thinking) come suggerito dal cooperative learning e dagli studi sulla metacognizione, dell’apprendere esercitando l’intelligenza emotivo – affettiva (learning by loving), secondo il “pensiero” di D. Goleman, di J. Mayer, di R.Toro.

Le Linee Guida dal Governo (Ministero della Famiglia)

Nelle Linee Guida vengono coniugate indicazioni di carattere socio-pedagogico (accoglienza in generale e per le persone con disabilità, inclusione, formazione di piccoli gruppi, progetto educativo, continuità di assegnazione degli educatori ai gruppi…) con specifiche e precise misure di igiene, pulizia, sicurezza e sanitarie. Il Documento prefigura tre distinte tipologie di interventi:

1. riapertura regolamentata di parchi e giardini pubblici per la loro frequentazione da parte di bambini anche di età inferiore ai 3 anni ed adolescenti con genitori o adulti familiari e non;

2. realizzazione di attività organizzate per bambini di età superiore ai 3 anni ed adolescenti, con la presenza di operatori addetti alla loro conduzione, nel contesto di parchi e giardini, anche attraverso sperimentazioni innovative nell’orizzonte dell’outdoor education;

3. realizzazione di progetti di attività ludico-ricreative – i centri estivi – per bambini di età superiore ai 3 anni ed adolescenti, con la presenza di operatori addetti alla loro conduzione, utilizzando le potenzialità di accoglienza di spazi per l’Infanzia e delle scuole o altri ambienti similari.

Le risorse a disposizione di Regioni e Comuni

Le Regioni sono delegate alla ulteriore declinazione operativa dei suddetti indirizzi nazionali, anche con la stesura di Linee Guida aggiuntive e con la determinazione dei periodi di svolgimento delle attività. I Comuni, il Terzo Settore, gli Oratori (circa 8.000), i Gruppi sportivi e parrocchiali, i gestori di fattorie didattiche, il CSI (Centro Sportivo Italiano) e altri enti di promozione, sono i soggetti chiamati a gestire questo tipo di servizio.

Sul versante economico, il “timido” finanziamento governativo è di 150 mln, indirizzato ai Comuni, a cui le Regioni (molte lo stanno facendo) potranno aggiungere risorse del proprio Bilancio[2]. Inoltre sono state introdotte due importanti misure:

a. il bonus Centro Estivi fino a 2000 €, per bambini fino a 12 anni;

b. la detraibilità fiscale (il 19%) delle spese sostenute (fino a 300 €) con la dichiarazione dei redditi del 2021. Provvedimento necessario, perché si calcola (vds. Redattore Sociale.it) che le famiglie spenderanno non meno di 50 € a settimana per figlio.

E la scuola del mattino?

In questo contestoprogettuale, la scuola italiana ancora interdetta ai servizi di sua competenza[3], si limita ad offrire spazi esterni (“generoso spazio verde”) ed eventualmente locali interni. Tale condizione di “assenza” la relega ad un ruolo di marginalità sociale, che origina alcune riflessioni:

a. da tempo si disquisisce sul rapporto scuola-territorio come valore aggiunto alla qualificazione del sistema educativo e di recente anche il MIUR con il progetto Scuole Aperte[4] ha rilanciato la sfi-da per alleanze più solide con gli Enti Locali e il Terzo Settore. Tuttavia, istituzionalmente, la scuo-la, in estate, resta chiusa[5] e affida i suoi ragazzi alle “cure” di altri soggetti, quasi rivendicando la sua “natura” di servizio deputato all’istruzione più che all’educazione, in una logica autoreferen-ziale e autarchica, con personale dal profilo sempre più impiegatizio, geloso del suo contratto di “dipendente statale”. Il superamento di vincoli normativi e contrattuali che ostacolano la sua vi- tale apertura al territorio, non trova purtroppo sostenitori nelle classi dirigenti e nell’apparato sindacale del nostro Paese;

b. mantenere ancora questa “separatezza” non favorisce i processi di crescita civile e sociale dei nostri studenti,che ormai tutti i documenti internazionali e nazionali enfatizzano (Agenda ONU 20 30; Educazione alla cittadinanza globale, Unesco, 2012; Indicazioni Nazionali e nuovi scenari, MIUR 2018…) e rischia di depotenziare i messaggi formativi per un esercizio attivo delle competenze di cittadinanza consapevole;

c. nello specifico dell’avvio dei Centri estivi, la stessa ANCI (www.vita.it, 19.05.2020), rilevando l’assenza della scuola, si interroga su quanto potrà essere sostenibile nel futuro questa scelta e argomenta che “…si deve pensare a una scuola che esce dalla scuola, con alleanze educative che coinvolgano spazi e soggetti sul territorio. Questa è una necessità ma anche una grande opportunità… A quali condizioni questa sinergia tra Scuole, Comuni e Non profit di cui tanto si parla come chiave di volta, potrà davvero fare di fatto un salto di qualità e diventare strutturale?”.

