I giovani per la pace e la sostenibilità

Modificati gli articoli 9 e 41 della Costituzione

Un mese fa la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il Disegno di legge che prevede la modifica degli articoli 9 e 41 della Carta costituzionale.

Il testo introduce un nuovo comma all’articolo 9 della Costituzione al fine di riconoscere il principio di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Viene inoltre inserito anche un principio di tutela degli animali, attraverso la previsione di una riserva di legge statale che ne disciplini le forme e i modi. È al contempo oggetto di modifica anche l’articolo 41 della Costituzione: l’iniziativa economica privata non può più svolgersi in danno alla salute e all’ambiente. Si assegna, quindi, alla legge la possibilità di indirizzare e coordinare l’attività economica, pubblica e privata, a fini non solo sociali, ma anche ambientali.

La pace come orizzonte da difendere sempre

Questa riforma, che ha incontrato il consenso di quasi tutto l’arco parlamentare, rappresenta una tappa importante per il Paese che ha dimostrato di saper scegliere la via giusta per il futuro. La tutela dell’ambiente è entrata ufficialmente nella Costituzione italiana, dopo anni di proposte, discussioni parlamentari e dibattiti giuridici, nonostante la crisi climatica globale. La scelta diventa ancora più significativa se pensiamo come, oggi, la crisi si sia ulteriormente appesantita per la perdurante circolazione del coronavirus e per il veleno della guerra: è da giorni che si è insinuato nel tessuto sociale del nostro mondo a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte del Cremlino.

Alle immagini del conflitto armato che scorrono in questi giorni sugli schermi televisivi, si oppone, da parte dell’intero Pianeta, un’accorata invocazione alla pace come orizzonte da riconquistare e difendere strenuamente.

La pace come tutela della salute e dell’ambiente

Ma pace non è soltanto il contrario di guerra: pace richiama anche l’armonia dell’uomo con sé stesso, con gli altri e con la natura. Il riferimento va ad un processo volontario e consapevole, individuale e collettivo teso alla costruzione di quelle condizioni che consentono agli individui di poter essere rispettati nelle proprie diversità, godere della salute, accedere alle risorse della natura e contribuire alla crescita armonica della società con modalità sostenibili rispetto al proprio ambiente di vita. Ecco perché, oltre ad un doveroso sollecito alla riflessione sull’art.11 della Costituzione[1] reso necessario dalla contingenza del conflitto bellico in atto, merita di soffermarsi anche sulle novità introdotte dall’approvato Disegno di legge e rafforzate dall’emanazione, il 28 febbraio scorso, del 6° rapporto dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), intitolato Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability (Cambiamento climatico 2022, Impatti, Adattamento, Vulnerabilità). Il report, uscito in un momento storico molto critico, evidenzia come il nostro Pianeta sia oramai arrivato ad un punto di non ritorno. La modifica, introdotta nel Disegno di legge dell’art. 41 in materia di iniziativa economica privata, pone, rispetto a quelli già esistenti, nuovi limiti entro cui fare in

modo che l’economia non possa “recare danno alla salute, all’ambiente”: salute e ambiente sono, dunque, paradigmi interdipendenti da tutelare[2].

Un passo avanti con le innovazioni costituzionali dell’articolo 9

Anche nella versione rinnovata dell’art. 9 si fa esplicita menzione dell’“ambiente” che, insieme a “la biodiversità e gli ecosistemi”, merita di essere inserito tra i principi fondamentali dalla Carta costituzionale unitamente alla necessità di affidare al legislatore la definizione de “i modi e le forme di tutela degli animali”, il cui riferimento viene introdotto nella Costituzione per la prima volta, sulla scorta della normativa europea[3].

Nella sua versione originaria, l’art. 9 richiamava la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, ma l’ambiente non veniva espressamente nominato se non nelle materie di esclusiva competenza statuale ove è prevista la “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”[4]. Nel Disegno di legge tali tutele trovano ora collocazione ed entrano di diritto tra i principi fondanti della nostra Repubblica: sono, quindi, da intendersi come un valore primario costituzionalmente protetto, in linea con la politica europea[5].

Ma il novellato art. 9, oltre a rappresentare un passaggio imprescindibile per un Paese come l’Italia che sta affrontando la propria transizione ecologica, ha una portata ben più ampia dell’orizzonte delineato dalla normativa europea. L’aspetto innovativo sta proprio nel fatto che il Disegno di riforma costituzionale è stato formulato “anche nell’interesse delle future generazioni”[6]. Il fatto di rivolgersi alle generazioni a venire rappresenta una conquista fondamentale che ci permette di avviare iniziative sempre più ambiziose per proteggere il nostro Pianeta e consegnarlo rinnovato e accessibile.

