Il curriculum dello studente all’esame di Stato

Un processo a ritroso

Il colloquio orale, prova unica dell’esame di Stato appena concluso per 540.000 studenti, ha previsto, per la prima volta, che le Commissioni esaminatrici tenessero conto delle informazioni contenute nel curriculum dello studente (DM n. 53/2021, art. 17 comma 2). È stato introdotto, dunque, un documento di riferimento fondamentale per l’esame di Stato e per l’orientamento dello studente (nota DSGOV n. 7116 del 2 aprile 2021), in cui le informazioni vengono fornite dalla scuola e dallo studente stesso sulla base di attività svolte in ambito formale, non formale e informale nonché di certificazioni acquisite. Il Curriculum è allegato al diploma e deve essere rilasciato a tutti gli studenti che lo conseguono, siano essi candidati interni o esterni (stessa nota).

Il “posto” del curriculum

Per la prima volta alle Commissioni esaminatrici è stato assegnato anche il compito di prendere visione del curriculum e di tenerne conto nella conduzione del colloquio. Sarebbe interessante conoscere quale “posto” sia stato affidato al curriculum in questa sede, per individuarne gli sviluppi futuri soprattutto riguardo al suo contributo sia per la valutazione formativa delle competenze raggiunte dallo studente sia per la loro certificazione.

Il curriculum nell’ottica dell’apprendimento permanente

Il curriculum dello studente, nell’ottica dell’apprendimento permanente (Commi 28-32 legge 107/2015) può essere letto come biografia scolastica integrata al curricolo nazionale, ma anche solo come apprendimenti non formali e informali che contribuiscono alla costruzione effettiva del profilo di uscita.

“Il curriculum di uno studente ha una funzione informativa importante […] Anche la dimensione valutativa che è associata soprattutto negli stadi superiori della carriera scolastica ha anzitutto una valenza personale. Voti, esiti scolastici, punteggi, qualifiche e diplomi hanno senso se aiutano a identificare i processi di acquisizione di competenze e a segnare il tragitto di crescita personale”[1].

I punti di forza per gli insegnanti

Per i docenti il curriculum significa, innanzitutto, avere un supplemento di informazioni sui talenti degli studenti che, in un percorso formale di apprendimento, si fa spesso fatica a rilevare.  E ciò è molto utile al suo effettivo orientamento. Significa anche avere un supplemento di informazioni sulle acquisizioni reali di competenze evidenziate in contesti di realtà.

Da qui la consapevolezza che occorre una regia scolastica attenta nell’elaborazione di tutto il curricolo di scuola, a maggior ragione dei percorsi opzionali e di ampliamento che non possono prescindere da quello che si chiamava curricolo implicito dei propri allievi. È importante, per esempio, attingere a prove autentiche per la valutazione delle competenze acquisite dagli allievi, ampliando le occasioni di osservazione.

I punti di forza per gli studenti

Gli studenti, se si rendono conto che ciò che accade fuori dalla scuola va ad influire su ciò che avviene a scuola, daranno maggiore importanza e senso agli apprendimenti scolastici e non solo agli interessi e agli obiettivi personali. La scuola deve avere piena coscienza che più si coltiva la vocazionalità, maggiormente si riesce a far comprende la trasversalità delle competenze.

Imparare ad autovalutarsi rispetto alle sfide affrontate, per gli studenti significa imparare a comparare e comprendere la valutazione degli insegnanti, quella mirata ai risultati di apprendimento.

Questa lettura apre a una serie di questioni su cui vale la pena fare qualche ulteriore ragionamento utile per un work in progress.

Ricostruire il proprio progetto scolastico

Il supplemento di informazioni utili alla valutazione deve trovare una validazione che superi la mera elencazione delle attività extrascolastiche o opzionali svolte dall’allievo nel quinquennio e delle certificazioni acquisite.

Avrebbe poco significato, infatti, allestire un portfolio in cui, in maniera giustapposta e cronologica, si mettessero insieme documenti e attestati. L’operazione, da affidare allo studente, sarebbe piuttosto quella di ricostruire il proprio progetto scolastico e di vita attraverso le attività svolte sia a scuola sia fuori, tracciandone i rapporti e le motivazioni. In questo modo il suo curriculum-portfolio rappresenterebbe un vero e proprio bilancio di competenze per l’auto orientamento, a cui rapportare la valutazione del consiglio di classe.

Il peso delle esperienze extrascolastiche

Parimenti si dovrebbe procedere per le certificazioni linguistiche o digitali e/o la partecipazione a progetti Erasmus Plus. Qui è anche la scuola col Consiglio di classe a valorizzare l’effettivo utilizzo di quanto certificato in funzione delle corrispondenti competenze disciplinari o trasversali. Le evidenze individuate per la valutazione andrebbero descritte sempre in termini di competenze.

