Musica a scuola al tempo del Covid

Interrogativi e inquietudini

Cosa accade alla musica a scuola quando diventa praticamente impossibile cantare, respirare e suonare insieme, manipolare i suoni con i compagni, utilizzare uno strumento musicale o il proprio corpo sonante e ritmico, donare all’altro le proprie sensazioni ed emozioni non filtrate da uno schermo?

Come è possibile partecipare dal vivo a concerti, spettacoli teatrali performance artistiche interdisciplinari al tempo del covid-19?

Pratiche virtuose al tempo del lockdown

Nell’anno scolastico 2019-2020 le scuole italiane nel periodo del lockdown hanno reagito in modo eccellente alla sospensione delle attività in presenza.

Si è verificato, in quel periodo, nel sistema scuola, un processo di grande sensibilità e di impegno per non interrompere il contatto e le attività con i ragazzi. Soprattutto i docenti di musica hanno lavorato sui bisogni, hanno sperimentato e valutato feedback, hanno raccolto evidenze sull’efficacia e l’utilità delle azioni messe in atto nella DAD. Gli insegnanti hanno fornito contributi creativi, con passione e apertura mentale, con l’umiltà di accogliere tutto ciò che di particolare, innovativo poteva venire dall’utilizzo delle tecnologie.

Nel periodo di isolamento forzato abbiamo assistito ad una accelerazione delle iniziative di formazione, nella necessità di “rivedere” pratiche didattiche gerarchiche e disattente.

Questo movimento dal basso insieme all’impegno delle istituzioni formative, da molti anni impegnate nella ricerca, ha dato speranza ai docenti che hanno capitalizzato le sperimentazioni, con la certezza che le attività in presenza sarebbero iniziate, nel successivo anno scolastico, con rinnovate competenze.

“La musica unisce la scuola” (il portale INDIRE)

La determinazione, la passione e l’impegno messo nelle pratiche didattiche musicali a distanza sono state ampiamente documentate all’interno del portale “La musica unisce la scuola” creato da INDIRE in collaborazione con il Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti. https://lamusicaunisce.indire.it/

L’iniziativa si è svolta interamente on line ed è nata dal bisogno di non interrompere la Rassegna musicale nazionale, organizzata, dal Ministero dell’Istruzione, ogni anno in una Regione diversa, e che finora aveva visto la partecipazione, in presenza, di centinaia di orchestre, cori ed ensemble musicali scolastici.

Con l’iniziativa “La musica unisce la scuola” si è inteso dare la possibilità alle Istituzioni scolastiche di condividere le attività musicali realizzate con modalità a distanza con lo scopo di offrire un luogo di riflessione, attraverso webinar formativi (ne sono stati organizzati ben 32 in una intera settimana), incentrati su pratiche didattiche musicali innovative.

Un movimento di suoni, colori, ambienti, progetti, pratiche didattiche di forte impatto emotivo, Contributi musicali eccellenti (ne sono stati inviati più di 3300) che hanno permesso di mettere in atto, diffondere e condividere buone pratiche a sostegno dei processi di innovazione.

La partecipazione poi degli artisti, solisti e prime parti delle più importanti orchestre italiane, cantanti e musicisti professionisti, con i loro video musicali accompagnati da messaggi di vicinanza e di solidarietà, hanno impreziosito e creato un vero collegamento fra la scuola e il mondo delle produzioni artistiche, segno di osmosi profonda per una testimonianza futura.

Le criticità di questo avvio di anno scolastico

In questo periodo di avvio dell’anno scolastico 2020-2021, arrivano segnali allarmanti che rischiano di colpire pesantemente quanto di eccellente è stato fatto in questi anni a livello normativo, di ricerca, nelle pratiche didattiche.

Le scuole interrompono le attività musicali, le attività laboratoriali, le pratiche di musica d’insieme, perché i protocolli di sicurezza covid-19 sono stringenti. Se si deve sacrificare qualcosa sono le pratiche laboratoriali d’insieme le prime a saltare!

