Il “lifelong learning” nelle politiche scolastiche italiane

La resilienza e la rinascita incominciano dalla scuola

La resilienza e la rinascita a cui il Piano nazionale Next Generation EU vuole traghettarci, inizia proprio dalla Scuola, dalla riscoperta di una Scuola che deve essere motore di sviluppo del Paese, priorità strategica per rimuovere quelle profonde disuguaglianze tra persone e territori che la pandemia ha accentuato o in alcuni casi tristemente disvelato.

Diritto all’istruzione e diritto all’apprendimento permanente

Occorre poter disporre di tutte le migliori forze del Paese, e perché questo diventi possibile, occorre essere certi che:

  • a tutti i soggetti scolarizzati venga garantito il pieno diritto all’istruzione, imposto dalla Costituzione come dovere della Repubblica, intervenendo di più a quanti hanno di meno, secondo l’insegnamento di Don Milani,
  • agli adulti venga riconosciuto  il “Diritto all’apprendimento permanente”, già sancito da una legge dello Stato del 28.6.2012 n.92 , che, in linea con le indicazioni dell’Unione europea, prefigura il cammino della vita di ciascuna persona come un percorso di formazione continua che si alimenta  di tutti gli apprendimenti acquisiti , nelle diverse fasi, in modo formale, non formale e informale, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze in una prospettiva personale, civica, sociale ed occupazionale.

L’apprendimento permanente cambia pelle, non è più soltanto un servizio alla persona, ma un vero e proprio diritto che si fruisce nei corsi di istruzione organizzati nei CPIA.

Un sistema formativo poco conosciuto

Purtroppo, nonostante gli anni trascorsi, il sistema costruito intorno all’educazione degli adulti, non è ancora conosciuto da tutti.

Alla Legge n. 92/2012 ha fatto seguito il riordino dei C.P.I.A. (prima Centri territoriali permanenti) con il D.P.R. n.263 del 29 ottobre 2012 e il D.lgs. n.13/2013 sulla certificazione delle competenze acquisite in ambienti formali, non formali ed informali, premesse necessarie delle Linee Guida dei CPIA adottate con D.I. 12 marzo 2015.

Il compito loro affidato è molto ambizioso e plurimo:

  • promuovere la centralità dell’adulto nel processo di apprendimento lungo tutto l’arco della vita;
  • valorizzare le competenze acquisite nelle esperienze di vita e di lavoro, in ambito formale, non formale e informale, nella prospettiva di una crescita continua a livello personale, civico, sociale e occupazionale;
  • contribuire a contrastare il deficit formativo e far conseguire più elevati livelli di istruzione alla popolazione adulta.

Cosa fanno i CPIA

I CPIA, infatti, erogano corsi di primo livello, finalizzati al conseguimento del diploma conclusivo del 1° ciclo di istruzione (1° periodo didattico) e successivamente (2° periodo didattico) al rilascio di una certificazione attestante l’acquisizione delle competenze di base connesse all’obbligo di istruzione della durata di 10 anni (obbligo previsto dalla stessa legge 269 /2006).

Inoltre collegati in rete con le Scuole Secondarie di secondo grado, offrono corsi di istruzione di 2°livello (ex corsi serali), a indirizzo professionale, tecnico e artistico, finalizzati all’acquisizione di un diploma di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale triennale.

Realizzano altresì per gli stranieri immigrati corsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana (L2), volti al conseguimento delle certificazioni previste dalla normativa in materia di diritto di soggiorno.

Importante fattore di sviluppo economico e di coesione sociale

Oggi l’attività dei CPIA e dei corsi serali permette a molti giovani che abbandonano la scuola il rientro in formazione dei molti giovani che abbandonano la scuola, agli stranieri di inserirsi e di diventare parte integrante della società in cui si trovano a vivere, a molti adulti di progredire sia in ambito lavorativo che sociale, attraverso la rialfabetizzazione nei nuovi linguaggi e la riqualificazione delle proprie competenze, per non finire nelle sacche di una emarginazione sociale e lavorativa che non conosce vie di ritorno.

Il valore di questi Centri, quali fattori di coesione sociale e di sviluppo economico del Paese, è ormai fuori discussione; ciononostante ritengo che a distanza di quasi dieci anni dal loro avvio, avrebbero bisogno di un tagliando di manutenzione e miglioramento, per lubrificarne le rigidità procedurali, per ampliarne gli organici, per qualificarne l’offerta formativa con docenti opportunamente formati e motivati e laboratori attrezzati.

Serve investire sulla formazione continua

Nell’attesa che le raccomandazioni europee, sempre molto attente a questo ambito formativo, ci impongano dei precisi impegni in tal senso, magari proprio in occasione del PNRR, sarebbe auspicabile che il Ministro Bianchi nell’intento già dichiarato di voler rafforzare la filiera tecnico- professionale, completandola con una revisione degli Istituti tecnici superiori, voglia comprendere in questa operazione di riordino anche la formazione continua, per dare coerenza e continuità a questi tre processi, fondamentali per la ripresa economica del nostro Paese.