E dove andrebbero evidenziati i criteri adottati per la validazione dei percorsi e degli esiti? Solo nel Documento del 15 maggio o dovrebbe essere un paragrafo aggiunto rispetto ai criteri elencati nel PTOF?

Ma, e qui torna in gioco l’equità, possono e debbono essere validate allo stesso modo le attività gestite dalla scuola e quelle gestite in autonomia dalla famiglia? Si apre una ulteriore questione.

Le valenze del curriculum dello studente

Il curriculum dello studente dovrebbe rappresentare, se letto in progressione storica per ciascuno studente e per ciascuna classe, una guida per la personalizzazione degli apprendimenti, per lo sviluppo dei talenti disciplinari (lingue straniere, digitale, STEAM), per la valorizzazione delle competenze trasversali (educazione civica, PCTO, imprenditorialità etc.), ma anche come vera e propria integrazione curricolare di attività non formali come musica, cinema e teatro.

Il ruolo della scuola nella costruzione dell’ampliamento dell’offerta formativa

È necessaria, quindi, una presa in carico da parte della scuola delle effettive pari opportunità di accesso alle attività formative. La ricchezza del curriculum deve poter prescindere dalla maggiore o minore capacità della famiglia di integrare l’offerta formativa della scuola. Solo così il curriculum dello studente può diventareuna cartina di tornasole dell’equità della scuola.

Le scuole estive di recente impostazione possono rappresentare un inizio di efficace integrazione con le offerte formative del territorio a piena regia della scuola.

Ma anche queste occasioni non possono essere praticate per allargare la forbice delle differenze tra scuole autonome. Si comprende, allora, come l’equità apra a sua volta ad una questione connessa: la qualità dell’offerta formativa delle scuole, che può essere misurata in quello che l’Invalsi chiama valore aggiunto.

Uno degli aspetti è proprio la capacità di rispondere alla domanda formativa del territorio e restituire la giusta funzione propulsiva agli organi collegiali elettivi.

Le risorse dell’autonomia

L’introduzione del curricolo dello studente potrebbe far segnare un altro punto a favore della centralità dello studente stesso nei processi di insegnamento apprendimento. Per questo è importante che non sia solo un’operazione formale con l’introduzione di “un pezzo di carta in più” da istruire, compilare ed esibire. “Diventa imprescindibile in una scuola di sana e robusta costituzione mettere a fuoco percorsi per studenti chiamati domani a essere attivi, propositivi e imprenditivi nei diversi campi del vivere sociale. Sarebbe colpevole non alzare il livello delle aspettative guardando al futuro: dare a ogni studente l’idea del proprio curriculum significa fare in modo che si appropri della propria crescita…”[2].

Viene chiamata esplicitamente in causa la capacità di ogni singola istituzione scolastica di agire la flessibilità dell’autonomia didattica non solo applicando le quote di autonomia dei curricoli, quanto soprattutto nella capacità di tener presente che la certificazione delle competenze del profilo di uscita è strettamente connessa con la personalizzazione dello stesso curricolo.

Far dialogare competenze disciplinari e competenze trasversali

In attesa che il profilo dello studente, associato alla sua identità digitale, sia effettivamente accompagnato dalla certificazione delle competenze, il curriculum dello studente potrebbe essere un utile strumento per far dialogare tra loro le competenze disciplinari e quelle trasversali.  Infatti, uno dei problemi che assilla maggiormente i consigli di classe nelle scuole secondarie di secondo grado è proprio la difficile connessione tra i risultati di apprendimento disciplinari e le otto competenze chiave di cittadinanza.

Se la valutazione delle competenze postula l’uso integrato di prove di differente tipologia e non può prescindere da compiti di realtà, il curriculum dello studente potrebbe offrire agli insegnanti contesti di realtà con cui integrare le Unità di Apprendimento del curricolo annuale. Queste operazioni aiutano sicuramente a comprendere meglio il funzionamento cognitivo dei propri allievi, ma anche la loro competenza sociale e relazionale.

Il curriculum all’esame

Partire dall’uso del curricolo dello studente all’interno dell’esame di Stato è un po’ come fare un ragionamento a ritroso: al centro c’è la qualità dei processi istruttivi messi in atto dalla scuola, soprattutto in funzione inclusiva per il successo formativo dei propri allievi.

Il format ministeriale, strutturato come contenitore di informazioni, non esclude anzi sollecita un’autonoma ricerca da parte delle scuole per dare allo strumento la funzionalità prevista nella normativa:

  • utilizzare efficacemente la quota di autonomia e flessibilità curricolare per il successo formativo degli studenti;
  • valorizzare il merito scolastico e i talenti ai fini di un corretto orientamento;
  • darne conto in sede di valutazione finale delle competenze acquisite (esame di Stato);
  • utilizzare in modo appropriato l’organico dell’autonomia.

[1] M.G. Dutto, Curriculum dello studente, in Una mappa per la riforma, a cura di G. Cerini, M. Spinosi, Tecnodid editrice, Napoli, 2015.

[2] Ibidem.