Anche le attività e i progetti svolti in collaborazione con le Associazione del terzo settore sono al momento sospese. Si ipotizza che siano circa 20.000 gli operatori esperti del settore, che rischiano di non lavorare.

Ma non di soli protocolli sanitari si tratta, protocolli che ritengo necessari per preservare la salute, primario bene in assoluto.

La musica a scuola trova resistenze, per lo più dettate da radicati preconcetti. La musica crea disordine, confusione, e i ragazzi, quando suonano, cantano, sono liberi di esprimere quella parte di sè molto spesso inascoltata. Tuttavia, a mio avviso, l’aspetto che sembra essere determinante è quello culturale.

Una questione di natura culturale

La musica è stata a lungo considerata un’esclusiva per le elite. La musica a scuola, come tutte le arti, è ancora considerata un enterteinment ovvero qualcosa che provoca benessere sì, ma distante dalla vera realtà educativa e formativa dei nostri ragazzi.

È anche su questi pregiudizi e ignoranze che i divieti, in questo periodo, colpiscono dove è più facile centrare il bersaglio. È inutile che ipocritamente lo nascondiamo: le discipline non sono tutte egualmente importanti nella scuola italiana e il concetto di “competenza e creatività”, il dialogo fra le discipline in pari dignità, la condivisione reale di percorsi interdisciplinari, il “piacere” legato alla conoscenza, sono ancora disattesi nelle pratiche didattiche scolastiche.

Sono ancora molto radicati, all’interno del sistema scuola, pregiudizi e ignoranze che minimizzano e ignorano ciò che le evidenze scientifiche affermano con sempre più convinzione. Per le neuroscienze la musica risulta, infatti, una disciplina fortemente educativa, che sviluppa capacità di risoluzione dei problemi, capacità di pensiero divergente, aiuta a sviluppare le cosiddette soft skill considerate ormai fondamentali tra le competenze da sviluppare nel terzo millennio.

La musica è un grande veicolo di conoscenza, senza dubbio, ma anche un viatico di educazione alla convivenza civile: le regole musicali e le norme, e anche il modo di essere, di agire, e di donare che hanno i musicisti, aiutano a creare una cittadinanza evoluta.

Lavorare con le arti

Il senso del “lavorare con le arti” è riuscire attraverso un’esperienza di pratica creativa a sviluppare competenze e relazioni sociali che inneschino comportamenti esemplari nella società. I musicisti sono abituati a lavorare insieme, a “praticare” la ritmica dell’ascolto, della partecipazione, dell’attesa. All’interno di una società musicale, che lavora insieme, ogni individuo è responsabile del proprio apporto alla realizzazione del bene comune.

Il Ministero dell’Istruzione, recependo questi pericolosi segnali di chiusura ha cercato di rimediare alle affermazioni di ricercatori scientifici disattenti e poco sensibili e con la nota DGORDV n. 16495 del 15 settembre 2020 (https://www.miur.gov.it/web/guest/-/circolare-n-16459-del-15-settembre-2020) ha dato risposta alle numerose richieste di aiuto dei docenti nel momento in cui la scuola, proprio nelle attività artistiche, decideva di bloccare, congelare pratiche consolidate da anni.

Al di là del linguaggio prettamente burocratico della nota, fra le righe si voleva ribadire (e siamo ancora al punto di dover ancora ribadire ovvietà!!), che la musica a scuola esiste e fa parte del curricolo.

Materiali e risorse a disposizione delle scuole

Il Ministero dell’Istruzione proprio in questo periodo ha terminato la fase istruttoria e di scrittura della bozza del nuovo Piano delle arti 2020-2022, che stanzierà nuovi finanziamenti (6 milioni di euro) da destinare alle scuole di ogni ordine e grado per le attività artistiche, e per organizzare a livello nazionale attività formative di disseminazione nei territori. Il DPCM bozza sta svolgendo il suo iter legislativo e speriamo venga al più presto firmato dal Presidente del Consiglio.

