Costruire le scuole di domani

L’avviso e gli strumenti per una nuova edilizia scolastica

«Che vuoi da me, insensato maestro, creatura invisa ai ragazzi e alle fanciulle. I galli dalle ritte creste non hanno ancora rotto il silenzio, che tu già sussurri feroce e fai risonar le bacchettate… Fastidioso chiaccherone, ti va di prendere per tacere quanto prendi per declamare?» (Epigr. IX 68). Spesso nei suoi epigrammi Marziale fa trapelare la propria antipatia per i maestri di scuola, di cui oltre a criticare l’eccessiva severità lamentava la fastidiosa rumorosità. In effetti nell’epoca imperiale a Roma l’insegnamento pubblico veniva praticato in minuscole botteghe (e quando le condizioni climatiche lo consentivano, all’aperto), in cui il maestro, seduto di solito su di una sedia con spalliera, faceva lezione ininterrottamente, dall’alba fino a mezzogiorno, a partire dal mese di marzo e per otto mesi, a gruppi di ragazzi (non distinti né per età né per sesso), seduti per terra o su sgabelli (senza neanche un tavolino su cui poggiare gli strumenti di studio), punendoli con la verga o la frusta di cuoio nel caso si dimostrassero indisciplinati o poco inclini ad apprendere.

Fortunatamente nei successivi due millenni il concetto di apprendimento e le sue strategie sono state oggetto di profonde revisioni e di radicali cambiamenti. Negli ultimi anni si sono poi venute sviluppando sempre più profonde riflessioni sulla stretta interdipendenza esistente tra l’insegnamento e la struttura edilizia in cui esso avviene e sull’importante relazione che deve intercorrere tra la scuola e il contesto geografico e sociale del territorio in cui essa sorge, anche nell’ottica di una presa in carico collettiva di un bene comune.

L’Avviso pubblico del 2 dicembre 2021

Queste riflessioni rappresentano il necessario retroterra culturale dell’Avviso Pubblico, prot. n. 48048 (d’ora in poi Avviso), con cui il 2 dicembre 2021[1] il Ministero dell’Istruzione ha sollecitato gli Enti locali a presentare candidature e proposte di sostituzione edilizia di edifici pubblici adibiti ad uso scolastico, di cui siano proprietari (o comunque possessori in base alla legge 11 gennaio 1996, n. 23).

L’intento è quello di giungere, nel volgere dei prossimi cinque anni, alla sostituzione di alcuni edifici scolastici ormai vetusti ed obsoleti (l’attuale età media degli edifici scolastici italiani, secondo l’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica, è di 55 anni) con altrettante nuove strutture, «sicure, moderne, inclusive e sostenibili», così da favorire: «i) la riduzione di consumi e di emissioni inquinanti; ii) l’aumento della sicurezza sismica degli edifici e lo sviluppo delle aree verdi; iii) la progettazione degli ambienti scolastici tramite il coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti con l’obiettivo di incidere positivamente sull’insegnamento e sull’apprendimento degli studenti; iv) lo sviluppo sostenibile del territorio e di servizi volti a valorizzare la comunità» (art. 1).

La selezione delle proposte

Le domande pervenute alla scadenza dell’Avviso sono state 543. Le cinque regioni che hanno inoltrato più candidature sono state la Campania (95), la Lombardia (61), il Veneto (47), l’Emilia-Romagna (45) e la Toscana (42).

Gli interventi sono stati selezionati sulla base di criteri oggettivi che riguardavano le caratteristiche dell’edificio da sostituire (vetustà, classe energetica, indice di rischio di vulnerabilità sismica) e dell’area in cui esso sorge (rischio idrogeologico e appartenenza ad aree interne, montane o isolane) e alcune peculiarità della proposta progettuale (riduzione della volumetria, al fine di ridurre l’impatto ambientale e di razionalizzare la rete scolastica sul territorio; inserimento nella programmazione triennale nazionale di edilizia scolastica e/o in altra programmazione regionale già redatta a seguito di procedura ad evidenza pubblica).