Regioni , Comuni e Terzo Settore in prima linea

Intanto nelle Regioni fervono i preparativi per predisporre Linee Guida, Protocolli operativi, Misure sanitarie, sulla scia delle Linee Guida del Governo, con traiettorie educative ed organizzative che, seppur nelle diversità dei contesti ambientali, mantengono una certa uniformità di opzioni e criteri[6]: Tab. 1

DestinatariBambini, ragazzi, adolescenti fascia 03-17 anni[7] Per la fascia 0-3 anni si attendono le disposizioni nazionali del Governo. Intanto alcune Regioni si stanno già attivando.
Data di avvioDal 15 giugno, ma con possibilità di anticipo-posticipo su iniziativa delle Regioni.
Facoltatività della fre-quenza– l’iscrizione ai Centri Estivi non ha carattere di obbligatorietà, anche se è consigliata per il benessere psico-fisico ed educativo dei bambini;
– previsti criteri di priorità in caso di domande superiori alla ricettività
(disabilità, fragilità socio-economiche…);
– gli Enti gestori promuovono un’ampia comunicazione del progetto.
Spazi per il gioco e la socialità– accessibilità universale;
– idoneità per la sicurezza;
-“generosa” ampiezza degli spazi;
– privilegiare le attività all’aperto (ad es. salto della corda, capriole, percorso ad ostacoli, campana, salto in lungo, catena di movimenti…).
Zona triage: accoglienza, Patto di Corresponsabili-tà, mensa– sottoscrizione di un Patto di Corresponsabilità tra Gestore e famiglia;
– accompagnamento da parte di un genitore, preferibilmente lo stesso;
– evitare l’affidamento a persone con più di 60 anni;
– la zona di accoglienza-commiato deve essere pulita dopo ogni turno;
– certificazione dello stato di salute dei minori a cura dei genitori;
– prevedere la rilevazione quotidiana della temperatura sia per il mino-re che per il genitore (non oltre 37,5);
– flessibilità degli orari di ingresso e di uscita;
– non è consentito portare giocattoli e/o alimenti da casa;
– per i pasti prevedere monoporzioni, da consumare preferibilmente all’aperto.
Aggregazione ragazzi/e
(unità epidemiologiche)
– piccoli gruppi con min. 5 max 10 componenti per gruppo;
– costituzione dei gruppi il più possibile stabile nel tempo.
Rapporto ragazzi/e -edu-
catori
– bambini 0-5 anni: 1 adulto/educatore ogni 5 bambini;
– ragazzi 6-11 anni: 1 adulto/educatore ogni 7 bambini;
– adolescenti 12-17 anni: 1 adulto/educatore ogni 10 adolescenti;
– mantenimento dello stesso personale per lo stesso gruppo di bambini.
Attività e interventi– organizzare forme di gioco per educare al distanziamento e alla cura dell’igiene personale;
– puntare su attività centrate sullo sviluppo di competenze artistico-musica- li, creativo- manuali, informatiche, scientifiche e ambientali.
Misure di prevenzione- protezione– pratica frequente dell’igiene delle mani (per tutti);
– pratica della pulizia di ambienti e superfici, con aerazione frequente;
– utilizzo della mascherina a partire dai 6 anni e per tutto il personale;
– distanziamento fisico tra adulti (min. 1 mt) e possibilmente anche tra i minori.
Misure per i genitori e per il personale– evitare assembramenti nei momenti di accompagnamento e di ritiro dei minori;
– divieto di ingresso nelle strutture dei centri, ad eccezione del locale dedicato all’accoglienza e al ritiro;
– in caso di febbre o problemi respiratori (minori e genitori), divieto di frequenza dei Centri. In ogni caso mantenere i contatti con i Centri;
– autocertificazione dello stato di salute da parte degli educatori;
– in caso di problemi di salute il personale deve rimanere a casa e, se in servizio, rientrarvi subito.
Minori vulnerabili (con patologie o disabili)– obbligo di far conoscere ai Centri le valutazioni cliniche dedicate;
– per i minori con disabilità prevedere un rapporto 1 a 1.

E per finire: “lasciate che i piccoli…!”

In questi mesi di lockdown, i minori (nella fascia 3-10 anni), con la chiusura di scuole e altri servizi educativi, hanno vissuto un’esperienza di isolamento sociale, almeno a livello di relazione con i coetanei[8]. A contatto giornaliero con persone adulte, seppur in ambienti accoglienti e stimolanti (ma non sempre è stato così), la loro routine esperienziale precedente si è interrotta, soprattutto sono venuti a mancare quei “riferimenti esterni”, spaziali, temporali, educativi, di gruppo che alimentavano la loro crescita.

