Quale educazione alla sicurezza stradale

Una storia antica ma sempre attuale

La cronaca delle ultime settimane ci segnala un tragico bilancio di giovani vite stroncate in drammatici incidenti stradali. È facile indovinare che il mondo della scuola sarà presto richiamato in causa affinché svolga “l’attività obbligatoria” per “la conoscenza dei principi della sicurezza stradale (…) e delle regole di comportamento degli utenti, con particolare riferimento all’informazione sui rischi conseguenti all’assunzione di sostanze psicotrope, stupefacenti e bevande alcoliche”. È quanto previsto dal “Nuovo Codice” della strada su cui in questo contributo proviamo a fare sintesi.

Le norme di riferimento

Il “Nuovo Codice” della strada trent’anni fa introdusse l’art. 230, Educazione stradale, con l’intento di “promuovere la formazione dei giovani in materia di comportamento stradale e della sicurezza del traffico e della circolazione” (D.lgs. 30 aprile 1992, n. 285 e successive modificazioni). “Il Ministero della pubblica Istruzione d’intesa con i Ministri dell’interno e dei trasporti, avvalendosi della collaborazione dell’Automobil Club d’Italia, nonché di enti ed associazioni di comprovata esperienza nel settore della prevenzione e della sicurezza stradale (…) predispongono appositi programmi (…) da svolgere come attività nelle scuole di ogni ordine e grado”. Al comma 2 viene precisato “Il Ministro della pubblica istruzione, con propria ordinanza, disciplina le modalità di svolgimento dei predetti programmi nelle scuole, anche con l’ausilio degli appartenenti ai corpi di polizia municipale, nonché di personale esperto appartenente alle predette istituzioni pubbliche e private; l’ordinanza può prevedere l’istituzione di appositi corsi per i docenti che collaborano all’attuazione dei programmi stessi. Le spese eventualmente occorrenti sono reperite nell’ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio delle amministrazioni medesime”.

I programmi e l’ordinanza

Con Decreto Interministeriale 5 agosto 1994 sono stati determinati i “programmi di educazione stradale da attuarsi a partire dall’anno scolastico 1994-1995, nelle scuole di ogni ordine e grado”. Nelle premesse viene puntualizzato: “L’educazione stradale va vista non solo e non tanto come conoscenza tecnica o addestramento, quanto come attività educativa rivolta al raggiungimento di livelli di formazione generale sulla base delle modalità del rapporto con sé stessi e con gli altri nell’ambito di un sistema di vita organizzata, fino a coinvolgere i significati profondi della vita affettiva, etica, sociale e civile della persona”.

In effetti la sicurezza stradale chiama in causa l’intera dimensione della convivenza civile e democratica; essa, pertanto, rientra specificatamente nel più vasto compito formativo generale a cui la scuola è chiamata a rispondere.

L’O.M. 17 ottobre 1994, n. 292, nel trasmettere alle scuole i programmi, precisa (art. 1) che “lo svolgimento delle attività riveste carattere di obbligatorietà e dovrà essere caratterizzato dalla ‘continuità’ intesa come previsione di organici percorsi formativi che accompagnino i diversi momenti di scolarità degli alunni all’interno di ciascun corso di studi”. Nell’art. 5 si precisa: “Nell’ambito della predisposizione dei piani annuali di aggiornamento si dovrà tenere conto di prevedere iniziative finalizzate alla massima diffusione di programmi di educazione stradale presso il personale direttivo e docente”.

Responsabilità delle scuole

Occorre dunque partire dalla consapevolezza che nel sistema scolastico non si può lavorare da soli: al termine di ogni “corso di formazione” emerge con chiarezza il valore imprescindibile del Consiglio di Classe che condivide unità di intenti e obiettivi comuni. Questi, per la scuola secondaria di primo grado, sono esplicitati tra gli obiettivi generali: “L’educazione stradale non costituisce materia autonoma, ma rientra in quel grande campo di raccordo culturale, interdisciplinare che è l’educazione civica ed è ricompresa in quel quadro di iniziative già in atto, quali ad esempio quelle relative all’educazione alla salute, all’educazione interculturale, etc. Essa deve, pertanto, sostanziarsi di una trama interdisciplinare di conoscenze e di attività integrate nel progetto didattico-educativo generale. Tutti i docenti, come richiesto appunto per l’educazione civica, devono sinergicamente agire per far conseguire ai discenti gli obiettivi formativi comuni, avvalendosi ciascuno dei contenuti, degli strumenti e delle attività della disciplina insegnata. Uno degli obiettivi sovradisciplinari da perseguire è lo sviluppo nel preadolescente delle capacità di mettere in atto comportamenti corretti e responsabili in materia di sicurezza in generale, di cui quella stradale rappresenta solo una parte, ancorché molto rilevante, nell’ambito della dinamica e complessa vita associata”.