Venerdì 6 maggio 2022, sul sito del Ministero dell’Istruzione[2] sono state pubblicate le graduatorie delle aree, regione per regione, in cui sorgeranno le nuove strutture, aumentate a 216 rispetto alle 195 inizialmente previste, grazie a un aumento dei fondi che porta l’iniziale stanziamento di 800 milioni a un miliardo e 189 milioni di euro.

La distribuzione geografica delle proposte approvate

Grazie a questo incremento di risorse il Mezzogiorno ha potuto ottenere, con i suoi 98 interventi finanziati, il 42,4% dei fondi (pari ad € 504.216.454), una percentuale leggermente superiore al 40% inizialmente previsto dall’Avviso.

La regione meridionale che si è aggiudicata più interventi è la Campania, con 35 progetti approvati per un valore di 213.445.601 euro. Seguono:

  • la Calabria (16 interventi per 49.483.856 euro);
  • la Sicilia (14 interventi per 59.562.481 euro);
  • la Puglia (12 interventi per 80.237.330 euro);
  • la Sardegna (7 interventi per 27.505.742 euro);
  • l’Abruzzo (6 interventi per 33.895.035 euro);
  • la Basilicata (6 interventi per 24.436.149 euro);
  • il Molise (2 interventi per 15.650.260 euro).

Le altre regioni che avranno edifici scolastici rinnovati sono:

  • l’Emilia-Romagna (23 interventi per 146.252.813 euro;
  • la Toscana (16 interventi per 80.845.032,42 euro);
  • la Lombardia (15 interventi per 119.801.712,26 euro);
  • il Lazio (12 interventi per 57.824.186,93 euro);
  • il Veneto (12 interventi per 77.717.099,04 euro);
  • il Friuli-Venezia Giulia (9 interventi per 39.206.524,00 euro);
  • le Marche (9 interventi per 63.701.384,68 euro);
  • il Piemonte (9 interventi per 55.498.953,00 euro);
  • la Sardegna (7 interventi per 27.505.742,51 euro);
  • l’Umbria (6 interventi per 25.814.170,53 euro);
  • la Liguria (3 interventi per 11.487.360,00 euro);
  • il Trentino-Alto Adige (2 interventi per 9.588.608,23 euro);
  • la Valle d’Aosta (2 interventi per 4.372.595,20 euro).

Complessivamente gli interventi interesseranno 85 province.

Gli Enti locali che riceveranno un finanziamento sopra i 10 milioni di euro sono 27: a Castel Volturno, in provincia di Caserta, andrà il finanziamento più elevato di tutta Italia, con un l’intervento per il quale è prevista una spesa di 26.653.823 euro.

La seconda fase: il concorso di progettazione

Per quanto, come precisato nella stessa pagina del Ministero dell’Istruzione dedicata al PNNR, «l’efficacia delle graduatorie è subordinata alla registrazione, attualmente in corso, dei relativi decreti da parte degli organi di controllo», con l’individuazione delle aree geografiche e degli enti locali in cui realizzare la sostituzione delle strutture edilizie scolastiche antiquate e non più adatte ai tempi, giunge a conclusione la prima delle due fasi previste dall’art. 24 del Decreto-Legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito con modificazioni dalla Legge 29 dicembre 2021, n. 233.

La tappa successiva è quella dell’indizione da parte del Ministero dell’Istruzione di un concorso di progettazione[3], da concludersi entro centosessanta giorni dalla pubblicazione del bando, che si articolerà in due gradi: «il primo grado è finalizzato alla presentazione di proposte di idee progettuali», mentre il secondo, «cui accedono le migliori proposte di idee progettuali, è volto alla predisposizione di progetti di fattibilità tecnica ed economica per ciascuno degli interventi». Al termine del concorso, i progetti di fattibilità tecnica ed economica divengono di proprietà degli enti locali che attuano gli interventi, mentre ai vincitori, se in possesso dei necessari requisiti economico-finanziari e tecnico-organizzativi, è corrisposto un premio ed è affidata la realizzazione dei successivi livelli di progettazione nonché la direzione dei lavori con procedura negoziata senza pubblicazione del bando di gara.