Poi arrivano i conflitti, i poteri e la cultura della sopravvivenza

Scienziati e ambientalisti, già da tempo allarmati a causa dell’impatto umano sull’ecosistema, sono ora particolarmente intenti a considerare i nuovi scenari che potrebbero profilarsi a seguito del recente conflitto di sangue intrapreso dalla Russia nell’intento di ridefinire l’architettura e l’egemonia culturale del nuovo mondo, a scapito di democrazia, libertà e stato di diritto.

Ripercorrendo la storia dell’umanità si evince come la smania di ampliamento dei territori sia sempre stata il motivo scatenante dei conflitti di potere e il motore dei grandi spostamenti delle genti: l’ambiente sembra rappresentare il fattore comune che mette in moto flussi di diseredati alla ricerca di futuro e di pace. Se le cause dell’esodo non sono solo ambientali, l’infuriare della guerra produce sempre effetti devastanti sull’ambiente. Il frenetico e disperato gettito migratorio alla ricerca di vie di fuga con approdi in terre sconosciute porta a sviluppare una nuova e vitale cultura della sopravvivenza. È quello che sta succedendo alla luce di quest’ultimo tragico evento bellico. Governi e istituzioni politiche stanno intraprendendo azioni urgenti su scala globale per scongiurare l’incubo di una terza guerra mondiale che, dopo le angosce determinate dalla crisi pandemica, nessuno vorrebbe certamente subire.

Verso una risposta resiliente

Ma il nodo della questione non è tanto disegnare scenari emergenziali, necessari in questo momento storico per tentare una pacifica ricomposizione dei contrasti, quanto piuttosto la volontà di plasmare il Paese del futuro trasformando le nostre società in quelle in cui vorremmo vivere: società fondate su pace, libertà, rispetto, solidarietà, condivisione; società resilienti agli eventi shock con cui inevitabilmente ci troveremo ancora a scontrarci negli anni a venire; società in grado di offrire un ambiente sano e sereno per tutti.

Promuovere società pacifiche e inclusive

Ecco allora che dalla scuola provengono segnali di conciliazione: promotrice di cultura e di convivenza democratica nonché luogo di elezione per attivare progetti educativi sulla pace, l’ambiente, la sostenibilità e la cittadinanza planetaria, la scuola diviene l’istituto che, meglio di ogni altro, può sostenere, alla luce dell’Agenda 2030, il lavoro dei giovani verso i previsti 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, tra i quali spicca, più degli altri (in questo momento) il 16° che sollecita i cittadini di domani a “promuovere società pacifiche e inclusive”[7].

Salvaguardare il patrimonio del Pianeta

Numerosi sono i protocolli d’intesa sottoscritti dal Ministero dell’istruzione con altri dicasteri, enti, organizzazioni e associazioni di settore sui temi dell’educazione alla pace e all’ambiente, tesi a stimolare nei giovani, sia la consapevolezza del loro quotidiano esser parte di una comunità, locale e globale, sia la responsabilità individuale nella lotta ai conflitti e ai cambiamenti climatici verso un’adeguata sensibilità ai temi del benessere integrale, personale e collettivo, e di una nuova etica di convivenza fondata su democrazia e giustizia sociale.

Le nuove generazioni hanno recepito immediatamente l’attuale clima di tensione, politica e ambientale: raduni pacifisti, fiaccolate e marce per la pace si susseguono da alcuni giorni nelle piazze di tutto il mondo, mentre sostenuti dalla consapevolezza dell’inscindibile rapporto ambiente-umanità-salute-pace, hanno individuato nella salvaguardia del patrimonio naturale del Pianeta, un valore che ha suscitato la loro sensibilità, rendendoli estremamente propensi ad intraprendere, oltre alle indiscusse manifestazioni pacifiste, anche comportamenti e azioni finalizzati ad uno stile di vita più green.

I giovani e la sostenibilità

È quanto emerge da un sondaggio condotto nel 2021 dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo su un campione di oltre 2000 giovani tra i 25 ed i 36 anni, i cosiddetti millennials (così denominati perché divenuti maggiorenni nel nuovo millennio), realizzato con metodologia Woa (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio online sulle piattaforme dei principali social network, forum e community, nell’intento di tracciare le attitudini dei giovani italiani in merito alla sostenibilità. Dal dossier è risultato che per il 70% dei giovani intervistati la sostenibilità rappresenta una priorità a livello globale, interesse che risulta accresciuto nel corso degli ultimi anni. E a favorire l’accelerazione di passo e lo sviluppo di una coscienza sempre più ecologica è stata l’emergenza pandemica da Covid-19: gli effetti benefici dei lockdown sull’ambiente avrebbero risvegliato nei giovani una più sana consapevolezza rispetto ai bisogni del Pianeta maturandone un alto senso di emotiva responsabilità.