Secondo alcuni studi di psicologia, i riflessi di base per l’assunzione di un comportamento antinfortunistico (capacità di percepire il pericolo e controllo della temerarietà) vengono acquisiti prima dei 12 -13 anni.

Trasversalità e raccordi disciplinari

Un gruppo di docenti di scuola media, al termine di un corso di formazione, ha riassunto visivamente in modo molto efficace il contributo delle singole discipline alla maturazione del senso di responsabilità del ragazzo/giovane posto sempre di fronte a scelte libere. Il graficosi può leggere come un paese, sulla cui piazza convergono armonicamente tutte le discipline, ciascuna con il proprio specifico contributo (ed i segnali, ovvero le regole, come alberi, ossigenano il cammino); ma lo schema si può interpretare anche come un cervello umano, i cui “neuroni” vengono nutriti, spesso inconsapevolmente, dalle singole discipline allo stesso modo, purtroppo, di esperienze negative.

Buone pratiche

La Regione Emilia Romagna espresse già alla fine degli anni 80 del secolo scorso l’Osservatorio Regionale per l’educazione stradale e la sicurezza e, a suo interno, il gruppo di lavoro regionale, formato da docenti di scuole polo provinciali. Si iniziò, in ogni provincia, con la formazione di docenti referenti dell’educazione stradale delle scuole di ogni ordine e grado. E a cascata si giunse alla formazione di classi intere con la partecipazione del personale della polizia municipale (confronto in aula e prove di guida sicura in piazzali adiacenti alle scuole). Tali azioni coinvolsero poi le scuole superiori di primo e di secondo grado dei capoluoghi e dei paesi, così come le scuole primarie, diventando prassi ordinaria.

L’evento più importante di tutto il percorso era la giornata della sicurezza stradale adeguatamente preparata con varie e importanti competenze e collaborazioni (Polizia Municipale, Scuole Guida, ACI, Motorizzazione civile, CRI, VVFF). La prova di guida sicura rappresentava sicuramente un gioco serio e impegnativo per i piccoli ma soprattutto un momento di confronto importante dei neopatentati (sia per le 2 che per le 4 ruote) con tutto il personale coinvolto a vario titolo (Polizia e personale di pronto intervento) che valutava la prestazione individuale in un percorso appositamente predisposto e portava a riflettere, attraverso filmati, sulla drammaticità di alcuni incidenti. Fondamentale risultava la presenza dell’Educatore-psicologo per sostenere la necessità di saper dominare la naturale esuberanza giovanile.

Esperienze particolari

A scuola anche di notte. Si tratta di progetto di sensibilizzazione di studenti e docenti sul ruolo della vigilanza nella sicurezza stradale, esperienza resa possibile grazie al personale del dipartimento di psicologia dell’Università La Sapienza di Roma.

Alcune quarte classi quarte sono state coinvolte nella mattinata di un sabato in conversazioni e test attitudinali per capire il loro livello di consapevolezza sul fatto che disattenzione, stanchezza e alcool sono tra le cause degli incidenti d’auto tra i giovani guidatori. Successivamente gli studenti neopatentati che volontariamente avevano accettato di misurare il personale stato di vigilanza dopo un sabato sera in discoteca, a casa con amici… si sono presentati a scuola dalle 2 alle 4 di domenica mattina. Qui, attraverso programmi particolari, e con la presenza della Polizia Municipale con etilometro, sono state rilevate le prestazioni nella guida notturna, in modo particolare il calo dell’attenzione in carenza di sonno. I punteggi dei test hanno consentito di discutere, in termini generali, con docenti e psicologi, del peggioramento delle prestazioni notturne rispetto a quelle diurne.

Recupero dei giovani traumatizzati. L’esperienza è consistita nella visita di tutte le classi quinte superiori di un Centro riabilitativo per il recupero dei tanti giovani traumatizzati a seguito di incidenti stradali. In due ore gli studenti hanno partecipato ad una lezione del Primario sulla bellezza e delicatezza del corpo umano (con uno scheletro in bella vista); hanno visitato il Centro con le attrezzature utilizzate in palestra per la faticosa riabilitazione e le camere riadattate per abituare il traumatizzato ad una vita il più possibile autonoma (letto, cucina, servizi igienici…); hanno incontrato un giovane riabilitato che volontariamente si era prestato a raccontare il calvario successivo all’incidente accaduto con un mezzo a due ruote.

Sull’autobus di ritorno gli studenti hanno mantenuto un inconsueto meditativo silenzio… Si stava facendo strada la consapevolezza dell’estrema fragilità della vita, unica e preziosa.