Le caratteristiche delle idee progettuali

Già l’Avviso (art. 4, comma 1) stabiliva che per essere finanziabili, le proposte di sostituzione edilizia erano subordinate a due condizioni:

a)   la demolizione dell’edificio oggetto di sostituzione edilizia e la sua ricostruzione in situ, fatta salva una sua delocalizzazione qualora l’area in cui attualmente sorga sia soggetta a rischio idrogeologico o a sopraggiunti vincoli di inedificabilità o per altre motivate esigenze;

b)   la costruzione di un unico edificio che consegua un consumo di energia primaria inferiore di almeno il 20% rispetto allo standard europeo nZEB (nearly zero energy building), ovvero un “edificio ad altissima prestazione energetica in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta in situ”[4].

Inoltre, il medesimo Avviso prescrive l’ulteriore condizione che la progettazione preveda il pieno «coinvolgimento di tutti gli stakeholders con l’obiettivo di incidere positivamente sull’insegnamento e sull’apprendimento degli studenti» (art. 5, comma 1, lett. j.).

Nel comunicato stampa con cui è stata annunciata la pubblicazione delle graduatorie, il Ministro Bianchi ha chiarito che le idee progettuali che parteciperanno al concorso dovranno necessariamente ispirarsi ai principi contenuti nel Documento programmatico presentato il 2 maggio 2022 alla Triennale di Milano.

Il Documento Progettare, costruire e abitare la scuola

Il Documento, intitolato Progettare, costruire e abitare la scuola (d’ora in avanti Linee guida), è il frutto del lavoro di due mesi di un Gruppo di professionisti di alto profilo[5], nominato dal Ministro Patrizio Bianchi con decreto del 25 gennaio 2022, proprio per redigere indicazioni generali e linee guida orientative per la progettazione degli ambienti di apprendimento legati alla didattica per gli interventi di costruzione di scuole innovative previsti dal PNRR.

Le nuove Linee guida intendono essere comunque solo «un primo tassello per definire alcuni principi di quello che si può immaginare come un grande progetto collettivo».

Non vogliono avere un carattere prescrittivo e non si propongono di entrare nel dettaglio delle norme tecniche relative all’edilizia scolastica contenute nel Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 18 dicembre del 1975, per quanto riconoscano la necessità di una loro anche radicale revisione.

Con uno stile ed un approccio più prossimi al Decreto Interministeriale 11 aprile 2013[6], le Linee guida si prefiggono piuttosto l’obiettivo di delineare un orizzonte culturale entro il quale progettare le scuole, in particolare quelle della Missione 2 del PNRR, e di «trasformare in indicazioni e suggerimenti utili ai progettisti – ma anche comprensibili a un pubblico più vasto – una serie di aspetti di qualità che gli edifici scolastici di nuova costruzione, o frutto dell’intervento su strutture esistenti, dovranno avere per ospitare con efficacia le nuove esperienze didattiche».

Il Decalogo

Le Linee guida si articolano in un Decalogo, definendo le dieci caratteristiche principali che devono avere gli spazi scolastici che non sono destinati ad essere solo il luogo in cui avverrà l’apprendimento di studentesse e studenti nei prossimi 30-40 anni, ma anche un centro di socialità e un presidio civico per il territorio di riferimento.