È stato da poco pubblicato il Decreto interministeriale n. 1383 del 16 ottobre 2020 (https://www.miur.gov.it/-/decreto-dipartimentale-n-1383-del-16-ottobre-2020) del Ministero dell’Istruzione e MIBACT con l’allegato elenco degli enti accreditati, per la collaborazione con le Istituzioni scolastiche, in attuazione del Piano delle arti e per la promozione di attività artistiche sui temi della creatività definite nel D.Lvo 13 Aprile 2017 n, 60.

E ancora, in accelerazione, è stato pubblicato, il Decreto dipartimentale n. 1518 del 30 ottobre 2020: avviso di selezione per l’accreditamento degli enti relativo all’A.S. 2021-2022

(https://www.miur.gov.it/web/guest/-/decreto-dipartimentale-n-1518-del-30-ottobre-2020 )

INDIRE ha inoltre pubblicato nel mese di giugno 2020 un Avviso di disponibilità a collaborare destinato agli Enti formativi che intendono donare materiali di buone pratiche musicali destinate alla formazione docenti

(http://www.indire.it/bando-concorso/avviso-di-selezione-pubblica-per-il-reperimento-a-titolo-gratuito-di-buone-pratiche-di-didattica-laboratoriale-multidisciplinare-in-ambito-musicale-per-le-scuole-del-primo-e-del-secondo-ciclo-di-istr/ )

Sempre in collaborazione con il CNAPM e su sollecitazione dell’Ufficio VI Formazione docenti della Direzione Generale per il personale scolastico, INDIRE ha prodotto dei materiali da destinare ai docenti neo assunti di musica e strumento impegnati nella formazione dell’anno di prova.

Il potenziale della musica per una scuola delle opportunità

È chiaro che questa discrasia fra le norme e l’autonomia delle scuole, fra l’attività amministrativa e legislativa e la effettiva accoglienza nella pratica scolastica, risente di anni e anni di politiche scellerate e non ecologiche. Non bastano le norme per cambiare una mentalità culturale. È doloroso assistere alla mancanza di azioni di accompagnamento e di disseminazione, di informazione, da parte di chi governa i processi. È desolante assistere alla stanchezza di chi vive la scuola ogni giorno con sempre più difficoltà. Non è più possibile tollerare questa mancanza di visione sistemica e ampia. La scuola ha bisogno di formazione iniziale e in itinere, continua e di qualità, per i docenti e per chi vuole intraprendere questa professione. La scuola ha bisogno di ambienti di apprendimento innovativi. La scuola ha bisogno di investimenti che riguardino un riordino generale degli ordinamenti e delle organizzazioni, la scuola deve tornare al centro delle politiche di questo paese e non solo quando una pandemia è in atto o solo perché la scuola aperta è simbolo di cittadinanza. Perché tenerla aperta per perpetuare pratiche didattiche inefficaci e non inclusive, o insegnare a distanza nelle stesse modalità di trasmissione autoritaria del sapere, non serve a cambiare la mentalità culturale di un paese, non aiuta alla costruzione di una società più colta e inclusiva.

Dobbiamo però fare attenzione che le nostre legittime proteste non diventino ideologiche e di parte o difensive nei confronti di quella parte di scuola che stenta a innovarsi, che conserva e chiude, che rimane sempre uguale a se stessa, che agisce nella paura e nel pregiudizio.

Si tratta di un imperativo morale per quanti – politici, amministratori, Dirigenti – si trovino nella scomoda posizione di dover prendere decisioni importanti che riguardino “gli altri”.

È essenzialmente una “questione di democrazia”, in quanto investe la possibilità dei cittadini di comprendere e controllare i processi decisionali dai quali dipende il loro benessere e la loro stessa vita.

E in questo la musica a scuola può e deve essere esemplare con il suo creativo e emozionante ruolo di facilitatore di “suoni diversi ma armonici”, di pratiche regolamentate e condivise, di esperienze fortemente emotive così vicine alla parte più intima e profonda dei ragazzi, di esperienze esteticamente pregnanti e portatrici di bellezza.

Riferimenti bibliografici

THE NEUROSCIENCE OF MUSIC: HOW MUSIC MEETS MIND-

Imperial Science Review – by Jackie Man