L’ecologia integrale

Secondo i giovani esiste però un divario ancora troppo ampio tra ciò che facciamo e ciò che dovremmo fare per la salute e la pace del Pianeta. La qualità del nostro futuro non dipende esclusivamente dall’operato dei governi, ma risponde anche al senso di responsabilità personale, ai concreti comportamenti di ciascuno di noi. E sono proprio i giovani, la gente comune, a fornirci la soluzione: sorretti dal consapevole riconoscimento che l’“ecologia integrale”[8] nel significato di intima interconnessione tra benessere umano, salute del Pianeta e condizione di pace, riguarda tutti in prima persona, essi ci insegnano che la responsabilità di ognuno di noi può esplicarsi muovendo da piccoli gesti quotidiani.

Le nuove competenze per affrontare il futuro

Sono molti i comportamenti che i giovani possono assumere nella quotidianità per rompere quella logica di sfida e aggressività che talora li sostiene nel lanciare segnali di forte disagio sociale o sofferenza esistenziale: basta la volontà di affidarsi alle proposte educative della scuola che insegna a gestire le frustrazioni, a controllare gli impulsi, a modulare gli stati d’animo evitando che la sofferenza impedisca la riflessione, l’empatia e la speranza; basta voler imparare a dialogare, a rispettare l’alterità, a collaborare, ad armonizzare la vita razionale con quella emozionale, il pensiero con il cuore. Allo stesso modo, sono molte le azioni che nell’ordinarietà possono contribuire a indirizzare la vita dei giovani su un percorso green.

“Muoversi” senza recare danno

Uno dei più diffusi riguarda la mobilità: per scongiurare la nociva e preoccupante correlazione tra autotrasporto ossessivo, inquinamento e malattie della sedentarietà, sempre più giovani preferiscono spostarsi usando mezzi a basso impatto ambientale come biciclette, monopattini o veicoli pubblici. Altra pratica sostenuta nel rispetto della natura è il riciclo che consente di diminuire gli sprechi energetici, come l’utilizzo sempre più diffuso tra i giovani di pc e smartphone ricondizionati, per non parlare dell’impatto sulla sostenibilità delle filiere agroalimentari, sostenute optando sempre più per cibi made in Italy e a Km zero, tipici delle tradizioni locali.

Immersi nel flusso della transizione ecologica

Rendere la società in cui viviamo sempre più pacifica, green e sostenibile è considerato un obiettivo importante anche per la cosiddetta Generazione Z, rappresentata dai nati tra il 1995 e il 2010, che vede nella coetanea attivista svedese Greta Thunberg, candidata al Nobel per la pace, un valido modello di riferimento: per questi ragazzi sentirsi immessi nel flusso della transizione ecologica, avere responsabilità e spazio di espressione, impegnarsi in prima persona per migliorare la propria condizione di vita perseguendo finalità pacifiche e uno stile eco-friendly rappresenta un obiettivo importante, ambizioso ma doveroso, da perseguire nell’ottica di un adeguamento alla sostenibilità più rapido, intelligente e sistematico, e di un rinnovamento verso quell’emotiva apertura della mente che induce a guardare ad ogni persona come elemento essenziale di quella grande famiglia che è l’umanità.

I protagonisti del futuro

Sono i giovani i veri protagonisti del futuro che, dopo l’esperienza dell’emergenza sanitaria e il conflitto in atto ai danni di democrazia e convivenza civile, sono pronti a rilanciare il valore della pace e di un’educazione sostenibile, individuando nella sostenibilità il criterio regolatore per eccellenza dell’ambiente, dell’economia e di una fattiva coesistenza, e nella pace l’unica modalità per influenzare il cambiamento nelle persone e nelle società.

Ne discende che benessere individuale, rispetto dell’ambiente, pace e giustizia sociale sono elementi interconnessi e orchestrati armonicamente in un concerto di intenti: è la condizione di umana fratellanza con la natura e con gli esseri che la popolano.


[1]  Costituzione italiana, art. 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

[2] Costituzione italiana, art. 41. Di seguito, il nuovo testo dell’art. 41, articolato in 3 commi: la riforma prevede l’introduzione di alcuni ‘incisi’, riportati in corsivo.

  • L’iniziativa economica privata è libera.
  • Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
  • La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.

[3] Trattato sul Funzionamento dell’UE, art. 13.

[4] Costituzione italiana, art. 117 c. 2 lett. s).

[5] Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, Nizza 2000, art. 37; Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, 2009, art. 191.

[6] Agenda 2030, ONU, New York 25 settembre 2015.

[7] Costituzione italiana, art. 9. Di seguito, il nuovo testo dell’art. 9, articolato in 3 commi: il terzo comma, introdotto dalla riforma, è riportato in corsivo.

1. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

2. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

3. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

[8] Papa Francesco, Enciclica “Laudato Sì”, 2015.