Per motivi di spazio e per non abusare della paziente condiscendenza dei lettori, mi limiterò a far seguire una brevissima descrizione ai titoli dei dieci principali temi proposti dalle Linee guida:

  1. UNA SCUOLA DI QUALITÀ. Una buona architettura come condizione per apprendimenti migliori e segno riconoscibile per la comunità: una scuola di qualità deve far confluire e dare forma alla duplice natura simbolico/civica e pedagogica dell’istituzione scolastica;
  2. UNA SCUOLA A BASSO CONSUMO. Edifici a impatto minimo: vanno privilegiate soluzioni low tech, che affrontino in maniera passiva le principali soluzioni legate agli impianti;
  3. UNA SCUOLA SOSTENIBILE. Scuole costruite con materiali e strutture sostenibili: i materiali devono essere eco-compatibili, a basso impatto ambientale, di origine naturale, di provenienza locale o riciclati, duraturi, di facile assemblaggio e semplice gestione;
  4. UNA SCUOLA APERTA. Scuola con spazi accoglienti per la comunità: va ripresa con modalità nuove l’idea antica che la scuola sia centro civico, tanto nei contesti urbani spesso privi di spazi di aggregazione, quanto nei piccoli centri;
  5. UNA SCUOLA FRA DENTRO E FUORI. Ogni spazio è importante: corti interne, terrazze, patio, giardini pensili, logge, verande, pergole, padiglioni, ecc. devono essere il necessario prolungamento degli ambienti interni e devono diventare essi stessi veri e propri spazi di apprendimento;
  6. UNA SCUOLA PER APPRENDERE MEGLIO. La progettazione degli spazi in chiave pedagogica: metodologie didattiche attive necessitano di ambienti articolati, diversificati fra di loro e riconfigurabili all’interno grazie all’arredo;
  7. UNA SCUOLA PER CHI LAVORA. Gli spazi di lavoro come risorsa dell’azione educativa: anche gli insegnanti devono avere ambienti in cui poter preparare le lezioni, fare ricerca, co-progettare con i colleghi o anche solo avere un momento di pausa e convivialità;
  8. UNA SCUOLA PER I CINQUE SENSI. L’apprendimento per tutti: un apprendimento efficace e inclusivo richiede didattiche che integrino diversi stili cognitivi e l’architettura deve saper immaginare spazi che curino e valorizzino tutti gli aspetti della percezione;
  9. UNA SCUOLA ATTREZZATA. Il rapporto tra spazi e arredi: ambienti di apprendimento funzionali e poliedrici presuppongono attrezzature diversificate in relazione sia alle aule sia agli spazi laboratoriali e ambienti per lo stoccaggio da pensare in collegamento diretto con le attività;
  10. UNA SCUOLA CONNESSA. Tecnologie per l’apprendimento: le scuole devono avere un’efficiente rete informatica.

[1] L’Avviso si inserisce nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza – Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica – Componente 3 – Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici – Investimento 1.1 “Costruzione di nuove scuole mediante sostituzione di edifici”, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU.

[2] (https://pnrr.istruzione.it/avviso/nuove-scuole/)

[3] Cfr. Titolo VI, Capo IV, del D.lgs. 18 aprile 2016, n. 50.

[4] Definizione contenuta nel Decreto-Legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito con Legge n. 90 del 3 agosto 2013.

[5] Arch. Massimo Alvisi; Arch. Sandy Attia; Arch. Stefano Boeri; Arch. Mario Cucinella; Dott. Andrea Gavosto; Arch. Luisa Ingaramo; Prof. Franco Lorenzoni; Dott.ssa Carla Morogallo; Arch. Renzo Piano; Dott.ssa Raffaella Valente, Arch. Cino Zucchi.

[6] Norme tecniche-quadro, contenenti gli indici minimi e massimi di funzionalità urbanistica, edilizia, anche con riferimento alle tecnologie in materia di efficienza e risparmio energetico e produzione da fonti energetiche rinnovabili, e didattica indispensabili a garantire indirizzi progettuali di riferimento adeguati e omogenei sul territorio nazionale, emanate dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.