Quell’ “essere nel mondo”, come diceva Heidegger, possibile solo attraverso l’altro, ha subìto una brusca sospensione. In alcuni casi ne sono derivati disturbi (non patologici) come iperattività, maggiore irritabilità, insonnia, discontinuità nel gioco e comportamenti regressivi. Inoltre una DAD, a volte gestita con rigidità e senza stimoli creativi ed euristici, non ha certo contribuito a migliorare la qualità della vita domestica dei minori (vds. Sole 24ore scuola NL online del 20.05.2020). La vita domestica ha dovuto fare affidamento sulla presenza dei genitori e/o parenti, quale sicura rete di protezione. A fronte di queste criticità, ora è il momento, parafrasando il Vangelo, di permettere soprattutto ai “piccoli” di ritrovare momenti di gioco e socialità all’interno dei Centri estivi.

Creare ambienti rassicuranti per adulti e bambini

Per contrastare il clima di sospetto e paura, che, consapevolmente o meno, abbiamo sopportato e/o generato, occorre mettere in atto azioni proattive di rassicurazione ed incoraggiamento, consentendo ai bambini di vivere positivamente e intensamente questa opportunità offerta dalle Istituzioni e dal privato-sociale. E’vero, ci saranno resistenze, alibi, argomentazioni sofistiche per giustificare l’eventuale diniego alla loro partecipazione a questa esperienza, ma le famiglie dovrebbero superarle sia per salvaguardare il benessere psico-fisico dei propri figli, sia come segno di un “risarcimento” postumo al disagio psicologico e mentale subìto (cfr. Nota Tecnica dell’Unicef su www.unicef.org/me-dia/66291/file/Italian_Technical%20Note:%Protection%20of%20Children%20during%20the%COVID-1920Pande-mic.pdf.). Certamente un fattore di incentivo alla frequenza dei Centri Estivi è costituito dal rientro al lavoro di molti genitori, con conseguente necessità di affidare i figli a “soggetti” esterni.

Contrastare le conseguenze psicologiche

A conclusione pare opportuna anche una riflessione sulle possibili conseguenze psicologiche che i bambini rischiano di “patire” nel tempo, che la frequenza dei Centri potrebbe mitigare :

– problemi a riadattarsi alla quotidianità;

– ansia da separazione;

– ansia per la salute;

– timori relativi al trovarsi fuori casa (consumare pasti fuori casa, frequentare luoghi affollati, timore del contatto ravvicinato…);

– calo delle prestazioni scolastiche, dell’attenzione, delle competenze socio-emotive;

– rischio di essere etichettati come “portatori di malattia” qualora abbiano contratto il virus o anche una semplice influenza. 

—–

[1] L’elaborazione delle Linee Guida (all. 8 al DPCM 17.05.2020) ha visto la cooperazione dell’ANCI, della Regione Emilia-Romagna, della Società italiana di Pediatria, del Dipartimento della Protezione Civile e del CTS di supporto alla Presidenza del Consiglio.

[2] La Ministra E. Bonetti (Pari opportunità e Famiglia), nell’ambito del Piano per l’Infanzia ha reso disponibili 35 mln con i bandi Educhiamo e Giochiamo. In parallelo il CTS dovrà esprimersi sulla richiesta di riaprire a giugno i servizi educativi 0-6 anni, cioè Asili Nido e Scuole dell’Infanzia, su cui è atteso anche il parere del MI. Su questa fascia di età vds. anche il Documento della Commissione Nazionale Infanzia 0-6 (D.lgs. 65/2017), ’Sistema 0-6. Orientamenti pedagogici sui Legami educativi a Distanza’, MI, DPIT n.667/2020.

[3] In Francia le Scuole dell’Infanzia e Primaria sono state riaperte dall’11 maggio, in Germania dal 4 maggio, In Danimarca dal 15 aprile, in Norvegia dal 20 aprile, in Svizzera dall’11 maggio, in Austria dal 18 maggio.

[4] Tale iniziativa, avviata nel 2008, è stata ripresa nel 2013 (D.L.104/2013) ed è continuata nel tempo come strumento per la prevenzione della dispersione scolastica e per potenziare le sinergie tra scuola e territorio. Attualmente (PON “Scuole al centro”) interessa le periferie di alcune grandi città, con l’attivazione di laboratori creativi e di moduli di italiano, ITL2, matematica, scienze.

[5] Un altro “regime” che non trova riscontro nei calendari di quasi tutti i Paesi europei, dove la scuola si protrae almeno sino a fine giugno, se non alla prima metà di luglio.

[6] Le misure riportate riprendono le Linee di indirizzo del Presidente della Regione Veneto, 29 maggio 2020, le disposizioni dell’Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale della Toscana del 30.05.2020 e quelle dell’Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale della Lombardia del 29.05.2020. Adattamento.

[7] Per la fascia 0-3 anni si attendono le disposizioni nazionali del Governo. Intanto alcune Regioni si stanno già attivando.

[8] A tal proposito il Documento del CTS del Dipartimento della Protezione Civile del 28.05.2020 così si esprime: “…La sospensione delle attività scolastiche e il successivo isolamento hanno determinato una significativa alterazione della vita sociale e relazionale dei bambini e dei ragazzi…”